Segretario del Crocifisso

L'uomo anelante alla giustizia

Fermissimo era nel Servo di Dio il sentimento della giustizia.

Per non aver permesso che si distornasse nulla di quanto riceveva per la cucina,

si attirò a Vercelli le ire e le opposizioni di alcuni altri domestici, che vista la sua fermezza,

finirono col calunniarlo e farlo dimettere dall'impegno.6

Presso il Canonico Mons. Miglione curava gli interessi del padrone come se fossero suoi.

Con l'amico Giuseppe Necco compì i doveri imposti dalla vera amicizia non solo in Vercelli,

ma anche a Torino e fino alla morte. Né mancava di dare a Dio quello che era di Dio.

Esattissimo alle funzioni nel Duomo di Vercelli, si adoprava presso i compagni di professione

per indurli a compiere i loro doveri di cristiani.

A Torino riceveva dai padroni una somma fissa per ogni commensale, e con quella doveva provvedere l'occorrente

per tutta la giornata. La somma era piuttosto piccola e per provvedere molto con poca spesa

non risparmiava giri per la città in cerca di fornitori onesti nei prezzi delle derrate.

Capitava sovente che le provviste fatte con la somma fissa risultassero scarse,

e allora il Servo di Dio sacrificava la parte sua per contentare e padroni e conversi.

A Viale d'Asti poi, dove non c'era scelta di fornitori e bisognava sotto stare alle richieste dei paesani,

che facilmente approfittavano dell'occasione per far pagare la villeggiatura ai signori della città,

la somma fissa non permetteva di provvedere in proporzione dell'appetito, specialmente dei giovani;

e allora ci furono bensì lagnanze sulla scarsità del vitto, ma nessuno mai né dei padroni né dei conversi

espresse il minimo dubbio sull'onestà e la giustizia del Servo di Dio nell'uso del denaro affidatogli.

Un suo compagno e amico, prima a Vercelli e poi a Torino scrisse di lui: « In fatto di coscienza e di giustizia

verso i suoi padroni e di adempimento del proprio dovere, posso assicurare che egli era esatto fino allo scrupolo ».7

I Rev. Padri Camilliani di Casale Monferrato, quando avevano al loro servizio il Servo di Dio,

parlando coi Francescani, dissero che « compiva egregiamente il suo ufficio di cuoco

ed eseguiva fedelmente le spese per la casa ».

Uno dei fratelli Vacca, che tenevano a Torino una pensione per giovani operai del Monferrato, scrisse:

« Se sentiva da qualcuno dei giovani parole biasimevoli, il nostro Luigi diceva con buone maniere:

" Non dir più così; è male: offende il Signore ", e sapeva fare in modo che tutti obbedivano ».8

Per trent'anni, cioè finché visse la sua Mamma, compì i doveri verso di lei in modo ammirevole,

affrontando qualsiasi sacrificio per farle piacere.

Fattosi religioso e addetto alla cucina, era molto ordinato nella tenuta dei registri della spesa

e in tutte le sue incombenze nel convento.

Era così delicato di coscienza, da edificare tutti coloro che l'avvicinavano; era giusto e sincero,

trattava bene tutti senza distinzione. I suoi servizi erano sempre accompagnati dalla più squisita cortesia

e fatti come se fosse lui tenuto a ringraziare per essere stato chiamato a quell'opera che riteneva fatta a Gesù.

Anche con gl'importuni conservava il consueto sorriso, e, con benevolenza unita a franchezza,

faceva osservare l'obbligo di attenersi agli orari, alle regole della comunità e alle prescrizioni dei Superiori.

Si dimostrava grato a chiunque gli facesse il minimo favore o gli avesse usato la più piccola attenzione.

Non lasciava passare le occasioni di avvenimenti e di feste senza manifestare sentimenti di delicata riconoscenza

verso i benefattori e gli amici.

Amò grandemente l'Italia e per essa pregò e offrì molti sacrifici, specialmente negli anni di guerra 1915-1918.

Durante le elezioni politiche e amministrative Fra Leopoldo consigliava a compiere con retto sentire

il dovere verso la Patria.

Non si rilevò mai nel Servo di Dio una parola, né un gesto che fosse meno rispettoso e deferente verso i Superiori,

anche se qualche volta questi si fossero dimostrati con lui alquanto esigenti.

Un suo Superiore scrisse: « Circa la virtù di Giustizia, affermo che Fra Leopoldo non mancò mai ai suoi doveri

verso Dio, verso se stesso e verso il prossimo; ma sempre li adempì con esattezza e precisione senza caricatura,

ossia compì i doveri del suo stato fino al sacrificio fatto in modo semplice e senza posa ».9

Indice

6 V. appendice, pag. 263
7 Giuseppe Necco.
8 Cav. Luigi Vacca.
9 Rev. Padre Vincenzo Vallaro, O.F.M., Parroco di S. Tommaso in Torino