Venerdì, 27 aprile 2018
Per i cristiani il cielo non è « astratto o lontano » ma è « l'incontro da persona a persona con Gesù » che, mentre « noi siamo in cammino », ci aspetta « e prega per ciascuno di noi ».
Ricordando la fedeltà di Dio alla sua promessa Papa Francesco ha celebrato la messa venerdì 27 aprile a Santa Marta.
Nel riferirsi alla predica di Paolo nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia, così come è riportata nel passo degli Atti degli apostoli proposto dalla liturgia ( At 13,26-33 ), il Pontefice ne ha riproposto la parte finale: « E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l'ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: "Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato" ».
È « la promessa che aveva fatto Dio » ha spiegato il Papa.
E « il popolo si è messo in cammino con questa promessa nel cuore ».
Dunque, « il popolo di Dio ha incominciato a camminare con questa promessa nel cuore », con « la coscienza di essere un popolo eletto » che « sentiva l'elezione di Dio », con « la sicurezza » - perché « questa elezione dava una sicurezza nel sigillo dell'alleanza che aveva fatto il popolo con Dio » - e anche « con la speranza della promessa che Dio gli aveva dato ».
Questa « promessa del popolo di Dio in cammino dall'inizio, dice Paolo, si è realizzata perché Dio l'ha compiuta per noi, in Gesù Cristo » ha insistito il Pontefice.
E « il popolo si fidava della promessa - ha proseguito - perché sapeva che Dio è fedele, aveva quella conoscenza ».
Del resto, « l'infedeltà era nel popolo: tante, tante infedeltà nel cammino.
Ma Dio rimaneva sempre fedele e per questo » il popolo « andava avanti, fidandosi della fedeltà di Dio ».
« Anche noi siamo in cammino » ha fatto presente il Papa.
« Siamo in cammino e quando » ci domandiamo: « ma in cammino » verso dove, rispondiamo: « sì, in cielo ».
E « cosa è il cielo? ».
Ecco, ha affermato Francesco, che « incominciamo a scivolare nelle risposte, non sappiamo bene come dire "cosa è il cielo" ».
Magari « tante volte pensiamo a un cielo astratto, un cielo lontano, un cielo » che « sì, si sta bene lì ».
Invece « noi camminiamo verso un incontro: l'incontro definitivo con Gesù » ha ricordato il Pontefice.
E così « il cielo è l'incontro con Gesù e noi prepariamo questo incontro con gli incontri che noi facciamo nel cammino della vita con il Signore ».
Ma « l'incontro definitivo, pieno, che ci farà godere per tutta la vita - come abbiamo pregato nell'orazione colletta - sarà sempre con Gesù: un incontro da persona a persona ».
Perché « Gesù, Dio e uomo, Gesù, in corpo e anima, ci aspetta ».
Francesco ha suggerito di « tornare su questo pensiero: "Io sto camminando nella vita per incontrare Gesù" ».
Un pensiero « così semplice ».
Con una consapevolezza: « Gesù, nel frattempo », non sta « seduto lì ad aspettarci, ad aspettarmi: no, lui stesso, nel Vangelo, ci ha detto cosa fa: "Abbiate fede anche in me; vado a prepararvi un posto.
Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me" ».
Sono le parole proclamate nel passo di Giovanni ( Gv 14,1-6 ) proposto dalla liturgia del giorno.
« Gesù ci prepara un posto, Gesù lavora, in questo momento, per noi » ha rilanciato il Papa.
E « il lavoro di Gesù » è « l'intercessione, la preghiera di intercessione ».
Così « il suo sacerdozio che si è consumato nella passione, continua in cielo con l'intercessione: Gesù prega per me, per ognuno di noi ».
Ma « questo dobbiamo ripeterlo per convincerci: lui è fedele e lui prega per me, in questo momento ».
Tanto che « l'immagine dell'intercessione - le mani così, per far vedere al Padre le piaghe della passione - se l'è portata con sé ».
Perchè « Gesù prega per me ».
« C'è un passo nel Vangelo, nell'ultima cena, quando Gesù dice a Pietro: "io pregherò per te" » ha ricordato il Papa, rimarcando che « quello che dice a Pietro l'ha detto a tutti noi: "Io prego per te" ».
Perciò « ognuno di noi deve dire: Gesù sta pregando per me, sta lavorando, ci sta preparando quel posto ».
E « lui è fedele: lo fa perché lo ha promesso ».
Così « il cielo sarà questo incontro, un incontro con il Signore che è andato lì a preparare il posto, l'incontro di ognuno di noi ».
E « questo ci dà fiducia, fa crescere la fiducia ».
« Io prego ma Lui prega per me » è la verità su cui il Pontefice ha voluto porre l'accento.
« Per questo - ha spiegato - quando preghiamo sempre diciamo al Padre "per nostro Signore Gesù Cristo", perché le preghiere vanno sempre tramite lui che sta pregando per noi ».
È, appunto, « l'intercessione, Gesù è il sacerdote intercessore: prima era il sacerdote che ha dato la vita per noi; adesso è il sacerdote intercessore, fino all'ultimo momento del mondo ».
E « questo deve darci fiducia, far crescere la fiducia » che in cielo « mi stanno aspettando » e che Gesù « sta pregando per me » e sta preparando « la dimora per me ».
In conclusione Francesco ha espresso l'auspicio « che il Signore ci dia questa consapevolezza di essere in cammino con questa promessa in mano ma anche nel cuore ».
E « con la coscienza di essere eletto, perché il Signore ci ha eletti tutti e ognuno di noi ».
Un cammino da percorrere « cercando di fare continuamente, di rinnovare l'alleanza di fedeltà, per essere più fedeli perché Lui è fedele ».
E così, « il Signore ci dia questa grazia di guardare su e pensare: "Il Signore sta pregando per me" ».