Sotto il campanile di S. Tommaso |
1846-1911
"Tu ci lasci nel più acerbo dolore.
Ma verrà un giorno che i nostri nipoti ti accoglieranno lieti.
Tu ritornerai trionfalmente da Santo a Torino" - così, quasi profeticamente, gli aveva rivolto il discorso il burbero amico Giovanni Caneparo, prima che la bara di Paolo Pio Perazzo lasciasse Porta Nuova per Nizza Monferrato.
Le spoglie del "ferroviere santo" sono ritornate a Torino il 19 marzo 1953, portate trionfalmente dalla stazione di Porta Nuova attraverso Via Roma, alla chiesa parrocchiale di S. Tommaso, dove riposano, meta di molti pellegrini.
Paolo Pio Perazzo era nato a Nizza Monferrato il 5 luglio 1846.
Fu battezzato il giorno seguente nella parrocchia di S. Siro in Nizza.
Fu chiamato Paolo in ricordo del nonno materno ( Paolo Massuero ) e Pio in onore di Pio IX appena eletto Papa.
Nel 1856 partecipò alla Messa di Prima Comunione, preparato dalla stessa mamma e il 6 ottobre 1857 ricevette il dono dello Spirito Santo nella Cresima.
Ebbe come guide particolari la mamma e lo zio don Carlo, professore di ginnasio.
Paolino seguì lo zio nei vari trasferimenti di cattedra: Moncalvo, Villafranca Piemonte e Pinerolo.
In famiglia, per il suo senso di responsabilità, lo chiamarono fin da bambino "l'omino".
A Pinerolo si decide il destino della vita di Paolo Pio.
Sotto la guida dello zio don Carlo frequenta la quinta ginnasiale.
La salute è malferma.
Lo zio lo consiglia di lasciare gli studi, appena ottenuto il diploma della scuola ginnasiale.
Sia pure con tanto rammarico, accetta il consiglio, anche per fare fronte a nuove necessità economiche di famiglia.
Continuerà a studiare varie materie per proprio conto.
Intanto, resosi vacante un posto nella stazione ferroviaria di Pinerolo, Paolo Pio vi entra come volontario.
Dopo un anno di volontariato viene assunto come bigliettario di IV classe ( 1862 ).
Successivamente avanzerà come bigliettario di II classe ( 1865 ).
Occorre però comprendere cosa voleva dire per Paolo Pio esercitare la funzione di bigliettario.
Si trattava di gestire la biglietteria, la segreteria del capostazione, i bilanci di consumo, i riassunti degli introiti delle stazioni di linea, oltre il conteggio della cassa generale.
Anzi spesso durante le numerose e protratte assenze del capo-stazione, fungeva egli stesso da capostazione.
Tutto ciò senza qualifica né compenso equivalente.
Aveva solo 16 anni, quando entrò in ferrovia.
Però già allora si distinse tra i coetanei.
Si può affermare che le ferrovie italiane nacquero con Paolo Pio Perazzo.
Il Regno Sardo era collegato da poche migliaia di chilometri.
Per di più il funzionamento e l'amministrazione erano in stato pietoso.
Per questo motivo Paolo Pio passò dall'amministrazione statale alla Società Alta Italia, quindi alla Società Mediterranea e infine alle Ferrovie dello Stato.
Di privata iniziativa Paolo Pio progettò un piano per un migliore funzionamento delle stazioni.
Questo studio giunse tra le mani di qualche funzionario, che apprezzò altamente il progettista e lo chiamò a Torino come collaboratore più diretto.
Paolo Pio resterà a Porta Nuova per 41 anni.
Darà sempre il meglio di se come lavoratore e come testimone della fede.
A Porta Nuova trovò il suo altare ed il campo del suo martirio.
Lo sottolinea il "decreto sulle virtù".
La persecuzione venne soprattutto da parte della Massoneria, cui peraltro si opponeva con volto franco.
Avrà come risultato il pre-licenziamento, con due giorni e mezzo di preavviso ... nonostante non avesse ancora raggiunto il limite di età pensionabile.
Non valse neppure il ricorso al Consiglio di Stato ...
