Sotto il campanile di S. Tommaso |
Dopo aver ricordato alcuni terziari francescani in particolare: il Ven. Paolo Pio Perazzo e l'Arciconfraternita della Visita quotidiana a Gesù Sacramentato, il Servo di Dio Fra Leopoldo Musso con le "Case di Carità" e la devozione alle Cinque Piaghe, le Serve di Dio sorelle Comoglio e Caterina Bocchino Rajna, è bene ricordare alcune figure di Terziari, che emersero alla scuola di San Francesco.
Assodato il principio che la santità non consiste nelle opere esterne, per cui oggi ancora anime elette stanno formandosi con il carisma francescano, pare tuttavia doveroso ricordare alcuni terziari della Fraternità di San Tommaso:
È soprattutto ricordata perché fu cofondatrice con S. Giuseppe Benedetto Cottolengo delle Suore "Cottolenghine".
Era nata in Torino il 6 luglio 1791 da genitori benestanti.
Era figlia unica di famiglia.
Fu battezzata il giorno stesso della nascita nella Parrocchia di S. Filippo.
Il 4 luglio 1812 sposava nella Parrocchia dei SS. Processo e Martiniano ( più tardi unita a S. Teresa ) il giovane commerciante Carlo Nasi.
Questi gestiva un negozio nei pressi della chiesa del Corpus Domini.
Ebbe due figli, però sopravvisse uno solo: Giovanni.
Anche il marito morì presto: era il 27 febbraio 1817.
Marianna decise di continuare da sola la gestione del negozio.
Intanto stava maturando la sua nuova vocazione.
Attraverso alla lettura della vita di S. Francesca Fremiet di Chantal, che lasciò tutto per una nuova vocazione .. soprattutto per la direzione spirituale del giovane canonico del Corpus Domini, il teol. Giuseppe Benedetto Cottolengo, che la esortò ad essere "religiosa" in casa propria.
Oltre alla Comunione quotidiana, erano frequenti le visite a Gesù Sacramentato.
Si era iscritta alla "Società per la perpetua adorazione", mentre la vicinanza del negozio alla chiesa del Corpus Domini le permetteva di visitare sovente nella giornata Gesù in Sacramento.
In questo periodo cominciò a frequentare S. Tommaso ed il can. Cottolengo le permise di iscriversi al Terz'Ordine Francescano.
Fece la vestizione il 27 giugno 1819 e la professione il 6 luglio 1820.
Si distinse nell'esemplarità di vita e nel campo della carità, per cui nel giro di pochi anni venne eletta Ministra per ben due volte.
Nel 1821 chiese pure ed ottenne di diventare Terziaria Carmelitana.
Nel 1827 il Cottolengo iniziava l'Istituto in Via Palazzo di Città 19 ( Casa della "volta rossa" ).
Marianna, lasciato il negozio e collocato in pensione il figlio a Chieri presso il fratello del Can. Cottolengo, venne nominata direttrice del "Deposito della Volta Rossa".
Lo sarà per 4 anni, servendosi di persone precarie per la gestione della Casa.
Dopo lunga meditazione, il Cottolengo il 30 novembre 1830 inizia una nuova Istituzione di ragazze, che si dedichino stabilmente ai malati.
Sono alcune signorine della campagna di Virle, accolte in casa da Marianna Nasi.
Presto le nuove "sorelle" diventeranno 25 e Marianna incomincerà ad essere la loro "Madre".
Ma inizieranno anche per Lei le persecuzioni ( parenti compresi ).
È però sostenuta dalla "fede" del Cottolengo ...
Prudentissima sempre, nonostante tutto ilare e serena, prima di ogni decisione interpellava sempre il Cottolengo.
La bufera scatenatasi sull'Ospedaletto, toccò da vicino anche "Madre Nasi".
Rifugiatasi presso le Orsoline, dovette sobbarcarsi il peso della Casa, mentre, in attesa di tempi migliori, mandava le sue "Vincenzine", a curare i malati nelle soffitte e nelle carceri.
Venne finalmente il 27 aprile 1832 con l'apertura della "Casa della Divina Provvidenza" a Valdocco.
