Giovedì, 21 aprile 2016
Lungo la strada della vita gli uomini non camminano mai soli, e saper fare memoria della presenza di Dio accanto a loro li aiuta capire che la salvezza non è l'evento di un momento, ma una storia che si dipana giorno per giorno, tra cose buone ed errori, fino all'incontro finale.
Il parallelo tra la storia del popolo d'Israele e quella personale di ogni cristiano ha guidato la meditazione di Papa Francesco nella messa celebrata a Santa Marta giovedì 21 aprile: una storia da valorizzare perché, ha detto il Pontefice, « la memoria ci avvicina a Dio ».
Non a caso, ha sottolineato il Papa richiamando il brano degli Atti degli apostoli proposto dalla liturgia del giorno ( At 13,13-25 ), la prima predicazione, quella « degli apostoli di Gesù », era « storica ».
Nella predicazione del Vangelo, questi « arrivavano a Gesù, ma raccontando tutta la storia del Popolo di Israele », partendo dal « padre Abramo », passando per « Mosè, la liberazione dall'Egitto, la Terra Promessa » finché, citando il re Davide, concludevano: « Dalla discendenza di Lui, secondo la promessa, Dio inviò come Salvatore per Israele Gesù ».
Così davano conto di un « cammino storico », il cammino che Dio « ha fatto con il suo popolo ».
Tutto ciò, ha detto Francesco, « ci fa pensare che l'annuncio di Cristo, la salvezza di Cristo, questo dono che Dio ci ha dato, non è una cosa di un momento e niente di più: è un cammino! ».
Il cammino « che Dio ha voluto fare con il suo popolo » e che non si deve dimenticare.
Tant'è che nella Scrittura sono continue le raccomandazioni in questo senso.
Per esempio nel libro del Deuteronomio, che è proprio « il libro della memoria di Israele », si legge: « Ricordatevi, ricordatevi!
Fate memoria di questo ».
Occorre cioè, ha spiegato il Pontefice, « tornare indietro per vedere come Dio ci ha salvato, percorrere - con il cuore e con la mente - la strada con la memoria e così arrivare a Gesù ».
Lo stesso Gesù ha sottolineato l'importanza di fare memoria e « nel momento più grande della sua vita », ci ha dato il suo corpo e il suo sangue « e ha detto: "Fate questo in memoria di me" ».
Dobbiamo, quindi, « avere memoria di come Dio ci ha salvato ».
È questo un invito che la Chiesa raccoglie ogni giorno nella liturgia eucaristica.
A tale riguardo il Papa ha fatto notare come nella preghiera all'inizio della messa che stava celebrando ci fosse stata l'invocazione a « Dio che ha redento l'uomo e lo ha innalzato oltre l'antico splendore ».
E ha aggiunto: « Il popolo deve avere memoria » che tutto questo Dio lo ha fatto « in cammino » con il suo popolo.
In ogni eucaristia si celebra « la memoria di questa salvezza; il memoriale di Gesù che si fa presente sull'altare per darci la vita », ma, ha aggiunto Francesco, « anche noi, nella nostra propria vita personale, dobbiamo fare lo stesso: fare memoria del nostro cammino », perché « ognuno di noi ha fatto una strada, accompagnato da Dio, vicino a Dio, vicino al Signore » a volte anche « allontanandosi dal Signore ».
In ogni caso, ha raccomandato il Pontefice, « fa bene al cuore » di ogni cristiano fare memoria « della propria strada » e chiarirsi come Dio lo ha « condotto fino a qui », come lo « ha portato per mano ».
In questo recupero del cammino percorso ci si può anche accorgere che a volte abbiamo detto al Signore: « No! Allontanati! Non voglio! » - e « il Signore », ha sottolineato il Papa, « è rispettoso » anche di questo - ma è comunque importante fare memoria « della propria vita e del proprio cammino ».
È utile ripetere spesso questa pratica e ricordarsi: « In quel tempo Dio mi ha dato questa grazia e io ho risposto così … », dirsi: « Ho fatto questo, quello, quello » e rendersi conto di come Dio ci abbia sempre « accompagnato ».
In questa maniera, ha detto il Papa, « arriviamo a un nuovo incontro », quello che si potrebbe definire l'« incontro della gratitudine », nel quale si potrebbe pregare così: « Grazie Signore per questa compagnia che Tu mi hai dato, per questo cammino che hai fatto con me! » e anche chiedere perdono per i peccati e gli sbagli di cui ci si può rendere conto, nella consapevolezza che Dio « cammina con noi e non si spaventa delle nostre cattiverie », sta « sempre lì! ».
A tale riguardo il Pontefice ha aggiunto: « Quante volte gli abbiamo chiuso la porta in faccia; quante volte abbiamo fatto finta di non vederlo, di non credere che Lui fosse con noi; quante volte abbiamo rinnegato la sua salvezza … Ma Lui era lì! ».
Ed è importante « fare memoria di tutto questo », così come lo è riguardo anche alle « nostre cose buone ».
Quante volte, per esempio, « abbiamo aiutato un altro, curato un ammalato ».
Da qui l'invito a « fare memoria di tutto il cammino » perché « la memoria ci avvicina a Dio ».
È, ha spiegato Francesco, una sorta di « ri-creazione », di « ri-generazione, che ci porta oltre l'antico splendore che aveva Adamo nella prima creazione ».
Fino al termine della sua omelia il Papa ha ripetuto più volte questo consiglio semplice: « Fate memoria! ».
Che sia riguardo l'intero arco della vita e o solo della giornata odierna o dell'ultimo anno, è sempre bene chiedersi: « Come sono stati i miei rapporti col Signore? », e fare memoria, ha concluso il Pontefice, « delle cose belle, grandi che il Signore ha fatto nella vita di ciascuno di noi ».