Le celebrazioni a Torino dei beati Mutien ... e Miquel ... f.s.c.

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La beatificazione dei Fratelli Mutien Marie e Miguel, di cui abbiamo dato notizia nel precedente numero del nostro Bollettino, è stata celebrata solennemente a Torino, dove i Fratelli delle Scuole Cristiane lavorano fin dal 1829, chiamati dal Re Carlo Felice, e conducono scuole elementari e medie di ogni tipo.

Le celebrazioni ebbero luogo il 28 e il 29 gennaio presso l'Istituto La Salle e il 30 gennaio al Duomo, formando un triduo che ebbe risonanza in tutta la città di Torino, sempre interessata alle cause di santità, di cui gode il primato numerico in confronto a tutte le diocesi del mondo.

I discorsi pronunciati per l'occasione dai vari oratori illustrano assai bene la figura dei nuovi eroi della virtù e il messaggio che ne scaturisce per tutto il popolo cristiano, e pertanto ne offriamo il testo ai nostri lettori, affinché possano partecipare alla gioia dei Fratelli delle Scuole Cristiane e al loro convito di grazia.

Quali avvenimenti, infatti, ci possono maggiormente rallegrare, tra le infinite deviazioni e vergogne di questo mondo e in questi tempi, e ridarci maggiore fiducia di coloro che in questo mondo sono passati senza macchia, dando luminoso esempio di saggezza, di dedizione e di amore?

La nostra vita non si imprigioni nella mediocrità

Omelia di S. E. il Padre Anastasio Ballestrero Arcivescovo di Torino tenuta in Duomo, il 30 gennaio 1978

La celebrazione che stiamo compiendo è celebrazione particolarmente a noi gradita per molti motivi.

Ricordiamo due novelli beati della Chiesa di Dio, Fr. Muziano Maria e Fr. Michele.

Appartengono alla gloria della santità di Cristo e allo splendore della santità della Chiesa.

Sono proposti dalla comunità cristiana come modelli di fedeltà al Vangelo, come modelli di fedeltà a Cristo Signore, e come modelli di dedizione ai fratelli.

Li ricordiamo con gioia proprio per questa loro riconosciuta santità di vita, ma mentre li ricordiamo con gioia, non possiamo far a meno di diventare pensosi e riflessivi.

Essi, ciascuno per la propria strada provvidenziale, hanno seguito una interiore vocazione; hanno detto di sì al Signore, hanno cercato una strada che coincidesse con la volontà di Dio e diventasse ideale concreto di fedeltà.

E questa strada fu la famiglia dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Entrarono in questa famiglia religiosa non pensando ad una istituzione o ad una struttura, ma pensando piuttosto ad un focolare dove la fede e la pietà, l'amore grande e il desiderio di amare il Signore, di amare gli uomini e di diventare testimoni del Vangelo era desiderio che accumunava in una fraternità profonda, lieta, felice.

E ciascuno sulla sua terra: l'uno nella terra equatoriana, l'altro nella terra del Belgio, hanno camminato, seguendo i carismi e i doni della loro famiglia religiosa e trovando in tali doni e in tali carismi la risonanza più viva della loro personale vocazione.

Sono cresciuti diventando Fratelli delle Scuole Cristiane e identificandosi con un ideale di vita, senza resistere ai richiami del Signore che, giorno dopo giorno, andava tessendo la loro esistenza terrena.

E così furono ambedue educatori.

L'altro incontro, oltre quello con il Signore che caratterizzò la loro vita, fu l'incontro con i ragazzi, con i fanciulli, con i giovani.

Sapevano di incontrare la porzione più amata da Dio nell'umana famiglia, la gioventù.

E l'hanno incontrata con un amore infaticabile, con una dedizione senza soste e con un impegno che ha messo in rilievo le loro immense capacità di educatori.

Non li possiamo pensare se non circondati dalla gioventù.