Qualcuno ha ipotizzato: la sua carriera, se fosse stata svolta in modo normale, egli avrebbe raggiunto la qualifica di Capodivisione o, nella peggiore delle ipotesi, di Ispettore Capo.
Rimase invece per tutta la vita il semplice Capoufficio senza avanzamento di categoria e con minima variazione di stipendio.
Secondo i Dirigenti massoni, non era il caso di aumentare lo stipendio al Perazzo, poiché i maggiori introiti sarebbero finiti nell'Obolo di S. Pietro ...
La motivazione per il mancato aumento di stipendio era, ai loro occhi ..., più che legittima ...
Il Ven. Paolo Pio Perazzo ebbe un concetto sacro del contratto di lavoro.
Era vivissimo in Lui il senso della giustizia, per cui, come era intransigente con se stesso, altrettanto, come capoufficio, non tollerava che si contravvenisse al dovere.
Ogni giorno maneggiava un centinaio di lettere, eppure non si permetteva un foglio di carta per uso personale.
Nel suo ufficio teneva sulla scrivania un quadretto del Sacro Cuore di Gesù.
Non voleva essere una sfida, ma una ricarica personale contro ogni stanchezza.
Il lavoro di Pio Perazzo non era semplice, poiché mancavano i Regolamenti.
Le tre gestioni, presso cui Paolo Pio diede la sua opera, furono sempre in un caos spaventoso.
Paolo Pio cercò di dare il suo apporto per portarvi un rimedio, senza badare a straordinari e a festività, senza pretendere un compenso economico relativo.
Più tardi Paolo Pio Perazzo, ormai pensionato coatto, lamenterà questo lavoro straordinario, non per vendetta esasperata, ma perché in questo modo aveva preterintenzionalmente, danneggiato la giustizia sociale verso gli operai.
Resta pur vero che molti Regolamenti, stilati da Paolo Pio Perazzo, ebbero incidenza determinante nel futuro delle ferrovie.
Alle difficoltà tecniche si aggiunsero le difficoltà di ordine morale: la persecuzione laico-massonica.
Paolo Pio non nascondeva il suo amore per il Papa e per la sua Fede.
Subì l'umiliazione di vedere salire ai gradini superiori giovani, che lui stesso aveva introdotto nel mondo del lavoro ... si erano adattati alle arrampicate massoniche ...
Però ad onore del vero, Paolo Pio ebbe a mietere anche tanta solidarietà da parte di persone da lui beneficate, soprattutto nell'ambiente del lavoro.
Eppure Paolo Pio non fu mai un "rasségnato".
Non lo era affatto quando ne andava di mezzo la giustizia.
Non esitò a portarsi a Rivarolo in mezzo agli operai in sciopero, come non esitava a difendere i diritti dei terzi contro le stesse ferrovie: "Quando si difende il diritto di chi ha pagato, non si danneggiano le ferrovie e si difende la giustizia".
Questo era il suo principio.
Pio Perazzo non si esaurì a Porta Nuova.
Appena giunto a Torino, diede la sua adesione al "Circolo Giovanile Sebastiano Valfré".
Era una accolta della migliore gioventù torinese.
Vasta l'attività svolta dal Circolo: biblioteca circolante, pellegrinaggi, oratori, catechismo, Buona Stampa, Obolo di s. Pietro, recite ed accademie ...
Qualcuno dei membri definì Paolo Pio "un vulcano di voleri e di proposte".
Ebbe modo di interessarsi dei poveri ( attraverso alle Conferenze di S. Vincenzo ) e degli Operai Cattolici.
Anima di tanta attività era la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l'Adorazione al SS. Sacramento in S. Secondo, in S. Tommaso, a S. Maria di Piazza.
Vivissima poi era in Lui la devozione alla Madonna, sotto i titoli di "Gran Madre di Dio, la Consolata, Nostra Signora del Sacro Cuore".
Il segreto del suo impegno sociale stava nella preghiera.
Lo statista, convertito, Donoso Cortes ebbe ad affermare: "Il mondo va male, perché vi sono più battaglie che non preghiere".
Paolo Pio Perazzo divenne preghiera vivente: "Prima Dio, poi la nostra anima e poi tutto il resto ...".
