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36. - Fra Leopoldo per il Papa aveva una devozione, un amore speciali e parlava con somma venerazione dell'altissima sua dignità.
Aveva pure un grande rispetto per i Vescovi e per i Sacerdoti nei quali vedeva i Ministri di Dio, lasciò scritto egli stesso: « Il pensiero, il mio sguardo primo è rivolto a Roma, e pregai con tutto l'affetto dell'anima mia e dissi a Gesù: Dolcissimo Gesù, volgi il tuo sguardo pietoso, consola, difendi il nostro Santo Padre, il Papa, il tuo Vicario in terra, dai suoi nemici in questi tempi d'empietà tanto amareggiato, dà la pace alla tua Chiesa, per la tua misericordia concedile giorni di prosperità e il ritorno dei fratelli erranti ».
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37. - Fra Leopoldo parlava con entusiasmo delle verità della fede e col fervore attirava molte anime a Dio.
Egli fu zelantissimo per la diffusione della fede e quando era cuoco, a Vercelli e poi anche a Torino, approfittava delle ore libere dal suo impiego per istruire giovanetti nella religione e per farli pregare.
Più tardi, nel Convento di S. Tommaso, esortava i giovani Missionari a partire con entusiasmo per salvare molte anime e invidiava santamente la loro sorte dicendo: « Se non fossi vecchio, andrei anch'io nelle missioni ».
Non è possibile dire con quale amore tenerissimo amava la nostra Santa Religione; tutte le sue conversazioni cadevano sopra di essa.
Si rallegrava dei trionfi della Religione e del bene da qualunque parte si facesse, e si rattristava delle offese che si fanno a Dio.
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38. - Fra Leopoldo manifestava la sua fede specialmente con lo spirito di preghiera.
Quando era cuoco nella famiglia del Conte Arboria Mella a Vercelli si recava ogni mattina al Duomo per la Santa Messa e le divozioni, ed era tanto edificante il suo contegno che il Direttore dei Fratelli delle Scuole Cristiane ( essi pure presenti nelle stesse prime ore del giorno ) volle conoscere quel giovane così fervente nelle sue preghiere.
Quando si recava a Terruggia sia da Vercelli, sia da Torino non mancava mai di dedicarsi con gran fervore alla preghiera e col suo esempio attirava ogni domenica, nelle ore in cui non si celebravano funzioni parrocchiali, molte persone e specialmente i giovani, nella chiesa di S. Grato per la recita del S. Rosario, del Miserere e del De profundis.
Qualche volta animava tutti col dire: « Preghé 'd coer! Pregate di cuore!
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39. - Mentre Fra Leopoldo era cuoco a Torino, si recava ogni mattina nella chiesa di S. Dalmazzo ove attendeva con fervore alle sue pratiche di pietà.
Quando vi era l'adorazione notturna nella chiesà della SS. Trinità, ovvero qualche funzione riparatrice, egli non solamente vi si trovava puntuale, ma portava altri con sè.
A Viale d'Asti, ove passò sette stagioni estive con i Conti di Chiusaho, suoi padroni, ogni domenica, col permesso del Rev.do Arciprete, riuniva la popolazione nella chiesa di S. Rocco ovvero nella chiesa Parrocchiale e là presiedeva con molto fervore la recita del S. Rosario.
Divenuto Frate raddoppiò le sue preghiere.
Egli si alzava abitualmente alle quattro del mattino, qualche volta anche prima, e pregava non solo nel tempo destinato agli esercizi spirituali, ma anche preparando le vivande o attendendo ad altri lavori nel corso della giornata.
Alla sera protraeva la sua preghiera fin verso la mezzanotte.
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40. - Fra Leopoldo manifestò anche la sua fede con la diligenza nell'ornare le chiese e gli altari del Signore.
Da quando era al servizio del Canonico Monsignor Miglione di Vercelli fino all'ultimo anno della sua vita, occupò le sue ore libere, nel confezionare fiori bellissimi per ornamento delle chiese.
A Terruggia ornò un altare con fiori che si ammirano ancora attualmente attorno a una statua della Madonna da lui regalata alla chiesa di San Grato.
A Viale d'Asti non solo ornò l'altare della Parrocchia, ma preparò tappezzerie azzurre con galloni dorati per la chiesa di San Rocco.
