Fioretti |
[1870] Una volta che santo Francesco era gravemente infermo e frate Lione gli servia, il detto frate Lione, stando in orazione presso a santo Francesco, fu ratto in estasi e menato in ispirito ad uno fiume grandissimo, largo e impetuoso.
E istando egli a guatare chi passava, egli vide alquanti frati incaricati entrare in questo fiume, li quali subitamente erano abbattuti dallo empito del fiume ed affogavano, alquanti altri s'andavano insino al terzo del fiume, alquanti insino al mezzo del fiume, alquanti insino appresso alla proda, i quali tutti, per l'empito del fiume e per li pesi che portavano addosso, finalmente cadevano e annegavano.
Veggendo ciò, frate Lione avea loro grandissima compassione; e subitamente, stando così, eccoti venire una grande moltitudine di frati e sanza nessuno incarico o peso di cosa nessuna, ne' quali rilucea la santa povertà ed entrano in questo fiume e passano di là sanza nessun pericolo.
E veduto questo, frate Lione ritornò in sé.
E allora santo Francesco, sentendo in ispirito che frate Lione avea veduta alcuna visione, sì lo chiamò a sé e domandollo di quello ch'egli avea veduto; e detto che gli ebbe frate Lione predetto tutta la visione per ordine, disse santo Francesco: "Ciò che tu hai veduto è vero.
Il grande fiume è questo mondo, i frati ch'affogavano nel fiume sì son quelli che non seguitano la evangelica professione e spezialmente quanto all'altissima povertà, ma coloro che sanza pericolo passavano, sono que' frati li quali nessuna cosa terrena né carnale cercano né posseggono in questo mondo, ma avendo solamente il temperato vivere e vestire, sono contenti seguitando Cristo ignudo in croce, e il peso e il giogo soave di Cristo e della santissima obbidienza portano allegramente e volentieri; e però agevolmente della vita temporale passano a vita eterna"
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
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