Santo Domingo |
56 L'orma dell'evangelizzazione è impressa nella storia dei popoli latinoamericani.
È pertanto visibile e soggetta al giudizio sui suoi successi e sui suoi fallimenti.
Gli occhi della fede ci permettono di vedere più in là e di incontrarci anche con l'orma dell'amore di Dio e leggere in questa storia la dimensione pasquale del Vangelo: la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo avvengono all'interno della storia e continuano a segnare il ritmo della fede, della speranza e della carità che nutrono la sua Chiesa.
57 Abbiamo tenuto conto del nucleo e dello sviluppo strutturale dell'evangelizzazione nella storia dell'America Latina.
Ci dobbiamo avvicinare ora agli elementi che hanno interessato il rapporto tra l'annuncio del Vangelo e la realtà umana dei mèmbri della « ecumene » latinoamericana.
58 La Rivelazione ci dice che l'umanità è una sola, nata dalla volontà amorosa del Padre.
Anche il consenso contemporaneo formatesi sulla coscienza della dignità degli esseri umani lo afferma.
Questa coscienza fondamentale conduce all'accettazione della pluralità arricchente dei popoli che oggi conformano la realtà umana dell'America Latina.
59 Durante i cinque secoli trascorsi dal 1492, le terre, allora scarsamente popolate, si sono andate popolando con migrazioni ininterrotte e col meticciato, soprattutto in alcune regioni.
Vi è stata una mutua fecondazione tra le culture iberiche - e, più ampiamente, con le radici latine e occidentali dell'Europa - e i contributi indigeni.
In epoche più recenti il contatto con la cultura anglosassone, soprattutto nella sua versione statunitense, presenta una sfida che non si deve identificare solo nei suoi aspetti negativi, ma come l'opportunità di puntare a qualcosa di nuovo e fecondo.
L'America Latina deve scoprire la propria vocazione di offrire al mondo la sua esperienza pluralista e arricchente, che va vissuta e proclamata come annuncio di speranza e non come memoria amara.
America Latina, ne indigena, ne europea, ne meticcia: America Latina una e molteplice.
60 L'apporto indigeno è palpabile nell'anima latinoamericana.
Specialmente nei paesi andini, in America Centrale, nelle regioni centrali e meridionali del Messico.
L'eredità indigena è legata a una visione della vita che riconosce la sacralità del mondo e dell'essere umano e che si realizza in una forma vicina alla terra e alla contemplazione.
61 La memoria indigena aymara, quechua, chibcha, tupi-guaram, araucana, è una mentalità viva.
I contributi delle civiltà azteca e inca, e della civiltà maya già crollata al momento dell'arrivo degli europei, fanno parte del dono che il nostro continente ha fatto al mondo.
Basterebbe ricordare i progressi scientifici in relazione al cosmo e ai periodi secchi e umidi della terra e gli alimenti di base che oggi sono patrimonio comune dell'umanità.
Inoltre, col valore religioso che essa da alla vita, mette in discussione il mondo secolarizzato.
62 Quando, verso il 1550, gli insediamenti spagnoli in America si consolidarono, il continente si unì strettamente alla cultura occidentale.
La Spagna aveva conservato anche la propria eredità mozaraba e visigota, che univa alla grande tradizione cristiana dell'Occidente.
I primi evangelizzatori, pur avendo una forte capacità di riconoscere il valore delle civiltà incontrate, le subordinarono alla fondamentale intenzione religiosa della loro missione.
Erano persone del loro tempo.
63 Una corrente storica molto diffusa ha accentuato la crudeltà manifestata nella conquista e una certa presunzione e prepotenza nelle generazioni creole, ma questo non deve offuscare l'importanza per la configurazione dell'America ispanica di tanta gente di pace e di lavoro, che, venendo dall'altra parte del mare, diede la propria vita qui.
I centri di formazione umanistica e cristiana, che furono principalmente le Università di Lima e Messico, sorte nel 1551, e più tardi i collegi gesuiti e quelli di Chuquisaca e Córdoba del Tucumàn, contribuirono in modo determinante a forgiare una civiltà unica, ne europea ne aborigena.