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41. - La fede di Fra Leopoldo era così viva che bastava parlare con lui di Dio o del SS. Sacramento per vedere il suo volto raggiante di gioia.
La S. Comunione e la visita al SS. Sacramento erano le sue delizie.
Mentre era a Viale d'Asti ( scrisse di lui un membro della famiglia dei Conti di Chiusano ): « Se non era in cucina o in camera, eravamo sicuri di trovarlo in chiesa ».
Col suo esempio e con le sue esortazioni promosse efficacemente, nella popolazione di Viale, la Comunione frequente e la partecipazione alle funzioni Eucaristiche.
Nelle sue memorie Fra Leopoldo narra come ebbe inizio la sua frequenza alla Santa Comunione: « Presi ( a Torino 1892 ) per mio Padre spirituale il Rev. P. Cozzi, ora ( 1907 ) Provinciale dei Barnabiti, e la chiesa officiata da questi, San Dalmazzo, divenne la mia prediletta.
La squisita bontà e pietà, con la quale il mio benemerito Padre spirituale aveva cura dell'anima mia, l'indusse a consigliarmi di fare la S. Comunione ogni giorno; io gli dissi: - È mio pio desiderio, ma sono tanto peccatore che non avrei osato ...
La bontà di Dio venne in mio soccorso, cosicchè non lasciai più passare giorno senza cibarmi del Pane degli Angeli, fuorchè se ero impedito da malattia ».
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42. - Per questa fede viva al SS. Sacramento egli affrontò la pioggia, il vento e la neve per recarsi ogni giorno a fare la S. Comunione che gli era stata negata a Terruggia per malintesi e forse per un resto di giansenismo.
Ecco come narra il fatto un contemporaneo: « Fra Leopoldo ( allora Luigi Musso ) aveva la santa abitudine di comunicarsi quotidianamente.
Un giorno presentandosi per la Comunione in Parrocchia se la vide bruscamente negata, allegando la ragione che se voleva comunicarsi tutti i giorni doveva farsi prete.
Il Musso senza lamentarsi, anzi scusando il Parroco se altri ne mormorava, si recava tutti i giorni nel paese di S. Germano ( distante circa 3 Km. ) a fare in quella Parrocchia, la S. Comunione; l'opposizione durò circa un anno e mezzo 1897-1898 ».
Quel Parroco, ora defunto, rilasciò questa dichiarazione: « Il Parroco sottoscritto attesta che Musso Luigi fu Giuseppe e fu Cavallone Maria, nato a Terruggia il 30 gennaio 1850 e battezzato nello stesso giorno, per il tempo che è stato a Terruggia e che io l'ho conosciuto come mio parrocchiano, ha sempre tenuta un'ottima condotta ed esemplare - condotta da cristiano fervente - e se la pietà per un periodo di tempo fu giudicata un po' esagerata, fu perché vi era un Sacerdote che vi aveva parte.
In fede, Terruggia 4 aprile 1921.
« ( bollo ) f.to Mons. Gerolamo Robba Prevosto ».
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43. Nel convento di S. Tommaso si alzava di buon'ora e si preparava alla S. Comunione; dopo non mancava mai di fare il ringraziamento.
Alle ore 15 di ogni giorno si recava dinanzi al SS. Sacramento e là passava lungo tempo in adorazione.
Ogni sera, dopo cena, faceva la sua visita al SS. Sacramento; vi rimaneva buona parte della notte e qualche volta la notte intera.
In Chiesa era rispettosissimo e se per necessità doveva dire qualche parola, domandava perdono a Gesù guardando il tabernacolo, e poi, brevemente e con voce sommessa, parlava.
Animato da zelo santo per la propaganda dell'« Adorazione Quotidiana Perpetua » del SS. Sacramento, andò più volte nei diversi Istituti e Comunità Religiose di Torino per iscrivere e aggregare molte persone a detta « Adorazione ».
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44. - Caratteristica è però in Fra Leopoldo la divozione a Gesù Crocifisso: Si alzava ogni mattina alle ore quattro e qualche volta anche alle tre e mezzo; si prostrava a terra, prendeva tra le braccia il suo grosso Crocifisso e pregava per tutti i bisogni della Chiesa e specialmente per la conversione dei peccatori, seguendo, presso a poco, le formole che poi scrisse e che sono contenute nella « Divozione a Gesù Crocifisso » inclusa nella raccolta « Preces et pia Opera ».
