Vivere la fede oggi |
17. - Se ciò che si è fin qui detto riguarda il contenuto e la natura della fede, la sua sostanziale originalità di fronte ad ogni attività o capacità umana, si può affermare onestamente che l'attuale stato di crisi religiosa metta in questione il messaggio cristiano intorno a Dio e renda superata o inutile la fede in Lui?
Non sarà vero, al contrario, che la fede cristina è trascurata o rifiutata, perché non è abbastanza conosciuta?
Non ci si ostina forse nel rifiuto di Dio, perché lo si confonde con una sua immagine rozza, infantile, deformata?
Sono interrogativi, ai quali una coscienza cristiana attenta e responsabile non può sfuggire.
Ci chiedono, magari, con il duro linguaggio della realtà, una « revisione » coraggiosa circa il modo di sentire, di vivere, dj presentare, di testimoniare la nostra fede.
Esigono, soprattutto oggi, che questa fede sia limpida, autentica, semplice.
Perciò, sotto lo stimolo del fenomeno dell'ateismo e della secolarizzazione, ma, prima ancora, per un bisogno di coerenza, dobbiamo cercare di purificare l'immagine di Dio da rappresentazioni naturalistiche o antropomorfiche: la fede sollecita, ogni giorno, questo sforzo di purificazione e di rinnovamento, perché il credente ogni giorno deve purificarsi e rinnovarsi convertendosi al Signore.
Mettiamo, quindi, da parte ogni meschino interesse e compromesso, per ridare alla nostra fede l'espressione viva di un libero e personale attaccamento a Dio in Cristo Gesù.
Togliamo alla nostra preghiera ogni forma di egoismo chiuso e sterile, affinché il nostro dialogo con Dio si trasformi in una fervida amorosa contemplazione del Suo volto.
Eliminiamo eccessive indulgenze al folclore ed al fasto rumoroso nelle manifestazioni esteriori e sociali della fede, sempre più coraggiosamente modellandola sulla autenticità ed espressività delle forme del culto liturgico.
Vorremmo, tuttavia, non si equivocasse sulla nostra viva esortazione a purificare in tal modo le espressioni di fede, quasi che ciò autorizzasse a una sorta di disprezzo, più o meno aperto, per alcune espressioni caratteristiche della pietà popolare, sempre che si evitino gli inconvenienti sopra denunciati.
L'educazione alla fede è attenta alle esigenze, anche più umili e semplici, del popolo cristiano e, pur quando interviene a correggere, è vigile e delicata.
Crediamo importante, inoltre, aggiungere che purificare la fede non significa « liberarla » dai suoi contenuti come da pesi ingombranti ed inutili.
Una fede senza contenuti non è fede.
Perché sia esplicita, sicura, fattiva, è necessario oggi più di ieri che i fedeli conoscano ed accolgano il messaggio rivelato nella sua purezza ed interezza.
La Chiesa « deve predicare a tutti Gesù Cristo e fare in modo che ogni cristiano aderisca alla sua divina persona e al suo insegnamento, sino a conoscere e vivere tutto il suo mistero ».54
18. - Solo una fede ricca e pura è in grado di plasmare l'intera esistenza umana.
Forse, l'aspetto più drammatico nella crisi di fede ai nostri giorni è proprio nel distacco, spesso nella estraneità, della fede dal tessuto vivo dei problemi e degli interessi di molti uomini.
Avviene cosi che, quando ci si decide a rifiutare la fede, questa è già diventata, purtroppo, un morto bagaglio di nozioni, un irritante peso di norme e costrizioni.
D'altra parte, pur coloro che desiderano sinceramente di credere si trovano sovente dinanzi a questa grave difficoltà: come fare per conciliare la fede cristiana con gli impegni quotidiani della vita?
Si tratta, senza dubbio, di una difficoltà seria.
Soprattutto oggi, il ritmo della vita, con le sue attività dispersive e non di rado convulse, sembra ostacolare sin quasi a proibire quella funzione di luce e di anima per l'esistenza, che in altri tempi si riconosceva pacificamente alla fede cristiana; anzi, sembra perfino rendere vano il proposito di dimostrarne il valore pratico e la efficacia concreta, lasciando talora soltanto il rammarico o la nostalgia di una esperienza impossibile.
