Segretario del Crocifisso |
La virtù di temperanza in Luigi Musso ebbe per base le buone abitudini della sua famiglia
che lo educò nell'osservanza della sobrietà, dell'astinenza e della modestia.
Nella città di Vercelli continuò lo stesso tenore di vita che a casa, e quando si recava per poco tempo
con i suoi compagni di professione, mentre essi prendevano volentieri del vino,
egli non si faceva servire che una tazza di caffè.
Nel collegio Dal Pozzo si accontentava, riguardo al cibo e alla bevanda, del puro necessario, e, se occorreva,
privava se stesso perché nulla mancasse agli altri.
Teneva in massimo conto i giorni di digiuno e di astinenza da lui osservati con molto scrupolo.
Dormiva poco e non era per nulla amante della vita comoda; era mortificato in tutto.
A Torino un suo conservo aiutante di cucina scrisse di lui:
« Riguardo al cibo egli dava sempre la parte migliore agli altri e per sé, ora per un pretesto, ora per un altro,
trovava sempre modo di mortificarsi, facendoci restare edificati per la sua virtù ».16
A Viale d'Asti un altro suo conservo scrisse: « Luigi Musso era regolatissimo nel mangiare e nel bere.
Il suo riposo era breve perché lavorava sino a tardi alla sera e al mattino si alzava presto ».17
Fattosi religioso, la sua temperanza si perfezionò sempre più.
Per motivi di servizio, arrivava l'ultimo a tavola, raccoglieva gli avanzi in un piatto, faceva la sua preghiera
e mangiava quel poco che aveva raccolto; quando i suo Confratelli uscivano dal refettorio,
egli che aveva sempre finito i suoi pasti, incominciava a sparecchiare le tavole.
Non si vide mai il Servo di Dio prendere nulla fuori dei pasti, e in questi era talmente parco e mortificato
che i Confratelli non sapevano spiegarsi come egli potesse sostenersi.
Tuttavia non si rese mai impari nel compimento del suo ufficio.
Osservava inoltre fedelmente i digiuni della Chiesa e della Regola francescana.
Un confratello che visse con lui per tutti gli anni da lui passati a S. Tommaso, scrisse:
« Temperantissimo nel cibo e nella bevanda, Fra Leopoldo sembrava che non avesse mai appetito.
Nel prendere sonno era di una temperanza esemplare; a lui bastavano abitualmente tre ore di sonno;
il resto lo passava in preghiera, ovvero, quando occorreva, nell'assistere gli infermi della casa ».18
Indice |
16 | Antonio Averone da Vercelli |
17 | Cav. Luigi Vacca. |
18 | Emilio Navone. |