Era il suo principio.
Paolo Pio Perazzo fu ben convinto dell'importanza della "buona stampa".
Per questo diede tutta la sua collaborazione a S. Leonardo Murialdo per la fondazione del settimanale torinese "La Voce dell'Operaio".
Il giornale era il mezzo più efficace per lanciare messaggi e per far sentire la voce della Chiesa, in particolare i principi della "Rerum Novarum".
L'argomento della "buona stampa" meriterebbe una più approfondita sottolineatura.
Se è vero quanto affermava il Tommaseo che "anche nella virgola c'entra l'arte", per Paolo Pio Perazzo la parola stampata non ha una funzione artistica, è piuttosto il mezzo per giungere a colloquiare con tantissime anime.
Pensa alle Biblioteche circolanti e ad un bollettino mensile: "Biblioteca Circolante Cattolica Torinese".
Era un modo per far conoscere le iniziative cattoliche circa la cultura cattolica ( libri, giornali, conferenze, cronaca religiosa, punti di incontro culturale e di preghiera ... ).
Questo bollettino ( pubblicato il 1° e 3° sabato del mese ) divenne: "L'indicatore cattolico" e nel 1885 fu chiamato: "Crociata".
Sentì il bisogno di concentrare gli sforzi degli scrittori cattolici, per cui promosse una "Lega Mondiale degli Scrittori Cattolici", suddividendo gli aderenti in tre categorie: scienze, lettere ed arti, giornalismo.
In questo progetto, quanto mai coraggioso, è facile comprendere la capacità organizzativa di Paolo Pio, oltre al suo zelo apostolico.
Non si possono contare gli scritti di Pio Perazzo, molti dei quali furono pubblicati anonimi.
La maggior parte degli articoli del "Bollettino Eucaristico" uscirono dal cuore del nostro Venerabile.
Oltre al campo della formazione interiore, meriterebbe particolare attenzione l'impegno caritativo nella "San Vincenzo", tra i colleghi di lavoro, nelle varie situazioni della vita quotidiana.
Per non evadere l'intento di questo scritto, basti il semplice accenno.
Paolo Pio Perazzo, avendo compreso che doveva imitare Gesù, se voleva essere veramente cristiano, non trovò altro modello migliore che San Francesco.
Così il 19 marzo 1875 emise il suo impegno come terziario nelle mani del parroco P. Candido Mondo.
Non fu una formalità, ma un vero impegno di vita.
Lo compresero i confratelli, per cui lo vollero loro Ministro.
Occorre ricordare che la Fraternità di San Tommaso era la più consolidata e la più organizzata di Torino, potendo disporre di molti Padri francescani.
S. Tommaso infatti fu per molti anni sede provincializia.
Se al Terz'Ordine francescano appartennero personaggi illustrissimi ( Dante, Petrarca, Tasso, Pellico, Ozanam, musicisti, pittori, scienziati, esploratori, 15 Papi, Cardinali e Vescovi, circa 730 tra Santi e Beati, Imperatori e Principi, ecc. ), la Fraternità di San Tommaso poteva vantare confratelli della statura di Don Bosco, Marianna Nasi ( Ministra della Fraternità e poi cofondatrice con S. G.B. Cottolengo delle Suore Cottolenghine ), S. Leonardo Murialdo, le Serve di Dio Lucia Bocchino Rajna, le sorelle Comoglio, ecc.
Paolo Pio Perazzo visse appieno lo spirito francescano: povertà assoluta, semplicità, trasparenza interiore adamantina, umiltà senza pari, abbandono totale in Dio ...
Cose tutte, che cercò di inculcare ai confratelli con pazienza e disponibilità senza soste.
Era troppo convinto della bontà del sistema.
Sacrificava tempo, denaro e anche la salute per promuoverlo in molte parrocchie di Torino, del Piemonte, dell'Italia ... e oltre ....
Il "pace e bene" fu per lui gioia di un ideale, grandezza di amore, bene nello spirito di povertà, carità verso i fratelli, devozione all'autorità della Chiesa ed al Papa in primo luogo: "Parola del Papa ... parola di Dio, sulla quale non si discute ...