Eppure Gesù dichiara, senza ombra di equivoci, che il regno di Dio impegna l'uomo tutto intero con il richiamo ad un interesse supremo e decisivo, ( Cfr. Mt 6,33; Lc 10,38-42 ) e lo investe come la gioia d'una scoperta inattesa e di una conquista preziosa. ( Cfr. Mt 13,44s )
Il messaggio di Cristo, in altre parole, non è un ideale astratto o una utopia sempre vagheggiata e mai raggiunta.
Il Vangelo chiama l'uomo, tutto l'uomo, a una « conversione » radicale, che lo trasforma nella « nuova creatura ».
La fede esige, inoltre, che tutte le realtà create, pur nel rispetto della loro autonomia legittima, siano ordinate a Dio ed ai fini da Lui stabiliti.
È questa, oggi, l'impresa più ardua e, al tempo stesso, più entusiasmante: scoprire e valutare la consistenza, il significato, il contenuto delle attività temporali, preoccuparsi anzi di difenderne lo spazio e le esigenze proprie, e tuttavia riconoscere ed attuare il riferimento a Dio di tutta la creazione e di tutta la storia, trasfigurando consapevolmente la fatica terrena in una autentica celebrazione della gloria del Signore.
È la risposta al disegno di Dio: « Redento, infatti, da Cristo e diventato nuova creatura nello Spirito Santo, l'uomo può e deve amare anche le cose che Dio ha creato …
Di esse ringrazia il benefattore e, usando e godendo delle creature in povertà e libertà di spirito, viene introdotto nel vero possesso del mondo, quasi che, al tempo stesso, niente abbia e tutto possegga: "Tutto, infatti, è vostro: ma voi siete di Cristo, e Cristo di Dio" ». ( 1 Cor 3,22-23 )57
19. - Come vita, la fede impone doveri precisi, chiede d'essere alimentata, accresciuta, irrobustita.
Come dono d'inestimabile valore elargitoci dall'amore misericordioso di Dio, la fede esige d'essere protetta, vigilata, difesa.
Sempre più ricca nelle sue motivazioni e nel suo contenuto, sempre più trasparente e pura nelle sue manifestazioni, sempre più matura e forte nelle sue prove, si rinnova ogni giorno pur rimanendo l'unica antica fede e ci guida e ci consola lungo i diversi sentieri della vita.
La gioia di possedere e vivere questa fede non può ritenersi solamente un bene da conservare né un tesoro da sotterrare.
Impone, invece, d'essere comunicata agli altri, a tutti, affinché il « lieto annuncio », che è il Vangelo di Gesù, sia reso noto per mezzo della Chiesa e le genti conoscano la inestimabile ricchezza del Cristo ed il mistero del suo amore per noi. ( Cfr. Ef 3,8-18 )
La parola del Maestro urge, rimprovera, conforta: « Voi siete la luce del mondo.
Una città non può star nascosta, se è situata su di un monte; né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e risplenda per tutti quelli che sono in casa.
Similmente risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli ». ( Mt 5,14-16 )
Ecco la nostra « vocazione » e la nostra « missione »: noi dobbiamo essere, nel mondo di oggi « la lampada che arde e splende ». ( Gv 5,35 )
20. - Di qui il compito impareggiabile di coloro i quali, scelti da Dio, fanno della propria vita una piepa ed irrevocabile consacrazione alla diffusione del messaggio della fede.
Intendiamo parlare - e lo facciamo con profondo senso di riconoscenza e di amore - di voi, Sacerdoti, nostri provvidenziali collaboratori nel ministero apostolico, chiamati ad una specifica partecipazione e cooperazione nell'annuncio evangelico al popolo cristiano.
Ad ogni Sacerdote, con accento particolare, noi rivolgiamo le parole dell'Apostolo Paolo a Timoteo: « Esponendo queste cose ai fratelli, sarai buon ministro di Gesù Cristo, nutrito dalle parole della fede e della buona dottrina, che hai fedelmente appreso ». ( 1 Tm 4,6 )
Vorremmo poi a tutti i nostri Sacerdoti ritrasmettere e affidare per una seria meditazione e un sincero esame personale la ferma e calda esortazione apostolica rivoltaci dal S. Padre nel suo documento Quinque abhinc anni, sul compito che spetta a noi Vescovi, e, in proporzionata misura, ai nostri primi cooperatori, i Sacerdoti, essi pure testimoni ed educatori della fede, soprattutto nell'attuale crisi che investe il linguaggio e il pensiero.