Come è bello questo spettacolo!

Questi uomini del Signore che hanno il cuore ardente di amore per Dio benedetto, che sono divorati dall'entusiasmo, dalla attenzione, dal seguito di tanta giovinezza che li circonda e che, mentre giorno per giorno li consuma, giorno per giorno li ricrea.

La vocazione dell'educazione! È grande vocazione cristiana!

La Chiesa questa vocazione dell'educazione la sente profondamente, perché le deriva dalla missione che Cristo le ha confidato.

E quando questa vocazione educatrice diventa vocazione di vita, ecco che gli uomini si trasfigurano; ed ecco che gli impegni quotidiani, così uguali e così faticosi, diventano generosi e diventano gratificanti fino in fondo.

Così i nostri beati hanno vissuto la loro esperienza crescendo nella loro vocazione inferiore e dilatando la efficacia della Chiesa in mezzo ai giovani.

Questa vicenda esemplare che proprio adesso la Chiesa propone alla nostra riflessione dice tante cose.

Le dice prima di tutto a voi, Fratelli carissimi delle Scuole Cristiane, a voi che avete in questi novelli beati degli esempi luminosi che dicono della vitalità della vostra vocazione, che dicono dell'attualità della vostra missione, che dicono della fecondità del vostro impegno.

Certo questo sorgere della gloria dei nuovi beati carica il vostro entusiasmo, conforta le vostre fatiche e vi aiuta a superare tante difficoltà e anche non poche incomprensioni.

Ma voi sapete che la vostra vocazione è radicata nella missione della Chiesa e nella stessa missione di Gesù.

Questa gloria dei nuovi beati dice qualche cosa anche a voi, carissimi ragazzi e carissimi giovani, che siete qui insieme ai vostri educatori.

Vedete, coloro che vi educano, vi educano perché amano il Signore, vi vogliono bene perché è amore per Dio che vi riconoscono e vi sentono vicini e sanno per voi faticare ogni giorno e attingono dalla loro vocazione e dal loro amore per il Signore, quelle intuizioni con cui sanno capirvi, sanno guidarvi, sanno crescervi nelle strade della fede e nelle strade della umanità.

Vogliate bene ai vostri educatori, considerateli non soltanto come degli educatori e degli insegnanti che si occupano della vostra scuola, ma considerateli come degli amici che Gesù benedetto vi ha dato perché vi aiutino a crescere nelle esperienze della vita e a maturare nelle vostre responsabilità del domani.

Ma nello stesso tempo che fate così per i vostri fratelli, pensate che anche nella vostra vita la scelta di un ideale ha tanta importanza.

Pensate che anche per voi deve venire il giorno nel quale vi interrogherete con serietà: « Che cosa faccio della vita? Che strada devo prendere, quale è il disegno di Dio su di me? ».

Queste domande che forse oggi come oggi sono ancora precoci, devono a poco a poco maturare nei vostri cuori.

E ricordatevi del consiglio dei vostri educatori che volendovi bene e conoscendo il Signore oltreché la vita, vi aiuteranno a fare delle scelte che siano per il vostro bene, per il vostro progresso e anche per la vostra coerenza e fedeltà cristiana.

Ma questi Beati dicono qualche cosa anche a tutti noi.

A noi sacerdoti, a voi genitori, a voi educatori e collaboratori in un'opera tanto significativa e tanto preziosa.

Dicono che la nostra vita non può essere vissuta come un patrimonio che si custodisce gelosamente ed egoisticamente, ma che la vita va data e va spesa per il bene degli altri.

La generosità con cui questi nuovi Beati hanno davvero speso la loro esistenza è esemplare per noi ed è provocante.

Non ci possiamo tirare indietro quando c'è da faticare; non ci dobbiamo tirare indietro quando c'è da lottare; non possiamo lasciarci impigrire quando la fatica è troppo grande; e viviamo anche noi impegnati nella fedeltà al Vangelo, viviamo anche noi impegnati nella fedeltà al magistero e all'insegnamento della Chiesa, viviamo anche noi impegnati per una evangelizzazione ed una promozione umana che non ci da sosta.

