Vita seconda

Tenore di vita di San Francesco e dei Frati

Capitolo XIV

Il rigore della disciplina

[607] 21. Il coraggioso soldato di Cristo non aveva mai alcun riguardo per il suo corpo e lo esponeva, come non suo, a tutte le asprezze sia di fatti che di parole.

Chi volesse enumerare ciò che ha patito, supererebbe l'elenco dello scritto apostolico, nel quale vengono narrate le sofferenze dei Santi.

E, allo stesso modo, anche i suoi primi discepoli, senza eccezione, si sottoponevano a tutti i disagi, cosi da ritenere addirittura peccato l'aspirare ad altro che alle consolazioni spirituali.

Indossavano, come fosse un vestito, corsaletti e cinture di ferro, e sarebbero venuti meno, spossati dalle veglie e dai lunghi digiuni, se non avessero attenuato tanto rigore dietro assiduo ammonimento dell'accorto pastore.

Capitolo XV

Discrezione di San Francesco

[608] 22. Una notte, una di quelle pecorelle, mentre le altre dormivano, si mise a gridare: « Muoio, fratelli, ecco, muoio di fame! ».

Il saggio pastore si alzò immediatamente e si affrettò a portare l'aiuto opportuno alla pecorella infermiccia.

Ordinò di preparare la mensa, anche se con cibi alla buona, dove l'acqua, come il più delle volte, suppliva alla mancanza di vino.

Proprio lui cominciò a mangiare per primo ed invitò a quel dovere di carità gli altri frati, perché il poverino non avesse ad arrossire.

Preso il cibo col timore del Signore, affinché fosse completo l'atto di carità, il Padre tenne ai figli un lungo discorso sulla virtù della discrezione.

Prescrisse di offrire sempre a Dio un sacrificio condito di prudenza, ammonendoli accortamente di tener conto, nel servizio divino, delle proprie forze.

Perché, diceva, è come peccare il sottrarre senza discrezione al corpo il necessario, come pure dargli il superfluo, sotto la spinta della gola.

Poi soggiunse: « Carissimi, ciò che ho fatto mangiando, sappiate che è stato fatto non per bramosia, ma per doverosa attenzione e perché me lo ha imposto la carità fraterna.

La carità vi sia di esempio, non il cibo, perché questo soddisfa la gola, quella invece lo spirito ».

Capitolo XVI

La sua conoscenza del futuro e come affidò l'Ordine alla Chiesa Romana

Uuna visione

[609] 23. Il padre santo progrediva continuamente in meriti e virtù.

E poiché la sua prole cresceva ovunque in numero e grazia ed estendeva sino ai confini della terra i suoi tralci, ricchi a meraviglia di frutti ubertosi, cominciò a riflettere sempre più spesso, preoccupato come la giovane pianta potesse conservarsi e crescere stretta nel vincolo della unità.

Vedeva, già allora, che molti, come lupi, infierivano contro il piccolo gregge, - vecchi incalliti nel male -, spinti a nuocere unicamente dalla novità.

Prevedeva pure che tra gli stessi figli potevano sorgere difficoltà a danno della pace e dell'unità, e lo turbava il pensiero che, come spesso avviene tra gli eletti, vi sarebbero stati alcuni inorgogliti nella loro mentalità carnale, pronti alle contese e facili allo scandalo.

[610] 24. Mentre rivolgeva questi e simili pensieri nella sua mente, una notte, nel sonno, ebbe questa visione.

Vide una gallina piccola e nera, simile ad una colomba domestica, con zampe e piedi rivestiti di piume.

Aveva moltissimi pulcini, che per quanto si aggirassero attorno a lei, non riuscivano a raccogliersi tutti sotto le sue ali.

Quando si svegliò, l'uomo di Dio, e riprese i suoi pensieri, spiegò personalmente la visione.

« La gallina, commentò, sono io, piccolo di statura e di carnagione scura, e debbo unire alla innocenza della vita una semplicità di colomba: virtù, che quanto è più rara nel mondo, tanto più speditamente si alza al cielo.

I pulcini sono i frati, cresciuti in numero e grazia, che la forza di Francesco non riesce a proteggere dal turbamento degli uomini e dagli attacchi delle lingue maligne ».

[611] « Andrò dunque, e li raccomanderò alla santa Chiesa Romana: in tale modo i malevoli saranno colpiti dalla verga della sua potenza e i figli di Dio, ovunque, godranno di piena libertà, a maggior beneficio della salvezza eterna.

Da questo i figli riconosceranno le tenere premure della madre e ne seguiranno, con particolare devozione, le orme venerande.

La sua protezione difenderà l'Ordine dagli attacchi dei maligni, e il figlio di Belial non passerà impunemente per la vigna del Signore.

Persino lei, che è santa, emulerà la gloria della nostra povertà e non permetterà che il torbido della superbia possa offuscare i grandi pregi dell'umiltà.

Conserverà illesi tra di noi i vincoli della carità e della pace, colpendo con rigore e severità chi è causa di discordia.

Alla sua presenza fiorirà sempre la santa osservanza della purezza evangelica e non consentirà che svanisca neppure per un istante il buon odore della vita ».

Fu questa la vera e unica intenzione che ebbe il Santo nel volere tale raccomandazione, e questi gli argomenti santissimi della prescienza dell'uomo di Dio riguardo alla necessità di affidarsi alla Chiesa per il tempo futuro.

Capitolo XVII

Chiede il signore d'Ostia come sostituto del Papa

[612] 25. Si portò dunque a Roma, dove il signor papa Onorio e tutti i Cardinali lo accolsero con grande devozione.

Ed a ragione, perché si ripercuoteva visibilmente nella sua vita e nelle parole il profumo della sua fama, e non era quindi possibile non venerarlo.

Predicò davanti al Papa ed ai Cardinali con animo franco e pieno di ardore, attingendo dalla pienezza del cuore, come gli suggeriva lo Spirito.

Alla sua parola si commossero quelle altezze e, traendo profondi sospiri dall'intimo, lavarono con lacrime l'uomo interiore.

Terminato il discorso e dopo qualche istante di cordiale colloquio col Papa, alla fine così espose la sua richiesta: « Non è facile, Signore, come sapete, per gente povera e umile avere accesso a così grande maestà.

Avete nelle mani il mondo e gli impegni molto importanti non permettono di dedicarsi alle minuzie.

Per questo, Signore, - continuò - chiedo al tenerissimo affetto di vostra Santità di concederci come papa il Signore d'Ostia, qui presente; così, rimanendo sempre intatta la dignità della vostra preminenza, i frati potranno rivolgersi a lui in tempo di necessità, ed essere, con vantaggio, difesi e governati ».

Il Papa gradì una richiesta tanto santa, e subito prepose all'Ordine, secondo la domanda dell'uomo di Dio, il Signor Ugolino, allora vescovo d'Ostia.

Il santo cardinale accettò con amore il gregge, che gli era stato affidato, lo allevò premurosamente, e ne fu insieme pastore ed alunno sino alla beata fine.

È a questa particolare sottomissione che si deve la prerogativa di amore e la sollecitudine, che, da sempre, la Chiesa Romana non cessa di testimoniare all'Ordine dei minori.

Fine della Parte prima

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