La fede che cade a poco a poco |
B238-A2
Il Servo di Dio Fr. Teodoreto f.s.c., religioso di vita attiva, non voleva compiere nulla che non fosse esecuzione della volontà di Dio, a cui si era consacrato, e stava all'erta per captare tutti i cenni di questa volontà, specie quando si trattava di iniziative da lui escogitate per rendere efficace il lavoro apostolico.
Allorché gli venne in mente l'idea di pubblicare un periodico, sia pur modesto, per affiancare lo sviluppo dell'Unione Catechisti, volle prima parlarne con Fra Leopoldo, il quale era, umanamente parlando, l'ultima persona al mondo indicata per trattare di queste cose; ma era di quei piccoli ai quali viene rivelato il regno di Dio; e Fra Leopoldo promise soltanto che durante il prossimo colloquio con Gesù glie ne avrebbe parlato.
( Il lettore non aggrotti le sopracciglia: legga la biografia scritta dal Fr. Teodoreto ).
La risposta venne puntuale e positiva.
Dunque via libera.
Ma poi sorsero altri interrogativi, e fra questi uno fondamentale: l'oggetto da trattare.
Ed ecco ancora la relativa risposta per lo stesso tramite: « Si deve incominciare a parlare della Fede che cade a poco a poco; delle virtù da praticare; del vizio da lasciare, dei castighi che ne verranno, del bisogno estremo di ben indirizzare e custodire la povera gioventù, ecc. ».
Fermiamoci sul primo punto: quella « fede che cade a poco a poco » è ormai acqua passata, oppure è ancora di attualità?
A che punto siamo oggi circa la vita di fede nel popolo cristiano?
Sta ancora cadendo, oppure si è stabilizzata, oppure è in ripresa?
Sono cose che non si possono misurare con il metro, ma di cui ci si può fare un'idea in modo indiretto, osservando le varie espressioni della vita sociale: la frequenza dei cristiani alla Chiesa ed ai Sacramenti, la diffusione della stampa ( libri e giornali ) di ispirazione cristiana e di quella avversa, lo sviluppo della scuola cattolica e di quella laica, l'influenza dei cattolici nella vita sociale, il livello generale della vita morale, la solidità delle famiglie dal punto di vista cristiano, le espressioni dell'alta cultura.
Ebbene, è triste dover constatare che in tutti questi settori della vita l'influenza della fede è in diminuzione.
Saremmo lieti se qualcuno potesse dimostrarci che ci inganniamo.
Comunque, la vera fede è il punto di vista secondo Dio su tutto l'universo: anzi è senz'altro il punto di vista di Dio, la verità sicura, e quindi deve essere il punto di partenza di tutti i nostri giudizi e delle nostre azioni, non solo remoto, ma, per quanto possibile, anche prossimo.
Questo atteggiamento, che S. Giovanni Battista La Salle chiama « spirito di fede », il Santo nella sua mentalità pratica lo fa consistere in tre cose:
1) giudicare di tutte le cose come le giudica Dio stesso;
2) compiere ogni azione con la mira a Dio;
3) riconoscere e ricevere tutto ciò che loro accade dalle mani di Dio.
Chi legge il Vangelo rimane colpito dalla esigenza di fede che ha Gesù verso i suoi seguaci e dalla condizione impreteribile di fede che Egli pone per ogni grazia.
« Chi crede in me ha la vita eterna » ( Gv 6,35 ).
Egli pretende una adesione totale non solo della mente, ma di tutta l'anima e di tutta la vita, con la disposizione di dare anche la stessa vita per testimoniare la fede in Lui.
E non è certo una pretesa esagerata: non è Egli la verità?
Non ha Egli dato tutta la sua vita e affrontato una morte atroce per la nostra salvezza?
Invece se si considera il modo di vivere della gran maggioranza degli uomini si deve purtroppo constatare che siamo assai lontani anche dalla semplice correttezza nei rapporti con Dio.
