Compendio Dottrina sociale della Chiesa |
144 « Dio non fa preferenze di persone » ( At 10,34; Rm 2,11; Gal 2,6; Ef 6,9 ), poiché tutti gli uomini hanno la stessa dignità di creature a Sua immagine e somiglianzà.281
L'Incarnazione del Figlio di Dio manifesta l'uguaglianza di tutte le persone quanto a dignità: « Non c'è più giudeo ne greco; non c'è più schiavo ne libero; non c'è più uomo ne donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù » ( Gal 3,28; Rm 10,12; 1 Cor 12,13; Col 3,11 ).
Poiché sul volto di ogni uomo risplende qualcosa della gloria di Dio, la dignità di ogni uomo davanti a Dio sta a fondamento della dignità dell'uomo davanti agli altri uomini.282
Questo è, inoltre, il fondamento ultimo della radicale uguaglianza e fraternità fra gli uomini, indipendentemente dalla loro razza, Nazione, sesso, origine, cultura, classe.
145 Solo il riconoscimento della dignità umana può rendere possibile la crescita comune e personale di tutti ( Gc 2,1-9 ).
Per favorire una simile crescita è necessario, in particolare, sostenere gli ultimi, assicurare effettivamente condizioni di pari opportunità tra uomo e donna, garantire un'obiettiva eguaglianza tra le diverse classi sociali davanti alla legge.283
Anche nei rapporti tra popoli e Stati, condizioni di equità e di parità sono il presupposto per un autentico progresso della comunità internazionale.284
Malgrado gli avanzamenti verso tale direzione, non bisogna dimenticare che esistono ancora molte disuguaglianze e forme di dipendenza.285
A un'uguaglianza nel riconoscimento della dignità di ciascun uomo e di ciascun popolo, deve corrispondere la consapevolezza che la dignità umana potrà essere custodita e promossa soltanto in forma comunitaria, da parte dell'umanità intera.
Soltanto con l'azione concorde di uomini e di popoli sinceramente interessati al bene di tutti gli altri, si può raggiungere un'autentica fratellanza universale;286 viceversa, il permanere di condizioni di gravissima disparità e disuguaglianza impoverisce tutti.
146 Il « maschile » e il « femminile » differenziano due individui di uguale dignità, che non riflettono però un'uguaglianza statica, perché lo specifico femminile è diverso dallo specifico maschile e questa diversità nell'uguaglianza è arricchente e indispensabile per un'armoniosa convivenza umana:
« La condizione per assicurare la giusta presenza della donna nella Chiesa e nella società è una considerazione più penetrante e accurata dei fondamenti antropologici della condizione maschile e femminile, destinata a precisare l'identità personale propria della donna nel suo rapporto di diversità e di reciproca complementarità con l'uomo, non solo per quanto riguarda i ruoli da tenere e le funzioni da svolgere, ma anche e più profondamente per quanto riguarda la sua struttura e il suo significato personale ».287
147 La donna è il complemento dell'uomo, come l'uomo è il complemento della doma: donna e uomo si completano a vicenda, non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma anche ontologico.
E soltanto grazie alla dualità del « maschile » e del « femminile » che l'« umano » si realizza appieno.
E « l'unità dei due »,288 ossia una « unidualità » relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono che è al tempo stesso una missione: « A questa "unità dei due" è affidata da Dio non soltanto l'opera della procreazione e la vita della famiglia, ma la costruzione stessa della storia ».289
« La donna è "aiuto" per l'uomo, come l'uomo è "aiuto" per la donna! »:290 nel loro incontro si realizza una concezione unitaria della persona umana, basata non sulla logica dell'egocentrismo e dell'autoaffermazione, ma su quella dell'amore e della solidarietà.
148 Le persone handicappate sono soggetti pienamente umani, titolari di diritti e doveri: « pur con le limitazioni e le sofferenze inscritte nel loro corpo e nelle loro facoltà, pongono in maggior rilievo la dignità e la grandezza dell'uomo ».291
Poiché la persona portatrice di handicap è un soggetto con tutti i suoi diritti, essa deve essere aiutata a partecipare alla vita familiare e sociale in tutte le dimensioni e a tutti i livelli accessibili alle sue possibilità.
Bisogna promuovere con misure efficaci ed appropriate i diritti della persona handicappata: « Sarebbe radicalmente indegno dell'uomo, e negazione della comune umanità, ammettere alla vita della società, e dunque al lavoro, solo i mèmbri pienamente funzionali perché, così facendo, si ricadrebbe in una grave forma di discriminazione, quella dei forti e dei sani contro i deboli ed i malati ».292
Una grande attenzione dovrà essere rivolta non solo alle condizioni di lavoro fisiche e psicologiche, alla giusta rimunerazione, alla possibilità di promozioni ed all'eliminazione dei diversi ostacoli, ma anche alle dimensioni affettive e sessuali della persona handicappata: « Anch'essa ha bisogno di amare e di essere amata, ha bisogno di tenerezza, di vicinanza, di intimità »,293 secondo le proprie possibilità e nel rispetto dell'ordine morale, che è lo stesso per i sani e per coloro che portano un handicap.
Indice |
281 | Cat. Chiesa Cat. 1934 |
282 | Gaudium et Spes 29 |
283 | Paolo VI, Octogesima adveniens 16 |
284 | Giovanni XXIII,
Pacem in terris; Paolo VI, Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ( 4 ottobre 1965 ), 5 Giovanni Paolo II, Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la celebrazione del 50° di fondazione ( 5 ottobre 1995 ), 13 |
285 | Gaudium et Spes 84 |
286 | Paolo VI, Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (
4 ottobre 1965 ), 5; Paolo VI, Populorum progressio 43-44 |
287 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 50 |
288 | Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem 11 |
289 | Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, 8 |
290 | Giovanni Paolo II, Angelus Domini (
9 luglio 1995 ); Congreg. per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo. Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004 |
291 | Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 22 |
292 | Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 22 |
293 | Giovanni Paolo II, Messaggio al Simposio internazionale « Dignità e diritti della persona con handicap mentale » ( 8 gennaio 2004 ) |