Sotto il campanile di S. Tommaso |
La chiesa parrocchiale di S. Tommaso, con gli 80 frati dell'annesso convento, fu terreno fertile per il radicarsi di varie devozioni, quasi corona al grande mistero eucaristico ed alla devozione alla Madonna.
In ogni ora della mattinata i fedeli avevano la possibilità di assistere ad una o più Messe, di confessarsi e di praticare devozioni varie, non ultima la Via Crucis, che dal sec. XVIII veniva celebrata comunitariamente il venerdì e la domenica pomeriggio.
Nel corso dell'anno poi quasi ogni domenica si riunivano gruppi corporativi di arti e mestieri per invocare il loro Patrono e per rinsaldare i vincoli associativi di ordine spirituale e di mutuo soccorso, quando la comunità civica quasi ignorava i problemi sociali.
Erano una ventina i gruppi, che annualmente si ritrovavano in S. Tommaso.
Dai vetturini, che ricordavano la fuga in Egitto del Bambino Gesù,
ai materassai, che invocavano S. Biagio contro una malattia professionale,
agli ortolani di Porta Nuova, di Porta Susa e di Porta del Po, che si riunivano la domenica in Albis e nella festa di S. Grato il 7 settembre,
mentre i garzoni degli ortolani festeggiavano S. Pietro in Vincoli.
E poi ... i cocchieri ( S. Vittorio ),
i cardatori di seta,
i bottonai,
i serraglieri,
i sellai,
i cappellai,
le lavandaie,
i fornai padroni,
i fabbricanti di passamani,
gli indoratori ( S. Luca ),
i sarti operai,
gli osti,
gli ottonai,
gli scalpellini,
i calzolai,
i becchini ed i fossori,
i pellicciai ...
Una particolare sottolineatura è doverosa circa i cuochi con il loro Patrono:
È il patrono dei Congressi Eucaristici.
Dal 1722 è anche patrono dei cuochi piemontesi.
È tradizione che alcuni commilitoni di Pietro Micca, dopo un ritiro spirituale, guidato dal Beato Sebastiano Valfré, decisero di riunirsi in associazione.
Fu lo stesso Sebastiano Valfré a indirizzarli a S. Tommaso, mettendoli sotto la protezione del Santo spagnolo, che fu cuoco e portinaio del Convento francescano di Valencia.
L'Associazione fu approvata dalla Curia di Torino e poi dallo stesso Pontefice Innocenzo XIII.
La prima bandiera dell'Associazione portava la data 1722.
Tra alterne vicende l'Associazione è giunta fino a noi e ogni anno i cuochi continuano a riunirsi in San Tommaso per festeggiare il loro Patrono ( 18 maggio ) nella loro tipica divisa bianca.
L'Associazione ha funzionato anche come società di mutuo soccorso con tanto di regolamento per il tempo di malattia e per gli stessi funerali.
Corre voce che i cuochi piemontesi abbiamo voluto dedicare al loro Patrono la ricetta dello "zabajone", ricetta già menzionata nella rivista "Il cuoco piemontese" nel 1766.
L'umile francescano, cuoco e portinaio, continua a ricordare che la santità si può raggiungere anche nell'esercizio degli umili servizi quotidiani.
Grazie ai "minori" dell'Ordine Francescano, ebbe sempre un culto primario e preferenziale tra i Santi, venerati in San Tommaso.
Non poteva essere che così! ...
A questa figura si ispirarono e continuano ad ispirarsi tanti ottimi confratelli e consorelle del Terz'Ordine Francescano.
La vita e le virtù di questo grande santo, eletto patrono d'Italia, sono troppo conosciute.
Per approfondire la grandezza di questo testimone dell'amore di Gesù Cristo e la risonanza della sua testimonianza, non c'è che riferirsi ad uno dei tanti studi pubblicati.
Sotto l'altare della cappella dedicata a S. Francesco, è posta l'urna contenente le reliquie di S. Gaudenzia.
