"Ho sete"

B308-A5

Intratteniamoci sulla sapienza della Croce

"Unitre"

Caro lettore, la quaresima ci esorta alla conversione accostandoci alla mensa della Parola e dell'Eucaristia e a vivere più intensamente la settimana Santa.

Mi riferisco a Gesù che lascia intravedere l'insondabile profondità della sua preghiera filiale, non soltanto prima di consegnarsi volontariamente: "Padre … non la mia, ma la tua volontà …" ( Lc 22,42 ), ma anche nelle sue ultime parole sulla Croce, là dove pregare e donarsi si identificano.

Le sette parole

- "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno" ( Lc 23,24 ).

- "In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso" ( Lc 23,43 ).

- "Donna, ecco tuo figlio; ecco la tua madre" ( Gv 19,26-27 ).

- "Ho sete!" ( Gv 19,28 ).

- "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ( Mc 15,34 ).

- "Tutto è compiuto!" ( Gv 19,30 ).

- "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" ( Lc 23,46 ).

Fino a quel forte grido con il quale muore, rendendo lo spirito ( Mc 15,37; Gv 19,30 ).

Le sette parole di Gesù sulla Croce sono in primo luogo per Maria, sono la sua e la nostra sola luce.

Il tempo che ci resta da vivere fino al ritorno di Gesù è come un grande sabato santo.

Noi dobbiamo entrare con la Chiesa nel silenzio di questo grande sabato, nel mistero del sepolcro.

Se non c'è nella nostra vita il grido di sete, la ferita del cuore e lo spogliamento totale del sepolcro, non saremo veramente in attesa del ritorno di Cristo Gesù, che non vuole essere atteso come un ladro, ma atteso e desiderato come uno sposo.

Bisogna quindi che facciamo lo sforzo di lasciarci purificare e vivificare dalle sette parole di Cristo.

Esse sono come un testamento e noi non possiamo viverle che con Maria.

Lei vive la morte di Cristo in un abbandono doloroso, ma anche in una speranza che le dona una sete bruciante della Risurrezione di Gesù.

L'attesa di Maria nel mistero del sepolcro è animata da un desiderio intenso, una grandissima sete.

Questo mistero di attesa è un mistero di grande povertà, della speranza più povera che sia mai stata vissuta.

Ma in Maria è frutto meraviglioso dello Spirito Santo, "Padre dei poveri".

Il dono di Maria a Giovanni

L'ultima settimana di Gesù è punteggiata da sette grandi iniziative.

Le ultime tre sono il dono di Maria a Giovanni, il "sitio" e la consegna di tutto nelle mani del Padre.

È importante sottolineare che Gesù lancia il suo grido di sete dopo aver dato Maria a Giovanni.

È il sacrificio supremo della Madonna che accetta di non avere alcun diritto su suo figlio.

I legami tra Gesù e Maria è proprio sul Calvario che raggiungono il vertice di questa unione e di questa intimità.

Sotto la Croce Maria visse la più totale immolazione che una madre possa conoscere.

Il grido di sete

Più siamo poveri, più Gesù ha sete di donarsi a noi.

Maria però ha come primo impegno fare dei suoi figli, a partire da Giovanni, dei veri poveri di spirito, perché Lei è nostra madre solo in questa estrema povertà.

È proprio quando Gesù dona Maria a Giovanni, e, riferendoci a noi, quando conosci lo spogliamento del cuore, della volontà e della sensibilità che Gesù lancia il suo grido di sete.

L'addio di Cristo a Maria e agli uomini non può essere che questo grido di sete: subito dopo, Gesù consegna tutto nelle mani di Dio.

L'ordine delle sette parole

Le sette parole ci rivelano che lo sguardo di Gesù è rivolto prima al Padre, poi agli uomini, quindi di nuovo al Padre, a Maria e Giovanni, e poi viene il "Sitio".

Puro sguardo contemplativo nei confronti del Padre, pura carità filiale nei confronti di Maria.

Nel dono che Gesù fa di sua madre a Giovanni, c'è un appello: che l'Amore sia amato, sia pienamente amato, così come chiede di essere amato.

Il mistero del sepolcro deve mettere in noi un nuovo slancio di speranza, tutta trasformata dall'amore, un grido che è quello di Gesù, ed è quello di Maria.

Ciò esige che siamo poveri, spogli della nostra sensibilità, perché non si abbia più niente di esclusivo.

È necessaria l'invocazione allo Spirito Santo e, in Lui, da Maria in Maria.

La solitudine di Maria

Ricevere Maria, prendere Maria è un mistero di fede, non un "affare" di devozione.

Si vive il mistero nella fede, nella speranza e nell'amore, nella solitudine dell'adorazione, la solitudine del cuore di Maria.

Allo Spirito Santo bisogna domandare di donarci l'esperienza divina del cuore di Maria.

Ascolta il mio grido!

Caro lettore, consapevole che è Dio che parla all'uomo, ti dice: "Ascolta il mio grido!"

Possa tu ascoltare, come se uscisse dal tabernacolo, il grido che ha lanciato dall'alto della croce: "Ho sete".

Ed è come se aggiungesse: "Se ho voluto abitare per sempre tra gli uomini, l'ho fatto per spegnere questa sete che non mi lascia più.

È il grido del mio cuore aperto che intende diffondere sempre di più i benefici redentori su tutti.

Ho sete di anime, di tutte le anime e di ciascuna in particolare.

Ho sete di anime, non per mia soddisfazione, ma perché voglio renderle felici.

Non soffocare il mio grido, vieni ad estinguere la mia sete!

Che la mia sete non incontri mai il tuo rifiuto.

Sono una fonte che non si esaurisce.

La mia presenza eucaristica ti ricordi la mia sete e ti inviti a condurre verso di me altre anime, affinché anch'esse si abbandonino al mio amore!

Venite a me … che siete affaticati ed oppressi e vi insegnerò a riposare, a dimenticare la stanchezza quotidiana, vi libererò dall'amarezza, dalla tristezza e vi farò ritrovare il sorriso più sincero.

Vi darò il riposo dell'intelligenza, dissipando i vostri dubbi, condividerò con voi, con chiunque, anche con te, il mio riposo.

Vi do la mia pace".