Circa il suo amore per il Papa, forse è bene sostare per qualche istante.
Il periodo storico della vita di Paolo Pio Perazzo fu contrassegnato da grandi tensioni.
Senza soffermarci più di tanto in un'indagine storica, Paolo Pio, come cattolico, imitatore di Francesco, a viso aperto, si schierò per il papa, proprio per chi rappresenta.
Un'affermazione di Paolo Pio rivela l'anima del suo amore per il Papa: "Non guardiamo al Papa-uomo, ma al Papa-Cristo ...
Non c'è Papa senza Gesù Cristo"
"Se tutti oppugnassero la Religione, io sempre crederò e lavorerò per essa, purché io sappia di essere con il Papa".
Lo dimostrò con i fatti.
Infatti, quando la Massoneria impedì che si collocasse il busto di Pio IX sulla facciata della Chiesa di S. Secondo, egli sempre così mite, si dichiarò pronto a venire alle vie di fatto per l'oltraggio fatto al Pontefice.
Diceva: "Parola del Papa, parola di Dio, sulla quale non si discute ...".
Perciò lamentava la disubbidienza di troppi cattolici: "Tutti vogliono comandare, dirigere, vedere più in là di lui e quasi imporgli le proprie idee ...
Ma chi è più competente del Papa, illuminato e diretto dallo Spirito Santo, nelle cose di Religione? ...".
È spiegabile allora l'impegno per l'Obolo di San Pietro: era il doveroso contributo dei figli verso la carità del padre comune.
Il suo nome compariva tra i maggiori offerenti negli elenchi ufficiali, pubblicati ogni anno.
Questo suo zelo non poteva sfuggire ai settari e in effetti divenne una motivazione per non aumentare il suo stipendio, con il passare degli anni ...
Il "papalino Paolo Pio Perazzo" avrebbe devoluto l'aumento di stipendio al Papa.
Fu devotissimo a Pio IX, a Leone XIII ed a S. Pio X.
Ebbe addirittura con loro una certa familiarità.
Ad esempio quando la mamma di Paolo Pio si trovò in pericolo di morte, telegrafò al Papa Leone XIII ( 27 maggio 1894 ), informandolo sulla gravità del caso.
Questi immediatamente rispose, tramite il Segretario di Stato: "S. Padre compatendola nella sua sventura benedice di cuore sua madre inferma e prega per guarigione".
La mamma sopravvisse fino al 24 marzo 1895.
Paolo Pio amava necessariamente il Papa, perché era francescano nel profondo del cuore.
Il "Decreto delle virtù" così si esprime: "Rapito di amore per l'Eucaristia, che sempre fu il centro e fonte dell'ardente sua vita interiore, il Servo di Dio, accogliendo il desiderio delle sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio, diede vita ad una nuova Associazione, denominata 'Adorazione Quotidiana Universale Perpetua', così da aprire a tutti la fonte del vero spirito cristiano".
Paolo Pio Perazzo ebbe in effetti un particolare amore verso Gesù, presente nel Sacramento Eucaristico.
Dopo l'incontro con le sorelle Comoglio nella parrocchia di S. Massimo, vide Gesù come il "Divin Prigioniero" del tabernacolo.
In un articolo del 1° agosto 1890 lanciò sul giornale cattolico "La Crociata" l'invito alla riparazione al Cuore Eucaristico di Gesù.
Programmando l'Opera dell'Adorazione, Paolo Pio Perazzo, intese due intenzioni ( contemplate nel primo articolo dello Statuto ): "risarcire Cristo delle offese, di cui è fatto segno e placare la divina giustizia".
La prima intenzione è legata a S. Margherita M. Alacoque ed alla devozione al S. Cuore: "Consolare il Cuore di Gesù".
I teologi possono discutere sull'ortodossia di tale espressione.
L'adoratore, con la grazia dello Spirito Santo, può comprendere che la sua vita può immergersi in Cristo, tanto da poter immedesimarsi in Gesù e vivere con Lui ogni momento della sua vita storica.
Si innesca così nell'orante un processo irresistibile di santificazione e di sintonia piena con i sentimenti di Gesù, oltre i limiti del tempo e dello spazio.
