Due cuochi al servizio di Dio |
Luigi Musso nacque a Terruggia Monferrato, provincia di Alessandria, diocesi di Casale, il 30 gennaio 1850.
« iL padre Giuseppe Musso, di carattere piuttosto severo, ma buono, era giardiniere dell'Intendente di Finanza ing. Luigi Noè.
La madre Maria Cavallone era pia e fervente cristiana, ma anche energica nell'educazione dei figli.
La mamma un giorno gli diede un libro contenente le immagini della Via Crucis, illustrandogli nel tempo stesso il significato di quelle immagini.
Luigino fu impressionato da quelle parole ».
Come annota Fratel Teodoreto dei Fratelli delle Scuole Cristiane ( un santo che ha scritto sulla vita di un santo ), « è questa la prima scintilla che, col passare degli anni, accenderà la fiamma d'amore nel cuore dell'appassionato di Gesù CrocifIsso ».1
Il contesto storico in cui vive Luigi Musso è il Piemonte percorso dai fermenti della Rivoluzione liberale e del Risorgimento, l'ora terribile della soppressione degli Ordini religiosi e i conflitti fra Governo e Clero, ed il profilarsi delle prime lotte di classe, con scontri, talora sanguinosi, tra socialisti, forze dell'ordine, conservatori e i primi circoli dei cattolici democratici.
« Le necessità familiari spinsero Luigi ad abbandonare il tetto paterno all'età di 19 anni per recarsi a Vercelli, al servizio di un ricco proprietario.
La separazione fu amara.
In quell'umile casetta lasciava la mamma, il più gran tesoro della sua vita, lasciava i ricordi d'una fanciullezza serena.
Quale sacrificio!
Eppure il pressante bisogno di lavoro più lucroso l'aveva fatto risolvere alla separazione dolorosa.
Lasciato ben presto il primo impiego, essendosi accorto di trovarsi al servizio di un soggetto pessimo per condotta morale, dopo molte ricerche di lavoro, diverse prove, finalmente venne accolto dal Can. Mons. Giuseppe Miglione, al quale si affezionò, servendolo per molti anni non solo come cuoco, ma come uomo di casa, attento e fedele a tutti gli interessi della famiglia.
E fu una fortuna, poiché, morto nel 1870 l'amato padre che l'aveva così fortemente e cristianamente educato, Luigi si trovò nella possibilità di aiutare la madre vedova, con un lavoro sicuro, onorato e tranquillo.
Venuto a morire nel 1884 Mons. Miglione, Luigi poté entrare in qualità di cuoco nella famiglia dei Conti Arborio Mella, nella stessa città di Vercelli.
E di proficuo lavoro c'era bisogno poiché la madre lottava quotidianamente contro le necessità.
La vecchia madre declinava: nel 1889 un'infermità la rendeva inabile al lavoro e la metteva nella necessità di avere maggiori aiuti per le spese di famiglia.
Fu una disposizione provvidenziale che, in tali strettezze, si rendesse vacante il posto di capocuoco nel Collegio Dal Pozzo in Vercelli.
Luigi fece domanda per quell'impiego e lo ottenne».2
Circostanze dolorose obbligarono successivamente Luigi a lasciare il Collegio Dal Pozzo, facendo maggiormente risaltare la sua virtù angelica, la grande sua carità, la generosità del perdono ai calunniatori, e furono le vie provvidenziali che lo portarono verso uno scopo, da lui stesso ignorato, là dove il Signore gli aveva preparato un campo più vasto per l'apostolato e dovizie di grazie per santificarlo sempre più.
Torino, come sottolinea bene Fratel Teodoreto, la città del SS. Sacramento e della Consolata ( aggiungeremmo della Sindone e di Maria Ausiliatrice ), riceveva colui che dalla Divina Provvidenza era stato prescelto a divenire l'Apostolo del SS. Crocifisso, e la famiglia dei Conti Caissotti di Chiusano lo accolse nel 1890 - a quarant'anni - al suo servizio in qualità di cuoco.
Nel suo Diario Fra Leopoldo annota: "Dopo qualche anno ( della sua permanenza a Torino ) presi per mio Padre spirituale il Rev. Padre Cozzi ( che poi divenne Provinciale dei Barnabiti ); la chiesa officiata da questi, S. Dalmazzo, divenne la mia prediletta, e non tralasciai di frequentare ogni giorno quella casa di Dio, fino a quando il Signore, nella sua Misericordia, mi chiamò religioso, figlio di S. Francesco.
