Diario dei colloqui con Fra Leopoldo |
Oggi alle 16,15 fui da Fra Leopoldo.
Avanti ieri Fra Leopoldo non stava bene, ma tuttavia ci tenne presso di sé quasi un'ora, e mi disse che il Signore si era degnato di nuovo di rivelargli qualche cosa per me.
"Poche parole, mi dice, ma che voleva io gli volessi bene".
Mi dice che mi trascriverà tutto in un biglietto.
Fra Leopoldo mi dice che teme un po' che ritornando a casa mi abbia a intorpidire, ma spera di no.
Ieri poi fummo con Cambiaghi a visitarlo, ma il francescano si trovava a letto, e ci fece rispondere, ringraziandoci, di ritornare domani nel pomeriggio che avrebbe richiesto a Padre Curato il permesso di farci salire.
Oggi mi recai da lui alle 14,15 essendomi fermato sino a quell'ora dai bambini, ed entrai insieme al Prof. Teodoreto.
Lo salutai, ed egli salì in camera, aspettando io un momento dabbasso per sentire sue notizie.
Ma il giovine che era salito col Prof. Teodoreto, discese subito dicendo che Fra Leopoldo desiderava che io salissi immediatamente.
Lungo la scala vi è un Crocifisso ad ogni piano ed io seguo l'esempio di baciare le Sacre Piaghe come usa fare Fra Leopoldo.
Quando entro nella camera Fra Leopoldo è cortesissimo, e mi dice che è da qualche ora che mi aspetta.
Mi accomodo vicino al letto col Prof. Teodoreto, e dopo aver chiesto notizie al francescano parliamo un po' dei miei bambini.
Fra Leopoldo è raggiante e dice che la nostra visita lo fa guarire.
E ci guarda l'un l'altro con tale compiacenza da dimostrare con lo sguardo quanto dice con le labbra.
I miei occhi si posano un po' su Fra Leopoldo, un po' sul Prof. Teodoreto, e vedendoci radunati in quella camera dove il Signore si degna di scendere a conversare col Santo francescano, e dove Maria Santissima lo onora delle sue parole, ascolto e taccio con religioso raccoglimento.
Vorrei potermi ricordare una minima parte di quanto ho sentito da queste due anime elette, ma mi è impossibile.
La visita dura un'ora col Prof. Teodoreto e quasi tre ore con Fra Leopoldo.
Ad un certo momento Fra Leopoldo mi guardò, sorrise, e poi mi disse: "Enrico, oggi sarà contento, hanno portato quello che tanto desiderava".
Io penso un momento, e poi capisco che allude al Santo Crocifisso.
Ed allora il Prof. Teodoreto si alza, svolge un giornale, e col suo sorriso solito, con quella dolcezza serena, è felice di avermi contentato.
Fra Leopoldo, con vera compiacenza, mi dice che anche questa è una grazia e se non avevo potuto trovare in Torino un Crocifisso era soltanto perché il Signore mi aveva destinato quello.
"È un'opera d'arte, continua, ma soprattutto un Crocifisso che ha una storia.
Io non credo che il Prof. Teodoreto gli portasse questo, ma è bene che venga nelle sue mani".
Il Prof. Teodoreto, con quella sobrietà di parola che fa pensare, con quella calma che è frutto di riflessione, mi dice che davvero è contento che quel Santo Crocifisso venga nelle mie mani, e che davvero è un Crocifisso che ha una storia, e che ha un valore anche artistico, e che desidererebbe che giunto a casa potessi farlo fotografare, tanto è bella e rara l'espressione del viso, e la struttura del corpo.
Dice che difficilmente se ne troverebbe uno ora così, e mi raccontano la storia di quel Crocifisso.
Un tenente, Fratello delle Scuole Cristiane, entrato in Gorizia, dopo la caduta della città, visitando gli avanzi di una Chiesa colpita, aveva trovato questo Crocifisso ( così bello ed espressivo nel viso, e che ha i caratteri di uno studio anatomico del corpo ) mutilato di un braccio e di una gamba, e staccato dalla croce.
