Il crocifisso che attrae a sé |
B284-A3
Vito Moccia
Venerdì 1° febbraio u.sc., S. Em.za il card. Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, ha visitato la sede generale della Casa di Carità Arti e Mestieri, e in tale circostanza ha inaugurato la nuova sala fr. Teodoreto e benedetto il grande Crocifisso in acciaio inossidabile del prof. Massimo Ghiotti, la cui riproduzione compare sulla copertina del bollettino.
Il Crocifisso che attrae a sé, installato nella nuova sala fr. Teodoreto, realizzata nel complesso edilizio della sede nazionale della Casa di Carità Arti e Mestieri, risponde all'esigenza di riproporre nella nostra epoca il messaggio dell'amore a Gesù Crocifisso, quale ci è stato trasmesso da fra Leopoldo e fr. Teodoreto.
Questa scultura esprime, secondo i criteri della sensibilità contemporanea, la visione di fra Leopoldo del Crocifisso che attrae a sé l'uomo, visione che è la sintesi e la ricapitolazione del messaggio medesimo.
Tale rispondenza alla sensibilità contemporanea ha una prima formulazione nella forma artistica, che è opportunamente anzi necessariamente quella odierna dell'espressionismo, cioè della raffigurazione che intende cogliere gli elementi essenziali della realtà, più che riprodurli come copia.
Sotto questo aspetto il Crocifisso del prof. Massimo Ghiotti ha il pregio di riproporre in termini secolari - pertanto con apertura al dialogo verso tutti gli uomini - il messaggio di amore e di salvezza di Gesù Crocifisso.
( Nella foto S. E. il cardinale Poletto con il Prof. Ghiotti e Signora alla Casa di Carità Arti e Mestieri )
Invero, presentare con il linguaggio artistico di oggi i perenni temi insiti nel Crocifisso - quali l'amore che da Lui emana, la sua offerta oblativa al Padre e agli uomini, la misericordia divina, la sublimazione del dolore nell'amore, la salvezza in Lui dell'umanità, l'eroismo insito nelle virtù del Crocifisso, e così via con riguardo agli altri innumerevoli spunti ivi traibili - il presentare tali temi nel modo di sentire contemporaneo è un efficace mezzo di annuncio evangelico e di catechesi, poiché facilita la comunicazione delle suddette tematiche, talora con maggiore efficacia delle opere figurative tradizionali, e ciò perché ne rivela l'attualità e la perennità.
Questo è un aspetto importante, specie tenendo conto delle tesi secolarizzanti che intenderebbero eliminare ogni riferimento sacro e confessionale nella vita pubblica, come nelle scuole, nei tribunali e simili.
In tale contesto il presentare il Crocifisso in termini moderni, faciliterebbe la sua acquisizione come dato culturale caratteristico della nostra epoca, senza peraltro comportare una minorazione o alterazione del messaggio di salvezza da Lui annunciato.
Ma ancora più efficace risulta l'aspetto della modernità di quest'opera con riguardo ai temi che presenta.
Come è stato efficacemente compendiato, "Sulla croce il Verbo fu inchiodato fino a morirne. Mediante la croce amò fino al colmo. Grazie alla croce consumò la perfetta obbedienza".
Nell'ambito di questa tematica di fondo, che ci rivela l'amore di Dio, con riguardo alla vita trinitaria e alla salvezza dell'uomo, la scultura mette in particolare evidenza alcuni aspetti specifici che ci sembrano peculiari e caratteristici del nostro tempo, perché profondamente esistenziali, cioè la gloria del Crocifisso anche nella morte, l'apertura del Crocifisso all'umanità, e l'abbraccio dell'umanità al Redentore.
Dalla scultura emerge che il Crocifisso si erge sulle braccia, per cui non è nello stato di abbandono cadaverico, ma si innalza alla vita e alla gloria.
Inoltre vanno considerati i due blocchi laterali di lavagna che delimitano la composizione scultorea e simboleggiano la spaccatura della roccia e il rotolamento della pietra sepolcrale, avvenimenti accaduti rispettivamente alla morte e alla resurrezione di Gesù.
Conseguentemente il Crocifisso appare come se emergesse dal sepolcro, a significare che la stessa morte di Gesù contiene in potenza la resurrezione.
Questi elementi scultorei e raffigurativi esprimono profonde verità teologiche.
Che la croce sia la gloria di Gesù risulta dal fatto che essa rappresenta la sua perfezione morale, con riguardo alla sua umanità.
Egli poteva sottrarsi al supplizio, era in grado di scendere dalla croce, avrebbe potuto chiamare una legione di angeli che sterminasse i suoi nemici.
Ma non lo ha fatto poiché, secondo le sue parole, non vi è amore più grande di chi da la vita per gli altri.
E ancora perché il mondo sapesse che Lui ama il Padre accettando di compiere la sua volontà: la volontà del Padre, era appunto la perfezione morale del Figlio.
L'amore manifestato da Gesù per i suoi crocifissori vale per ogni uomo e per ogni tempo, quindi anche per noi del terzo millennio, perché ogni uomo col suo peccato si pone in antitesi e in contrasto con Gesù.
D'altra parte sulla croce possiamo rinvenire elementi espliciti di gloria anche sul piano più strettamente realistico.
