Albero della vita crocifissa di Gesù

Francesco imitatore di Cristo nella sua condotta

[2048] Se parliamo della sua condotta, chi potrebbe narrare degnamente con quanta fedeltà e somiglianza si studiò di imitare la vita mortale di Cristo?

Tutto il suo impegno pubblico e privato mirava a questo: rinnovare in se stesso e negli altri le orme di Cristo, coperte e dimenticate.

E questo fu il privilegio speciale di questo benedetto Francesco, col quale meritò, davanti a tutti e in breve tempo, di donare alla santa Chiesa la vita di Gesù nella forma comunitaria e durevole del suo Ordine.

Infatti, sebbene i santi apostoli siano stati posti come speciali fondamenti di questa vita, sopra la stessa somma prima pietra angolare, Cristo Gesù, sulla quale si costruisce e giunge al suo apice tutto l'edificio dello stato ecclesiastico;

tuttavia, poiché, come è detto altrove, la sinagoga dovette essere esclusa per la colpa della perfidia e i gentili non erano idonei a ricevere una vita così eccelsa, lo Spirito Santo mostrò agli Apostoli che lo stato della perfezione della vita evangelica non lo si doveva trasfondere nella moltitudine di allora;

per questo neppure imposero alle Chiese da loro fondate l'osservanza di quello stato di vita che essi avevano ricevuto come comando da Cristo e osservato totalmente.

Questo infatti era riservato al terzo stadio generale di tutto il mondo, nel quale è rappresentata in modo speciale la persona dello Spirito Santo, e al tempo dell'apertura del sesto sigillo, cioè al sesto stato della Chiesa, nel quale si doveva comunicare alla Chiesa la vita di Cristo e si doveva ritornare al principio della perfezione della vita di Cristo, quasi si stendesse un nuovo cerchio e un nuovo inizio della Chiesa, riportandosi alla Chiesa primitiva.

[2049] Perciò ti ho già detto più sopra che questo sesto stato tiene gli occhi intenti in modo speciale sul tempo di Cristo, a similitudine del quale, nell'apertura del sesto sigillo, Giovanni dice: « Ho visto un altro angelo che saliva dall'oriente e portava il sigillo del Dio vivente ».

Commentando questo versetto, nel libro sopra l'Apocalisse, l'abate Gioacchino dice: « Questo è quell'angelo che Cristo, a motivo della sua consonanza con lui, guarda venire al principio del terzo stato del mondo ».

E dunque chiaro che la illuminazione donata a Gioacchino afferma che al principio del sesto stato verrà dato al mondo un uomo angelico, quello che Cristo vede concorde con lui, perché apparirà come uno che rinnova in maniera tutta singolare la vita di Cristo.

[2050] Ed io ho sentito da un solenne dottore di questo ordine che frate Bonaventura, allora ministro generale e dottore solenne, presente il predetto dottore che l'ha comunicato a me, nel Capitolo di Parigi proclamò asseverantemente che egli era certo e certificato che il beato Francesco era l'angelo del sesto sigillo e che l'evangelista Giovanni aveva inteso parlare alla lettera proprio di lui, della sua forma di vita e del suo Ordine, e quando scriveva quelle parole vedeva lui e il gruppo dei suoi figli, perfetti imitatori di Cristo, in tutte le pagine aperte a quel sesto sigillo.

E questo medesimo frate Bonaventura nello stesso luogo asserì col massimo fervore, come ho udite da quella persona, se la memoria non mi inganna, che egli era certissimo di questo a motivo di rivelazioni, punto sospettabili, fatte a persone tali, che gli era impossibile dubitarne.

[2051] Risulta poi a me che scrivo, attraverso molte testimonianze di santi frati antichi, che tanto al beato Francesco quanto ad altri suoi compagni - dai quali la loro vita apostolica allontana ogni sospetto, per chi guarda con mente non perfida, immonda e disordinata -, fu chiaramente rivelato, ed essi conobbero chiaramente il fondamento dell'Ordine e la sua crescita e l'orrenda rovina e il venir meno e la resurrezione gloriosa di esso, a similitudine della figura solare della vita di Cristo, e non con una sola ma con innumerevoli e per loro indubitabili rivelazioni, e così limpidamente che affermavano queste cose con certezza assolutamente piena.

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