Documento finale |
Nel mondo contemporaneo, caratterizzato da un pluralismo sempre più evidente e da una disponibilità di opzioni sempre più ampia, il tema delle scelte si pone con particolare forza e a diversi livelli, soprattutto di fronte a itinerari di vita sempre meno lineari, caratterizzati da grande precarietà.
Spesso infatti i giovani si muovono tra approcci estremi quanto ingenui: dal considerarsi in balia di un destino già scritto e inesorabile, al sentirsi sopraffatti da un astratto ideale di eccellenza, in un quadro di competizione sregolata e violenta.
Accompagnare per compiere scelte valide, stabili e ben fondate è quindi un servizio di cui si sente diffusamente la necessità.
Farsi presente, sostenere e accompagnare l'itinerario verso scelte autentiche è per la Chiesa un modo di esercitare la propria funzione materna generando alla libertà dei figli di Dio.
Tale servizio non è altro che la continuazione del modo in cui il Dio di Gesù Cristo agisce nei confronti del suo popolo: attraverso una presenza costante e cordiale, una prossimità dedita e amorevole e una tenerezza senza confini.
Come insegna il racconto dei discepoli di Emmaus, accompagnare richiede la disponibilità a fare insieme un tratto di strada, stabilendo una relazione significativa.
L'origine del termine "accompagnare" rinvia al pane spezzato e condiviso ( cum pane ), con tutta la ricchezza simbolica umana e sacramentale di questo rimando.
È dunque la comunità nel suo insieme il soggetto primo dell'accompagnamento, proprio perché nel suo seno si sviluppa quella trama di relazioni che può sostenere la persona nel suo cammino e fornirle punti di riferimento e di orientamento.
L'accompagnamento nella crescita umana e cristiana verso la vita adulta è una delle forme con cui la comunità si mostra capace di rinnovarsi e di rinnovare il mondo.
L'Eucaristia è memoria viva dell'evento pasquale, luogo privilegiato dell'evangelizzazione e della trasmissione della fede in vista della missione.
Nell'assemblea raccolta nella celebrazione eucaristica, l'esperienza di essere personalmente toccati, istruiti e guariti da Gesù accompagna ciascuno nel suo percorso di crescita personale.
Oltre ai membri della famiglia, sono chiamate a svolgere un ruolo di accompagnamento tutte le persone significative nei diversi ambiti di vita dei giovani, come insegnanti, animatori, allenatori e altre figure di riferimento, anche professionali.
Sacerdoti, religiosi e religiose, pur non avendo il monopolio dell'accompagnamento, hanno un compito specifico che scaturisce dalla loro vocazione e che devono riscoprire, come richiesto dai giovani presenti all'Assemblea sinodale, a nome di tanti altri.
L'esperienza di alcune Chiese esalta il ruolo dei catechisti come accompagnatori delle comunità cristiane e dei loro membri.
L'accompagnamento non può limitarsi al percorso di crescita spirituale e alle pratiche della vita cristiana.
Altrettanto fruttuoso risulta l'accompagnamento lungo il percorso di progressiva assunzione di responsabilità all'interno della società, ad esempio in ambito professionale o di impegno sociopolitico.
In tal senso l'Assemblea sinodale raccomanda la valorizzazione della dottrina sociale della Chiesa.
All'interno di società e di comunità ecclesiali sempre più interculturali e multireligiose, è necessario un accompagnamento specifico al rapporto con la diversità, che la valorizzi come arricchimento reciproco e possibilità di comunione fraterna, contro la duplice tentazione del ripiegamento identitario e del relativismo.
C'è una complementarità costitutiva tra l'accompagnamento personale e quello comunitario, che ogni spiritualità o sensibilità ecclesiale è chiamata ad articolare in maniera originale.
Sarà soprattutto in alcuni momenti particolarmente delicati, ad esempio la fase del discernimento rispetto a scelte di vita fondamentali o l'attraversamento di momenti critici, che l'accompagnamento personale diretto risulterà particolarmente fecondo.
Rimane comunque importante anche nella vita quotidiana come via per approfondire la relazione con il Signore.
Si sottolinea poi l'urgenza di accompagnare personalmente seminaristi e giovani sacerdoti, religiosi in formazione, come anche le coppie nel cammino di preparazione al matrimonio e nei primi tempi dopo la celebrazione del sacramento, ispirandosi al catecumenato.