Mentre Luigi si elevava di giorno in giorno nell'amore del suo Signore e nella pratica delle virtù, non dimenticava la vecchia madre rimasta a Terruggia e per essa si imponeva i sacrifici economici suggeritigli dal grande affetto che le portava.
« Ogni anno si andava a passare quattro mesi di villeggiatura nel castello di Viale d'Asti, e là ogni giorno facevo il possibile per avvicinarmi sempre più a Dio colla preghiera.
Non dimenticavo i consigli del Rev. P. Cozzi, cioè di aver devozione non solo alla Vergine Santissima, ma anche al suo Divin Figlio Gesù. [ ... ]
Ebbi fin da giovanissimo una devozione tutta speciale alla Gran Madre di Dio Maria Santissima.
Ogni domenica alle ore due del pomeriggio, finite le mie faccende di cucina, col permesso dell'Arciprete locale, mi portavo in una chiesuola dedicata a S. Rocco, e là, in mezzo alla campagna, poco lontano dal paese, davo il cenno colla campanella; in breve la chiosino era piena di fedeli, e vi si recitava il S. Rosario in onore della Gran Madre del Salvatore.
E così si continuò ogni festa, finché ebbi il bene di rimanere in quella cristianissima famiglia ».
« Nell'anno 1895, giugno e luglio non avevano visto goccia d'acqua: un sole cocente, un caldo soffocante.
I popolani dicevano: "Ah! se questa Madonna facesse un miracolo e ci mandasse un po' di pioggia! "
Si diceva loro: "Abbiate fiducia nella Gran Madre del Salvatore ... ".
Ed ecco che il medesimo giorno della festa, 5 agosto, dedicato alla Madonna della Neve, alle ore cinque del pomeriggio, si vide in lontananza come una nuvoletta, e a poco a poco s'alzò un gran temporale e cadde beneficamente tant'acqua da riempire fossati e ogni cosa.
È un fatto molto notevole che la pioggia cadesse solo sul territorio di Viale, mentre nei paesi vicini tutto era arido e cadente.
Quei buoni parrocchiani nel vedersi così favoriti, accrebbero la devozione a Maria SS. che nelle calamità sempre invocano come loro Patrona.
Il demonio però non riposava.
Una sera, verso l'ora di servire il pranzo, avevo preparato dei crostini per la minestra; nel momento di portarli in tavola sentivo in cuor mio una voce che mi diceva: "Guarda in mezzo ai crostini, c'è un pezzo di vetro "; guardo, riguardo minutamente e trovo realmente un pezzo di vetro.
Se questo fosse arrivato in tavola, i signori padroni avrebbero avuto ragione di mettermi alla porta; ma la bontà somma di Dio sempre venne in mio aiuto ».
Luigi Musso amava molto il prossimo e specialmente i poveri; nel tempo libero curava e, se era necessario, assisteva i malati di giorno e di notte.
C'era a Viale un pover'uomo che da parecchio tempo teneva il letto per una ferita; Luigi si fece mandare dell'acqua della Madonna di Lourdes e curandolo nell'anima e nel corpo ne ottenne la guarigione.
Il 19 novembre 1896 fece ritorno a Torino.
« Mi fermai in quella nobilissima famiglia Caissotti di Chiusano ancora sette mesi; poi ritornai alla casa paterna a Terruggia per assistere la mia buona madre inferma ».
Per rimediare al difficile stato di cose e sentendosi ormai ristabilito nella salute di prima.
Luigi, d'accordo con la mamma, risolse di esercitare nuovamente la professione di cuoco presso qualche famiglia o istituto religioso.
Trovò pertanto il posto a Casale presso i Padri Camilliani o Ministri degli infermi.
Durante i giorni della sua dimora a Casale, Luigi Musso prese contatto con la religiosa Famiglia dei Padri Francescani che officiano la chiesa di S. Antonio Abate: è il primo contatto.
Ricaduta la madre in una malattia mortale, il Servo di Dio accorse al suo capezzale per assisterla cristianamente e amorevolmente.
