Cinquantennio dell'Oratorio votivo |
B273-A6
Ricorre il cinquantennio dell'Oratorio Votivo di Ovada, il cui centro di formazione professionale è inserito nella Casa di Carità Arti e Mestieri.
Il 18 e il 25 ottobre scorsi hanno avuto luogo due celebrazioni in Ovada, la prima con un convegno al Teatro Lux sul tema: « Quale formazione professionale per l'Europa del 2000? Il Centro Oratorio Votivo: una scelta in cammino ».
La seconda presso la sede del Centro di formazione, con la partecipazione di S.E. Mons. Livio Maritano, Vescovo d'Acqui, che ha officiato la S. Messa nell'aula magna recentemente realizzata per la generosità di benefattori ovadesi, e inaugurata per l'occasione con lo scoprimento di una lapide a mons. Fiorello Cavanna, fondatore dell'Opera.
S. E. Mons. Livio Maritano, Vescovo di Acqui,
per la celebrazione nell'Oratorio Votivo, tra don Valerio e Mons. Gatti.
Riportiamo uno stralcio del saluto e dell'omelia di mons. Maritano, nonché il discorso del presidente della Casa di Carità.
Il discorso del presidente mette in evidenza in maniera splendida ed esauriente la complementarietà di due grandi istituzioni, questa ovadese e la Casa di Carità, realizzata dall'Unione dei Catechisti del Crocifisso.
Conosco da tantissimi anni questo Istituto secolare, presso il quale ho anche avuto l'occasione di svolgere un corso sulle linee fondamentali dell'etica sociale.
Una bella sintesi la sua relazione, caro dottore, che potrebbe essere anche un testo di meditazione, una vera e propria omelia, che ci fa capire la spiritualità del lavoro che si inserisce in una problematica contemporanea sui bisogni essenziali, sofferti dai giovani, soprattutto in un'area industriale come questa, per cui si vede bene come si completino le istanze etiche e religiose con quelle sociali che inquietano la nostra società e particolarmente l'animo dei giovani.
E con questo spirito che noi abbiamo pensato di fare la celebrazione, ricordando la figura di Mons. Cavanna in questo 50mo dalla posa della prima pietra di quest'istituzione che, dopo mezzo secolo, sotto certi aspetti si rinnova, ringiovanisce, e si apre a prospettive sempre migliori per il domani.
( … ) La vita ci è data per questo sforzo di progresso, perché se progredissero soltanto le macchine, se ci fosse soltanto un progresso quantitativo sul piano economico, e non un rinnovamento interiore delle persone, non potremmo rallegrarci di un vero progresso umano perché la dimensione etica e quella religiosa sono fondamentali, riguardando il disegno complessivo della vita.
Con riguardo a tali tematiche, a volte ci comportiamo come dei bambini che guardano il particolare e dimenticano l'insieme.
Si attardano in un giocherello e dimenticano che devono vivere, devono nutrirsi, devono crescere, devono maturare.
Questo è comprensibile in un bambino, in un adulto no; se noi fissiamo l'attenzione su alcuni aspetti particolari dell'esistenza e dimentichiamo il disegno complessivo, quello organico - perché ci è data la vita, da chi ci è data, a cosa è destinata, qual è il nostro domani, il domani di quest'esistenza - noi siamo come quei bambini che si trastullano in giocherelli mentre è in gioco il significato stesso della vita.
( … ) L'invito che ci viene, pensando al mondo del lavoro, è di intravedere una prospettiva complessiva sulla nostra vita, cioè il disegno di Dio su di noi.
Il lavoro va considerato in funzione di questo disegno di Dio, quindi tale nostra attività non è un tempo morto, un tempo neutrale, anzi sotto certi aspetti è il tempo migliore di cui disponiamo, nella freschezza delle nostre energie, e nella limpidezza della nostra mente.
Siamo chiamati a utilizzare questo tempo perché sia funzionale al nostro disegno di salvezza, nel superamento dei rischi che ci si presentano nella vita, dato che l'uomo deve essere redento da Dio: tutto l'uomo, compreso l'uomo che lavora, perché il momento del lavoro può essere preda dell'egoismo, dell'ingiustizia, della disonestà, della slealtà, della mancanza di collaborazione, del maltrattamento, dell'umiliazione.
Quante volte ho sentito questo lamento da parte di chi lavora: « Mi umiliano ».
Teniamo presente, come non vi sia diritto a questa prepotenza, a questa prevaricazione sulla persona, soprattutto sul più giovane e sul più debole.
Dobbiamo avere coscienza di questi mali, e riconoscerli come tentazioni nel mondo del lavoro, nel piccolo e in grande, dall'impostazione della minuta operazione, alla strutturazione in generale delle attività economiche, esposte - come detto sopra - al rischio dell'egoismo, dell'orgoglio, della sopraffazione.
É da redimere il mondo del lavoro, così come quello della famiglia, quello dei mezzi di comunicazione sociale, del divertimento.
