La parola del Papa |
B238-A1
« Portate la Croce di Cristo ed offrite al mondo la testimonianza della sua forza redentrice »
Il primo sentimento che nasce nel mio cuore è quello della gioia.
La gioia cristiana fu la caratteristica di San Gabriele, il quale, pur nella continua meditazione della Passione di Nostro Signore e della Beata Vergine Addolorata, ne visse in profondità ogni interiore risonanza, e ne fece oggetto di conversazione e di corrispondenza epistolare.
Scriveva ai familiari: « La contentezza e la gioia che io provo entro queste sacre mura è quasi indicibile », « piena di contento è la mia vita », « la mia vita è un continuo godere » …
A questo livello si innalza la gioia cristiana, ogni qualvolta si intraprende un effettivo cammino di fede, di speranza e di carità autenticamente evangeliche.
Siete invitati a riscoprire le radici profonde della gioia, cioè della « buona novella » recata sulla terra dalla venuta di Gesù: « Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo » ( Lc 2,10 ).
Abbiate sempre più chiara coscienza di questa realtà interiore che contraddistingue ogni seguace di Cristo, chiamato a viverla intensamente e a proclamarla come espressione della nuova alleanza, suggellata dal sangue dell'Agnello e come segno pasquale della Risurrezione e dell'Alleluia.
Diffondetela negli ambienti dove vivete o svolgete la vostra attività: nella famiglia, nella scuola, nei posti di lavoro, di gioco e di divertimento; comunicatela soprattutto alle persone anziane, ammalate o emarginate dalla società; a quelle assorbite dalla routine del tran-tran quotidiano; a quelle che invano la cercano dove essa non è; nei micidiali surrogati della droga e dell'alcool; o nel fatale e vuoto ricorso al consumismo e al disimpegno; e soprattutto a quelle che dovessero lasciarsi suggestionare dalle deplorevoli iniziative ispirate in qualunque modo alla violenza o alla mancanza di rispetto per la persona altrui.
A tutti questi fratelli e sorelle che, in un modo o in un altro, consapevolmente o inconsapevolmente, attendono una vostra parola, un vostro sorriso e la vostra amicizia non fate mancare la vostra presenza, non rifiutate di mostrare la vostra gioia, le ragioni della vostra speranza.
Nella Croce egli percepì l'incontro salvifico della colpa con l'innocenza, della cattiveria con la bontà, dell'odio con l'amore, della morte con la vita; nella Croce seppe ravvisare la composizione della giustizia con la misericordia, del dolore con la speranza, della gioia col sacrificio.
A Colei che Egli contemplava ai piedi della Croce, non cessava ripetere: « Il mio paradiso sono i tuoi dolori, o Madre mia ».
Se volete essere veramente cristiani, non potete rifiutarvi di partecipare alla Passione del Signore e di portare dietro a Lui la vostra croce.
Se la vita viene svuotata della Croce non ha più senso, sapore e valore.
Chi tentasse di chiudere le pagine del Vangelo che documentano il tragico epilogo della vita terrena di Gesù, vagheggiando un Vangelo più facile, più comodo, più conforme ad un modo accomodante della vita, ridurrebbe il Vangelo di Gesù ad un documento del passato ad una parola inerte, ad un racconto senza vita e senza capacità di salvezza.
Il Signore ha salvato il mondo con la Croce; ha ridato alla umanità la speranza e il diritto alla vita con la Sua morte.
Non si può onorare Cristo, se non lo si riconosce come Salvatore, se non si riconosce il mistero della Sua santa Croce.
Carissimi, ricordatevi sempre che anche voi collaborate alla redenzione del mondo, se saprete portare la croce, se saprete cioè affrontare la vita con coraggio, senza mollezze e senza viltà; se saprete trasformare in energia morale le immancabili difficoltà inerenti alle vostre specifiche situazioni esistenziali; se saprete comprendere il dolore altrui ed essere dei buoni samaritani verso i fratelli che incontrerete lungo la via della vostra vicenda umana; se saprete finalmente stabilire col Cristo una profonda comunione affettiva ed effettiva.
Accogliete con generosità questa consegna e traducetela in pratica con quell'entusiasmo di cui siete capaci.
In questo modo riuscirete a fugare le incertezze e i timori che non mancano di affacciarsi sull'orizzonte, e sarete davvero i portatori di una nuova civiltà, nella quale si realizzino la giustizia, la verità, la solidarietà e l'amore.
Un'ultima esortazione desidero rivolgervi.
La riassumo in una sola parola: coerenza.
Siate coerenti con la vostra vocazione e con la fede cristiana.
La fede è un dono da custodire, ma non in maniera intimistica e individualistica.
La fede pervade le profondità del cuore, lo riempie in misura esuberante, e perciò si effonde nelle azioni.
All'essere cristiani deve conseguentemente far riscontro il vivere da cristiani.
Siate fieri di professarvi apertamente per quel che siete.
Siate lieti di testimoniare con la condotta i valori morali contenuti nella Legge di Dio, specialmente quelli che una mentalità corrente tende ad offuscare, quali, per esempio, la purezza, l'onestà del costume, la santità del matrimonio e della famiglia.
Ricordate la parola del Signore: « Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei Cieli » ( Mt 10,32 ).
Ogni battezzato deve essere un apostolo, cioè un inviato a trasmettere ovunque la luce del Vangelo, a portare in ogni dimensione della vita l'animazione del fermento cristiano ( Oss. Rom., 1-2 luglio 1985 ).
( Dal messaggio ai giovani durante l'incontro d'innanzi al Santuario dedicato a S. Gabriele dell'Addolorata ai piedi del Gran Sasso d'Italia )