Sentiamoci tutti sollecitati dalla generosità e dall'impegno dei nuovi Beati.

Sentiamoci davvero provocati Facciamo l'esame di coscienza e mentre ringraziarne il Signore che conforta il nostro cammino con lo splendore della santità, lasciamoci guidare perché la nostra vita non si imprigioni nella mediocrità, ma diventi davvero degna di quel Vangelo e di quel Signore nel quale diciamo adesso di credere.

Impegnarsi a promuovere l'uomo integrale

Omelia di S.E. mons. Giovanni Picco, vescovo titolare di Anea tenuta all'Istituto La Salle di Torino, il 29 gennaio 1978

Ricordando il grandioso rito della Beatificazione dei due Fratelli delle Scuole Cristiane Fr. Muziano Maria e Fr. Michele ci sembra che in questa nostra assemblea ancora echeggi il canto del Gloria intonato dal Papa dopo aver solennemente proclamato che dal quel momento competevano gli onori degli altari ai due Fratelli quali nuovi Beati.

Io ero presente ed ho ammirato la consonanza tra due avvenimenti: sabato 29 ottobre 1977, l'assemblea dei Vescovi convenuti a Roma da tutte le parti del mondo per esaminare in 30 giorni di consultazioni e di studi il fondamentale problema della catechesi nel mondo di oggi chiude i suoi lavori; domenica 30 ottobre 1977, il Sommo Pontefice Paolo VI addita a tutta la Chiesa la gloria di due campioni della catechesi, Fr. Muziano Maria e Fr. Michele, entrambi Figli di San Giovanni Battista de La Salle.

La Beatificazione simultanea di questi due Fratelli ha segnato una autentica e commovente Festa della intera Famiglia Lasalliana.

Solennissimo il rito liturgico sulla Piazza di San Pietro, presieduto dal Santo Padre, presenti 25 Cardinali, Patriarchi delle Chiese Orientali, uno stuolo di Vescovi, il Superiore Generale della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, i Superiori Maggiori, numerosissimi Fratelli convenuti a Roma dalle loro case sparse nei 5 continenti.

La grande Piazza era affollata da 50.000 fedeli, provenienti specialmente dal Belgio e dall'Equatore, patrie dei due Beati.

Due nuove fulgide stelle spuntate nel firmamento della Chiesa che aggiungono splendore a quello irradiato da altri astri della medesima Congregazione: il Fondatore San Giovanni Battista de La Salle, il Beato Salomone martire della Rivoluzione Francese e San Benildo.

Si direbbe che dopo la Canonizzazione del Santo Fondatore fatta da Leone XIII nell'Anno Santo 1900, i suoi Figli sono entrati in gara per un cammino spedito nella strada della santità.

Sono due persone di sentimenti diversi con caratteristiche umane decisamente distanti ( Paolo VI ), vicinissime però per identica consacrazione della Scuola, sprone e guida verso la perfezione della vocazione religiosa.

Due santi dei nostri tempi: Fr. Muziano Maria vive dal 1841 al 1917, Fr. Michele dal 1845 al 1910.

Pr. Muziano, belga, a 15 anni entra nel noviziato dei Fratelli e come primo compito gli viene affidato l'insegnamento in una classe numerosa e assai vivace; i giovani allievi nonostante i frequenti richiami erano assai indisciplinati, tanto da rendere penosa la posizione del giovane maestro.

Fratel Muziano, giudicato poco idoneo all'insegnamento, rischia di venire dimesso dalla Congregazione.

Provvidenzialmente vi era nella medesima comunità di Malonne ove egli era stato trasferito, un Fratello assai generoso di animo.