Si sa che la ricca urna di vetro fu murata durante l'epoca napoleonica per sfuggire il pericolo di trafugamento.
Persene le tracce, fu ritrovata al momento dell'abbattimento delle mura perimetrali della chiesa.
Per cui il poeta dialettale piemontese Angelo Brofferio in una sua poesia parlerà di Torino come città strana, che emette santi anche dai suoi muri ...
Non possediamo notizie certe sul tempo e sulla provenienza in San Tommaso di quest'urna.
Il Martirologio Geronimiano ricorda la Santa il 30 agosto come vergine e martire.
Nell'urna la giovane martire è raffigurata vestita di una preziosa veste bianca e di un manto di velluto rosso.
Tiene tra le braccia la tipica palma del martirio ed alcuni gigli della donazione a Dio.
Da ricerche fatte, risulta che potrebbe trattarsi di una reliquia proveniente dalle catacombe di Santa Domitilla in Roma.
Nel sec. XVI grandissima era la venerazione per le reliquie.
S. Gaudenzia ricorda il dovere della testimonianza e che la strada per la salvezza passa attraverso all'innocenza o alla penitenza.
La devozione alla Madonna sotto il titolo di "Nostra Signora del Sacro Cuore" ha avuto inizio in San Tommaso per opera del parroco P. Antonio Turbiglio.
Molto più tardi una parrocchia torinese verrà consacrata alla Madonna con questo titolo.
La devozione suscitò subito tanta simpatia tra i torinesi.
La prima statua fu collocata il 31 maggio 1872 presso l'altare delle Anime del Purgatorio, di patronato della nobile famiglia Bardesono.
Fu l'abate Bardesono a spronare il P. Turbiglio a mutuare questa devozione dalla Francia, precisamente da Issoudun.
L'effigie rappresentava la Vergine, che teneva davanti alle ginocchia, in piedi, il fanciullo Gesù, dell'apparente età di dodici anni.
Questa immagine, certo espressiva, fu più tardi proibita dalla Sacra Congregazione dei Riti.
Fu quindi sostituita con l'attuale immagine: la Madonna con il Bambino in braccio che presenta il cuore con i raggi.
Nel 1880 la statua venne solennemente incoronata dall'Arcivescovo di Vercelli Mons. Celestino Fissore, in sostituzione dell'Arcivescovo di Torino Mons. Lorenzo Gastaldi, ammalatosi improvvisamente.
Si costituì un'Associazione, cui volle iscriversi lo stesso Pio IX con un biglietto di accompagnamento: "Pio IX che desidera di amare la Beata Vergine Maria".
Nei due giorni seguenti l'incoronazione, si susseguirono due pontificali da parte di Mons. Rosaz, Vescovo di Susa e di Mons. Davide Riccardi, allora Vescovo di Ivrea.
Venne il 1899 con la decisione di abbattere la chiesa di San Tommaso per risanare materialmente e moralmente il borgo e per costruire la "diagonale", che da Piazza Castello portasse alla Cittadella.
Disperato, P. Turbiglio fece voto alla Madonna che avrebbe costruito una Cappella, se fosse riuscito a salvare almeno in parte la chiesa di San Tommaso.
Con i buoni auspici del valente architetto Ceppi, consigliere comunale, riuscì nell'intento.
Con il progetto dell'Ing. Gallo diede subito mano a costruire il Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore.
Il Santuario riuscì in modo stupendo.
Grande l'accorrere dei torinesi e molte le grazie attestate dai quadri votivi: tanto da essere invocata come "La Madonna dei disperati".
Intanto nel cuore della Torino, che alcuni spregiudicati hanno definito la "Città del diavolo", c'è Lei, che continua a vigilare e a richiamare a conversione.
In questo Santuario è nata la "Casa di Carità", qui si è plasmata la santità di Fra Leopoldo, di P. Pio Perazzo e di tanti semplici fedeli.
Qui Maria continua ad attendere per dispensare le sue grazie.
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