Gesù ha accompagnato il gruppo dei suoi discepoli condividendo con con loro la vita di ogni giorno.
L'esperienza comunitaria mette in evidenza qualità e limiti di ogni persona e fa crescere la coscienza umile che senza la condivisione dei doni ricevuti per il bene di tutti non è possibile seguire il Signore.
Questa esperienza continua nella pratica della Chiesa, che vede i giovani inseriti in gruppi, movimenti e associazioni di vario genere, in cui sperimentano l'ambiente caldo e accogliente e l'intensità di rapporti che desiderano.
L'inserimento in realtà di questo tipo è di particolare importanza una volta completato il percorso dell'iniziazione cristiana, perché offre ai giovani il terreno per proseguire la maturazione della propria vocazione cristiana.
In questi ambienti va incoraggiata la presenza di pastori, così da garantire un accompagnamento adeguato.
Nei gruppi educatori e animatori rappresentano un punto di riferimento in termini di accompagnamento, mentre i rapporti di amicizia che si sviluppano al loro interno costituiscono il terreno per un accompagnamento tra pari.
L'accompagnamento spirituale è un processo che intende aiutare la persona a integrare progressivamente le diverse dimensioni della vita per seguire il Signore Gesù.
In questo processo si articolano tre istanze: l'ascolto della vita, l'incontro con Gesù e il dialogo misterioso tra la libertà di Dio e quella della persona.
Chi accompagna accoglie con pazienza, suscita le domande più vere e riconosce i segni dello Spirito nella risposta dei giovani.
Nell'accompagnamento spirituale personale si impara a riconoscere, interpretare e scegliere nella prospettiva della fede, in ascolto di quanto lo Spirito suggerisce all'interno della vita di ogni giorno
( cfr. Francesco, Evangelii gaudium, n. 169-173 ).
Il carisma dell'accompagnamento spirituale, anche nella tradizione, non è necessariamente legato al ministero ordinato.
Mai come oggi c'è necessità di guide spirituali, padri e madri con una profonda esperienza di fede e di umanità e non solo preparati intellettualmente.
Il Sinodo si augura che vi sia una riscoperta in questo ambito anche della grande risorsa generativa della vita consacrata, in particolare quella femminile, e di laici, adulti e giovani, ben formati.
Il sacramento della Riconciliazione svolge un ruolo indispensabile per procedere nella vita di fede, che è segnata non solo dal limite e dalla fragilità, ma anche dal peccato.
Il ministero della Riconciliazione e l'accompagnamento spirituale devono essere opportunamente distinti perché hanno finalità e forme differenti.
È pastoralmente opportuna una sana e saggia gradualità di percorsi penitenziali, con il coinvolgimento di una pluralità di figure educative, che aiutino i giovani a leggere la propria vita morale, a maturare un corretto senso del peccato e soprattutto ad aprirsi alla gioia liberatrice della misericordia.
Il Sinodo riconosce poi la necessità di promuovere un accompagnamento integrale, in cui gli aspetti spirituali sono ben integrati con quelli umani e sociali.
Come spiega papa Francesco, « il discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali.
Però le trascende » ( Gaudete et exsultate, n. 170 ).
Si tratta di elementi da cogliere in maniera dinamica e nel rispetto delle diverse spiritualità e culture, senza esclusioni e senza confusioni.
L'accompagnamento psicologico o psicoterapeutico, se aperto alla trascendenza, può rivelarsi fondamentale per un cammino di integrazione della personalità, riaprendo alla possibile crescita vocazionale alcuni aspetti della personalità chiusi o bloccati.
I giovani vivono tutta la ricchezza e la fragilità di essere un "cantiere aperto".
L'elaborazione psicologica potrebbe non solo aiutare a ripercorrere con pazienza la propria storia, ma anche riaprire domande per giungere a un equilibrio affettivo più stabile.
Nell'accogliere i giovani nelle case di formazione o seminari è importante verificare un sufficiente radicamento in una comunità, una stabilità nelle relazioni di amicizia con i pari, nell'impegno di studio o di lavoro, nel contatto con la povertà e la sofferenza.