Fratel Massenzio, architetto e musico assai stimato, il quale intuendo che Fr. Muziano se aiutato opportunamente avrebbe potuto a sua volta aiutare assai i giovani, lo prese con sé quale suo aiutante durante le lezioni di musica e di disegno.

Sotto la guida del valente Fr. Massenzio cominciò a maneggiare le tavole di disegno e le scatole dei colori, curvo sul tavolo a tracciare linee e punti e tutto intento a realizzare con precisione il volere del suo Superiore, che per lui rappresentava il volere di Dio.

Visti i discreti progressi nel disegno, Fr. Massenzio lo avvia allo studio dell'armonium e di altri strumenti musicali, ed egli docilissimo ed ubbidiente diventa apprendista intento a ripetere all'infinito gli esercizi indicati dall'insegnante.

Giorno per giorno, Fr. Muziano svolge una attività umile e modesta: sorvegliare i convittori nel cortile e impartire lezioni complementari di disegno e di musica ai giovani studenti.

Per renderci conto della giornata di Fr. Muziano entriamo nella sala di disegno del Collegio, ove 80 giovani prendono lezioni facoltative di pittura e di architettura: essi entrano nell'aula e, sebbene diversi per età e classe, si dimostrano molto ordinati: sentono la presenza di un santo che li sorveglia e che fra poco passerà accanto a tutti correggendo, consigliando, incoraggiando paternamente; gli alunni desiderano quel passaggio perché amano quel fare dolce e grave ad un tempo pieno di pazienza e di bontà.

Terminata la lezione di disegno il nostro Fratello, dopo una breve visita in cappella si reca nella sala di musica strumentale.

Gli studenti, accolti dal sorriso e da una buona parola, rimanevano come soggiogati dal fluido misterioso che irradiava dal Professore; il prestigio della sua santità creava un ambiente sereno e disciplinato. Indubbiamente era poco dilettevole la disarmonia di sei armonium e di otto pianoforti, che in quella sala strimpellavano continuamente, ma la pazienza di Fr. Muziano era più grande di quella fastidiosa dissonanza.

Così per oltre 54 anni: ecco la virtù eroica di Fr. Muziano: pazienza e dolcezza consapevolmente praticate per tutta la vita.

Egli si era impegnato in una scelta precisa: fare in tutto e con la massima perfezione la volontà di Dio; compiere cose ordinarie in modo straordinario.

Un suo confratello che visse lunghi anni in comunità testimonierà: « Prendete la Regola dal primo all'ultimo capitolo e sotto ogni articolo scrivete pure: Fr. Muziano lo ha osservato alla lettera! Sarà la sua biografia più fedele ».

Ecco perché profondo era l'influsso religioso ed educativo da lui esercitato fra gli alunni e fra i confratelli.

Gli onori degli altari a lui decretati da Paolo VI vengono a premiare la sua vita di preghiere, di umiltà, di paziente lavoro, di obbedienza e fanno rifulgere la sua attività sempre volta a formare onesti cittadini per la società e cristiani esemplari.

A Fratel Muziano si accompagna Fratel Michele Febres Cordero, equatoriano di Patria, ove nacque nel novembre 1854 da distinta famiglia.

Frequenta l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane nella città di Cuenca e si fa Fratello egli stesso nonostante che i genitori, specie il papa, fossero contrari a tale vocazione; essi desideravano maggiormente che Michele diventasse sacerdote.

Ben tosto inizia il suo apostolato nelle scuole lasalliane di Quito, capitale dell'Equatore, e si fa ammirare quale validissimo insegnante di lingua e letteratura spagnola: Dio gli aveva donato straordinaria intelligenza.

Benché assai giovane compose grammatiche e manuali scolastici che il Governo adotta in tutte le scuole: per ulteriori affermazioni letterarie diventerà membro dell'Accademia letteraria di Quito.