Mentre la sua vita spirituale si rassodava sempre più tra le molte difficoltà, il 13 novembre 1832 alle ore 20 Madre Nasi chiudeva la sua laboriosa vita terrena.
Il mattino seguente saranno i suoi Terziari, che verranno a Valdocco a cantare l'Ufficio dei Morti.
Fervente terziario francescano ( dal 1897 ), successe al Ven. Paolo Pio Perazzo nella guida dell'Arciconfraternita dell'Adorazione.
Fu esemplare e zelante finché la salute glielo permise.
Infatti, dal 1899 dovette ritirarsi dalle molteplici attività a causa di una grave arteriosclerosi.
Era nato a Revello il 31.7.1848.
Si laureò in medicina e chirurgia nell'Università di Torino con ottima votazione.
Esercitò per pochi anni la professione medica, poiché nel 1880 si dedicò alla grande industria dei legnami, divenendo presto un importante punto di riferimento nel settore, a livello nazionale.
Quando ancora l'assicurazione antinfortunistica degli operai era facoltativa, egli si distinse nella tutela degli operai, tanto che fu eletto presidente generale dell'Unione Operaia Cattolica in Torino.
Nel 1883 si era laureato a pieni voti in Scienze Naturali nell'Università di Genova.
Ottenne in quell'anno uno speciale diploma di merito dal Municipio di Genova per l'assistenza volontaria prestata agli ammalati di colera a Sestri Ponente.
A Torino fu Consigliere Comunale, presidente della Lega del riposo festivo, consigliere della Cassa di Risparmio e di varie società operaie.
Con il Teol. Olivero attese, con i consigli e con cospicui soccorsi pecuniari, all'erezione della chiesa del Sacro Cuore di Maria, progettata dall'Arch. Ceppi.
Fu pure eletto Conciliatore del V Mandamento di Torino.
Nel 1898 perdette la sua diletta consorte Irene Ferrato.
Con il Dott. Bonelli, pio terziario, seguì la vicenda di Giuseppina Comoglio, lasciandoci pure una dettagliata cartella clinica delle sue sofferenze.
Il referto non ha solo l'impronta tecnica, ma il tocco di una profonda spiritualità.
Con altri due medici fu presente alla seconda ricognizione necroscopica di Giuseppina Comoglio.
Il testamento di Giuseppina ricorda che l'altare di Via Saccarelli fu donato dal Dott. Carlo De Matteis, pertanto potrà essere asportato nell'eventuale nuova sede dell'Arciconfraternita.
Il 6.10.1899 venne collocata sul nuovo altare la Madonna delle sorelle Comoglio.
Tra gli altri era presente il figlio del Dott. Carlo De Matteis, l'Ing. Filippo.
Terziario Francescano, fu membro attivissimo dell' Arciconfraternita.
Era nato a Bene Vagienna l'11 giugno 1876.
Laureatosi in Ingegneria, divenne stimatissimo professore del Politecnico Torinese.
Per le sue benemerenze fu meritatamente decorato con la croce di cavaliere dal Governo.
Dai genitori non ereditò solo grandi ricchezze, ma soprattutto grandi esempi, che lo aiutarono a maturare sempre più nella vita spirituale.
Trovò nella sua sposa Cerruti Elvira Adele un valido appoggio per approfondire lo spirito dell'Arciconfraternita.
È doveroso ricordare con riconoscenza il Prof. Filippo De Matteis per l'esemplarità della sua vita, ma anche perché volle che la sua cospicua eredità fosse devoluta all'Arciconfraternita, in modo da poter diffondere lo spirito eucaristico.
L'Arciconfraternita poté così acquistare "l'Asilo Turbiglio", che funzionò per molti anni come asilo e come sede delle opere femminili della parrocchia San Tommaso.
Mutata in seguito la composizione demografica del quartiere e le sue esigenze, il Consiglio dell'Arciconfraternita, dopo lunga e matura riflessione, deliberò di fare donazione all'Arcidiocesi dello stabile di Via Monte di Pietà 5, destinato poi dall'Arcivescovo Card. Saldarini a sede di alcuni Uffici della Curia Metropolitana.
Amico intimo di Paolo Pio Perazzo e delle sorelle Comoglio, promosse con grande zelo l'Opera dell'Adorazione sia con la parola incisiva sia con gli scritti.