Lo prese, e ritornato lo portò a vedere a Fra Leopoldo, il quale si incaricò di farlo aggiustare.
L'ottiene, ed incarica il Fratello Caneparo, conoscitore e capace di tali lavori, di rifare il braccio e la gamba, e di aggiustare il resto e applicarlo sulla croce.
Il Religioso Sacramentino, uomo di ardente amore per Gesù, che io ho avuto la fortuna di conoscere e di parlargli da Fra Leopoldo, lo aggiusta bene, lo cura come opera, e lo riporta a Fra Leopoldo che lo fa benedire da un Sacerdote nel Convento, con le indulgenze in articulo mortis, e lo ritorna ai Professori delle Scuole Cristiane.
Il Crocifisso passa allora al Prof. Teodoreto, il quale lo ha tenuto sino ad oggi, ed oggi lo porta a Fra Leopoldo, perché sia donato a me.
Questo racconto, detto con piacere dai due Venerandi Religiosi, mi rende maggiormente felice, e davvero non so esprimere parola, ma quando dico al Prof. Teodoreto se lo staccarsi da un'opera d'arte, e passata da una Chiesa dove forse era già esposto alla adorazione, in mani di Santi, gli riusciva giustamente doloroso, di non privarsene;
il Prof. Teodoreto, con il suo sorriso di cielo mi risponde: "No, sono contento che vada in buone mani, e lo aiuterà".
Io ringrazio, e i due Santi religiosi si vedono raggianti nel vedermi felice.
Vorrei poter ricordare le sante cose udite da quelle due anime Sante, ma mi è impossibile.
Si parlò dell'amore del Signore, della corruzione del mondo ed il Prof. Teodoreto disse che, ora a mantenersi buono ci vuole un vero miracolo.
Parlando di un fatto si fa accenno al Bollettino.
Io dico che è fatto veramente con arte e che non vi è una parola inutile.
Fra Leopoldo ha trovato sparsi negli articoli dei detti del Signore, ed il Prof. Teodoreto sorridendo dice di sì, senza però farne cenno.
Il francescano è contento che quell'opuscolo faccia del bene.
Il Prof. Teodoreto ricorda che il primo Bollettino uscito conteneva un articolo dove esortava i giovani a non vivere più con le mezze misure, e cioè servire a Dio e qualche volta il mondo, di darsi totalmente alla vita cristiana.
Vi era anche poi un fatto di S. Francesco di Sales, mi sembra. Il Bollettino fu allora spedito a molti Sacerdoti, Canonici, e anzi nel collegio di questi ultimi se ne era parlato, ed era stato commentato in modo vario, ma non troppo favorevole, quell'invito ad una vita più austera rivolto ai giovani.
Un canonico, buona persona, che conosceva personalmente il Prof. Teodoreto, un giorno, incontratolo, non esitò ad accennargli che egli aveva dovuto sostenere le ragioni del Bollettino contro le osservazioni dei canonici per il nuovo appello ai giovani che sembrava un po' troppo azzardato.
Il Prof. Teodoreto ne rimase un po' impensierito, temendo di non aver trovato la giusta strada per arrivare allo scopo prefisso.
Ne parlò a Fra Leopoldo e questi, messosi a pregare il Signore, gli disse subito: "Dì al Prof. Teodoreto che il Bollettino così va bene, e continui".
Il Prof. nel raccontarlo è contento e dice che ormai a me lo può dire, perché sono unito a loro nel Signore.
Fra Leopoldo osserva che tutti i detti del Signore si sono sempre avverati e che molte volte il Signore gli rispondeva non appena egli si prostrava in Santa Adorazione, prima ancora che chiedesse.
Fra Leopoldo accenna che è arrivato un vaglia di L. 50 da Sestri da Genova forse per una grazia ricevuta dal S. Crocifisso, ma che essendo indirizzato a lui, le aveva ritirate Padre Curato, e che lui non aveva fatto caso per averle, perché erano intesi così, per evitare di parlare delle meraviglie del S. Crocifisso coi Superiori.