La seconda intenzione: "placare la divina giustizia".
Paolo Pio Perazzo parla spesso della necessità di allontanare i castighi, che sovrastano l'umanità.
Vero che i teologi sospettano che sia presuntuoso da parte dell'uomo presentarsi a Dio come mediatore ( infatti l'unico mediatore è Gesù ), come pure sembra riduttivo considerare la sofferenza e la croce come conseguenza dell'ira di Dio.
Però Paolo Pio Perazzo, collegando l'intenzione riparatrice al culto eucaristico, afferma che la salvezza dell'uomo è tutta e solo riposta in Gesù e nel sacrificio della Croce.
D'altra parte la riparazione è legata alla visione di Dio misericordioso, sempre pronto al perdono.
Senza questa prospettiva ogni tentativo di "placare la giustizia divina" non avrebbe senso.
Paolo Pio Perazzo fece sua la dicitura, coniata dalle sorelle Comoglio, "divin prigioniero" e quindi "l'attesa ansiosa di essere visitato nel carcere volontario del Tabernacolo".
Paolo Pio Perazzo vuole evitare una devozione eucaristica fredda, priva di ogni sentimento del cuore.
Specialmente nel Bollettino Eucaristico avrà modo di manifestare questi sentimenti interiori.
Dall'esuberanza del suo amore per Gesù Eucaristia nascerà l'Associazione dei Paggi del Ss. Sacramento.
Ma c'è di più ...
Solo il suo illimitato amore per l'Eucaristia poteva permettergli di scrivere gli "Umili appunti e pensieri per un'Enciclica sulla SS. Eucaristia".
Lo scritto, naturalmente inedito, giungerà sul tavolo di Leone XIII, tramite il Card. Rampolla.
Lo stesso Cardinale attestò in seguito che il Papa li usò nella compilazione dell'Enciclica "Mirae caritatis", sintesi magistrale del mistero eucaristico come sacrificio, come sacramento e come presenza reale, secondo lo schema tridentino.
Leggendo infatti i due scritti, è possibile reperire punti di convergenza.
In occasione dei Congressi Eucaristici ( es. Anversa, Napoli, Torino -1815, Orvieto, Bruxelles, Londra, Roma, Colonia, Madrid, ecc. ) Pio Perazzo faceva in modo di far giungere la voce del caro sodalizio dell'Adorazione Quotidiana.
Ad un amico, che bonariamente gli diceva: "Quando cesserai di tormentare tutti con la tua Adorazione Quotidiana?".
Rispondeva: "Per il Signore e per le anime non è mai troppo".
La zelante terziaria francescana Teresa Pacchiotti nel 1989 scriveva su "Presenza francescana": "Tutte le prerogative di Paolo Pio Perazzo sono ravvivate dall'intensa vita eucaristica, come dalla luce sono suscitati e ravvivati i colori dei fiori e delle foglie.
L'Arciconfraternita è frutto maturato lentamente da questa sua vita e certo fecondato dal sacrificio della stessa, che viene stroncata in modo imprevedibile, quasi una immolazione, alcune ore dopo che a Roma è stato firmato il decreto di approvazione della 'sua' Opera".
Può giovare il ricordare le tappe più significative dell'Arciconfraternita: Le sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio già dal 1870, attratte da particolare devozione all'Eucaristia, cercano di diffondere tra il popolo cristiano il pensiero che Gesù nel tabernacolo è come un prigioniero di amore: occorre riparare e "placare" la giustizia divina.
Nel 1890 Paolo Pio Perazzo si incontra con le due sorelle.
Si convince che l'Operà dell'Adorazione è nata per ispirazione divina.
Mette allora a disposizione della stessa tutte le sue energie.
Tramite il Vicario Generale della Curia torinese, Mons. Revetti, ottiene il benestare, seguito quasi subito dall'approvazione di Leone XIII, il quale alla denominazione propostagli ( Adorazione Quotidiana Universale ), aggiunge "Perpetua".
Nel 1891 il Card. Gaetano Alimonda, Arcivescovo di Torino, benedice l'Opera, nominando presidente lo stesso Paolo Pio Perazzo.