Che lo sforzo necessario per adeguare il modo e la forma di presentazione del deposito inalterabile della fede alle esigenze e alla mentalità della nostra epoca non tradisca mai la verità e la continuità della nostra fede.
« Bisogna, ripetiamo con il S. Padre, attentamente vigilare affinché una scelta arbitraria non coarti il disegno di Dio entro le nostre umane vedute, e non limiti l'annuncio della Parola a quel che le nostre orecchie amano ascoltare, escludendo, secondo criteri puramente naturali, quel che non è di gradimento ai gusti odierni.
« Dinanzi alla rovina che causa oggi nel mondo cristiano la divulgazione di ipotesi avventate o di opinioni che turbano la fede, noi abbiamo il dovere di ricordare che la vera teologia si basa come su un fondamento perenne, sulla Parola di Dio scritta, inseparabile dalla S. Tradizione ».62
Mentre accogliamo per noi il fermo invito del Pontefice a non ridurci al silenzio per il timore delle critiche, passiamo anche a ciascuno dei nostri Sacerdoti il fervido appello di Paolo a Timoteo: « Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo … predica la Parola, insisti a tempo e fuori di tempo, riprendi, minaccia, esorta con tutta pazienza e dottrina ». ( 2 Tm 4,1-3 )
Portatore peraltro del messaggio salvifico in nome della Chiesa, il Sacerdote dà luce e forza al suo annuncio con la testimonianza di una vita interamente consacrata a Cristo ed ai fratelli, nella libera gioiosa accettazione della povertà evangelica e del sacro celibato, nella comunione con il Vescovo in spirito di obbedienza e di carità, di generoso distacco dai beni di quaggiù e di stimolante richiamo ai valori eterni.
Il Sacerdote, perciò, è non solo araldo della fede nel mondo con la parola e la testimonianza della vita, ma ne è l'educatore qualificato ed efficace.
La testimonianza operosa del Sacerdote realizza però il suo vigore pieno soltanto quando scaturisce da una profonda comunione con il Signore, e questa non è possibile senza una fede personale, limpida, robusta, convinta.
Gli uomini del nostro tempo aspettano, dal ministro di Dio, questa trasparenza che rende credibile la sua parola come la Parola che salva, e sono meglio disposti a seguire l'araldo quando è fedele al messaggio che proclama.
21. - La famiglia ha un ruolo di fondamentale importanza nel primo annuncio della fede e nella iniziazione cristiana dei figli.
Primi annunciatori della fede sono i genitori, in quella forma di catechesi, che « trova la sua originalità e la sua efficacia nel carattere occasionale e nella immediatezza dei suoi insegnamenti, espressi innanzitutto nel comportamento e nella esperienza spirituale di ciascuno.
In famiglia ciascuno deve poter trarre un modello di vita permeato di fermenti cristiani, sperimentando dal vivo il senso di Dio, di se stesso, del prossimo ».64
Le insidie contro la santità e la unità della famiglia cristiana, fattesi ancor più gravi con la introduzione del divorzio nella legislazione italiana, pongono alla coscienza dei genitori e dei giovani che si preparano al matrimonio nuovi interrogativi, sollecitano una più vigorosa coerenza con la propria fede e, perciò stesso, postulano una fede più matura nelle sue motivazioni, nei suoi contenuti, nelle sue convinzioni e nelle sue espressioni.
Noi confidiamo che le nostre famiglie, consapevoli dei pericoli che le insidiano, ma ancor più della grandezza della loro missione nella Chiesa e nella società, sapranno trovare nella grazia del vincolo matrimoniale la forza per assolvere costantemente ai loro doveri, assiduamente coltivando ed impetrando con la preghiera la saldezza del loro amore « nell'ufficio di trasmettere la vita umana e di educarla », e di cooperare cosi « con l'amore del Creatore e del Salvatore, il quale attraverso di loro sempre più dilata ed arricchisce la sua famiglia ».65
All'azione primaria ed insostituibile dei genitori nella maturazione della fede si unisce, integrandola, quella degli educatori cristiani, siano essi religiosi o laici, impegnati nelle istituzioni pubbliche o in quelle più propriamente ecclesiali.
