Segretario del Crocifisso

La « Traslazione »

Il desiderio di molti che la salma del Servo di Dio fosse traslata dal cimitero alla sua Chiesa

Convento di S. Tommaso, si realizzò il 26 aprile 1948.

Un esiguo corteo guidato dal compianto Padre Francesco Maccomo, Vice Postulatore,

e composto dal Rev.do Can. Pio Battist, Cancelliere della Curia Arcivescovile di Torino,

dal Dr. Carlo Tessitore, Presidente dell'Unione Catechisti, e da altri tre Catechisti,

accompagnò il feretro dal Cimitero al Convento di S. Tommaso, dove era stata allestita la camera ardente.

Riportiamo dal bollettino « L'amore a Gesù Crocifisso », anno XXXII, n. 3,

la cronaca del giorno successivo e i particolari della sistemazione della bara nella cappella della Madonna.

27 aprile 1948

Sono le nove antimeridiane.

Ora non sono più i becchini indifferenti.

Sono i Catechisti, che sollevano a gloria sulle spalle la bara con le spoglie mortali di Fra Leopoldo.

Il passo sicuro è in cadenza col ritmo dei cuori.

Varcano la porta del convento, scendono nella via, costeggiano il muro della chiesa,

salgono la scalinata accedente al tempio.

Le rappresentanze van dietro, tra ressa di devoti, che fanno siepe reverente al passaggio e s'accodano.

Chi può, sfiora con le dita la bara e si segna della Croce.

Al sommo della scalinata vengono gettati sulla salma, a piene mani, fiori, fiori. Piovono sui gradini i petali.

Tutt'un olezzo profuma l'aria del mattino velato, soffuso da un timido sole.

Quell'omaggio ha afferrato la gola di tutti, con un fremito di commozione.

Quei fiori sostituiscono l'applauso. In cielo, l'effusione d'anime è certamente come un olezzo di fiori.

La chiesa è gremita. Parata a lutto. Nessuno sfarzo. Tutto è normale.

Celebra la messa pontificale e le esequie Sua Ecc. Mons. Petronio Lacchio, O.F.M.,

Arcivescovo di Chang-Sha, nell'Hunan cinese. La salma è al centro, davanti la balaustra.

Di fronte, le bandiere delle rappresentanze.

Sono presenti: il P. Alessandro Negro, O.F.M. che fa le veci del Provinciale assente;

nipoti e cugini del Servo di Dio, un'ottantina in tutto di compaesani, reverentemente fieri e vibranti,

condotti da Don Giuseppe Rota, parroco di Terruggia Monferrato, patria di Fra Leopoldo;

Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, confidente del Servo di Dio e fondatore dell'Unione Catechisti

del SS. Crocifisso; una rappresentanza dei Fratelli delle Scuole Cristiane;

il Presidente dell'Unione Catechisti del SS. crocifisso, con i Catechisti al completo;

le rappresentanze della Casa di Carità Arti e Mestieri di via Feletto 8,

dell'Istituto Arti e Mestieri di corso Trapani 25, del Collegio S. Giuseppe e dell'Istituto La Salle;

un gruppo nutrito di zelatrici e zelatori dell'Unione Catechisti, di terziarie e terziari francescani.

Tiene la commemorazione il P. Francesco Maccono, O.F.M., vice postulatore della causa

per la beatificazione di Fra Leopoldo.

Parla con la semplicità del francescano; aborrisce dagli orpelli e dalla vuota sonorità di frasi magniloquenti.

È parola che scende al cuore, perché è trasparente.

Accenna alla vita, alle virtù del Servo di Dio, alla voluta contenutezza della cerimonia,

imposta dal rispetto per cui il giubilo dei cuori deve essere costretto, soffocato,

non può erompere in attesa che la parola della Chiesa si pronunci

a compiere quello che è nei voti di tutti i presenti: la glorificazione dell'umile cuoco.

E quando l'oratore dà il benvenuto ai resti mortali di Fra Leopoldo, ritornato nel suo convento,

nella sua casa, nella sua chiesa, serra il petto dei presenti una commozione incontenibile,

profonda, che si rinnova al Pater noster delle esequie. Tutti hanno lo sguardo velato.

E non è tristezza per un'assenza. Ma il senso d'una presenza, che ancora di più commuove,

perché puramente spirituale e perciò più presente, più benefica e salutare.

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