Il nuovo Arcivescovo di Torino, Mons. Davide Riccardi approva il nuovo Statuto, stilato dallo stesso Perazzo, nominando il parroco di S. Tommaso, P. Bonaventura Enrietti, direttore dell'Opera e stabilendo la parrocchia di San Tommaso sede primaria dell'Arciconfraternita.
A questo punto Paolo Pio Perazzo inizia una metodica campagna di sensibilizzazione presso il Clero torinese e piemontese.
Fu sorprendente la diffusione dell'Opera.
Il 21 agosto 1894 Leone XIII eleva l'Opera alla dignità di Arciconfraternita con possibilità di aggregazione di membri in tutta Italia.
Ormai lo zelo di Paolo Pio Perazzo è inimmaginabile: lettere, circolari, colloqui a singoli sacerdoti, a Vescovi ed Istituti religiosi, ottenendo numerose ed entusiastiche adesioni.
Il 15 maggio 1905 il Santo Padre Pio X autorizza la Primaria di Torino ad aggregare Diocesi straniere, previo ricorso alla Santa Sede ( clausola abolita nel 1909 ).
Restava da ottenere dalla Santa Sede l'approvazione definitiva dello Statuto di un'opera divenuta ormai internazionale.
Il Ven. Paolo Pio Perazzo, recatosi a Roma il 28 ottobre 1911, fu ricevuto in udienza dal Papa Pio X, ottenendo l'assicurazione dell'approvazione.
Non ebbe la gioia di vedere il coronamento delle sue aspirazioni, poiché la morte lo colse il 22 novembre 1911.
L'Opera dell'Adorazione continua oggi ancora e cerca di diffondere lo spirito del Perazzo; il colloquio quotidiano con Gesù Eucaristico, in qualsiasi chiesa, in qualsiasi modo, per qualsiasi tempo, secondo le proprie possibilità.
Diceva Paolo Pio Perazzo: "Al limite è sufficiente anche una visita brevissima, consistente nella recita di una giaculatoria".
In caso di impossibilità fisica è sufficiente portarsi spiritualmente davanti al tabernacolo ...
È possibile iscriversi ( gratuitamente ) all'Arciconfraternita, guidata dalla zelante Presidente Maria Teresa Berardo.
I membri sono tenuti legati da un Bollettino trimestrale ( inviato pure gratuitamente ).
Nel citato articolo la Dott. Pacchiotti scriveva: "Forse il francescano secolare Paolo Pio Perazzo avrà inteso l'invito del suo Signore 'Va e ripara il mondo che va in sfacelo', invito inteso tanti secoli prima dal Padre San Francesco: 'va e ripara la mia casa'.
Per questo Egli si è dedicato con tutte le energie a quest'opera, che supera di gran lunga tutto ciò che ha fatto - e non è poco - di impegni sociali ...
Forse noi non possiamo fare molto per collaborare al sorgere di un mondo più vivibile, più giusto, più in pace.
Possiamo presentarci fiduciosi a Gesù e dirgli: 'Ho solo pochi pani e pochi peschi, ma li metto nelle tue mani, perché, come quella volta a Betsaida, Tu li benedica, li moltiplichi e sazi questa umanità, che rischia di venir meno lungo il cammino'.
Questa è l'adorazione che Ti offro, atto di riparazione verso di Te e preghiera che Tu ripari il nostro mondo".
"Maria Madre di Dio è come un sacramento, per cui Gesù Cristo si dà continuamente a noi da venti secoli.
Chi non ha Maria per Madre, non potrà avere Gesù per fratello e Dio per padre".
È una equivalenza molto semplice, ma anche molto concreta, su cui poggia tutta la devozione mariana di Paolo Pio Perazzo.
Il giorno dell'Immacolata era diventato giorno festivo da quando Pio IX ( 8.12.1854 ) aveva proclamato il dogma dell'immacolato concepimento di Maria.
La solenne proclamazione aveva determinato un forte impulso di devozione mariana.
Paolo Pio aveva allora 12 anni.
Non era ancora così maturo, era però in grado di percepirne i benefici influssi.
Vennero poi le apparizioni de "La Salette" e di Lourdes.
Certamente Paolo Pio ne fu influenzato.