Il Prof. Teodoreto approva, dicendo che il S. Crocifisso provvede sempre.
Fra Leopoldo è contento di Padre Curato ( Padre Vaccaro ), anima bella e devota, e indubbiamente è venuto a sapere di queste meraviglie per mezzo del Cav. Cavallotti, ed il Signore lo lavora perché sarà l'anima destinata a far conoscere all'ordine francescano le meraviglie del Signore e propagare la Santa Adorazione.
Fra Leopoldo ed il Prof. Teodoreto parlano di queste meraviglie con una sicurezza, e direi libertà, da rendere veramente invidiabile la mia sorte, o meglio questo privilegio del Signore.
E ne parlano come se io non fossi presente, e quando cerco di uscire per rendere loro più comodo discorrere, non vogliono assolutamente, dicendo che per me non vi sono più segreti.
Io chiedo se si conservano i quaderni originali di Fra Leopoldo, ed il Prof. Teodoreto mi risponde affermativamente per il confronto.
Fra Leopoldo dice che la sua ignoranza sarà una dimostrazione maggiore che è tutta opera del Signore, perché nel primo quaderno principalmente, egli ripete, vi sono un'infinità di errori, non avendo egli istruzione.
Il Prof. Teodoreto domanda a Fra Leopoldo il permesso per fare l'adorazione insieme alle Piaghe Sacratissime, dinanzi al Crocifisso Miracoloso.
Ci inginocchiamo, dinanzi al Crocifisso, e il Prof. Teodoreto incomincia.
Dire ciò che ho provato in quel momento non mi sarà mai possibile.
Il Prof. Teodoreto ha messo le mani sul petto, ha abbassato gli occhi fissandoli ogni tanto sulle Piaghe del Signore, e sul suo viso, fatto serio, è passata un'onda di Paradiso, tanto ha assunto un'espressione di fede e di raccoglimento.
Non agitazioni, né incomposti sospiri, no, ma un atteggiamento così serio, dignitoso, illuminato, da dimenticarmi di essere su questa terra.
Ed in verità non era quella cella un piccolo Paradiso?
Non era forse lì dove Nostro Signore scendeva, direi ogni giorno, con la SS. Vergine a favellare col suo Servo Leopoldo?
Ho pregato, pregato con ardore di animo, con fede sentita, dinanzi a quel Crocifisso che mi son fisso bene negli occhi, ho sentito la mia pochezza, quanto sia peccatore, facendo in comune una preghiera per diventare Santi.
Dopo aver pregato per gli ascritti, per i vivi e i morti, il Prof. Teodoreto passa nelle mie mani il Santo Crocifisso, e ne adoro ancora le Piaghe, il Costato aperto, lo bacio con riverenza, e chiedo per me, per il mio papà, la mia mamma, la mia sorella, per mio cognato, per la mia bambina, per Cambiaghi e famiglia, per il Signor Ammiraglio e signora, e per altri, chiedendo salvezza d'anima, purezza, pace, salute, umiltà, fede, e soprattutto il suo amore santo.
Rimango così per qualche minuto a conversare col Crocifisso vicino al mio cuore e la bocca accostata vicino vicino, lo bacio ancora, e poi mi prostro dinanzi alla Statuetta della Vergine Consolata, che tante volte si è rivelata a Fra Leopoldo, la prego e ne bacio i piedi.
Alle 17,30 il Prof. Teodoreto prende congedo, salutandoci con così carità, da sentire nel cuore una tale affezione nel Signore da non potersi esprimere.
Fra Leopoldo desidera che io rimanga ancora un po' ed io accetto volentieri.
Ringrazio nuovamente il Prof. Teodoreto, il quale non vuole, e rimango solo con Fra Leopoldo.
Fra Leopoldo è contento.
Mi dice se discorrendo non ho sentito battere nel quadro della Consolata.