Ma ciò è possibile con la grazia di Dio.
Gesù è il Redentore perché può trasformare tutte le attività dell'uomo in opere di bene, in opere costruttive d'amore, di giustizia, di solidarietà e di lealtà.
É questa l'operazione che Gesù vuole svolgere con noi, ma non senza di noi, quindi l'impegno di ognuno di noi è quello di scoprire il disegno di Dio, di prendere coscienza della propria responsabilità nel cooperare, spendendo le proprie energie morali congiuntamente all'impegno di quelle fisiche nella fatica del lavoro, in maniera tale che Dio ci trovi collaboratori per il bene.
Saremo così schierati per la causa del bene, senza essere sconfitti dallo scontento, dalla mancanza di fiducia in questa società, senza sentirci demoralizzati: chi accetta di essere demoralizzato non può costruire una società migliore.
Dobbiamo fidarci certo di quello che di positivo avviene nella società e anche in noi, ma soprattutto occorre l'affidamento all'aiuto di Dio.
Ricorriamo a questo aiuto, da cui la necessità di ascoltare la parola di Dio, e di accostarsi all'Eucaristia, con il particolare intendimento di offrire il nostro lavoro, affinché esso sia santificato e trasformato.
Contribuiremo in tal modo anche noi, attraverso il nostro rinnovamento personale, al rinnovamento dei luoghi di lavoro, affinché siano luoghi costruttivi di umanesimo, e mi auguro di umanesimo cristiano per il più generale rinnovamento di questa società, secondo le intenzioni di preghiera in precedenza formulate, per un mondo più giusto e più umano.
Eccellentissimo Monsignore,
Mi sia consentito di introdurre questo mio saluto con un riferimento personale.
Come penso Ella ricordi, in una delle sue ultime visite alla Casa di Carità di Torino, prima di essere nominato Vescovo della diocesi di Acqui, Ella rivolgendosi a me, appartenente all'Unione Catechisti, ebbe la compiacenza di caldeggiare il mio impegno in due settori apostolici, quello della pastorale familiare e quello della formazione professionale e religiosa dei giovani lavoratori.
Non Le nascondo come mi susciti viva emozione il ripensare a quelle Sue raccomandazioni considerando gli eventi che si sono successivamente determinati a seguito del Suo benevole invito alla Casa di Carità di assumere la gestione di questo Oratorio Votivo, per ultimo la circostanza che sia io a trovarmi qui per questa celebrazione.
É stata veramente provvidenziale per la Casa di Carità la collaborazione con l'Oratorio Votivo.
Da parte nostra, come abbiamo dichiarato sin dai primi approcci, l'intendimento della Casa di Carità è stato quello di mettersi a disposizione di questa benemerita Opera della parrocchia di Ovada, per conservarne e possibilmente svilupparne i valori, nella convinzione che l'estensione, anche a questa realtà, della propria proposta formativa, basata sulla carità, tornasse comunque a vantaggio di entrambe le opere, nell'interesse dei giovani lavoratori e, più in generale, del comprensorio dell'Ovadese.
Vi è in effetti una certa rispondenza e affinità spirituale tra l'Oratorio Votivo e la Casa di Carità: ambedue sono sorti in una prospettiva di trascendenza, nell'adempimento di un autentico impegno religioso: la Casa di Carità è ispirata dalle rivelazioni interiori di un francescano converso, fra Leopoldo Maria Musso; l'Oratorio Votivo nasce come adempimento di un voto religioso della comunità, per l'incolumità di Ovada dagli eventi bellici.
Mons. Maritano all'Oratorio Votivo,
tra l'ing. Pesce ( da sinistra ), l'ing. Bondone, don Valorio e il dr. Moccia.
Non sarà mai abbastanza sottolineata la profondità, sul piano religioso e apostolico dell'impegno di sciogliere un voto realizzando un centro di formazione professionale, anziché ad esempio una chiesa o altra opera religiosa e caritativa.
L'intuizione di Mons. Cavanna è stata quella non solo di avere intravisto la necessità di preparare i giovani al lavoro, contribuendo in tal modo alla crescita e allo sviluppo economico e sociale, ma altresì quella di attribuire a tale opera di promozione umana un carattere apostolico e di missione.
In altri termini, di annunciare il Vangelo insegnando il lavoro.
Il dr. Moccia pronunzia il discorso dinanzi a Mons. Maritano, nell'Aula Magna appena inaugurata.
Ed è questa la prospettiva che ritroviamo nella proposta formativa della Casa di Carità: animare della carità di Cristo la scienza e la tecnica, senza la quale queste potrebbero anche non rivelarsi elementi di sviluppo e di progresso, come purtroppo attestano i tempi che viviamo, nelle ricorrenti violazioni alla morale in vari settori, dalla bioetica alla genetica, dalle sofisticate produzioni belliche alle attività economiche di selvaggio incremento della ricchezza, solo per esemplificare, settori tutti nei quali il prodigioso sviluppo scientifico e tecnologico, se staccato dalla componente etica, può diventare strumento di morte e di sfruttamento.