Il graduale passaggio dal regime delle encomiendas alla convivenza sociale che tuttavia conservò differenze sociali, fece si che le « repubbliche » di spagnoli e indigeni entrassero in contatto, per mutuo arricchimento.
64 Dopo che fu tracciata la « linea di Tordesillas » nel 1494 e davanti alla mancata accettazione di questa decisione da parte delle altre potenze marittime europee ( Francia, Inghilterra e Olanda ), l'enorme territorio toccato ai portoghesi, e che per il Regno rappresentava ancora nel 1530 un grande vuoto, pose l'alternativa: o popolarlo o perderlo.
65 Nel 1532 una spedizione colonizzatrice raccomandò a Joao III, re del Portogallo, che dividesse il territorio in porzioni, chiamate capitanerie, che furono affidate in via perpetua ed ereditaria a singoli che desiderassero sfruttarle.
Così iniziò la colonizzazione e il popolamento della costa.
66 A partire dal 1549, anno della nomina di un Governatore Generale con sede a Bahia, cominciò a giungere un'eterogenea mescolanza di avventurieri, figli cadetti di famiglie nobili, orfani in età da matrimonio, africani del Dahomey ( chiamati ferreiros ), artiglieri, mercenari e persone che preferivano vivere lontani dal re o dall'Inquisizione, recentemente fondata.
67 I portoghesi avevano acquisito una grande esperienza nel commercio e nel rapporto con civiltà africane e asiatiche.
Ciò contribuì alla formazione di un modo di essere, ricco e aperto: il brasiliano.
La triplice unità di lingua, territorio e religione, favorita soprattutto dall'apostolato dei gesuiti, fissò la fisionomia singolare del Brasile, contributo arricchente della qualità umana dell'America Latina.
68 Non potremmo comprendere adeguatamente il volto degli uomini e delle donne dell'America Latina senza esaminare la presenza africana.
Il suo carattere festoso e a volte nostalgico, le sue espressioni colorite, che contrastano col dolore lungamente patito, sono un elemento integrante dell'essenza del nostro continente.
Per il Brasile, i Caraibi, le coste del Venezuela e della Colombia, il contributo africano è decisivo per l'integrazione della cultura.
Non dobbiamo solo enfatizzare, osservando la storia, il significato del suo lavoro per la prosperità economica; è necessario coglierne l'apporto nelle più diverse aree dell'esistenza quotidiana.
69 Uno degli episodi più tristi della storia latinoamericana, tuttavia, fu il trasferimento forzato, come schiavi, di un enorme numero di africani.
Alla tratta dei negri parteciparono enti governativi e singoli di quasi tutti i paesi europei.
70 Le condizioni disumane in cui si realizzò il traffico, la mancanza di rispetto nei confronti dell'identità personale, familiare ed etnica, sono una macchia scandalosa per la storia dell'umanità.
Giovanni Paolo II ha recentemente chiesto perdono a Dio per questo « olocausto ignorato » cui « parteciparono battezzati che non vissero la propria fede ».6
A suo tempo questa realtà negativa non fu denunciata a sufficienza dai membri della Chiesa, salvo onorevoli eccezioni.
71 I popoli che attualmente formano la « ecumene » latinoamericana si sono configurati - come abbiamo ricordato - in seguito alla confluenza di diverse origini.
Alcuni derivano quasi totalmente dai nuclei di popolazione precolombiana, differenziatisi e appena conosciutisi tra loro nel periodo della loro esistenza autonoma.
Le civiltà più avanzate - per esempio gli incas e gli aztechi - lasciarono una grande eredità che si riconosce nel linguaggio, negli stili di vita e nei tratti di religiosità.
Le civiltà meno avanzate hanno lasciato impressa una traccia umana poco riconoscibile, ma che ha dato al cristianesimo una sensibilità peculiare ed espressioni proprie.
