Esercizi spirituali dell'Unione Catechisti |
B252-A3
Come di consueto, anche quest'anno si sono svolti gli esercizi spirituali dell'unione Catechisti, ed hanno avuto luogo dal 16 al 18 settembre presso la Villa Lascaris.
Relatore è stato il Presidente Generale, dr. Domenico Conti, il quale nelle sue riflessioni ha sviluppato i lineamenti ricavati dalle recenti « proposte di vita e operosità cristiana » dell'Unione, approvato la Pentecoste del 1988, nell'ambito del rinnovamento delle regole del nostro Istituto secolare.
In questo senso il tema degli esercizi: « Vita nel mondo nell'intimità di Gesù Crocifisso: applicazioni personali, familiari, sociali », ha trovato la sua articolazione proprio nelle suddette « proposte », con riguardo al fondamentale stato personale di consacrazione nonché alle varie situazioni e circostanze in cui si trova nell'intimo della mente e del cuore, nell'operare e nell'agire.
Caratteristica di questi esercizi è che essi sono stati organizzati anche per il Gruppo Famiglia dell'Unione, per cui sono intervenute coppie sposate, alcuni coniugi e vedove.
Si è costituita una comunità affiatata nella preghiera e nello spirito fraterno, accomunato dall'intimità in Gesù Crocifisso.
Più che sintetizzare le tematiche svolte negli esercizi, riportiamo alcuni punti salienti, sperando che ciò consenta di dare una certa qual idea delle riflessioni elaborate e, a coloro che sono intervenuti, uno spunto per ripercorrere il cammino interiore di quelle giornate.
Il metodo di esposizione è stato quello di partire da testi scritturali, da cui dedurre principi e norme di comportamento per « le proposte di vita e operosità », alla luce della spiritualità nel de La Salle, e del messaggio di fra Leopoldo e di fr. Teodoreto.
Così uno dei primi testi di riflessione è stato il brano del profeta Zaccaria, dal quale si deduce come la grazia e la consolazione interiore vadano riposte nel riguardare Colui che è stato trafitto, cioè Gesù Crocifisso ( Zc 12,10 ).
A questo testo fa riferimento S. Giovanni, nel suo vangelo, nel riportare la trafittura del costato di Gesù ( Gv 19,37 ).
Il de La Salle nei suoi pensieri incentra l'itinerario spirituale sulla contemplazione delle piaghe e delle sofferenze di Gesù, come momento determinante dello sviluppo della vita intEriore nei due aspetti di orrore e fuga del peccato, e di conformità ai sentimenti di Cristo.
Questo orientamento spirituale ha la sua espressione nell'Adorazione a Gesù CrocifIsso scritta da fra Leopoldo e divulgata da fr. Teodoreto.
L'invocazione al Crocifisso come « amabilissimo mio Signore » è proclamazione e ricapitolazione dei sentimenti di amore, di gratitudine, di intimità, di adorazione, di riconoscimento delle grandezze di Dio e della nostra povertà interiore, di gioia per essere stati redenti.
In questa prospettiva sono stati indicati gli atteggiamenti di rinnovamento e di conversione, orientando il cuore a Gesù, e a Lui CrocifIsso, per attingere da Lui ogni bene nella pienezza di grazia, come figli del Padre, e nell'opera santificatrice dello Spirito Santo.
Gesù CrocifIsso è la motivazione del pentimento di ogni uomo, e la ragione efficiente e finale di ogni atteggiamento di conversione.
É in Lui che noi ci scopriamo peccatori, in Lui noi scorgiamo il volto di Dio « quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete chi Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo » ( Gv 8,28 ), in Lui siamo rinnovati nella vita e salvati « Io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me », Gv 12,32 ).
Parimenti l'avanzamento nella vita cristiana avviene alla luce del Crocifisso, e ciò perché la vita spirituale va inteso come una confermazione a Cristo: il cristiano deve essere essenzialmente « cristico ».
L'insegnamento di Gesù è di amarci come Lui ci ha amati, e sappiamo che Lui ci ha amati sino alla fine.