Fu vice-presidente del Consiglio Centrale dell'Opera dell'Adorazione e in seguito presidente.
Ricoprì la carica di Consigliere Comunale della Città di Torino.
Fu pure presidente della Società degli Operai Cattolici di Torino.
Legò fraternamente con il Prof. Filippo De Matteis.
Negli ultimi tempi della sua vita fu colpito da grave infermità che lo rese paralizzato.
Mori nel 1929.
Terziario Francescano e più tardi Sacramentino, amico intimo del Ven. Paolo Pio Perazzo e delle sorelle Comoglio.
Di carattere ruvido e intransigente quand'era convinto della "giusta causa".
Possedeva però anche la semplicità del bambino, soprattutto quando si trovava davanti all'Eucaristia o alla statua della Madonna.
Da semplice operaio falegname riuscì ad avviare un laboratorio con alcuni operai.
Non nascondeva la sua fede, mentre i "socialisti" facevano la voce grossa.
Per molti anni fu presidente della sezione operaia cattolica della sua parrocchia, promotore di pellegrinaggi, opere di pietà e di beneficenza.
Si distinse particolarmente nella devozione eucaristica.
Ogni giorno faceva la S. Comunione, iniziò con alcuni amici l'Adorazione notturna presso i Padri Sacramentini e con tutto zelo cercò di diffondere l'Adorazione Quotidiana.
Mentre la salma di Paolo Pio Perazzo stava per lasciare Porta Nuova, pronunciò parole profetiche: "Tu ci lasci nel più acerbo dolore.
Ma verrà un giorno che i nostri nipoti ti accoglieranno lieti.
Tu ritornerai trionfalmente a Torino da santo".
La profezia in parte si è realizzata il 19 marzo 1953.
L'amore grande a Gesù Sacramentato lo spinse a lasciare tutto, famiglia compresa, e ad entrare nella Congregazione dei Sacramentini.
Assumendo il nome di Fra Giuseppe Maria.
Morì nell'ottobre 1919.
Giuseppina Durando entrò molto giovane nella Fraternità di San Tommaso, dove ebbe modo di stringere una forte amicizia con le sorelle Comoglio e con Paolo Pio Perazzo.
Era nata a Torino il 19 febbraio 1848: malaticcia, trascorse buona parte dell'infanzia a Viù.
Solo dopo la morte del papà si trasferì definitivamente a Torino per attendere al lavoro di sarta.
Anima eucaristica, si portava spesso nella nuova Cappella-Santuario di N. Signora del S. Cuore, dov'era conservato il SS. Sacramento, ai piedi della "Madonna dei disperati" ( come la chiamavano i torinesi di quel tempo, per le tante grazie concesse ).
Altrettanto frequenti erano le visite di adorazione, protratte in S. Maria di Piazza presso i Sacramentini.
Morì in C. Peschiera 29, conosciuta come la "santa della Crocetta".
Nel 1908 nacque in Torino ad opera dei Gesuiti l'Opera dei Ritiri-Operai.
Il tranviere Giuseppe Bigatti, terziario francescano, fu tra i primi ad aderirvi.
Nato a Torino nel 1878, ebbe profonda vita interiore, alimentata dalla direzione spirituale ( aveva il direttore spirituale all'Annunziata ) e dai frequenti ritiri spirituali alla Villa S. Croce in San Mauro.
Come operaio militò costantemente nel "sindacato bianco", mentre in quegli "anni rossi" ( come scriveva P. Righini, S.J. ) dominavano i "sindacati rossi".
Era ben radicato nei principi cristiani e non si vergognava di parlare apertamente di Gesù Cristo.
Alquanto rude di carattere, lo si notava sensibilissimo quando al sabato si recava alla Consolata per il suo piccolo pellegrinaggio o davanti alla grotta di Lourdes, mentre prestava il suo servizio agli ammalati come barelliere dell'Unitalsi, incurante della stanchezza delle 26 ore di viaggio.
Uomo di grande equilibrio interiore, era pronto a difendere apertamente i diritti del lavoro, ma nell'agosto 1922, per protestare contro gli abusi di sciopero, non ebbe timore di uscire dal Deposito con la vettura tranviaria.