È specialista in catechesi e soprattutto si dimostra appassionato nella preparazione dei fanciulli alla prima Comunione. Il contatto costante con i piccoli darà alla sua spiritualità un tono di evangelica spiritualità con la quale brillavano in lui lo spirito di povertà, la purezza, l'obbedienza, virtù coronate da fulgida carità verso Dio e verso gli uomini, alimentata da amore intenso all'Eucaristia e da tenera devozione verso la SS.ma Vergine.

La sua santità splenderà anche in Europa, ove verrà trasferito dalla ubbidienza, prima a Parigi, poi nel Belgio presso la Casa generalizia dei Fratelli a Lembecq-lez-Hal e finalmente in Spagna a Premia de Mar presso Barcellona.

Qui attendeva alla compilazione di manuali classici e completava una storia dell'Equatore.

Nel luglio 1909, a Premia de Mar, infuriava la Rivoluzione catalana - la famosa settimana tragica - con violenze anticlericali assai gravi.

I Fratelli e i giovani aspiranti vengono trasferiti a Barcellona ove trovano rifugio nei doks portuali; Fr. Michele e il cappellano vegliano accanto ad una valigia contenente il Sacro Ciborio con le Ostie consacrate che avevano recato con sé per impedire la profanazione da parte dei rivoltosi.

Nel trambusto generale Fr. Michele, sempre calmo e fiducioso nel divino aiuto, andava ripetendo: « Non temete, non capiterà niente di male, siamo protetti dalla Vergine Santa ». E così avvenne.

San Giovanni Battista de La Salle, pure in mezzo a molte e penose situazioni, appariva sempre animato da grande fiducia nella divina Provvidenza; egli soleva dire: « Signore, io adoro la tua santissima volontà in tutte le cose a mio riguardo ».

Fr. Michele ritmava la propria vita su questo programma del santo Fondatore; « Cerchiamo di piacere a Dio, diceva, compiendo la sua santa volontà, offriamogli con amore le azioni più umili, le prove e le sofferenze della vita quotidiana, onoriamolo con i sacrifici che ci vengono imposti dall'obbedienza, osserviamo la Regola adempiendo i nostri doveri con spirito di fede e soprattutto promuoviamo in noi la fame e la sete di nostro Signore Gesù Cristo, principio e sorgente di ogni santità ».

Il Signore vuole con sé il suo servo fedele: verso la fine del gennaio 1910, viene colto da un forte raffreddore che rapidamente si cambia in broncopolmonite; l'organismo debole non reagisce e il 9 febbraio Fratel Michele muore nella pace del Signore: aveva 56 anni di età.

La sua morte venne dichiarata in Equatore lutto nazionale: il Vescovo di Cuenca ebbe a scrivere: « I Fratelli dell'Equatore, con la morte di Fratel Michele subiscono una perdita irreparabile.

L'Istituto lasalliano perde uno dei suoi Figli migliori, un vero gioiello.

L'Equatore intero piange in lui l'educatore eminente che ha lavorato per due generazioni di giovani formandoli ai grandi ideali cristiani.

Debbo aggiungere e lo dico con piena fiducia che noi abbiamo acquistato un santo in cielo ».

Fr. Muziano Maria e Fr. Michele due campioni della Scuola Cattolica.

Essi offrono sicura testimonianza della missione educatrice della Chiesa tramite la Scuola Cattolica, la quale è coefficiente validissimo per la soluzione del problema che fortemente sta a cuore alla Chiesa in questi anni: promozione umana ed evangelizzazione.

La scuola cattolica si specifica per il suo riferimento alla vera concezione cristiana della vita, il cui centro è Cristo.

Nel progetto educativo della scuola cattolica Cristo è il fondamento; pertanto essa è consapevole di impegnarsi a promuovere l'uomo integrale perché nel Cristo, l'uomo perfetto, tutti i valori umani trovano la loro realizzazione.