« L'11 maggio 1900, la mia buona mamma, morì nelle mie braccia secondo la preghiera che avevo fatto a Maria SS. Prima di morire, la mia povera mamma espresse il rincrescimento di lasciarmi, perché solo; io le dissi di non pensare a me: "Sebbene io non sia più giovane, tuttavia confido nella Provvidenza, che la bontà di Dio mi chiama religioso.
Fin da fanciullo ho sempre agognato questo stato così sublime; soprattutto le mie speranze sono fondate sulla protezione di Maria SS. Madre del mio Gesù" ».
Dopo la morte della mamma Luigi ritornò presso i Camilliani di Casale Monferrato ove rimase fino a tutto il mese di ottobre del 1900.
iL 1° aprile 1905 Fra Leopoldo iniziò il suo anno di noviziato, che per benigna concessione della Santa Sede egli poté fare nello stesso convento di S. Tommaso.
Nell'anno del suo noviziato, Fra Leopoldo aveva riparato un Crocifisso che era stato abbandonato tra gli oggetti fuori uso e nel giorno del Venerdì Santo, 13 aprile 1906, venne nuovamente posto all'adorazione dei fedeli ad un altare di S. Tommaso.
Dopo quel giorno di Passione quel Crocifisso fu collocato nel corridoio del convento accanto alla camera di Fra Leopoldo e successivamente, su richiesta dello stesso Fra Leopoldo, nella sua camera.
Il Servo di Dio si metteva ai piedi del Crocifisso ogni mattina circa le ore quattro e vi rimaneva in profonda adorazione fino alle ore sei, l'ora della prima Messa.
Nella meditazione passava dalla Sacra Piaga della mano destra a quella della mano sinistra; indi al piede destro, al piede sinistro e al Sacro Costato.
Con questa meditazione sulle cinque Sacre Piaghe, il Servo di Dio giunse in poco tempo a un alto grado di intimità con Gesù Crocifisso, con Gesù Sacramentato e con la SS. Vergine, tanto da udirne interiormente la voce.
« Il giorno 2 agosto 1906, festa della Madonna degli Angeli, Gesù mi fece intendere: "Si faccia devotamente l'Adorazione come nel Venerdì Santo, e molte grazie e favori concederò a tutti quelli che in grazia di Dio si prostreranno ad adorarmi" ».
Inizia da qui la grande avventura spirituale di Fra Leopoldo.
Alternando le preghiere vocali con l'orazione mentale più affettuosa, Fra Leopoldo, quasi senza accorgersene, venne a comporre sotto la guida di Gesù Crocifisso, una nuova formula di preghiera che egli stesso scrisse e propagò fra le persone di sua conoscenza.
Per il Servo di Dio la Divozione a Gesù Crocifisso - questo è il titolo della preghiera che fu poi approvata e indulgenziata da Sua Santità Papa Benedetto XV nel 1915 - non fu una semplice recita meccanica delle formule, ma una penetrazione affettuosa, come dice Fratel Teodoreto, nelle Piaghe Santissime di Gesù e nel Cuore Immacolato della SS. Vergine trapassato dalla spada del dolore.
Per questa sua intimità ebbe promesse consolanti per indurre i peccatori a convertirsi.
La preghiera si sofferma sulle cinque piaghe, con una intenzione per ciascuna di esse.
La prima formulazione di questa preghiera risale al 1906, che riportiamo come risulta dai suoi scritti:
Adorazione a Gesù Crocifisso come nel Venerdì Santo.
Ti adoriamo, santissimo nostro Signor Gesù Cristo, sopra questa Croce e sopra tutte le Croci che sono nelle tue chiese dell'universo mondo: colla tua santa Croce e morte tua hai comprato il mondo!
Recitando un Pater, Ave, Gloria per ogni piaga.
1a ( Per la sacra Piaga della Mano destra )
Si prega che il Signore santifichi il Santo Padre, Sommo Pontefice, e lo difenda dagli inimici suoi, che protegga sempre la sua Sposa, cioè la Chiesa, che dia ai sacerdoti la grazia di celebrare santamente, che benedica copiosamente l'Angelo dell'Arcidiocesi.
2a ( Per la sacra Piaga della Mano sinistra )
Si prega per la conversione dei poveri peccatori e per gli agonizzanti, principalmente per quelli che non vogliono riconciliarsi con Dio, invocando, poscia, la bontà di Dio colla giaculatoria "Gesù mio, misericordia!" tre volte.
