La carità nella SS. Trinità

B279-A5

"Dio è amore" ( 1 Gv 4,8 )

( da uno scritto di Antonio Rosmini, a cura di Vito Moccia )

Il Giubileo del 2000. dedicato alla SS. Trinità

L'anno giubilare in corso, dedicato alla SS. Trinità, ci interpella ad una continua riflessione e ad una conversione a Dio, uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Proponiamo qui una meditazione su Dio come carità, dato che questa, riferita a Dio, è sinonimo dell'essenza divina, e riferita a noi cristiani, è la virtù teologale per eccellenza.

Per l'Unione Catechisti la carità, oltre che rappresentare un punto cruciale della sua spiritualità, è un elemento essenziale del messaggio di fra Leopoldo e di fratel Teodoreto, costituendo l'anima dell'ente professionale, denominato appunto Casa di Carità Arti e Mestieri.

Per trattare con il dovuto riguardo tale sublime tema, ci avvaliamo di una pagina di Antonio Rosmini, tratta dalla Teosofia, paragrafo ( n°1034 ) che da parte nostra abbiamo osato parafrasare per facilitarne l'approccio e la lettura.

Abbiamo pertanto apportato alcune varianti, nell'esposizione dei concetti, e in alcuni vocaboli, e abbiamo aggiunto dei sottotitoli, sperando peraltro di non avere travisato il pensiero dell'altissimo teologo e filosofo.

Chi intendesse peraltro esaminare criticamente il testo, dovrà avvalersi dell'originale.

La carità riferita all'essenza divina

Tutta la natura divina è penetrata dall'amore perfetto e compiuto, per cui essa è un infinito atto di amore di sé stesso, un amore che sussiste in eterno.

Questo amore viene definito carità, che pertanto è l'essenza, la forma suprema della moralità.

La carità appartiene all'essenza divina e, in quanto procede dal Padre e dal Figlio, è una persona, la terza persona della Trinità, cioè lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è quindi la carità vivente e personificata, cioè l'amore vivente e reciproco del Padre e del Figlio.

La carità e le persone divine - Riferimento al Padre

Ma possiamo esaminare la carità con riguardo alle singole persone divine.

Considerata nel Padre, la carità prende forma di beneficenza.

Infatti il Padre da tutta la propria natura alle altre due persone, e da lui, come da principio, vengono tutte le cose che sono.

Nel Padre dunque si ravvisa la prima, infinita, assoluta e universale beneficenza.

E in lui si ravvisano altresì le caratteristiche proprie del bene, di essere diffusivo e operativo.

Riferimento al Figlio

Nel Figlio la carità prende forma di riconoscenza e di gratitudine.

Il Figlio riconosce in tal modo che tutto proviene dal Padre e a lui riconduce tutto.

Egli riconosce che la stessa spirazione ( o processione ) dello Spirito Santo è ricevuta dal Padre, e a lui la riferisce.

Questa riconoscenza è la prima, infinita, assoluta riconoscenza che possa essere concepita.

E di qui emergono le altre caratteristiche proprie del bene, di essere ordinato, giusto, e verace.

Riferimento allo Spirito Santo

Nello Spirito Santo la carità essenziale prende forma di unione.

Si tratta dell'unione del Soggetto infinito intelligente ( cioè il Padre ) con il Soggetto stesso infinito inteso ( cioè il Verbo, o Figlio ), mediante l'infinito compiacimento, compiacimento che è l'unione stessa amorosa nel suo supremo compimento.

Si tratta dell'unione del Tutto ( cioè l'Essere divino ) col Tutto.

E questo Tutto raddoppia - per così dire - sé stesso con un atto d'intelligenza ( il Padre che conosce il Figlio ).

Non solo, ma il Tutto si triplica ( nell'amore tra il Padre e il Figlio, cioè la "processione" dello Spirito ).

Peraltro esso non cessa di essere un unico e identico Tutto.

In questa unione finiscono, riposano, sussistono la stessa beneficenza e la riconoscenza, semplificate e compiute come nel loro ultimo atto.

In questa unione non c'è solamente il bene morale sussistente, ma esso è divenuto - per così dire - bene gioioso.

Si è identificato nella felicità: esso è la virtù sussistente come beatitudine.

La beatitudine è il bene spinto all'ultimo suo ideale, cioè il bene per sé perfettissimo, nel quale:

- l'oggetto desiderato ha una massima perfezione, perché è infinito;

- il soggetto che desidera ha una massima forza di desiderare, perché è infinito;

- l'unione di colui che desidera con chi è desiderato è massima, perché è l'identificazione dell'essere con l'essere stesso per via di desiderio.

In questo spiccano i caratteri propri del bene, di essere unificatore, uno, consolatore ( e Consolatore è appunto l'attributo con cui viene invocato lo Spirito Santo ).

Antonio Rosmini