Essa aiuta l'alunno a sviluppare la propria personalità e ad inserirsi nel modo più opportuno nella famiglia e nella società per essere in entrambe centro diffusore di ordine e di bene.

Infatti, la scuola cattolica svolgendo la propria specifica missione che è di trasmettere in modo sistematico la cultura alla luce della fede e rendere vivo il dinamismo delle virtù cristiane promuove la duplice sintesi tra cultura e fede e tra fede e vita.

Ecco quindi il logico e benefico risultato: l'alunno che cresce come uomo e come cristiano a proprio progressivo perfezionamento e a soddisfazione dei suoi genitori i quali guardano con gioiosa speranza all'avvenire dei figli.

I due gloriosi Beati da noi con tanto affetto venerati, sbocciati come fiori freschi e profumati dalla annosa pianta della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, mediante la loro intercessione ottengano da Dio che essa conservi sempre nel pensiero e nella azione lo spirito del santo Fondatore, il grande San Giovanni Battista de La Salle.

Testimoni di fede e di grazia

Omelia di mons. teol. Luigi Quaglia.

Per la famiglia Lasalliana Sabato 28 gennaio 1978 al Santuario S. Giovanni Battista de La Salle - Istituto La Salle - Torino.

L'ecologia che si rispecchia nella flora e nella fauna, si riverbera - insieme con l'ambiente sociologico - sulle facoltà superiori dell'uomo, per cui egli è figlio della sua patria e del suo tempo.

La possibile ricostruzione storica della sua fisionomia intellettuale e morale va reinserita nella cornice entro cui visse ed operò.

Così rivivono dinanzi a noi le figure dei nuovi Beati, Muziano Wiaux e Michele Febres Corderò, dei quali con affetto di famiglia ci ha poc'anzi parlato il Car.mo Fratel Umberto Marcato, Segretario Generale dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

La distanza dei due continenti ospitali. Europa ed America Latina è superata da un'unica santità vissuta nella luce lasalliana e nella varietà dei carismi personali di vita e di opere.

Nella prima settimana di questo gennaio si tenne in Curitiba, capitale del Paranà brasiliano, la quarta Settimana Internazionale di Filosofia.

Uno dei congressisti, Andre Mercier, nella sua relazione fondamentale ha distinto quattro procedimenti base della intelligenza: scienza, arte, morale, mistica.

Ogni procedimento persegue un dato aspetto della realtà: la scienza la verità, l'arte la bellezza, la morale la bontà, la mistica il sacro.

Dall'armonizzazione ascensionale di queste modalità emerge l'uomo completo e - nella sua natura - perfetto cioè il "santo".

La via alla meta, pur difficile, prende sicurezza quando un docente, Fratello delle Scuole Cristiane, è capocordata e l'invito ad ascendere è confortato dall'esempio.

Le parole del relatore brasiliano - con sorprendente armonia concettuale - sono precedute dal monito del grande italiano A. Rosmini: « La grand'opera di rendere buono il giovinetto comincia e progredisce e si consuma unicamente:

1° col far conoscere allo spirito del fanciullo la verità salutare, confortata dalla grazia;

2° col fargli contemplare la bellezza di questa verità che conosce;

3° col fare che s'innamori della bellezza della verità che contempla;

4° coll'ottenere che operi in conformità alla bellezza di quella verità di cui si è innamorato.

A conseguire tutto ciò, una cosa sola abbisogna, ed è: che dinanzi al suo intelletto sia posta ben chiara la vista della morale verità di cui si tratta; la luce poi onnipotente di questa verità non viene che dalla divina grazia.

Ora acciocché venga posta innanzi agli occhi dell'intelletto dei fanciulli la verità morale, conviene esporla loro con semplicità e con coerenza, non con smancerie e con artifizi ». ( Lettera a D. Paolo Orsi, in Charitas, 1961, I, pag. 6-7 ).