La Carità riferita alle Arti ed ai Mestieri, come risulta dalla denominazione della nostra Opera, è un richiamo ed un'indicazione programmatica alla priorità della persona, non solo, ma nell'orizzonte della salvezza operata da Cristo, poiché questo è il significato pieno e profondo della carità.
Questa espressione, Casa di Carità Arti e Mestieri, è altresì la sintesi dell'impostazione pedagogica seguita nei nostri Centri, di realizzare la formazione non solo professionale, ma anche umana e religiosa, proprio attraverso il conferimento della professionalità.
L'addestramento al lavoro in quanto tale diviene strumento e veicolo per elevare moralmente l'uomo, per proporre, o riproporre, l'annuncio evangelico, in un orientamento tipicamente lasalliano e catechistico.
Giova quindi ripetere che in questo filone si è perfettamente innestato il messaggio dell'Oratorio Votivo: l'annunciare e il dichiarare non solo ai propri beneficiari - cioè agli allievi e personale docente e non docente - ma altresì all'esterno, a quanti vengano in rapporto con esso e, più in generale, a chi ne abbia nozione e conoscenza, che il conferimento della professionalità viene inteso come atto sacrale e, quindi, secondo l'insegnamento conciliare, come azione sacerdotale.
Ma vi è ancora un aspetto sostanziale di confluenza tra le due entità, che mi fa ribadire come il loro incontro sia stato provvidenziale, ed è l'espresso riferimento alla centralità salvifica di Cristo, il Crocifisso Risorto.
Ovada è animata dalla figura e dalla spiritualità di S. Paolo della Croce, appassionato amante di Gesù Crocifisso e sofferente, in cui è riposta ogni scienza e ogni sapienza, e da cui tutto è attratto, come ci ricorda l'Apostolo.
L'Oratorio Votivo di Ovada è pervaso da questa spiritualità, e non è un caso, che le cerimonie di commemorazione del 50° di esso siano a cavallo della festività di S. Paolo, che è ricorsa domenica scorsa, ed è stata celebrata da questa cittadinanza proprio nel tempio recentemente completato, per lo zelo, la solerzia e la generosità degli Ovadesi guidati da don Valorio.
Parimenti la Casa di Carità è sorta per l'ispirazione a fra Leopoldo Musso, mentre questi adorava il Crocifisso, e l'animatore di quest'opera, il ven. fr. Teodoreto, motivava i suoi catechisti, realizzatori della Casa di Carità, affinché in essa l'unica scienza fosse veramente il Crocifisso, e dal Crocifisso essa si sentisse rapita per attrarre tutti e tutto a Lui.
In questo Oratorio Votivo vi è pertanto la prospettiva che il Crocifisso sia inteso non solo come momento devozionale, pur importante, ma nella sua pienezza, cioè espressione dell'amore di Dio per ogni uomo, come ricapitolazione di ogni scienza, come vertice del cammino interiore.
Come non essere compresi, anzi affascinati, dalla attualità di questo messaggio, lanciato nella nostra epoca in cui emergono spinte e tendenze di emarginazione del Crocifisso dalle aule scolastiche e da quelle della pubblica amministrazione?
L'Oratorio Votivo è ora un tutt'uno con la Casa di Carità, ma esso conserva una sua entità morale ed una specifica rilevanza, connessa alla Parrocchia, e manifestatasi tra l'altro nelle generose erogazioni da parte di questa, utilizzate per le opere di manutenzione all'immobile, tra cui questo salone, e di ciò siamo profondamente grati ai benefattori, e in particolare a don Valorio.
L'Oratorio Votivo è senza dubbio una istituzione con una validità intrinseca che si ricollega all'intuizione di Mons. Cavanna.
Ma in concreto esso si esplica attraverso l'opera del personale che ne ha costituito la continuità e che rappresenta oggi una garanzia per il futuro.
Al personale va pertanto attribuito il doveroso riconoscimento per la fedeltà a questi ideali e per la sua dedizione per le attività future, in ordine alle quali la Casa di Carità si sente impegnata con tutte le sue forze, come attesta la presenza qui del direttore generale ing. Bondone.
In questa prospettiva è essenziale l'attenzione e la guida spirituale da parte della Gerarchia e del Clero.
A don Valorio il nostro rinnovato ringraziamento per quanto ha operato, nonché per la fiducia e per la cura che continuerà a serbare per noi.
A Lei, Eccellenza, la nostra filiale devozione, anche da parte dei Catechisti dell'Unione del Crocifisso e dei Fratelli delle Scuole Cristiane, per essersi rivolto alla Casa di Carità, e per la paterna attenzione che vorrà continuare a prestare per quest'Opera.
Personale, ex allievi e benefattori dell'Oratorio Votivo all'inaugurazione.