Essi hanno un ruolo delicatissimo: chiamati infatti a promuovere la integrale formazione della persona umana dei fanciulli e dei giovani, debbono aiutarli a prendere « sempre maggiore coscienza del dono della fede che hanno ricevuto ».66
Tanto meglio gli educatori cristiani saranno in grado di assolvere alla loro missione, quanto più cercheranno di armonizzare il loro impegno con il dovere proprio dei genitori, sollecitandone la presa di coscienza, in spirito di fede e di collaborazione.
22. - Ma - voi lo sapete - è tutto il popolo di Dio che partecipa, sia pure a diversi livelli di responsabilità, dell'ufficio profetico di Cristo « col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità ».
I fedeli, difatti, « incorporati nella Chiesa col battesimo, sono destinati al culto della religione cristiana dal carattere e, rigenerati quali figli di Dio, sono tenuti a professare davanti agli uomini la fede che hanno ricevuto da Dio mediante la Chiesa ».67
Ogni fedele, dunque, in forza del suo battesimo ed ancor più della sua cresima, ha il dovere inderogabile di diffondere e difendere la fede, come vero testimone del Signore, nell'ambiente in cui si trova, nella professione e nel lavoro che svolge, sempre e dovunque.
Questa coscienza, non certo nuova ma rinnovata e stimolata dal Concilio Vaticano II, che vuole una più attiva partecipazione dei laici all'ufficio profetico di Cristo, deve trovare in essi una risposta sollecita ed operante.
Una risposta, cioè, che si esprima con la parola e con l'opera, con l'annuncio del messaggio della salvezza e con la testimonianza della vita: cosi i laici diventano « efficaci araldi della fede delle cose sperate » e la loro parte nell'opera di evangelizzazione « acquista una sua certa nota specifica ed una particolare efficacia dal fatto che la si compie nelle comuni condizioni del secolo ».68
La comunità ecclesiale in Italia guarda, con tanta speranza, a questo più consapevole e forte impegno dei laici nell'opera di evangelizzazione, affinché la parola del Signore « compia la sua corsa e sia glorificata » e « il tesoro della Rivelazione, affidato alla Chiesa, sempre più riempia il cuore degli uomini ».69
In questa prospettiva va collocato l'attuale sforzo per il rinnovamento della catechesi.
Avviato con generoso slancio e con auspici positivi, esso sarà in grado di rendere più sicura, esplicita, fattiva la fede delle nostre popolazioni nella misura che tutti i credenti, sotto la guida dei Pastori, sapranno impegnarsi a fare in modo che il rinnovamento sia lievito di crescita nella fede della intera Chiesa italiana.70
23. - Questo impegno di tutti per un'autentica crescita nella fede non è possibile, se non attingendo a quelle energie spiritualì, che può fornirci solo « l'autore e perfezionatore della fede, Gesù ». ( Eb 12,2 )
Questa crescita in un'assimilazione a Cristo si realizza, innanzitutto, nell'ascolto docile della sua Parola, a cominciare da quella che si proclama nella liturgia: perché « è Lui che parla, quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura ».72
Ma il Cristo agisce in noi, con particolare efficacia, attraverso i Sacramenti.
Questi mirabili mezzi di salvezza ci rendono partecipi del mistero della Redenzione, che diventa così una potente forza interiore di trasformazione e lievitazione per tutta la vita.
Profondo è, pertanto, il legame che unisce la fede e i Sacramenti, i quali non soltanto la suppongono, « ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; vengono perciò chiamati Sacramenti della fede ».73
E poiché tutti i Sacramenti sono strettamente uniti alla sacra Eucarestia e ad essa ordinati, nell'Eucarestia, come fonte e culmine di tutta la vita cristiana la fede trova il suo centro di unità, di fervore, di progresso.