Infatti più tardi diventerà anima di pellegrinaggi a questi ed altri Santuari mariani ( Oropa, Pompei, Loreto, ecc. ).
Personalmente ogni sabato faceva un piccolo pellegrinaggio al Santuario della Consolata, dove tra l'altro aveva modo di incontrarsi con ottimi sacerdoti, in primo luogo con il Beato G. Allamano.
Sarà l'Allamano, che alla sepoltura del Perazzo raccomanderà ai familiari di raccogliere tutti i suoi scritti, perché sarebbero serviti per la causa di beatificazione.
Amava invocare la Madonna come Madre di Dio.
Così forse amava invocarLa con le sorelle Comoglio.
Era stata mamma Rosa Perello Comoglio ad insegnare alle figlie la giaculatoria: "Maria, Vergine prima del Natale, nel Natale e dopo il Natale, liberateci da ogni male".
Paolo Pio aveva interessato un Cardinale a Roma per elevare la festa della Maternità di Maria al grado di festa solenne.
Il voto si è avverato dopo il Vaticano II.
Per divulgare la devozione mariana scrisse due libretti: "La cristiana ristaurazione della società sotto la guida della Gran Madre di Dio" e "La Gran Madre di Dio Maria SS.. regina dell'universo".
Partecipò attivamente a vari Congressi Mariani.
Anzi, dopo il Congresso Eucaristico di Torino del 1895, fece la proposta all'Arcivescovo di Torino di indire un Congresso Mariano.
Fu tenuto in Torino nel settembre 1898.
Simpatico l'episodio capitato al nostro Venerabile durante il grande avvenimento, che fu il pellegrinaggio a Lourdes.
Il treno era giunto a Tarbe con moltissimo ritardo.
Qui era stata programmata una tappa.
Per cui i pellegrini erano discesi dal treno.
Anche Paolo Pio in compagnia di un amico sacerdote era disceso tranquillamente.
In una trattoria avevano comandato qualcosa di caldo e avevano pagato.
Ecco però dopo pochi istanti il segnale della partenza del treno.
Fu un accorrere generale sul treno.
Paolo Pio dovette rinunciare a quanto già aveva pagato.
Ci scherzerà sopra, dicendo: "Non abbiamo mangiato, ma in compenso abbiamo pagato".
Terminato il pellegrinaggio, Paolo Pio non aveva parole per raccontare a tutti le meraviglie di Lourdes ...
Si fece promotore di un altro Congresso Mariano nel 1904, in occasione del Centenario della Consolata.
Fu indetto nel 1905.
Paolo Pio intervenne con moltissime proposte.
Devoto della Madonna per tutta la vita, sul letto di morte concludeva: "Vado in Paradiso a vedere e godere per sempre la nostra cara madre Maria".
Per lui Maria fu veramente la via più breve per giungere a Gesù, come insegnava San Giovanni Grignion de Montfort.
Il 6 aprile 1998 il Santo Padre ha chiuso il processo di beatificazione, iniziato nel 1925.
La sua vita di laico animato dalla fede può essere veramente proposta all'imitazione di tutti i cristiani.
Di animo trasparente ( si confessava anche due volte la settimana ), ha cercato di imitare Gesù povero, umile, casto.
Si è costantemente nutrito di Eucaristia ... tanto da poter ripetere con S. Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me".
La via percorsa da Pio Perazzo, come quella di Gesù, fu cosparsa di croce e di sofferenza.
Con il suo esempio continua a ripeterci: "Lavoriamo, lavoriamo incessantemente per il Signore e a suo tempo avremo il frutto del nostro lavoro ...
Lavoriamo con coraggio, perseveranza e fiducia nel Signore, e saremo consolati ...".
Dal Paradiso intercede per noi, poveri pellegrini affannati ...
Lo desideriamo presto agli onori degli altari, additato come modello a tutti i fedeli dall'autorità suprema della Chiesa.
Attendiamo un miracolo ...
E per questo deve essere invocato.
Chi ricevesse grazie particolari, è pregato di notificarlo all' Arciconfraternita Adorazione Quotidiana - Via Monte di Pietà 11, 10121 Torino, tel. 011.544667.
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