Evangelizzazione e sacramenti

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I Parte - La situazione italiana: Difficoltà e prospettive dell'impegno pastorale

Il fenomeno della secolarizzazione e le sue conseguenze

4. - Intensa e multiforme è stata l'esperienza di vita cristiana che la Chiesa in Italia ha saputo esprimere nei secoli passati, in una società relativamente unitaria e stabile, che essa stessa aveva contribuito a creare e nella quale la quasi totalità dei cittadini e delle istituzioni accettava l'ispirazione cristiana della vita.

5. - In questi ultimi tempi, però, sotto l'influenza e la spinta di fenomeni e fattori di indole varia - culturali, sociali, politici ed economici - molto diverso è diventato il volto con cui il nostro Paese si presenta.

Il fenomeno che più degli altri lo caratterizza - come caratterizza del resto in diversa misura gli altri Paesi, fino a influenzarne o anche determinarne le strutture, le forme di vita e il costume pubblico e privato - è quello della secolarizzazione.

Si tratta di un fenomeno che ha remote radici nella storia, anche se sfugge, per la sua complessità, a una precisa definizione.

Quando afferma i giusti valori delle realtà terrene, la secolarizzazione è senz'altro positiva.

Troppo spesso, però, la secolarizzazione diventa secolarismo, perché esaltando eccessivamente le realtà terrene, giunge ad affermare l'autonomia assoluta dei valori umani e a negare i valori della trascendenza in genere, e della rivelazione cristiana in particolare.

6. - Con la coscienza di nuove corresponsabilità e di una solidarietà più operante e più viva, la secolarizzazione sviluppa nell'uomo moderno la suggestione a ritenersi autosufficiente, e l'errato convincimento che il suo destino si risolva tutto su questa terra.

È così che le nuove antropologie più o meno direttamente, sia pure a titolo diverso e con diverse motivazioni, si presentano come dottrine di salvezza, e propongono ciascuna un proprio modello di vita umana, applicando all'uomo gli attributi esclusivi di Dio.

In questo contesto la realtà - uomo, natura, storia - sembra valere e risolversi unicamente in se stessa, senza che in alcun modo lasci trasparire un segno di quella dimensione più profonda, che è appunto la dimensione religiosa.

7. - Non è difficile avvertire quanto serie possano essere le conseguenze della secolarizzazione, e quali gravi problemi essa ponga alla missione della Chiesa nel mondo.

Anzitutto la pretesa di escludere la religione dalle strutture e dalle istituzioni, per confinarla nell'ambito della vita privata; quando pure non si arrivi a ritenerla estraniante o, come suol dirsi, alienante dai compiti « secolari », che l'uomo « secolarizzato » considera preminenti o addirittura esclusivi.

8. - Di qui la difficoltà a comprendere il disegno di Dio nella storia, ad accettare la sua specifica azione e ad avvertire la sua presenza sacramentale nella Chiesa.

Poiché l'uomo vive in una città secolare, i grandi momenti della sua esistenza hanno generalmente poco riferimento alle celebrazioni liturgiche, che egli conosce sempre meno, quando non le consideri nulla più che una pratica socio-culturale, e finisca quindi o con l'abbandonarle e col dar loro assai scarso rilievo nella propria vita.

Un significato sempre più grande acquista perciò, nell'azione pastorale, la testimonianza della comunità ecclesiale e, con essa, quella dei singoli cristiani, per ricondurre gli uomini a interrogarsi sul valore della parola di Dio, dei sacramenti e della Chiesa stessa.

Il Vangelo ridotto a messaggio di liberazione umana

9. - Sarebbe un errore credere che il fenomeno della secolarizzazione resti ai margini delle comunità cristiane; esso raggiunge, attraverso le vie del costume e dei mass-media, la coscienza di molti credenti, mettendo in crisi la loro fede e creando stati di inquietudine e di grande disagio.

Ne è indice - non unico, ma significativo - anche il diverso modo con cui si cerca di reinterpretare il messaggio evangelico: letto da alcuni in termini di tutela e di garanzia di un ordine definitivamente costituito, sia religioso che sociale; inteso invece da altri come un messaggio di semplice liberazione umana, soprattutto economica e politica.

Nell'un caso e nell'altro, si dà per conseguenza una interpretazione riduttiva e, comunque, unilaterale della missione della Chiesa, e dei mezzi fondamentali - evangelizzazione e sacramenti - con cui essa la compie.

È facile prevedere quali concreti ostacoli questa mentalità secolarizzata presenti nei confronti della evangelizzazione e, più ancora, dei sacramenti; ma occorre anche prendere atto che nuovi problemi si pongono alla Chiesa in ordine alla promozione umana, la quale è parte costitutiva del messaggio di salvezza ( cfr. Sinodo dei Vescovi 1971, La giustizia nel mondo; Apostolicam actuositatem, 5 ).