Io rispondo di no, ed egli mi spiega, che è lo stesso colpo che sente nel Santo Tabernacolo, e capisce che il Signore è presente, ed ascolta ogni nostro discorso.
Mi dice che molti non crederebbero a queste meraviglie, e che pure il Santo Crocifisso gli ha detto che quantunque di legno, è lì vivo, presente.
Io gli domando se la voce è chiara, distinta come la mia, ed egli mi risponde che è chiarissima, ma misteriosa, che non saprebbe definirla, perché è voce del Signore.
Continua dicendomi che facendo la Santa Adorazione insieme, mentre io ero chino sul Santo Crocifisso, gli ha chiesto di farmi Santo.
Parlandomi della Statuetta della Consolata, mi fa notare che era rotta, e che la tenne così per un pezzo.
Un giorno decise di portarla a fare aggiustare bene, ma sentì una voce che non aveva sentito mai che gli dice di no, che desiderava l'avesse aggiustata lui, e così fece.
Viene un Padre soldato e si ferma qualche minuto.
Fra Leopoldo mi racconta altre cose di carattere così intimo di persone benefattrici che non trascrivo.
Mi fa cercare in un armadio delle fotografie e l'ultimo quaderno dove trascrive i detti.
Mi fa vedere la sua fotografia con la dedica del Vescovo da Campo, e in una scatola in pelle, ha uno zucchetto legato con un nastro di seta bianca portatogli da Roma dal Cav. Cavallotti, recatosi insieme col Vescovo da campo da Sua Santità.
Lo zucchetto bianco fu usato da Sua Santità Benedetto XV, e gli fu inviato in dono, come si legge sulla scatola scritto: "Dono di Sua Santità Benedetto XV".
Lo bacio. Fra Leopoldo prende il nastro bianco che è nella scatola insieme allo zucchetto, e me lo dona dicendo di tenerlo in ricordo.
Nel quaderno dei detti vi è un foglietto, dove sono segnate due rivelazioni avute il giorno 16 Febbraio corr. alle 4,30 di mattina.
Li ho appena potuti scorgere, e non ne ricordo che metà di ciascuno.
Il primo diceva presso a poco così: "Tu sei un'anima privilegiata...."
ed il secondo: "Molti eppure i cattivi mi vogliono togliere dal mondo ma....".
Non ricordandoli bene ho chiesto a Fra Leopoldo di rileggerli, ma egli mi rispose che se li avevo dimenticati era segno che non era tempo ancora di averli letti.
Avevo notato sul tavolino una cartolina con l'immagine di Gesù.
Fra Leopoldo mi dice che era di mia sorella.
Ha parole di vera lode per essa, e mi dice aver capito subito che era veramente buona.
Io mi compiaccio di sentire e vedere che ricorda la mia sorella ed egli mi risponde che la raccomandava ogni giorno al Signore con i miei.
Mi dice di star tranquillo che le preghiere arrivano al cielo, e vedrò che sarò contento per i miei, e mia sorella per mio cognato.
Sono le 19, ma Fra Leopoldo mi prega di fermarmi ancora un po'.
Mi prostro ancora davanti al Santo Crocifisso e lo bacio.
Fra Leopoldo tiene pure sotto il cuscino un Crocifisso da Missionari, e mi dice che la notte lo mette al collo per difendersi dal mostro di Satana, che però da qualche tempo il Signore non permette gli faccia dei brutti scherzi.
Gli domando permesso di congedarmi.
Fra Leopoldo pensa un momento e poi mi dice di inginocchiarmi.
Mi dice che mi dà la Santa Benedizione del Crocifisso per me, per Cambiaghi, per i miei e la famiglia di mia sorella.
Mi inginocchio, Fra Leopoldo alza le sue mani sopra il mio capo, recita una preghiera, e poi mi benedice.
Io gli bacio la mano, e Fra Leopoldo, prendendomi la testa, mi bacia sopra l'occhio sinistro, augurandomi ogni bene dal cielo.
Indice |