Queste realtà, presenti soprattutto nei paesi andini e in Messico, si possono identificare come cultura meticcia.
72 Tuttavia non si può estendere il termine « meticciato » o « cultura meticcia », in senso proprio, a tutto il continente latinoamericano.
Esiste piuttosto una realtà pluriculturale, più accentuata nelle regioni del « cono sud » nelle quali si trova una numerosa popolazione di origine europea, o di provenienza africana nelle regioni come il Brasile e i Caraibi.
Più recentemente la relazione con nazioni di cultura fondamentalmente anglosassone e gli interscambi sempre più frequenti provocati dall'emigrazione, propongono con maggior forza il riconoscimento della pluralità, con conseguenze determinanti per le opzioni pastorali che guardano al futuro.
Neppure le decine di milioni di latinoamericani che vivono negli Stati Uniti possono essere considerati estranei al nostro dovere e alla nostra fedeltà a Gesù Cristo.
73 Stando alla storia dell'umanità, i meticciati e la convivenza pluralista non sono stati facili ne li si può incontrare senza traumi e ingiustizie.
L'America Latina non è stata un'eccezione.
La sofferenza patita ingiustamente, l'emarginazione giuridica e di fatto, il disprezzo e la violenza sono stati presenti.
Guardando questi fatti con occhi illuminati dal Vangelo, scopriamo una mancanza di ascolto e di osservanza del precetto dell'amore per il prossimo, unito per volontà del Signore al mandato di amare Dio « sopra tutte le cose ».
74 Nello stesso secolo XVI, di fronte all'impatto umano della conquista e della schiavitù mascherata, istituita col regime delle encomiendas, la legislazione data dalla Corona spagnola tentò di mitigare la durezza della realtà vissuta, quasi sempre con effetti molto deboli.
Papa Paolo III, su istanza del vescovo di Tlaxcala, p. Juliàn Garcés, nella bolla « Sublimis Deus », datata 2 giugno 1537, non solo difese apertamente la dignità umana degli indigeni americani, ma si oppose anche alla loro schiavitù e segnalò il retto cammino per l'evangelizzazione: « … gli indios e le altre genti devono essere attratte alla felice fede di Cristo con la predicazione della parola di Dio e con l'esempio della buona vita … ».
75 Lo sforzo concreto per unire l'evangelizzazione alla promozione umana ha un esempio rilevante negli « hospitales pueblos » fondati da Vasco de Quiroga nella sua diocesi di Michoacàn in Messico, dove si unì l'annuncio salvatore del Vangelo di Gesù Cristo all'insegnamento di uno stile di vita realizzata in villaggi organizzati comunitariamente e al procurarsi il sostentamento mediante il lavoro della terra e le attività artigianali.
La profondità stimolante dell'esempio di don Vasco si può ancora riscontrare nella regione e merita attenzione non solo come evento passato, ma come proposta possibile in tempi di necessario alternative economiche.
76 Nel III Concilio Provinciale di Lima ( 1582-1583 ) si preconizzò il metodo promozionale delle reducciones in villaggi.
Si stimolò così, per gli indigeni dispersi, una vasta e pacifica politica missionaria che ebbe la più completa espressione nelle reducciones dei gesuiti del Paraguay, infelicemente troncate a causa di accordi successivi alla guerra tra Portogallo e Spagna nel XVIII secolo.
Dopo il 1768 il beato Junipero Serra seguì un metodo simile per riunire i gruppi nomadi delle Californie e promuoverne l'istruzione nella dottrina cristiana.
77 L'insieme umano estremamente diversificato che vive oggi nel continente latinoamericano ha subito, col passare dei secoli, influenze provocate dalle politiche di potenze straniere, sia sotto il segno della violenza e dell'imposizione egemonica che attraverso immigrazioni pacifiche.
78 Bisogna indicare, tra le prime, le incursioni di corsari nelle isole dei Caraibi e sulle coste spagnole e portoghesi, durante l'epoca coloniale.