Così il grido emesso da Gesù prima di morire è senza dubbio manifestazione di gloria, perché in via naturale chi sta per spirare dissanguato e asfissiato sulla croce, non è certamente in grado di gridare.
Inoltre il dichiarare la promessa del paradiso mentre si sta soffrendo il culmine delle pene e sofferenze, è indubbiamente segno di maestà e di gloria.
Sul piano morale poi altissima manifestazione di gloria è che Gesù non solo chiede perdono al Padre per i crocifissori, ma altresì li giustifica.
Questo perdono e questa giustificazione sono estesi a tutti gli uomini.
La positura leggermente innalzata e protesa in avanti del Crocifisso ha altresì un profondo significato come atteggiamento di apertura, di attesa, di disponibilità verso ogni uomo.
È Gesù che ci viene incontro, non solo con le braccia aperte, ma con una tensione di tutta la sua persona, che l'inchiodatura alla croce non gli impedisce di distendere e di protendere.
È questo l'estremo invito del Salvatore all'uomo perché si rifugi e si incorpori in Lui.
Va notato che nelle precedenti raffigurazioni della visione di fra Leopoldo il Crocifisso non è mai stato ripreso in un atteggiamento motorio e di slancio.
Venivano messi in evidenza l'abbandono e l'offerta sacrificale, pur densi di significati e di valori, segnatamente della carica di amore.
Nella scultura viceversa, questa atmosfera di amore è accompagnata, anzi si manifesta in una forte determinazione di volontà, a significare che Gesù, mentre si offre all'uomo, si presenta altresì come il vincitore del mondo e della morte.
La figura abbracciata ai piedi del Crocifisso costituisce, nell'atteggiamento con cui è realizzata, uno degli aspetti più singolari dell'interpretazione che lo scultore ha dato della visione di fra Leopoldo.
Si tratta di una figura nitida e netta nei tratti scultorei, ma con una certa indeterminazione nella sua identità: è una persona rivestita di un manto generico, non riconducibile ad una data epoca e cultura, per cui può essere intesa come uomo o come donna, come creatura corporea o come trasfigurazione dell'anima umana.
Comunque, appare chiaro come in essa sia ravvisabile l'umanità.
Questa creatura non solo abbraccia il Crocifisso, ma è protesa ad aggrapparsi, ad abbarbicarsi, ad avvincersi a Lui, in un impulso di definitivo approdo alla salvezza, per superare il proprio limite di sottomissione al peccato, al dolore e alla morte, e innestarsi nella grazia, nella gioia, nella vita.
Vi è un accento profondamente drammatico in questa rappresentazione: dal chiaro riferimento alla tragicità del nostro tempo, così saturo di lotta e di morte materiale e spirituale, emergono altresì il perenne anelito di speranza pur sempre riposto nel nostro spirito, l'istanza continua di verità e di fede insita nelle menti, pur tra l'offuscamento dell'errore e dell'incredulità, l'indomito alitare della fiamma di amore e di carità che non cessa di ardere nel cuore dell'uomo, sebbene tra tradimenti e infedeltà.
Tale slancio si risolve in un abbraccio d'amore, pur nella persistenza della tensione per l'incombenza del male, che appunto nell'amore a Gesù Crocifisso trova il suo superamento.
Nelle precedenti immagini la figura dell'anima è raffigurata in un atteggiamento di contemplazione e di pace.
Viceversa, anche a questo riguardo, nella scultura la beatitudine dell'uomo viene espressa attraverso il movimento, come sbocco finale dell'ascesa ( analogamente a quanto sopra osservato sulla positura protesa del Crocifisso ).
Il rilevare nella scultura gli elementi artistici ed espressivi, di cui sopra si è tentato di dare una rassegna esemplificativa, non certo esaustiva, giova alla piena intelligenza dell'opera, e può essere di ausilio altresì per comprendere il mistero di amore e di vita senza limiti che ci comunica il Crocifisso.
Sotto questo aspetto la rilevazione di tali elementi alle persone meno esperte, che vanno avviate ad una lettura adeguata dell'opera d'arte, tra cui generalmente i giovani, può assecondare altresì una vera e propria catechesi sul Crocifisso.
Il prof. Ghiotti, autore dell'opera, ebbe a dichiarare confidenzialmente che titolo della scultura avrebbe potuto essere "La Risposta".
Sì, in effetti si tratta di una risposta di amore, totale ed appassionata sino al sacrificio da parte di Dio, e risposta di adesione e di ritorno da parte dell'uomo.
Così la denominazione dell'opera, tratta direttamente dal passo evangelico "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ), va integrata, come sottotitolo, da "La Risposta".
Il Crocifisso è la risposta di Dio alle domande ed alle aspirazioni dell'uomo, angosciato dal proprio limite, dal peccato e dal dolore.
Ma è anche la risposta dell'uomo, se questi, recependo l'invito e la parola di Dio, si lascia attirare dal Redentore e Lo abbraccia.
La piena espressione e il completo compimento figurativo della scultura avviene mediante un'appropriata illuminazione, che pone nel debito rilievo i chiaroscuri dell'acciaio.
Così è nella luce, simbolo della chiarezza per la mente, e della gioia e serenità per il cuore, che si risolve il dialogo d'amore tra il fedele e il Crocifisso, dialogo favorito dalla contemplazione della scultura.