Nell'accompagnamento spirituale è decisivo iniziare alla preghiera e al lavoro interiore, imparando il discernimento prima di tutto nella propria vita, anche attraverso forme di rinuncia e di ascesi.
Il celibato per il Regno ( cfr. Mt 19,12 ) dovrebbe essere inteso come un dono da riconoscere e verificare nella libertà, gioia, gratuità e umiltà, prima dell'ammissione agli ordini o della prima professione.
Il contributo della psicologia è da intendere come aiuto per la maturazione affettiva e l'integrazione della personalità, da inserire nell'itinerario formativo secondo la deontologia professionale e il rispetto della libertà effettiva di chi è in formazione.
La figura del rettore o di chi è responsabile della formazione diventa sempre più importante per unificare il cammino formativo, per giungere a un discernimento realistico consultando tutte le persone coinvolte nella formazione e per decidere rispetto all'eventualità di interrompere il cammino formativo aiutando a procedere in altra via vocazionale.
Terminata la fase iniziale della formazione, occorre assicurare la formazione permamente e l'accompagnamento di sacerdoti, consacrati e consacrate, soprattutto i più giovani.
Questi si trovano spesso confrontati a sfide e responsabilità sproporzionate.
Il compito di accompagnarli spetta non solo ad appositi delegati, ma deve essere esercitato personalmente da vescovi e superiori.
In molti modi i giovani ci hanno chiesto di qualificare la figura degli accompagnatori.
Il servizio dell'accompagnamento è un'autentica missione, che sollecita la disponibilità apostolica di chi lo compie.
Come il diacono Filippo, l'accompagnatore è chiamato a obbedire alla chiamata dello Spirito uscendo e abbandonando il recinto delle mura di Gerusalemme, figura della comunità cristiana, per dirigersi in un luogo deserto e inospitale, forse pericoloso, dove faticare per rincorrere un carro.
Raggiuntolo, deve trovare il modo di entrare in relazione con il viaggiatore straniero, per suscitare una domanda che forse spontaneamente non sarebbe mai stata formulata ( cfr. At 8,26-40 ).
In breve, accompagnare richiede di mettersi a disposizione, dello Spirito del Signore e di chi è accompagnato, con tutte le proprie qualità e capacità, e poi avere il coraggio di farsi da parte con umiltà.
Il buon accompagnatore è una persona equilibrata, di ascolto, di fede e di preghiera, che si è misurata con le proprie debolezze e fragilità.
Per questo sa essere accogliente verso i giovani che accompagna, senza moralismi e senza false indulgenze.
Quando è necessario sa offrire anche la parola della correzione fraterna.
La consapevolezza che accompagnare è una missione che richiede un profondo radicamento nella vita spirituale lo aiuterà a mantenersi libero nei confronti dei giovani che accompagna: rispetterà l'esito del loro percorso, sostenendoli con la preghiera e gioendo dei frutti che lo Spirito produce in coloro che gli aprono il cuore, senza cercare di imporre la propria volontà e le proprie preferenze.
Ugualmente sarà capace di mettersi al servizio, anziché occupare il centro della scena e assumere atteggiamenti possessivi e manipolatori che creano dipendenza e non libertà nelle persone.
Questo profondo rispetto sarà anche la migliore garanzia contro i rischi di plagio e di abusi di ogni genere.
Per poter svolgere il proprio servizio, l'accompagnatore avrà bisogno di coltivare la propria vita spirituale, alimentando il rapporto che lo lega a Colui che gli ha assegnato la missione.
Allo stesso tempo avrà bisogno di sentire il sostegno della comunità ecclesiale di cui fa parte.
Sarà importante che riceva una formazione specifica per questo particolare ministero e che possa beneficiare a sua volta di accompagnamento e di supervisione.
Va infine ricordato che tratti caratterizzanti del nostro essere Chiesa che raccolgono un grande apprezzamento dei giovani sono la disponibilità e la capacità di lavorare in équipe: in tal modo si è maggiormente significativi, efficaci e incisivi nella formazione dei giovani.
Tale competenza nel lavoro comunitario richiede la maturazione di virtù relazionali specifiche: la disciplina dell'ascolto e la capacità di fare spazio all'altro, la prontezza nel perdono e la disponibilità a mettersi in gioco secondo una vera e propria spiritualità di comunione.
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