La mappa latinoamericana, la lingua e le tradizioni religiose non cattoliche lo provano.
La dipendenza dalle potenze mercantili ( Inghilterra, Francia, Olanda ) conferì una speciale fisionomia a questi popoli, che ne rese difficile l'integrazione con l'America Latina.
La questione della tratta degli schiavi è molto legata a queste attività.
Le popolazioni di Haiti e Giamaica ne furono colpite in modo speciale.
79 Alla fine del secolo XIX e per buona parte del XX, l'espansione del dominio degli Stati Uniti d'America e vari interventi militari hanno colpito in maniera particolare l'America Latina.
80 La guerra con la Spagna del 1898 pose sotto la diretta influenza statunitense Cuba, Puerto Rico e le isole Filippine; Puerto Rico è attualmente Stato Libero Associato.
L'indipendenza di Panama fu in parte motivata dagli interessi statunitensi.
Il trattato militare di Rio de Janeiro del 1948, firmato tra i paesi latinoamericani e gli Stati Uniti, li collocò, durante l'epoca della « guerra fredda », nella sfera d'influenza occidentale.
In tempi più recenti la preparazione data a militari latinoamericani in accademie specializzate influì sullo sviluppo della dottrina e della pratica della sicurezza nazionale.
La lotta contro il narcotraffico, dato che la distribuzione e il consumo hanno come principale ambito di sviluppo gli Stati Uniti, non può essere posta in atto con efficienza senza la mutua collaborazione.
81 Cuba appartiene, per la conformazione del suo popolo e per la sua storia, all'America Latina.
L'orma dell'evangelizzazione è presente anche nel suo popolo.
Tuttavia, dopo l'instaurazione del regime rivoluzionario del 1959, che applicò un rigido sistema antireligioso, i credenti hanno sofferto e hanno visto drasticamente ridotta la propria presenza e la propria azione.
Negli ultimi anni gli atteggiamenti conflittuali si sono moderati, ma la situazione dei credenti continua a essere difficile.
Il rifiuto di cambiamento del regime, anche dopo la disintegrazione dell'Unione Sovietica, e la prosecuzione del blocco statunitense, hanno di recente aggravato la situazione economica del popolo che vive in condizioni di estrema precarietà.
82 D'altro canto, l'America Latina è stata terra prodiga per l'accoglienza di immigrazioni pacifiche.
Argentina, Cile, Brasile e Uruguay non possono essere pienamente compresi senza l'apporto degli immigranti europei che, in cerca di migliori condizioni davanti alle crisi economiche e politiche e di fronte alla stessa pressione demografica dei loro paesi, sono giunti a popolarne campagne e città.
Una buona parte di essi professava la religione cattolica, soprattutto quanti provenivano dalla Spagna, dall'Italia e dagli antichi possedimenti dell'Impero Austroungarico, come pure i libanesi e gli armeni.
Questi paesi hanno ricevuto inoltre l'apporto di immigrazioni dall'Estremo Oriente.
83 Ma si trasferirono anche mèmbri di comunità protestanti ( luterani, metodisti, calvinisti ), anglicani, e un numero relativamente basso di arabi musulmani e comunità ebraiche.
84 Abbiamo già menzionato la formazione multirazziale della nazione brasiliana.
È un esempio singolare delle possibilità della convivenza pacifica e del mutuo arricchimento che porta con sé.
Giovanni Paolo II ne ha reso questa testimonianza: « È sorto così il cattolicesimo brasiliano, risultato, come lo stesso Brasile, di uno degli amalgami più importanti della storia umana.
Qui si mescolarono, durante tre secoli, l'indio, l'europeo e l'africano e, a partire dal secolo scorso, gli immigranti europei.
A essi vennero a sommarsi il sangue e la cultura degli arabi, come i cristiani maroniti.
In questo senso il Brasile offre una testimonianza estremamente positiva.
Qui è in costruzione, con ispirazione cristiana, una comunità multirazziale.
