Fidei donum |
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Il dono della fede, cui, per divina elargizione, va congiunta nelle anime dei fedeli un’incomparabile abbondanza di beni, domanda apertamente la nostra perenne gratitudine al suo divino autore.
La fede, infatti, ci introduce nei segreti misteri della vita divina; in essa si fondano tutte le nostre speranze; essa fin da questa vita terrena rafforza e rinsalda il vincolo della comunità cristiana, secondo il detto dell’Apostolo: « Un unico Signore, una fede, un battesimo » ( Ef 4,5 ).
Essa è per eccellenza il dono che pone sul nostro labbro l’inno della riconoscenza: « Che renderò io al Signore per tutti i Suoi benefici? » ( Sal 115,12 ).
Che cosa offriremo al Signore in cambio di questo dono divino, oltre l’ossequio della mente, se non il nostro zelo per diffondere tra gli uomini lo splendore della divina verità?
Lo spirito missionario, animato dal fuoco della carità, è in qualche modo la prima risposta della nostra gratitudine verso Dio, nel comunicare ai nostri fratelli la fede che noi abbiamo ricevuta.
Considerando da un lato le schiere innumerevoli dei Nostri figli che, soprattutto nei paesi di antica tradizione cristiana, sono partecipi del bene della fede, e dall’altro la massa ancor più numerosa di coloro che tuttora attendono il messaggio della salvezza, sentiamo l’ardente desiderio di esortarvi, Venerabili Fratelli, a sostenere con il vostro zelo la causa santa della espansione della Chiesa nel mondo.
Voglia Iddio che in seguito al nostro appello lo spirito missionario penetri più a fondo nel cuore di tutti i sacerdoti, e, attraverso il loro ministero, infiammi tutti i fedeli!
Non è certo la prima volta, voi ben lo sapete, che i Nostri Predecessori e Noi stessi vi intratteniamo su questo grave argomento, particolarmente adatto a nutrire il fervore apostolico dei cristiani, resi più consapevoli dei doveri che esige la fede ricevuta da Dio.3
Si orienti questo fervore verso le regioni scristianizzate d’Europa e verso le vaste contrade dell’America del Sud, dove sappiamo che le necessità sono grandi; si metta a servizio di tante importanti Missioni di Asia e d’Oceania, là soprattutto dove vi è un difficile campo di lotta; sostenga fraternamente le migliaia di cristiani, particolarmente cari al Nostro cuore, che sono l’onore della Chiesa perché sanno la beatitudine evangelica di coloro che « soffrono persecuzione per la giustizia » ( Mt 5,10 ).
Abbia pietà della miseria spirituale delle innumerevoli vittime dell’ateismo moderno, dei giovani soprattutto che crescono nell’ignoranza e talora anche nell’odio di Dio.
Tutti còmpiti necessari, urgenti, che esigono da ognuno un risveglio di energia apostolica suscitatore « di immense falangi di apostoli, simili a quelle che conobbe la Chiesa ai suoi albori ».5
Ma, pur tenendo presenti al Nostro pensiero ed alla Nostra preghiera questi còmpiti indispensabili, pur raccomandandoli al vostro zelo, Ci è sembrato opportuno orientare oggi i vostri sguardi verso l’Africa, nell’ora in cui essa si apre alla vita del mondo moderno ed attraversa gli anni forse più gravi del suo destino millenario.
Indice |
3 | Cf. Benedicti XV Epist. Apost. Maximum illud ( A.A.S., XI, 1919, p. 440 sq. ); Pii XI Homilia Accipietis virtutem (A.A.S., XIV, 1922, p. 344 sq.); Pii XI Enc. Litt. Rerum Ecclesiae (A.A.S., XVIII, 1926, p. 65 sq.); Pii XII Enc. Litt. Evangelii praecones |
5 | A.A.S., XLIV, 1952, p. 370 |