Era una persona in vista, tanto da essere proposta al Parlamento.
Per questo fu molto osteggiato dagli avversari, tacciato come "impostore" e una volta anche picchiato.
Era però molto stimato dai compagni di lavoro.
Dopo un turno di Esercizi Spirituali a Villa S. Croce ( 1927 ), predicati dal gesuita P. Picco, iniziò il reclutamento dei tranvieri torinesi e riuscì a iscrivere all'Apostolato della preghiera ben 400 amici, compagni di lavoro.
Nel 1929, in occasione dell'Anno Santo, organizzò il pelleginaggio a Roma dei tranvieri torinesi, collegandosi con i colleghi romani.
Nel 1935 ebbe la gioia di trovarsi per l'ultima volta con i tranvieri alla Consolata per la Messa, celebrata dall'Arcivescovo Cardinale Maurilio Fossati in occasione del precetto pasquale.
Da due anni i Padri Francescani di S. Tommaso l'avevano incaricato di seguire un'Associazione caritativa, sotto la protezione di Nostra Signora del Sacro Cuore e del Servo di Dio Paolo Pio Perazzo.
Anche lì diede il meglio di se stesso.
Il 24 aprile 1935, presenti due figli, che si erano consacrati al Signore, chiuse la sua laboriosa vita terrena.
Nella visita guidata della basilica inferiore di Assisi è d'obbligo una sosta di fronte alla riproduzione del Lorenzetti.
È sempre commovente l'interpretazione del colloquio, che intercorre tra la Madonna ed il Bambino Gesù: "Chi ha amato di più? ...
Giovanni Evangelista ( posto alle spalle del Bambino ) o Francesco ( posto alle spalle della Madonna )? ...".
Con il pollice della mano riverso verso Francesco, pare dire: "Ha amato di più Francesco".
Si tratta di una delicata interpretazione, bene ambientata in quel luogo.
In realtà, ieri come oggi, sono molti quelli, che cercano di imitare S. Francesco sulla strada dell'amore.
Ancora oggi è di casa la santità nell'Ordine Serafico.
A 16 anni dalla morte è bello rievocare la figura del geom. Germano Maranzana.
Entrato sedicenne nella Fraternità di San Tommaso, ne divenne più tardi ministro mantenendo l'incarico per molti anni.
Fu pure presidente della Fraternità maschile Paolo Pio Perazzo, del Consiglio regionale del Terz'Ordine e membro del Consiglio nazionale.
Come presidente del Consiglio regionale piemontese dell'Ordine francescano secolare appoggiò la richiesta dell'Ing. Filippo De Matteis di affidare al Terz'Ordine la responsabilità diretta dell'Arciconfraternita dell'Adorazione, cui oggi aderiscono molti Terziari Francescani di Torino e del Piemonte.
Come successore di Paolo Pio Perazzo nella presidenza dell'Arciconfraternita dell'Adorazione, si prodigò, con affettuosa venerazione, per il rientro della salma del Servo di Dio dal cimitero della natia Nizza Monferrato alla chiesa di S. Tommaso in Torino ( 19 marzo 1953 ) per una più adeguata tumulazione in considerazione dell'avviata causa di beatificazione.
Dopo un'intensa attività operativa presso le Ferrovie dello Stato ( dove ebbe modo di prendere visione di manoscritti, documenti e ordini di servizio del Perazzo ancora vigenti negli anni dell'anteguerra ), fu collaboratore dell'illustre e ben noto ing. Guala; indi avviò uno studio professionale tecnico che resse praticamente fino alla morte.
Chi ebbe la grazia di avvicinarlo, lo ricorda con la sua sposa Lina, entrambi anime profondamente eucaristiche.
Del caro geometra molti ancora rammentano le sue parole vibranti di commozione, accompagnate dagli occhi luccicanti di lacrime, mentre parlava del mistero eucaristico.
Lasciò questa terra il 2 marzo 1984.
Di fronte alla mirabile santità di Dio, che rifulge nelle sue creature, non resta che pregare con San Francesco: "Laudate et benedicite mi Signore et rengratiate et serviateli cum grande humilitate"
Indice |