In questo itinerario di perfezione, è opportuno attenersi costantemente ad un atteggiamento di umiltà, poiché ogni peccato ha alla base la superbia; di obbedienza, dato che il peccato è disobbedienza e disordine; e soprattutto di amore, perché è la mancanza di amore che genera l'egoismo con tutte le conseguenze connesse, tra cui l'angoscia e la disperazione.
La condivisione di sentimenti e di pensieri con Gesù CrocifIsso comporta la conformazione al suo modo di pensare e di agire, che è il compiere la volontà del Padre, atteggiamento che Egli considera come suo cibo ( Gv 4,34 ).
L'obiettivo deve essere quello di ricapitolare tutte le cose in Cristo, e S. Giovanni Battista de La Salle ci offre un prezioso itinerario a questo riguardo, i cui punti salienti sono ricondensati nel testo « Come Cristo ».
Il carisma dell'Unione Catechisti è appunto quello di condividere tutto in Cristo CrocifIsso, che è la Sorgente della vita.
Per ben comprendere questa verità, teniamo presenti alcune sue articolazioni, che qui raccogliamo nei seguenti punti:
- Gesù sulla croce adempie la volontà del Padre, ed opera per suo amore.
Egli mette in pratica, sino all'eroismo, l'invocazione che ci ha insegnato nel « Padre Nostro », cioè « sia fatta la Tua volontà ».
- ConsEguentemente il CrocifIsso è altresì la manifestazione dell'amore del Padre per noi, dato che Egli ha permesso il sacrificio del Suo Figlio unigenito per la nostra salvezza.
- Gesù sulla croce instaura il regno di amore del Padre, anche a questo riguardo attuando l'invocazione del « Padre Nostro »: « venga il tuo regno ».
- Gesù CrocifIsso è la gloria del Padre, poiché instaura il suo regno ed opera le meraviglie di Dio.
- Sulla Croce si manifesta la potenza e la sapienza di Dio, poiché Gesù si rivela appunto come Dio, secondo quanto abbiamo sopra detto, ad esprimere il disegno salvifico e provvidenziale del Padre per l'uomo e per il mondo.
La vita nuova nell'intimità di Gesù Crocifisso si sviluppa nello Spirito Santo, e in unione a Maria Immacolata.
Invero tutta la vita di Gesù avviene nello Spirito, dall'incarnazione alla vita pubblica, dalla passione alla risurrezione e glorificazione.
Parimenti la Chiesa vive per i doni dello Spirito, secondo la promessa di Gesù, di inviare il Consolatore ( Gv 14,16-17 ).
Lo Spirito rende testimonianza a Cristo e orienta noi che siamo suoi fedeli venendo in aiuto alla nostra debolezza « perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili ». ( Rm 8,26 ).
Dobbiamo quindi sempre ricorrere allo Spirito Santo, poiché la nostra vocazione si attua in Lui, che, tra l'altro, ci da il discernimento delle cose, aiutandoci a cogliere i segni dei tempi, a sapere intravedere il lume di verità, anche quando sia fioco, magari perché sovrastato da una deviazione o un errore.
Teniamo presenti le invocazioni del de La Salle allo Spirito Santo, per avere una guida nelle nostre azioni.
Con riguardo alla Madonna, occorre avere ben chiara l'indissolubilità del rapporto che Gesù tiene con la sua Madre, per cui anche la nostra vita spirituale deve essere permeata di questo legame.
Teniamo presenti, a tale riguardo, alcune considerazioni:
- Maria Immacolata è il primo frutto della redenzione di Gesù;
- con il suo assenso all'annunciazione, Maria presentiva la passione di Gesù, e ciò concorre a spiegare il suo turbamento;
- la nostra generazione spirituale avviene nel cuore di Maria, poiché Gesù sulla croce ce l'ha donata come madre.