3a ( Per la sacra Piaga del Piede destro )
Si prega che Dio conceda a tutti gli Ordini e Congregazioni religiose molti Santi a nostra edificazione; che benedica le nostre famiglie, le nostre case.
4a ( Per la sacra Piaga del Piede sinistro )
Si prega per le povere anime sante del Purgatorio, principalmente per quelle che aspettano da noi questa preghiera.
5a ( Per la sacra Piaga del Costato )
Si prega per tutti quelli che si raccomandano alle nostre preghiere avvalorate dai meriti infiniti di Gesù Crocifisso; preghiamolo inoltre che ci conceda la santità della vita, un ardentissimo desiderio di fare la SS.ma volontà di Dio in tutto, la rassegnazione nelle pene, nelle contrarietà, la grazia di ricevere i Santi Sacramenti in punto di morte, e la gloria eterna del Paradiso, nostro ultimo fine.
Sia lodato, ringraziato, benedetto ogni momento il mio dolce Gesù Crocifisso e il SS.mo Sacramento!
Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane ( Vinchio d'Asti 1870 - Torino 1954 ) conobbe l'Adorazione a Gesù Crocifisso, l'apprezzò e, con il permesso dei Superiori, la fece propagare tra i Confratelli, nelle classi, nelle famiglie, ottenendo non solo la grazia domandata in favore degli alunni ( conservare il diritto di dare in casa gli esami con valore legale ai 1050 alunni delle loro scuole elementari ), ma diverse altre importanti, tra le quali l'inizio dell'Unione del SS. Crocifisso.
Conobbe Fra Leopoldo il quale gli parlò di cose straordinarie, ma con vera umiltà e confidenza.
Nel 1913 Fratel Teodoreto pensò di approfittare della fraternità che aveva con Fra Leopoldo per esporgli un'idea che ebbe fin dal 1906 al secondo Noviziato, quella cioè di formare un'associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico, come quelle istituite dai suoi Confratelli a Parigi, a Madrid, a Lione.
Il 23 aprile 1913, dopo aver pregato con molto fervore, Fra Leopoldo udì queste parole: "Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente".
Il giorno 14 marzo 1914, in un'adunanza di tutti i giovani scelti nelle scuole diurne e serali, fu proclamato all'unanimità il titolo di Unione del SS. Crocifisso.
L'intervento frequente della SS. Vergine nelle cose dell'Unione dimostrò che Ella voleva essere, come scrisse più volte Fra Leopoldo nel suo Diario, la Protettrice dell'Opera.
Per questa ed altre ragioni, al titolo di Unione del SS. Crocifisso si aggiunse, il giorno 8 maggio, quello programmatico di Maria SS. Immacolata.
E Fra Leopoldo?
Fra Leopoldo potremmo ritenerlo cofondatore dell'Unione Catechisti per tutto quanto ha fatto, dalla conferma, come tramite privilegiato, della bontà dell'opera di Fratel Teodoreto alla preghiera fervorosa a Gesù Crocifisso e a Maria SS. Immacolata per la riuscita dell'opera stessa, comunicando tutti i messaggi che a questo fine gli venivano inviati.
Per sottolineare l'importanza dell'opera di Fra Leopoldo nella fondazione e nello sviluppo dell'Unione Catechisti, citiamo le parole di Fratel Teodoreto: « Guidata dagli scritti e circondata dalle ferventi preghiere del Servo di Dio, l'Unione metteva robuste radici secondo alcune parole da lui udite e fattemi pervenire come spinta al lavoro »3
Elevare nello spirito gli operai, avviarli agl'ideali della fede, ponendo con ciò solidi fondamenti alla soluzione del problema sociale, fu sempre una delle premure dei dirigenti cattolici, l'assillante cura della S. Chiesa, così scrive Fratel Teodoreto nel libro citato.
" Si sentiva da tutti i migliori, come si sente ancor oggi, la necessità di educare operai e dirigenti ai principi del Santo Vangelo e alle regole sociali emanate dai Sommi Pontefici".4
In futuro nacquero poi istituzioni cristiane per i lavoratori ( ad es. ACLI ) e per i dirigenti ed imprenditori ( ad es. UCID ).
