Una storia a due: Gesù Crocifisso e Fra Leopoldo |
Ora gli resta poco più di un mese di vita.
Umile e nascosto così com'era sempre stato, tuttavia il Papa Benedetto XV sapeva di lui, della sua intimità con Gesù Crocifisso.
Quando il Papa si incontrava con chi conosceva il frate cuoco di S. Tommaso, chiedeva di lui.
Leopoldo gli aveva anche fatto avere in dono una statua della Consolata, della quale il Papa era devotissimo.
Nell'estate 1921, Leopoldo era stato a Terruggia, il suo paese natio, e aveva detto che era l'ultima volta.
Non nasconde a nessuno il suo tramonto ormai vicino.
Al Catechista Giovanni Cesone, a fratel Teodoreto confida: "Quando mi ammalerò in modo da mettermi a letto, sarà per morire".
Lo dice in modo sereno e forte, certo di andare a vedere per sempre l'intimo amico della sua vita: Gesù.
Il 22 gennaio 1922, a Roma, rapidamente, ancora giovane, muore Papa Benedetto XV, "il suo Papa".
In quei giorni, Leopoldo si mette a letto. È molto malato di cuore.
Il medico diagnostica polmonite e lascia alcune cure, secondo la medicina del tempo, che Leopoldo giudica inefficaci.
Il 26 gennaio, domanda a fra Bernardino: "Che giorno e oggi?". "È giovedì", risponde l'altro.
Leopoldo commenta: "Giovedì ... venerdì ... sabato sarò in Paradiso".
Riceve Gesù Eucaristico come Viatico per la vita eterna, e l'Olio santo.
Vengono i confratelli a visitarlo, fratel Teodoreto e i Catechisti del Crocifisso.
Quando vede accanto al suo letto Giovanni Cesone, chiede al P. Vallaro una benedizione speciale per lui e per tutti i Catechisti presenti e futuri.
Alle prime ore del venerdì 27 gennaio 1922, in pace, con il sorriso in volto, fra Leopoldo va incontro al suo Signore.
L'18 ottobre 1913, aveva annotato nel suo diario la promessa ricevuta da Maria SS.ma: "Nell'ora della tua morte, vengo io a prendere la tua anima.
Tu diffondi la divozione dell'Adorazione al mio divin Figlio Crocifisso e io ti aiuto".
La neve nella notte tra venerdì e sabato cadde abbondante e continuò per tutta la mattinata del sabato: quando si celebrarono i funerali, era alta più di 30 centimetri.
Eppure la gente accorse lo stesso e riempì la chiesa, mormorando all'unanimità: "È morto un santo".
Molti vollero accompagnarlo al cimitero, mentre la neve continuava a cadere fitta fitta.
Oramai fra Leopoldo è diventato un intercessore in Cielo.
Il 26 aprile 1948, la sua salma è traslata dal cimitero nel santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore, presso il convento di S. Tommaso, là dove fra Leopoldo aveva trascorse lunghe ore in preghiera e adorazione.
Tutta la sua opera, l'Unione Catechisti, il movimento adoratori del Crocifisso, la Casa di Carità, avrà un mirabile sviluppo dopo la sua morte.
Lui era stato l'ispiratore, a nome del Crocifisso stesso, e il seme fecondo di tutto.
Di questo è stato scritto e si scriveva da parte di altri, in primo luogo dal suo continuatore, la biografia, con il titolo: "Nell'intimità del Crocifisso"'.
Un titolo che dice tutto. Fra Leopoldo era stato l'intimo amico di Gesù e da Lui si era sentito dire più volte: "Io amo te e tu ami Me", cui il piccolo frate rispondeva: "Io amo Te e Tu ami me".
Perché Gesù, sì, ha bisogno di discepoli, di apostoli, di operatori del Vangelo in ogni campo, dei testimoni della fede, della speranza e della carità, ma soprattutto vuole degli amici, che lo amino alla follia e lo facciano amare perdutamente.
Questo era stato fra Leopoldo, questo siamo chiamati a essere innanzitutto ciascuno di noi.
Proprio come Gesù gli aveva detto il 14 dicembre 1921: "Fa' coraggio, non siamo noi due amici?"
La nostra risposta, come quella di fra Leopoldo, nei 72 anni intensi della sua esistenza, nel mondo e in convento, sarà una sola: "Gesù! A noi due!
Tu e io.
Io e Tu. Gesù mio".
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