Un vero tappeto di razze, come affermano i sociologi, amalgamate dal vincolo della stessa lingua e della stessa fede ».7
85 Lo sguardo storico che desideriamo dare alla realtà umana dell'America Latina sarebbe incompleto se non tentassimo, almeno in maniera sommaria, di avvicinarci al ruolo della donna nel nostro continente.
La storia scritta è solita restare in silenzio di fronte a questo ruolo determinante, preoccupata di dar conto delle gesta eroiche e delle azioni dei « grandi ».
Tuttavia, oltre al fatto che uno sguardo intuitivo ci descrive la profondità dell'impronta femminile nell'essere latinoamericano, il graduale avvicinamento alle fonti che permettono di configurare la storia della vita quotidiana rivela questo ruolo singolare nella trama dell'umanità dell'America Latina.
86 Dentro l'intreccio pluralista da cui è costituita la cultura latinoamericana, il maschile ha predominato sul femminile.
La figura della donna sottomessa, piena di abnegazione e silenziosa, non solo si affaccia nella letteratura, nelle canzoni e nel folklore, ma permane ancora in una specie di inconscio collettivo.
Come si elogiano con facilità gli atteggiamenti sanciti favorevolmente da questa mentalità, così si giudica con speciale durezza la loro trasgressione.
La discriminazione verso la donna si rende presente nella disuguaglianza di possibilità e a volte di salari.
Anche nelle comunità cristiane è comune lo scarso apprezzamento della vocazione specificamente femminile e rimangono così nell'ombra e nell'anonimato un essere e un agire insostituibili.
87 Partendo dalla coscienza di « Patria Grande » manifestata da Simón Bolivar, José de San Martin, Artigas e altri grandi dei primi anni del secolo XIX e delineata nel Congresso di Panama del 1826, e tenendo conto dell'intuizione « latinoamericana » di papa Pio IX e delle azioni dei vescovi riuniti in un Concilio Plenario e tre Conferenze Generali, la ricerca dell'integrazione continentale non ha solo radici politiche o economiche, ma anche umane e cristiane.
88 Sono state molteplici, in questo secolo che sta terminando, le iniziative di integrazione, generalmente sostenute dalla ricerca concreta di presentare, di fronte alle altre forme regionali di integrazione nel mondo, un modello proprio che, rafforzando gli elementi economici, sociali e politici comuni, possa propiziare uno sviluppo equilibrato.
Tuttavia i successi sono stati molto deboli, poiché gli ostacoli da superare sono risultati troppo rigidi.
In gran parte questa situazione è stata causata dai meccanismi economici internazionali, che hanno imposto pesanti oneri alla modernizzazione dei nostri paesi, ma hanno influito anche certi malintesi nazionalismi, limitazioni al libero transito dei cittadini e la mancata promozione di politiche solidali.
La promozione umana a livello macrosociale deve affrontare tali realtà, affinché l'integrazione del continente possa essere messa effettivamente in moto.
89 Nella storia recente dell'America Latina si evidenzia la povertà di grandi moltitudini della sua popolazione, la distanza addirittura crescente tra gruppi sociali all'interno dei paesi ( fossato tra ricchi e poveri ) e tra il continente latinoamericano e altre aree del mondo.
La coscienza dell'impoverimento si è andata approfondendo in settori molto diversi e ha preoccupato anche i governi, alcuni dei quali hanno favorito certi discutibili piani di controllo della natalità e programmi economici palliativi.
Però dall'interno stesso dei poveri si sono andate sviluppando risposte di economia alternativa e informale e sono sorte azioni portatrici di speranza di comunitarismo e solidarietà.
È divenuta palpabile la presenza del « dinamismo evangelizzatore dei poveri », annunciato nel documento finale della Conferenza di Puebla del 1979, linea fondamentale di un'autentica promozione cristiana.
Indice |
6 | Giovanni Paolo II, Omelia nell'isola di Gorée, Senegal, 22 febbraio 1992 |
7 | Giovanni Paolo II, Discorso a Sao Paulo, 3 luglio 1980 |