Fr. Teodoreto Catechista |
B215-A3
Gli inizi di Fratel Teodoreto come Maestro non furono perfetti.
Sprofondato nel mondo dello spirito come era stato al Noviziato, non pronto e non brillante nella parola, stentò un poco a dominare la sua classe.
Ma presto, la sua capacità d'impegno e di sacrificio, l'energia del carattere e quella stessa affabilità verso tutti che lo caratterizzavano, lo resero pienamente capace di guidare la sua classe.
Particolarmente affascinante divenne nel fare il catechismo.
Un giovanissimo Fratello di allora ce lo descrive nel vivo di una lezione di religione: « Tra il 1928 e il 1930 mi trovai a insegnare nella scuola di S. Pelagia, dove il buon Fratel Teodoreto era Direttore Didattico.
Nei primi giorni di scuola veniva in classe Prima a fare il catechismo ai piccoli, con l'intento di animarli e guidarmi nel mio apostolato incipiente.
Confuso coi miei bambini, ero trasportato e attratto dalla sua parola.
Gli occhi suoi si vivificavano d'una nuova vita, d'un nuovo sorriso; la sua parola semplice penetrava nelle animucce innocenti, che nella loro spontaneità si aprivano a lui - così grande e così imponente dalla cattedra - per rispondergli con tutta naturalezza o fargli qualche domanda.
In quell'ora soprattutto la classe sembrava essersi tramutata in tempio, tanto era la compostezza, la serietà, le piccole preghiere e i piccoli atti di amore di Dio che vi si producevano.
E non era un catechismo monotono il suo, era pieno di attività.
Infatti sulla lavagna aveva sempre qualcosa da scrivere o qualche disegnetto a linee schematiche da riprodurre, mentre spiegava.
Le frequenti domandine tenevano desta l'attenzione, così come il far passare in piedi alcuni più pronti o più precisi portava l'animazione e l'attenzione negli altri.
Godevo io stesso come d'uno spettacolo e facevo tesoro della sua esperienza didattica ».
Per animare lo studio della religione organizzava ogni anno, come era allora in uso nelle scuole dei Fratelli, la gara di religione.
« La gara comprendeva la prova orale e la prova scritta.
Il programma era determinato in modo che ogni Maestro poteva farne, al principio dell'anno scolastico, una suddivisione per mesi, settimane, giorni.
Venuto il tempo stabilito, il Direttore passava nelle diverse classi per un primo esame di ammissione, dopo il quale ogni classe aveva gli allievi divisi in tre gruppi: gli ammessi alla gara; gli esclusi; gli ammessi all'esame di riparazione.
Terminate le prove per l'ammissione, si faceva la gara della recita letterale del catechismo tra le classi quinte, le quarte, le terze, ecc.
Nella gara orale di ogni gruppo di classi, dopo un dato numero di domande necessario per assicurarsi della perfetta conoscenza del programma, si troncava la recita e i vincitori di questa prima prova erano ammessi alla gara scritta.
Quest'ultima consisteva nel rispondere a tre, quattro o cinque domande, adattate alla capacità dei diversi gruppi di allievi, e dirette a far conoscere quelli che meglio avevano capito le spiegazioni giornaliere del catechismo fatte dal Maestro durante l'anno.
La correzione poi era fatta in modo che gli esaminatori non potevano conoscere il nome del candidato.
Si veniva così ad avere un primo della graduatoria che era proclamato « Principe della gara delle classi quinte », un altro « Principe delle quarte », ecc.
Ordinariamente il Barone Carlo Alberto Jocteau regalava ai Principi della gara un orologio; agli altri veniva concessa una passeggiata a Pessinetto o in qualche altra amena località nei dintorni di Torino ».
Attualmente le gare sono un po' in disuso, contestate come suscitatrici di inopportuna emulazione, di studio mnemonico …
Eppure quanti ragazzi ricordano con nostalgia quelle gare e quelle gite.
Fratel Teodoreto non viveva solo nei nimbi della contemplazione!
F.M.U.
Non c'è dubbio: l'apostolato è necessario e lo sarà fino alla fine
la preghiera è indispensabile e può molto
ma l'uno e l'altra saranno tanto più efficaci quanto più sacrificio vi si aggiungerà
( Fr. Teodoreto )