La riforma liturgica deve essere accolta da tutta la comunità ecclesiale come provvidenziale occasione, non solo per imprimere nuovo vigore al culto reso a Dio Padre mediante Cristo nello Spirito d'amore, ma anche per dare più alto nutrimento e slancio alla fede.
La Liturgia è, infatti, una meravigliosa scuola di fede: « Difficilmente si potrebbe trovare una verità di fede cristiana, che non sia in qualche modo esposta nella liturgia: le celebrazioni liturgiche sono una professione di fede in atto ».74
Presuppongono, però, una partecipazione consapevole, attiva, fiduciosa.
24. - Quanto più il cristiano avanza e cresce nella fede, tanto più scopre - ed è una scoperta meravigliosa - che è la fede ad aprirlo e sospingerlo oltre le frontiere del tempo verso una realtà invisibile, dove ciò che è imperfetto sparirà e l'ombra ed il riflesso cederanno il posto alla visione di ciò che è perfetto. ( Cfr. 1 Cor 13,12 )
La fede racchiude in boccio la speranza, la sostiene e la nutre, come un gioioso trepido senso di attesa.
Il più ed il meglio, per i figli di Dio, non è ancora apparso ed essi vivono nel possesso di ciò che è « già », nell'aspettazione di ciò che deve « venire ».
La speranza cristiana, come la fede, cammina però nel tempo.
È la virtù, che accompagna la Chiesa peregrinante tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio: non garantisce il successo delle nostre attività terrene, non ci esime dalla fatica e dal sacrificio, non ci sottrae al dolore e alla morte.
Iddio Padre, che « non ha risparmiato nemmeno il proprio Figlio », permette la prova, la sofferenza, la malattia, lo sconforto, la desolazione: « Le mie vie non sono le vostre vie, dice il Signore ». ( Is 55,8 )
Ma resta ferma, malgrado tutto, la garanzia della vittoria finale, se rimarremo saldi nella fede e nella speranza.
Stimando, perciò, che « le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che si manifesterà in noi », ( Rm 8,18 ) « aspettiamo la venuta gloriosa di Gesù Cristo grande Iddio e Salvatore », il quale verrà per essere glorificato nei suoi santi ed ammirato in tutti quelli che avranno creduto e trasformerà il corpo della nostra miseria, rendendolo conforme al suo corpo glorioso. ( Cfr. 2 Tm 2,13; 2 Ts 1,10; Fil 3,21 )
I cristiani vivono così, quasi in germe, le ultime realtà della storia della salvezza.
Le vivono e le annunciano, essi che sono i testimoni viventi della speranza, ad un mondo sempre più immerso nella esaltante costruzione della « città secolare », eppur così inquieto ed anelante ad una speranza liberatrice.
Noi siamo profondamente convinti che il messaggio della speranza cristiana, soprattutto ai nostri giorni, abbia davanti il sé stupende prospettive di ascolto, di simpatia, di irradiazione.
Forse senza avvertirlo, di questa speranza gli uomini del nostro tempo sentono un bisogno segreto, struggente.
Se molti di essi sono affascinati da una speranza messianica terrestre, la responsabilità è anche dei cristiani, che non sempre hanno saputo recar loro il gaudioso annuncio della fede, palpitante nella speranza ed operante nella carità.
La Chiesa, Sposa di Cristo, è ogni giorno nell'attesa e nella invocazione del Suo ritorno: « Vieni, Signore Gesù! »; ( Ap 22,17.20 ) fedele al passato, vive il presente, ma è protesa al futuro con la « beata speranza » che le urge e palpita dentro.
Noi, suoi figli, dobbiamo raccogliere questo palpito e sentire questa urgenza.
Dobbiamo farlo per tutti gli uomini, nostri fratelli, ma in modo particolare per i giovani, ansiosi di un mondo nuovo da creare e, quindi, aperti più degli altri alla speranza, che scaturisce dalla fede in Dio e, come amore, in Lui si consuma.
La credibilità del Vangelo, e della Chiesa che lo proclama, è oggi in larga misura riposta nella convinzione, nella forza e nella gioia, con cui ogni credente saprà farsi araldo di una fede, che si apre alla speranza dei « nuovi cieli » e della « nuova terra ». ( Cfr. Is 66,22 )
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