Continuava tale preghiera fino, alle cinque e mezzo o sei, secondo la stagione, ora della Messa con la Comunione.
Quando aveva terminato il servizio per la colazione si recava in cella e praticava la seconda « Divozione a Gesù Crocifisso », come ringraziamento della S. Comunione.
Nel pomeriggio dopo la visita alla chiesa ritornava in cella e faceva la terza « Divozione a Gesù Crocifisso ».
Ogni sera appena arrivato in cella si prostrava, come la mattina, ai piedi del suo Crocifisso e protraeva la preghiera fino verso la mezzanotte come attesta uno che visse con lui: « L'ho visto una notte prostrato a terra con lo sguardo rivolto al suo Crocifisso e di quando in quando scriveva nei suoi quaderni, quasi sotto dettato, quello che Gesù gli manifestava ».
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45. - Fra Leopoldo ebbe fin dall'infanzia una gran divozione alla SS. Vergine e progredì in essa con l'età, tanto che quando parlava della Madonna, che egli si compiaceva di chiamare col dolce nome di « Mammina » « Mamma Santa », manifestava tali sentimenti di pietà e così caldo affetto da comunicare la sua devozione a quelli che lo ascoltavano.
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46. - A Torino il Servo di Dio si recava frequentemente alla Consolata o all'Ausiliatrice per riaccendere sempre più il suo amore alla SS. Vergine.
Si alzava alle quattro del mattino per recitare l'ufficio della Beata Vergine.
A Viale d'Asti per sette estati, raccolse ogni domenica le persone pie nella chiesa di S. Rocco ovvero nella chiesa parrocchiale per la recita del S. Rosario.
In detto paese nell'anno 1895 il Servo di Dio, aiutato dal suo amico Pietro Conti, fece arrivare da Torino una bella statua dell'Immacolata e, col permesso del Parroco e del Sindaco, fece preparare una nicchia nella chiesa di S. Rocco.
In quell'anno i mesi di giugno e di luglio non avevano visto una goccia d'acqua: un sole cocente, un caldo soffocante.
Il Servo di Dio preso da compassione per gli abitanti di Viale, che vedevano con dolore andare a male la loro campagna per la grande siccità, d'accordo col Rev. Signor Arciprete organizzò una serie di funzioni religiose per ottenere la pioggia.
Il giorno 5 agosto, festa della Madonna della Neve, si fece la chiusura solenne di dette funzioni col seguente programma: processione dalla Parrocchia alla Chiesa di S. Rocco; benedizione della Statua; Santa Messa cantata.
Gli abitanti di Viale invitati dall'Arciprete ed esortati privatamente dal Servo di Dio, che animava tutti ad avere grande fiducia nell'intercessione della Madonna, accorsero in massa.
Ecco ciò che scrisse il Servo di Dio a tale riguardo: « La Vergine gloriosissima non tardò a premiare la fede dei suoi figli che la invocarono.
Ed ecco il medesimo giorno della grande festa, alle ore cinque di sera si alzò un gran temporale e si vide cadere beneficamente tant'acqua da riempire ogni cosa.
È un fatto molto notevole, chè la pioggia cadde solo nel territorio di Viale ».
Il Fratello Teodoreto delle Scuole Cristiane, udito tale racconto, volle assumere informazioni.
Recatosi a Viale d'Asti il 12 settem bre 1917, udì dal M.to Rev. Arciprete Don Antonio Gambino, dichiarare autentico il fatto.
Aggiunse anzi, il detto Arciprete: « che avendo egli invitato a Viale diversi Parroci dei Comuni limitrofi, per una festa occorsa alcuni giorni dopo quella pioggia, furono tutti sorpresi da meraviglia nel vedere la campagna fresca e rigogliosa mentre nei loro paesi era tutta arida e ardente ».
Gli abitanti di Viale riconobbero nel fatto una protezione speciale della Madonna ottenuta dalle ferventi preghiere del Servo di Dio e, da lui esortati, stabilirono, in ringraziamento, di recitare tutte le domeniche, riuniti in chiesa, il S. Rosario; "ciò che egli fece mantenere per tutto il tempo che rimase a Viale.