C'è assai da ridire sui rapporti degli uomini fra di loro: quante ingiustizie, trascuratezze, indifferenze, ecc.
E quante proteste, liti e contese, non proprio evangeliche.
Eppure Iddio viene trattato ancor peggio.
Non c'è bisogno di far citazioni o esempi.
« In Dio viviamo, ci muoviamo e siamo » dice S. Paolo.
Eppure quante sono le persone che si ricordano della presenza di Dio, o addirittura che vivono alla presenza di Dio?
Fragilità della natura umana, che si lascia invadere dalle sensazioni, situazione addirittura convulsa del vivere sociale, che è un attentato permanente al raccoglimento intEriore, preoccupazioni numerose e svariate, che non lasciano pace … addio vita spirituale.
Eppure … « quello che non è possibile agli uomini è possibile a Dio ».
E anche questa è fede.
Certo, la fede è un dono di Dio, dono gratuito, meritato dal sacrificio di Gesù in croce e offerto largamente agli uomini, ma che comporta l'accettazione degli uomini stessi e l'impegno di coerenza nella condotta in ogni cosa e sempre.
L'uomo, per essere semplicemente al livello della dignità umana, deve cercare la verità, sempre, e conformarsi ad essa ( fare la verità, direbbe S. Paolo ).
E la verità completa sui problemi più fondamentali dell'esistenza non si raggiunge con la sola ragione, ma con l'aiuto della rivelazione.
« Chi segue me non cammina nelle tenebre » dice il Signore.
Quindi il rifiuto della fede è rifiuto della luce.
Ma poiché non basta un'adesione astratta della mente, e ci vuole coerenza pratica, altrimenti si perde anche la fede, tanta parte dell'umanità fa naufragio.
Non fa stupire che molti giovani, sotto l'urto delle passioni, accantonino la fede, per riprenderla magari ( speriamo ) più avanti nell'età.
Ma è triste pensare che mentre i missionari compiono sacrifici durissimi per portare la fede ai lontani, molti vicini ne facciano miseramente spreco.
Quante delusioni nelle famiglie e nelle scuole.
Quanti valori preziosissimi si perdono, senza che si possa sperare con certezza nei ricupero.
Ma rimane la preghiera, il sacrificio e l'azione instancabile.
E rimane invincibile la speranza: l'ultima parola la dirà il Signore.
Ci sia consentito di citare un episodio rigorosamente storico, ed un po' comico, anche se non possiamo fare nomi di luoghi e di persona.
Una donna, moglie di un uomo ateo, arrabbiato anticlericale, aveva pregatO tutta la vita per la sua conversione, ma invano.
Ormai in età avanzata l'uomo aveva perso la salute ed era quasi agli estremi.
Chiamato il parroco, questi aveva tentato di aprire un varco in quella coscienza, ma non era riuscito e il malato stava per morire in disgrazia di Dio.
A questo punto la donna, quasi disperata, sbottò in uno scatto di sdegno e gridò: « Quel lazzarone lì, non ho mai potuto farne niente di bene, e adesso vuole proprio andare all'inferno.
Ma vacci dunque a casa del diavolo e brucia finché vuoi ».
Queste parole e l'accento disperato con cui furono dette, fecero effetto.
« Bé, bé, facciamola finita. Venga qui, Sig. Parroco, mi confessi e non se ne parli più ».
Il qual parroco non sapeva se ridere o star serio.
Di fatto l'uomo si confessò benissimo, ricevette anche viatico, estrema unzione, ecc.
Visse ancora qualche giorno, in una pace e serenità che non aveva mai dimostrato fino allora e poi chiuse gli occhi in pace: la luce vera che illumina ogni uomo era riuscita a penetrare in quell'anima.
Le preghiere che da tante parti si elevano a Dio per la conversione dei peccatori non sono senza risultato, forse ancor più di quanto immaginiamo.
« Abbiate fede » dice Gesù. « Io ho vinto il mondo ».
« Questa è appunto la vittoria che vince il mondo, la nostra fede » ( 1 Gv 5 ).