Dissociazione fra evangelizzazione e sacramenti nell'azione pastorale

10. - Guardando ora all'azione pastorale, con preciso riferimento alla evangelizzazione e alla celebrazione dei sacramenti, non possiamo non constatare che essa richiede, per molti versi, attente sollecitudini e sapienti aggiornamenti.

La prassi comune e consueta non sembra tener sempre presente quanto sia stretto il nesso che lega inscindibilmente l'evangelizzazione, e quindi la fede, ai sacramenti.

11. - Troppo spesso i sacramenti sono stati considerati come momenti separati, se non proprio autonomi, con ripercussioni assai negative sulla formazione della coscienza e della mentalità degli stessi fedeli.

Essi infatti possono essere indotti a ritenere che altra cosa sia l'annuncio della Parola, e altra cosa i sacramenti; e a intendere l'annuncio come semplice trasmissione di una dottrina e di norme morali, i sacramenti come un complesso di riti, di cui sfugge il significato vero; nell'un caso e nell'altro, elementi a se stanti, e spesso senza riflessi di rilievo nella vita concreta dei singoli.

12. - L'influenza sociale e la tradizione ininterrotta di un Paese come il nostro, nel quale quasi tutti i cittadini si dichiarano cristiani e di fatto sono battezzati, favorisce ancora il permanere di una pratica sacramentale.

Ma non sapremmo dire se tale pratica sia davvero e sempre una consapevole espressione di fede.

E permangono anche, nel nostro Paese, solide tradizioni religiose di cui sarebbe errato non prendere atto; sono espressioni di fede e non solo da parte della gente umile e semplice.

Ci chiediamo però se non sia opportuno verificare l'effettiva incidenza di queste tradizioni nella vita dei cristiani e se, comunque, non si ritenga utile purificarle da incrostazioni inopportune e riprenderle e vivificarle, soprattutto con adeguata catechesi.

La crisi religiosa non risparmia l'Italia

13. - Di tutte queste preoccupazioni già in varie circostanze si sono fatti interpreti i Vescovi italiani.

In particolare nel documento pastorale Vivere la fede oggi ( 4 aprile 1971 ) si affermava tra l'altro: « a prima vista … si potrebbe avere l'impressione che il popolo italiano conservi intatto il patrimonio religioso tradizionale.

La nostra gente, quasi dovunque, continua a chiedere il Battesimo, la Comunione e la Cresima per i propri figli, vuole celebrare il Matrimonio in chiesa ed esige la sepoltura religiosa.

Ma quanti sono consapevoli degli impegni di vita cristiana, che questi riti sacri presuppongono e coinvolgono?

Le feste si rinnovano con puntualità e solennità, secondo le antiche consuetudini: i segni religiosi sono ancora presenti e dominanti nel panorama di un popolo, che da circa due millenni si gloria del nome cristiano, ma si può sempre dire che tutto questo nasca da un profondo 'senso religioso', da una autentica 'fede' cristiana? ».

14. - Alla luce di queste considerazioni, l'azione pastorale deve essere seriamente ripensata, senza lasciarsi fuorviare dalle tentazioni sempre ricorrenti.

Non mancano infatti tentazioni di scoraggiamento o di rassegnata inazione, oppure, non meno rischiose, tendenze a un esasperato problematicismo, che tutto mette in questione, ignorando la ricchezza di una tradizione ecclesiale, permeata di fedeltà alla parola di Dio, sostenuta dal magistero dei Vescovi e del Sommo Pontefice, vissuta da innumerevoli schiere di anime sante.

15. - Ci sembra di poter rilevare al riguardo che l'azione pastorale, pur richiamandosi sempre più chiaramente ai contenuti essenziali e alle finalità che ne conseguono, non abbia ancora trovato concordi linee operative.

Non si vogliono ignorare le diversità che caratterizzano le singole Chiese particolari né, meno ancora, si ha la pretesa di mortificare o misconoscere l'originale apporto che ciascuna di esse può dare; si può, se mai, auspicare una più articolata e organica convergenza su alcuni orientamenti comuni, che in questo momento di crescita socioculturale richiamano un più vigoroso impegno missionario e un orientamento unitario di tutte le comunità e dei loro pastori.

Rispondere ai nuovi problemi

16. - L'auspicata convergenza organica su orientamenti comuni non è certo favorita dal permanere di atteggiamenti pastorali assai diversi e talvolta persino divergenti.

La cosa non deve però sorprendere, soprattutto da noi, in Italia, dove la stessa geografia ecclesiastica non è delle più felici per favorire quel « lavorare insieme », che è tanto necessario ai fini di una pastorale moderna e incisiva.