Una persona della famiglia del Conte di Chiusano lasciò scritto: « A Viale il Servo di Dio aveva instaurato la divozione alla Madonna di Lourdes e ottenuto, dopo una processione, una pioggia miracolosa ».
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47. - Nel 1897 il Servo di Dio aveva deciso di recarsi a Terruggia per assistere la mamma inferma.
Prima di partire da Torino dimostrò la sua divozione alla SS. Vergine nel modo seguente: « In questi ultimi mesi volli più volte portarmi al Santuario della cara Madonna Consolata, servirvi la S. Messa.
Feci acquisto di una grande immagine della Consolata e in compagnia di un mio amico, Angelo Gemolli, andai da S. Em. il Card. Richelmy per farla benedire.
Non contento volli porla sull'altare, mentre servivo la S. Comunione nel detto Santuario, e dissi confidenzialmente alla nostra cara Mamma Consolata, Maria SS., sempre per esternare il mio amore, la mia devozione verso la gran Madre di Dio: Dolcissima Vergine, tu sai, tu conosci le nostre miserie, che in ogni momento della nostra vita sempre abbiamo bisogno di soccorso; avrò ancora giorni difficili in questa valle di pene e di dolori; o Vergine, purissima, in quei momenti stendi il tuo manto di misericordia, ottienimi dal tuo Figlio Gesù la celeste pace, che brillino sempre nel mio cuore i nomi santissimi di Te o Maria, e del mio Gesù, tuo divin Figlio dolcissimo ».
A Terruggia il Servo di Dio continuò a dimostrare la sua grande divozione alla SS. Vergine col raccogliere la popolazione nella chiesa di San Grato per la recita del Santo Rosario e delle litanie della Madonna.
In questa divozione era tanto il fervore del Servo di Dio che a poco a poco attirò un numero tale di persone da impressionare il Parroco, il quale sebbene detta recita del Rosario si facesse quando le funzioni parrocchiali erano finite e si trovasse quasi sempre presente il Vice-Curato che vi teneva un fervorino, credette bene di proibirle.
In quella circostanza, scrivono diverse persone contemporanee, « si vide la condotta irreprensibile di Luigi Musso che accettò umilmente la proibizione, ubbidì senza lagnarsi del Parroco, anzi scusandolo presso quelli che si lamentavano ».
Da solo, però, il Servo di Dio continuò sempre le sue pratiche di pietà verso la SS. Vergine, della quale sperimentò più volte la materna protezione.
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48. - Nel Convento di S. Tommaso Fra Leopoldo ebbe modo di aumentare la sua devozione alla SS. Vergine col frequentare il bel Santuarietto di Nostra Signora del Sacro Cuore annesso alla Chiesa parrocchiale.
Difatti egli si recava in detto Santuario almeno tre volte al giorno, la mattina prima di andare in coro, dopo pranzo, e la sera prima di andare in cella.
Di più, avuta una statuetta della Consolata dal Rev.do Padre Guardiano, egli la collocò nella sua cella accanto al Crocifisso, e così nelle sue devozioni non separava mai la Madonna dal suo Divin Figlio.
Con gioia e cura delicata confezionava nel tempo libero, fiori artificiali per adornare l'altare di N. Signora del Sacro Cuore e ne curava con somma diligenza la nettezza.
Quando poteva, si recava al Santuario della Consolata ove pregava con tanto fervore da far pensare che godesse di comunicazioni intime con la SS. Vergine.
L'amore di Fra Leopoldo per la SS. Vergine era così ardente che nelle sue conversazioni non poteva far a meno di ricordarLa con parole infuocate di santo amore.
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49. - Fra Leopoldo ebbe pure una grande divozione all'angelo custode e una cura diligentissima per suffragare le anime del Purgatorio.
Spinto dalla sua viva pietà per le anime purganti si adoprò presso le autorità ecclesiastiche perchè a Viale d'Asti la chiesa del camposanto dedicata a S. Andrea e l'altra eretta in onore di S. Rocco venissero benedette e vi venissero celebrati suffragi specialmente per la commemorazione dei defunti, pensando poi egli stesso ad addobbare a lutto le dette chiesine.
Ed impiegò tutto il suo zelo per spingere i fedeli a suffragare i defunti.
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