Quale bellezza salverà il mondo?

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Testimoni della Bellezza che salva

Testimoni della Bellezza che salva: la discesa dal monte e l'invito "Alzatevi e non temete"( Mt 17,7 )

La reazione dei discepoli al dono della trasfigurazione è quella di fermare la bellezza di cui hanno fatto esperienza: "Maestro, è bello per noi stare qui.

Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". ( Lc 9,33 )

La bellezza però non è possesso, è dono e come tale va donata, non trattenuta: ai discepoli prostrati in adorazione e presi da grande timore Gesù, avvicinandosi e toccandoli, dice: "Alzatevi e non temete". ( Mt 17,7 )

È l'invito a riprendere il cammino senza paura, a scendere dal monte verso la vita ordinaria e a intraprendere il grande viaggio che porterà il Figlio dell'uomo a Gerusalemme per compiere il proprio destino.

È l'invito rivolto anche a noi a proseguire il nostro pellegrinaggio verso la Gerusalemme del cielo senza paura, sapendo che egli è con noi e che perciò la vita è bella ed è bello impegnarsi per il Regno.

È l'invito ad accogliere, annunciare e condividere con tutti la Bellezza che salva.

Attualizzando per il nostro oggi questa riflessione, potremmo dire che riscoprire la bellezza di Dio significa riscoprire le ragioni della nostra fede davanti al male che devasta la terra e le motivazioni profonde del nostro impegno a servizio di tutti, per la gloria di Dio.

Chi fa esperienza della Bellezza apparsa sul Tabor e riconosciuta nel mistero pasquale, chi crede all'annuncio della Parola della fede e si lascia riconciliare col Padre nella comunione della Chiesa, scopre la bellezza d'esistere, a un livello che nulla e nessuno al mondo potrebbe dargli.

Di questa Bellezza, che viene dall'alto, il discepolo di Gesù deve nutrirsi e sempre di nuovo farsi annunciatore, per condividerla con chi non la conosce e con chi in forme diverse ne è alla ricerca.

È l'invito che ci raggiunge tutti particolarmente in questo anno di grazia e di rinnovamento che è l'anno giubilare del 2000.

Perciò, a nome di Gesù Crocifisso e Risorto, vorrei dire a tutti voi la parola che risuona dal Tabor: "Alzatevi e non temete!", invitandovi a fare esperienza del dono di Dio, vera bellezza che salva, ad annunciarlo con la parola e la vita per condividere con tutti lo splendore del vero e del bene, che è la luce della Bellezza divina.

Confortato dall'icona della Trasfigurazione, che mi ha condotto a contemplare con voi la rivelazione della Trinità e della Sua bellezza nel triduo santo, mi piacerebbe esclamare con voi: "Signore, è bello per noi stare con Te", nel desiderio di trovare incitamento in questa esperienza di grazia a vivere la nostra vocazione e missione con gioia sempre più grande.

In particolare, ai miei fratelli nel ministero ordinato vorrei ricordare le parole con cui l'apostolo Paolo traccia il compito a noi affidato: "Siamo i collaboratori della vostra gioia". ( 2 Cor 1,24 )

E a tutti i consacrati richiamo quanto dice loro Giovanni Paolo II, partendo proprio dall'episodio della Trasfigurazione: "La persona che dalla potenza dello Spirito santo è condotta progressivamente alla piena configurazione a Cristo, riflette in sé un raggio della luce inacessibile e nel suo peregrinare terreno cammina fino alla fonte inesauribile della luce.

In tal modo la vita consacrata diventa una espressione particolarmente profonda della Chiesa Sposa, la quale, condotta dallo Spirito a riprodurre in sé i lineamenti dello Sposo Gli compare davanti ' tutta gloriosa senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata '. ( Ef 5,27 )3

a) Fare esperienza della Bellezza che salva: conversione e riconciliazione

Fare esperienza della Bellezza che salva significa anzitutto vivere il cammino della fede, specialmente nella preghiera personale e liturgica vissuta come preghiera in Dio, nello Spirito, per il Figlio andando al Padre e tutto da Lui ricevendo nella pace.

È l'esperienza del riconoscersi amati e salvati, perdutamente affidati al Dio vivo, nascosti con Cristo nelle relazioni d'amore della Trinità.

A tale esperienza si arriva attraverso la conversione del cuore e la riconciliazione con Dio e con la comunità.

La Bellezza della carità divina - una volta sperimentata nel profondo del cuore - non può non condurre al superamento dell'individualismo, purtroppo così diffuso anche fra i cristiani.

Veniamo condotti a riscoprire il valore del "noi" nella nostra vita, tanto a livello di comunità ecclesiale quanto nelle singole comunità familiari e in tutte le forme in cui, come credenti, ci troviamo a vivere la relazione con gli altri.

In particolare, la bellezza della comunione dovrà risplendere nelle comunità dei consacrati e delle consacrate che per vocazione sono chiamati a essere icona della comunione di tutta la Chiesa, fondata nella comunione della Trinità divina.

Essa dovrà risplendere anche nella liturgia.

Quanto è importante una celebrazione liturgica che nei tempi, nei gesti, nelle parole e negli arredi riflette qualcosa della bellezza del mistero di Dio!

