Il Crocifisso rivelazione di Dio |
B315-A1
Solleciti alle esortazioni del Papa all'apertura dell'Anno della fede, riteniamo che uno strumento efficace sia l'annunzio e la contemplazione del Crocifisso, allo scopo di consolidare la nostra professione cristiana e per testimoniarla al mondo con l'esempio e la catechesi, nella cultura e nella mentalità contemporanea, così insidiata dalla secolarizzazione, cioè dall'assenza del riferimento a Dio, in definitiva da un ateismo pratico, se non sempre dichiarato.
Sono le stesse parole di Gesù che ci indicano tale itinerario spirituale: « Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono » ( Gv 8,28 ).
E in effetti proprio sul Calvario abbiamo delle sconvolgenti attestazioni della sua divinità: da parte del malfattore pentito, che rimproverando l'altro crocifisso che insultava Gesù, dichiara: « Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? », e rivolgendosi a Gesù: « Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno » ( Lc 23,40-43 ), ottenendo la promessa dell'immediato ingresso in paradiso.
È sconvolgente: un torturato in agonia che si rivolge ad un altro sofferente come lui e lo chiama Dio!
Non è certo sul patibolo della croce che possono fiorire fantasie, mentre si è trasformati in dolore vivente, ma è solo la verità che può farsi strada e risplendere.
Ma soprattutto colpisce ed emerge - vorrei dire come perentoria - la dichiarazione del centurione, cioè di un romano, pertanto pagano, che dopo la morte di Gesù dà gloria a Dio dicendo: « Davvero costui era Figlio di Dio! » ( Mt 27,54 ).
E con lui lo attestavano le guardie.
Tutto il Vangelo è mirato al triduo pasquale della crocifissione, morte e risurrezione di Gesù, ma alcune espressioni del Maestro, oltre a quella sopra citata, collegano direttamente la sua rivelazione di essere Dio alla Croce.
Così quella a Nicodemo: « E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna » ( Gv 3,14-15 ), e quella nella imminenza della passione: « E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me » ( Gv 12,32 ).
Da tutto ciò emerge come la via da Gesù indicata per conoscere la sua divinità sia quella di riguardarlo come Crocifisso, pur senza ignorare le molteplici ed infinite strade con cui lo Spirito ispira e lo rivela agli uomini, e non per nulla Giovanni, dopo la trafittura del fianco, richiama il passo profetico di Zaccaria: « Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto » ( Zc 12,13 ), ad attestare la conoscenza che si ha di lui come Dio, nel rimirarlo sulla croce.
E poiché il triduo pasquale della passione e resurrezione di Cristo non è un episodio del passato rievocato solo alla memoria, ma è tuttora presente nella Chiesa, specialmente nella liturgia della messa, in cui il sacrificio redentivo viene ripresentato, secondo la precisa espressione del Magistero, appare chiaro come l'annunzio del Crocifisso sia l'annunzio di Dio, l'attestazione della sua esistenza rivelatasi in mezzo a noi, nella condivisione della nostra natura umana per essere solidali con noi nella nostra vita.
Da questa sua condivisione, che scaturisce dall'amore del Padre per il suo Figlio Unigenito, e in Lui per tutti noi, deriva la redenzione dalla colpa di ogni uomo che si incorpori in Lui, nonché l'assunzione da parte sua del mistero del dolore e della sofferenza, che viene così rigenerato, talché ogni sofferente può trovare conforto dalla vicinanza del Crocifisso, dare significato e rendere meritorio il dolore stesso.
Il mezzo di cui noi disponiamo per facilitare la conoscenza di Dio attraverso il Crocifisso, e quindi della salvezza da Lui apportata all'uomo, è l'Adorazione alla sue cinque Ferite aperte, compilata da fra Leopoldo e consolidata e diffusa da fr. Teodoreto.
Nel presentarla e diffonderla è bene evidenziare come nel nostro tempo, e specialmente in quest'anno della fede, la prima finalità da fare emergere di tale preghiera sia quella di testimoniare che Dio esiste, e si rivela come Crocifisso.
L'Unità e la Trinità di Dio è il mistero centrale della fede e della vita cristiana, recepito da ogni fedele in particolare nel segno della Croce, che è la sintesi e l'espressione di tale mistero, venendo nominate le tre Persone per le relazioni intercorrenti tra Loro, ma risultanti unite per l'unicità del segno tracciato con la mano: con un solo segno viene dichiarata l'unicità della natura divina e la triplicità delle Persone.
Ed è appunto dal Crocifisso che si svela pienamente il mistero trinitario, già rivelato negli insegnamenti di Gesù e manifestato con particolare evidenza in alcune circostanze ( come nel Battesimo e nella Trasfigurazione ).
Infatti è sul Calvario che appare chiaramente la distinzione – peraltro amorosa, paterna e filiale – tra il Padre e Gesù, tra la volontà del Figlio, che supplica e si rimette al Padre, e quella divina che vuole l'esaltazione e l'eccellenza morale di Cristo nell'offerta della vita per gli altri, quale suprema manifestazione dell'amore più forte, secondo quanto Lui stesso ha dichiarato: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici » ( Gv 15,13 ).
Parimenti in quest'offerta di dedizione totale ed incondizionata al Padre, e nell'effusione dell'amore del Padre al Figlio, e per lui a tutti gli uomini, emerge la relazione amatoria di Dio, lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e che Gesù, nell'atto di spirare, ci dona: « E, chinato il capo, consegnò lo spirito. » ( Gv 19,30 ).
Va notato che in precedenza Gesù aveva detto nel suo discorso alla vigilia della passione: « È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. » ( Gv 16,7 ).
Quindi adorando il Crocifisso siamo interpellati e assecondati a contemplare e penetrare nel mistero della SS. Trinità, per quanto sia consentito a noi, umili creature, anche al di là della profondità dei concetti teologici che magari ignoriamo, supplendo a tale carenza l'intensità del sentimento d'amore e la luminosità della Grazia che Dio accorda a chi lo cerca di cuore.
Il Crocifisso ci rivela l'uomo, creatura di Dio, salvata da Cristo e santificata dallo Spirito, e pertanto anche l'uomo rientra nei termini della fede, per la sua origine, la sua condotta morale, l'essere stato redento, il suo destino eterno.
Ci limitiamo ad una semplice citazione, questa volta di un pagano, uno dei massimi geni di tutti i tempi, il filosofo greco Platone, il quale 400 anni prima di Cristo, volendo dare un'idea della giustizia, pone come suo emblema un uomo flagellato e crocifisso.
A ben riflettere, tale presentimento, oltre a colmarci di gioioso stupore, ci interpella profondamente: se l'esemplare del giusto è colui che è crocifisso, ad ogni uomo è richiesta una radicale conversione per non farsi complice dell'accanimento contro il giusto, che noi sappiamo individuare in Gesù Crocifisso.
Quindi la meditazione e la contemplazione del Crocifisso è la strada che la fede ci suggerisce per la stessa conoscenza dell'uomo e per la sua perfezione e felicità.
È un itinerario umano e spirituale su cui animare la nostra riflessione e la nostra opera catechistica e apostolica, il cui orientamento interiore e operativo ci proviene proprio dall'Adorazione al Crocifisso, in cui è riposta ogni scienza e sapienza, secondo l'esortazione di S. Paolo: "Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo Crocifisso" ( 1 Cor 2,2 ).
V. M.