17. - Qualcuno pensa con rimpianto ad altri tempi, quando la vita delle singole Chiese era caratterizzata da maggiore stabilità e da un lavoro pastorale più tranquillo.

Altri invece è più propenso a privilegiare tutto ciò che si presenta come novità, e adotta, nella predicazione e nella celebrazione dei sacramenti, criteri e forme, che invece di rendere l'una e l'altra più pertinenti e più « vere », finiscono con lo svuotarle del loro autentico significato.

18. - Variamente valutati sono anche i nuovi interrogativi posti all'evangelizzazione e alla prassi sacramentale dalla condizione spirituale degli uomini del nostro tempo e dalla loro accresciuta sensibilità per i problemi della liberazione, della giustizia, della pace, della fame, dello sviluppo dei popoli.

Sono interrogativi che meritano un esame spassionato e attento; dovrebbero comunque essere considerati almeno come invito a saper cogliere, con più perspicua immediatezza, quella forza di promozione che, intrinseca alla parola di Dio e ai sacramenti, può lievitare di sé tutti i valori e imprimere un nuovo ritmo nella vita e nell'azione di coloro che la accolgono con fede.

19. - Le modifiche anche notevoli apportate ai ritmi di alcuni sacramenti, il richiamo più volte espresso da parte dei Vescovi ad arricchire di contenuto biblico la predicazione e a sottolineare il valore comunitario delle celebrazioni liturgiche, lo stesso rinnovamento della catechesi: tutto è stato accolto con docile senso di responsabilità e persino con euforica soddisfazione; non sempre però ne sono venuti quei frutti che a buon conto si potevano attendere.

20. - È necessario, pertanto, interrogarsi in qual modo un impegno seriamente sentito e vissuto valga oggi a formare una mentalità di fede, purificata e rinvigorita.

Ed è anche urgente appurare in concreto quali precipue difficoltà si presentino, nell'attuale contesto socio-culturale, a sacerdoti e fedeli nei loro compiti rispettivi di ministero e di cooperazione: difficoltà da affrontare e, con la grazia dello Spirito, da superare, perché la missione perenne della Chiesa raggiunga in pienezza le sue dimensioni.

La scelta pastorale fondamentale

21. - La scelta che han fatto i Vescovi per un approfondimento dello stretto rapporto dinamico fra evangelizzazione e sacramenti non è dunque da considerarsi soltanto come un'occasione per dare un nuovo impulso all'azione pastorale.

È una scelta che mette a fuoco i contenuti essenziali del cristianesimo e suggerisce il modo concreto con cui la Chiesa intende operare efficacemente fra gli uomini, in piena fedeltà alla sua missione di annunciare la salvezza e di attuarla nei sacramenti.

22. - Esistono problemi di metodo e di linguaggio, nella ricerca e nella individuazione delle vie che raggiungono l'uomo contemporaneo, per poterne interpretare, con lucida oggettività, le esigenze più vere.

Di qui la necessità di un approfondimento e di una traduzione, in linguaggio moderno, del messaggio cristiano e di una testimonianza di vita, che ne accompagni e quasi ne convalidi l'annuncio.

Tutto questo comporterà un serio rinnovamento delle nostre comunità cristiane, chiamate ad essere e a manifestarsi, nella loro vita come visibile segno di salvezza per gli uomini.

23. - Né meno necessaria è, alla luce della dottrina del Concilio Vaticano II, una migliore comprensione e una presentazione più pertinente dei sacramenti, che ne metta in evidenza la connessione con tutta la storia della salvezza, il rapporto con il mistero pasquale del Cristo e con la vita della Chiesa, la rilevanza in ordine alla animazione cristiana del mondo e dell'avvento del regno di Dio.

24. - Anche l'intimo nesso fra evangelizzazione e sacramenti, che pure è chiaro nella dottrina, può lasciare sul piano pastorale interrogativi non pochi.

C'è una efficacia propria della parola di Dio annunciata e accolta: ma come far capire che proprio nei sacramenti tale efficacia raggiunge tutta la sua pienezza?

Come comportarsi con chi ha conservato la fede, ma, per diversi motivi, non può accostarsi ai sacramenti, oppure, nella sofferenza della ricerca, giunge solo a invocarli?

Ancora: come aiutare i fedeli, che sono tranquilli nella loro fede e si accostano con sufficiente regolarità ai sacramenti, a ,comprendere l'esigenza di una continua conversione della loro mentalità, e il dovere di una loro cristiana testimonianza?

25. - La risposta a questi interrogativi e a molti altri che si pongono all'azione pastorale, non ultimo quello del riaffiorato e diffuso interesse per i problemi religiosi, deve essere ricercata nella riflessione comune della Chiesa in Italia: riflessione promossa e diretta dai Vescovi e accompagnata dalla conoscenza dei dati offerti dall'indagine socio-religiosa nel nostro Paese.

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