Per mezzo della scuola, nell'umiltà della loro missione, i Fratelli portarono a quest'opera il proprio contributo di non lieve peso, sin dal 1800 in varie località del Piemonte.
Fra Leopoldo scriveva nel suo Diario: « Lunedì 24 novembre 1919, sera, ore 9,30.
Nella santa Adorazione - Divozione al SS. Crocifisso, quando incominciai l'adorazione alla Piaga della Mano sinistra, Gesù disse: "Per salvare anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per far imparare ai giovani Arti e Mestieri " ».
È proprio un manifesto programmatico comprensivo di tutti gli aspetti:
- formazione professionale ( far imparare ai giovani arti e mestieri ),
- formazione umana ( formare nuove generazioni ),
- formazione cristiana ( salvare le anime ).
Questa dovrebbe essere una proposta programmatica per ogni scuola cattolica.
Il giorno 2 dicembre: "Ormai è tempo che si manifesti la mia volontà: voglio una Scuola Casa di Carità Arti e Mestieri".
Questi scritti furono fatti leggere da Fra Leopoldo all'ing. Rodolfo Sella, uno degli Zelatori della Divozione a Gesù Crocifisso.
L'ing. Sella pensò subito di formare un comitato dei principali signori cattolici di Torino, tra i quali incluse sé e il proprio figlio, avv. Riccardo.
Fratel Teodoreto coinvolse il Superiore Fr. Candido che sostenne la proposta e così il 9 gennaio 1920 si tenne la prima adunanza.
Maria SS. lo stesso giorno disse a Fra Leopoldo: "Anch'io voglio essere la Protettrice della grande opera Casa di Carità Arti e Mestieri".
Nel 1925, data ufficiale della fondazione della Casa di Carità, i Catechisti aprirono una Scuola Festiva del tipo industriale presso la parrocchia di Nostra Signora della Pace, alla Barriera di Milano.
Ma necessitando più locali, nel mese di maggio 1929 i Catechisti firmarono il compromesso per l'acquisto dello stabile di via Feletto 8, nella stessa zona di Torino, e lì tennero i corsi fino al 1950.
Il 31 maggio 1940, a dieci giorni dall'entrata in guerra dell'Italia, fu acquistato il terreno di circa 10.000 metri quadrati, ove si costruì l'attuale sede nazionale della Casa di Carità Arti e Mestieri.
E così anche questa Opera partiva con l'avallo celeste e con un manifesto programmatico, chiaro ed esigente.
Di fronte allo sviluppo notevole di quest'opera, specie in quest'ultimo decennio, viene alla mente la visione di Fra Leopoldo nella notte dal 9 al 10 ottobre 1920, una visione della passione di Gesù "che portava nobilmente e faticosamente la Croce ... seguivano Gesù una miriade di Vescovi e qualche Papa.
[ ... ] I Vescovi, a detta dello stesso Gesù, sono tutti quelli che devono impegnarsi a far erigere nelle loro diocesi Scuole di Arti e Mestieri modellate su quelle di Torino, per la riforma del mando, cominciando dalla gioventù educandola cristianamente".
Già oggi più Vescovi stanno cooperando alla vita della Casa di Carità nelle loro diocesi e altri verranno come profetizzato da Gesù stesso.
Maria Immacolata è sempre stata invocata Patrona e Protettrice dell'Opera e in suo onore, tutti gli anni, è stato fatto con gli allievi un pellegrinaggio e la celebrazione della S. Messa, sia nella chiesa di S. Tommaso "in ricordo dei favori e grazie ricevute, da Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù cooperati in loro vantaggio", sia nel Santuario della Consolata, ambedue in Torino.
Fra Leopoldo morì il 27 gennaio 1922.
La salma venne tumulata in un loculo del sepolcreto dei Frati Minori nel terzo ampliamento del Camposanto in Torino e successivamente traslata nella Chiesa Convento di S. Tommaso il 26 aprile 1948.
Indice |
1 | Fratel Teodoreto f.s.c., "Nella intimità del Crocifisso", Torino 1984, pp. 1-3 |
2 | Fratel Teodoreto f.s.c, op. cit, pp. 6-10 |
3 | Fratel Teodoreto f.s.c., op.cit., p. 124 |
4 | Fratel Teodoreto f.s.c., op.cit, p. 159 |