Ogni volta, nel cuore della celebrazione eucaristica, l'esclamazione "mistero della fede" scaturisce dallo stupore consapevole dell'orante, quando lo splendore della verità gli si manifesta in pienezza.

Dopo aver compiuto ciò che il Signore Gesù ha comandato agli Apostoli di ripetere "in memoria di Lui", gli occhi della fede si aprono, come quelli dei discepoli di Emmaus ( Lc 24,30-31 ) e confessiamo con stupore e gratitudine il "mistero della pietà". ( 1 Tm 3,16 )

La Bellezza si svela nel mistero di Cristo culminante nella Pasqua: la celebrazione eucaristica ne costituisce il memoriale.

L'esigenza del celebrare bene si radica in queste convinzioni.

I ritmi di parola, silenzio, canto, musica, azione nello svolgersi del rito liturgico contribuiscono a questa esperienza spirituale.

b) Annunciare la Bellezza che salva

In questa fine di secolo e di millennio l'incontro con la Bellezza dà nuovo impulso alla passione missionaria in tutte le sue forme: proclamare la bellezza della Trinità divina, educare a farne esperienza, testimoniare la carità che ne deriva e l'impegno per la giustizia, formare i giovani a questi valori, sono altrettanti compiti che esige la "discesa dal monte"

L'itinerario giubilare si presta in modo particolare a vivere questo annuncio della Bellezza che salva con i suoi cinque momenti: spirituale, ecclesiale, caritativo, penitenziale e mariano.

Ma anche l'arte è un annuncio della Bellezza che salva.

"Ogni autentica ispirazione racchiude in sé qualche fremito di quel 'soffio' con cui lo Spirito creatore pervadeva fin dall'inizio l'opera della creazione.

Presiedendo alle misteriose leggi che governano l'universo, il divino soffio dello Spirito creatore si incontra con il genio dell'uomo e ne stimola la capacità creativa.

Lo raggiunge con una sorta di illuminazione interiore che unisce insieme l'indicazione del bene e del bello e risveglia in lui le energie della mente e del cuore rendendolo atto a concepire l'idea e a darle forma nell'opera d'arte.

Si parla allora giustamente, se pure analogicamente, di ' momenti di grazia ', perché l'essere umano ha la possibilità di fare una qualche esperienza dell'Assoluto che lo trascende.4

Sottolineo in particolare il significato delle architetture e delle iconografie sacre.

Desiderare che nascano con l'impronta della bellezza è rispettare la loro primaria funzione di testimoniare l'irruzione della grazia divina nella nostra quotidianità.

Architetture e iconografie sacre desuete, ripetitive, che non si sforzano di rispettare il dettato del nostro Sinodo 47°,5 non sono in grado di suscitare l'emozione propria del mistero cui alludono, non commuovono e non portano alla lode: dovrebbero invece essere una freccia lanciata all'interiorità attraverso il linguaggio della bellezza, un sostegno alla contemplazione.

c) Condividere con tutti la ricerca e il dono della Bellezza

Mettersi in ascolto delle domande vere del cuore umano vuol dire cogliere ogni nostalgia di bellezza, dovunque essa sia presente, per camminare insieme con tutti nella ricerca della Bellezza che salva.

Vivere l'impegno ecumenico, il dialogo interconfessionale e interreligioso, è compito urgente per rispettare e promuovere insieme con tutti la Bellezza come giustizia, pace e salvaguardia del creato.

Si potrà qui valorizzare l'esperienza del dialogo con i non credenti quale forma di comune ricerca della Bellezza che salva.

Condividere il dono della Bellezza significa inoltre vivere la gratuità dell'amore: la carità è la Bellezza che si irradia e trasforma chi raggiunge.

Nella carità non c'è rapporto di dipendenza fra chi dà e chi riceve, ma scambio nella comune partecipazione al dono della Bellezza crocifissa e risorta, dell'Amore divino che salva.

Va allora riscoperto il valore dell'altro e del diverso, inteso sul modello delle relazioni vicendevoli delle tre Persone divine: non l'altro come concorrente o dipendente, ma come ricchezza e grazia nella diversità.

d) Vivere l'anno giubilare nell'unità delle tre dimensioni: sacramentale, profetica e caritativa

L'unità delle tre dimensioni indicate - quella dell'esperienza sacramentale della Bellezza che salva, quella dell'ascolto della Parola che l'annuncia e della proclamazione di essa e quella della condivisione nella carità - va sempre cercata, ma è urgenza propria e particolare dell'anno giubilare.

Non sarà vissuto se non abbraccerà una rinnovata lettura della vita e della storia alla luce della Trinità, alla scuola della Parola di Dio proclamata e accolta, se non si nutrirà dei sacramenti della vita riscoperti in tutta la loro ricchezza di luoghi di incontro con la Bellezza che salva, e se non si vivrà lo sforzo di condividere con tutti il dono di questa stessa Bellezza.

Liturgia e vita spirituale, catechesi ed evangelizzazione, dialogo e servizio della carità dovranno conoscere nell'anno giubilare un nuovo slancio, motivato dal rinnovato incontro con la bellezza di Dio, sperimentato in questa sorta di Tabor del cammino del tempo che è l'anno 2000.

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3 Giovanni Paolo II, Vita consecrata 19
4 Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, n. 15
5 Sinodo 47° Cost. 540