La forza dell'educazione non nasce tanto dalla profondità dei tuffi psicologici e pedagogici, quanto dalla convinzione personale, e questa, a sua volta, è commisurata alla purezza e all'intensità dell'adesione a Dio mediante la rete delle virtù, un tempo dette "teologali": fede, speranza, carità.

Ed invero se noi apriamo le ultime pagine delle biografie dei nostri due novelli Beati, ci avvediamo che esse rivelano un identico binario processuale tendente ad accertare che i Servi di Dio hanno fatto servire i loro carismi all'esercizio delle virtù nella loro applicazione personale alla santità e sociale alla formazione religiosa e civile dei giovani.

La conclusione della lunga e meticolosa procedura è omologata con apposito decreto del Romano Pontefice, che nel rito solenne della Beatificazione commenta: « Noi abbiamo proclamato beati due religiosi, i Fratelli delle Scuole Cristiane Mutien-Marie Wiaux e Miguel Febres Corderò; abbiamo cioè ufficialmente autorizzato il loro culto, additandone l'esempio all'ammirazione e all'imitazione di tutti i credenti.

Due nuovi astri si sono accesi nel firmamento della Chiesa …

Essi stanno dinanzi ai nostri occhi nello splendore dell'unica gloria che non teme l'usura del tempo: la gloria della santità.

Di continenti diversi, con caratteristiche umane decisamente distanti, essi sono accomunati da affinità interiori profonde che rivelano la identica matrice spirituale Lasalliana, che ha ispirato e guidato la loro maturazione cristiana …

Si tratta - continua il Papa - di una società religiosa, che raccoglie persone impegnate nella pratica dei consigli evangelici in una forma di vita povera e austera, condotta in comune e testimoniata all'esterno anche mediante la forma dell'abito; persone aventi come missione precipua l'insegnamento scolastico … basato su criteri didattici perfezionati, e svolto con la coscienza dell'apostolo » ( A.A.S. 1977, p. 704-705 ).

In questa trascendente visione figurano notevoli ed estremamente meschini i ribollimenti e i sussulti contestatari, che mirando a frantumare la corretta evoluzione delle istituzioni sociali, si muovono tra il grottesco e il tragico: il grottesco insito nella pretesa di novità redentiva, il tragico nell'eccidio violento del passato.

È significativo l'incontro di Jahweh con Elia sul monte Oreb.

Il profeta era entrato in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: « Esci e fermati sul monte alla mia presenza.

Ecco il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento.

Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.

Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.

Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.

Come il Signore parlò ad Elia nella voce del vento leggero, così ha parlato a Fr. Miguel e a Fr. Muziano nel mormorio della preghiera, nella quiete della contemplazione per santificare le loro anime e per renderli testimoni di fede e di grazia ai loro discepoli in preparazione all'incontro affettuoso con Dio.

Cari amici, la celebrazione di questa liturgia vespertina, mentre dice riconoscenza all'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, vuoi chiudersi con le stesse parole del Papa in una invocazione fiduciosa ai nuovi Beati: « Essi che spesero la loro vita nel formare intere generazioni di giovani alla conoscenza e all'amore di Cristo, ci siano accanto per indicarci la strada e per sorreggerci nell'impegno di una catechesi convincente ed incisiva.

Essi ci insegnino la grande lezione dell'amore per i giovani e della fiducia in loro; un amore e una fiducia, che si esprimano nel non attenuare dinanzi ai loro occhi il radicalismo degli ideali evangelici, ma nel proporre coraggiosamente alla freschezza ancora intatta del loro entusiasmo la Parola di Cristo senza adattamenti di comodo.

La testimonianza di quel che questa parola ha saputo operare in Fratel Miguel e in Pratel Mutien e, per loro mezzo, in tante generazioni di giovani, è la prova inoppugnabile della forza vittoriosa del Vangelo.

Cristo, che ha vinto in loro, vinca anche le nostre resistenze umane e faccia di ciascuno di noi un testimone credibile del suo amore ».