L'atto di consacrazione in un Istituto secolare è partecipazione al sacerdozio di Cristo, è riaccettazione dell'offerta a Dio avvenuta col battesimo, è donazione di se stesso, e non solo di propri impegni, attraverso i voti, è ritorno all'innocenza iniziale del battesimo, è consacrazione del proprio essere a Gesù, è partecipazione alla morte e alla resurrezione di Gesù per la vita del mondo.
Con il voto di castità si realizza l'offerta di se stesso attraverso l'affettività, con il voto di povertà tale offerta avviene attraverso la rinuncia al libero uso dei propri beni, con il voto di obbedienza l'offerta riguarda il libero disporre di se stesso.
E tutto ciò avviene per seguire Cristo.
Con la consacrazione, il movente e il titolo del nostro agire ed operare deve essere non tanto la cosa in sé, ma l'offerta a Cristo.
La nostra consacrazione riveste una caratteristica specifica per quanto concerne il suo rapporto con la nostra presenza nel mondo, ed il nostro apostolato catechistico educativo.
Anche per la vita coniugale si pone la possibilità, anzi l'esigenza, di una piena apertura di amore a Cristo, attraverso l'offerta di se stessi, proprio come frutto dell'amore nuziale, che nel matrimonio cristiano si connette direttamente all'amore di Gesù per la Chiesa.
Caratteristica specifica per il matrimonio è che tale generosità scaturisca proprio dall'accordo e dall'unione degli sposi, nella sottomissione alla volontà di Dio, nella disposizione dei beni economici in vista del Regno di Dio, nell'ispirare la loro affettività come espressione di amore e di vita.
Ancora qualche breve annotazione conclusiva, conseguente alla particolare situazione del consacrato nella secolarità, e qualche spunto di apostolato catechistico.
La castità va intesa come esclusività dell'amore verso Dio, che è Padre e che ci ha donato il suo Figlio sulla croce.
Nella castità occorre porre mente più che alla repressione e alla castigatezza, pur importante, alla limpidezza interiore, cioè alla purezza, che deve animare ogni atteggiamento.
In questa prospettiva, la stessa fuga dal peccato va intesa già un incontro con Dio, una preghiera, e non solo un momento preparatorio.
La povertà è la gioiosa e generosa risposta della disponibilità del nostro avere alla piena disponibilità e offerta di Gesù per noi.
Riveste anche un valore espiatorio, a fronte dell'avidità dei singoli, delle famiglie, delle nazioni.
Nella rinuncia alla libera disposizione dei beni, occorre però atteggiarsi in una generosità interiore, senza limitarsi alla sola richiesta di permessi al superiore.
Il permesso del superiore è la legittimazione formale della nostra possibilità a disporre, il che è già importante, ma occorre che il nostro intendimento sia animato da spirito di povertà, già nel momento in cui poniamo il quesito a poter disporre.
Un criterio analogo va seguito per l'obbedienza, per la quale le scelte di comportamento e, più in generale, di vita, vanno riferite ad una piena sottomissione a Dio.
L'obbedienza ci può modellare più da vicino all'ideale di Gesù, obbediente sino alla morte in croce, che ha considerato come suo cibo il fare la volontà del Padre.
L'obbedienza è la componente di ogni virtù, è la corrispondenza all'amore di Dio, è il riscatto da una religiosità tiepida, è il compimento della preghiera insegnataci da Gesù, il Padre nostro.
Per quanto in particolare riguarda gli sposati, le suddette virtù rivestono una loro peculiarità che però si innesta sempre nell'amore salvifico di Gesù, ed hanno una prospettiva di esercizio virtualmente illimitata.
Così la castità coniugale è la trasfigurazione dell'amore degli sposi in simbolo dell'amore nuziale di Gesù, mistico sposo, per la Chiesa.
La povertà coniugale comporta l'apertura del focolare domestico, con il suo calore, ed anche con i suoi mezzi economici - nella misura che gli sposi intendono responsabilmente stabilire - alle necessità del prossimo.
L'obbedienza comporta la sottomissione reciproca degli sposi, nell'ambito della sottomissione alla volontà di Dio.
V.M.