Albero della vita crocifissa di Gesù |
[2060] Ma poiché segno speciale di Gesù Cristo e della sua venuta furono la predetta verginità, umiltà e povertà, e delle prime due si è prelibato qualcosa, nella terza, cioè nella povertà, Gesù, sapienza del Padre, collocò il tesoro nascosto, per comprare il quale fu necessario vendere tutto il resto, e spinse gli altri col suo esempio ad osservarli, e decretò che in essa consiste la perfezione evangelica.
Infatti in essa sta la pietra ferma sulla quale è fondata la casa evangelica, che non deve essere abbattuta dall'urto dei flutti né spazzata via dall'impeto dei venti e dalle piogge abbondanti, né squassata dai colpi delle tempeste.
Ad essa Gesù consegnò il pacifico possesso del regno dei cieli su questa terra, mentre alle altre virtù lo promise solo nel tempo futuro.
Invero, coloro che imitano la vera povertà in fervore di spirito, sono necessitati a vivere dei beni celesti, dal momento che non si curano dei beni terreni, e gustano nel presente esilio, con dilettoso palato, le dolci briciole che cadono dalla mensa degli angeli.
[2061] Questa è propriamente quella virtù altissima di Cristo Gesù, nella quale si imprime uno speciale segno di lui per quelli che si impegnano ad osservarla in tutto l'arco della sua perfezione.
Non mancherà infatti nulla della perfezione a colui che questa virtù sposerà con piena fede, ferventissimo amore e osservanza inviolabile.
Poiché questa povertà non è soltanto una virtù ma è di tutte le virtù perfezione e regina.
Infatti essa sottopone alla sua obbedienza le cime di tutte le virtù e più di tutte le altre cose configura colui che l'osserva a Gesù, figlio di Dio; e in questo rinnovamento sta la perfezione di ogni stato
[2062] Per questo motivo Francesco, bramoso di assomigliare a Gesù, fino dall'inizio della sua vita religiosa mise tutto il suo sforzo nel ricercare la santa povertà e nell'osservarla con ogni diligenza secondo il modello di Cristo, senza nessun dubbio di cosa contraria, né timore di cose sinistre, senza sfuggire nessuna fatica, senza evitare nessun malanno fisico pur di poter godere gli abbracci di madonna Povertà.
[2063] Come un esploratore curioso, incominciò a cercare, a circuire le strade e le piazze della Chiesa e ad esaminare la vita dei singoli, domandando ad essi quanto amassero la evangelica povertà.
Ma era una parola nascosta, e come parola dal suono barbarico e sconosciuta a tutti quelli a cui chiedeva; e questi tremavano di spavento al solo udirne il nome e quasi maledicevano a lui che ne parlava, dicendo: « La povertà che cerchi, sia solo con te e con i tuoi figli e la tua discendenza dopo di te; a noi sia concesso di godere dei piaceri e di abbondare di ricchezza ».
[2064] Udendo questa risposta dagli stati comuni ( cioè dagli uomini del popolo ), Francesco disse a se stesso: « Me ne andrò dai loro capi, i pontefici e parlerò loro.
Essi conobbero la via del Signore, e il giudizio del loro Dio; forse costoro sono uomini del seguito, ignobili e stolti, che non conoscono la via del loro Signore Gesù ».
Ma proprio i pontefici risposero con più durezza, dicendo: « Che cos'è questa nuova dottrina che scagli contro i nostri orecchi?
Chi può vivere senza possessi di beni materiali?
O forse tu sei migliore dei nostri padri, che ci diedero delle ricchezze temporali e possedettero chiese gonfie di cose temporali?
Che significa quello che la povertà chiama moderazione?
Non sappiamo di che cosa parli ».
[2065] Francesco, meravigliato ed ebbro dello spirito di povertà, si rivolse alla cura dell'orazione e incominciò a invocare Gesù, maestro di povertà: « O Signore Gesù, mostrami le vie della tua dilettissima povertà.
So che nel Vecchio Testamento, che è figura del nuovo, promettesti a loro: Ogni luogo che il vostro piede avrà calcato, sarà vostro, calcare significa disprezzare: la povertà tutto disprezza, e perciò è di tutto regina.
Ma, Signore mio, Gesù pio, abbi misericordia di me e di madonna Povertà.
Infatti anch'io languisco per amore di lei, né posso riposare senza di lei, Signore mio, lo sai tu che me ne innamorasti.
Ma anch'essa siede nella tristezza, rigettata da tutti.
È diventata come donna vedova la signora delle genti, vile e disprezzabile, mentre è la regina delle virtù, e si lamenta sedendo sui rifiuti, perché tutti i suoi amici l'hanno disprezzata e le sono diventati nemici, e da tempo si dimostrano adulteri e non sposi.
Guarda, Signore Gesù, poiché la povertà in tanto è regina delle virtù in quanto tu, lasciate le dimore degli angeli, sei disceso sulla terra per poterla sposare a te con amore perpetuo e generare in essa e da essa e per mezzo di essa tutti i figli della perfezione.
[2066] Essa si strinse a te con tanta fedeltà che fin da quando eri nel seno della madre incominciò il suo ossequio, poiché, come si pensa, avesti il più piccolo tra i corpi animati.
Quando uscisti dal grembo, t'accolse nel santo presepio in una stalla e, mentre vivevi nel mondo, talmente ti lasciò privo di tutto che ti fece mancare anche di un luogo ove posare il capo.
Ma ancora, come fedelissima consorte, mentre eri intento alla battaglia della nostra redenzione, t'accompagnò fedelmente e ti fu vicina come unico armigero; nella stessa lotta della passione, mentre i discepoli si allontanavano e rinnegarono il tuo nome, essa non si allontanò chè anzi allora te, con tutto il seguito dei suoi principi, unì ai fedeli.
Di più, mentre la tua stessa madre, che però essa sola allora ti amò fedelmente e con affetto pieno di dolore e fu unita a tutte le tue sofferenze; mentre dunque la tua stessa madre, per l'altezza della croce era impotente a toccarti, madonna Povertà con tutte le sue penurie, come un donzello a te gratissimo, stette a te più che mai strettamente abbracciata e congiunta intimamente al tuo dolore.
Perciò né si preoccupò di levigare la croce, né di fabbricarla secondo il costume rustico, e neppure fabbricò gli stessi chiodi in numero sufficiente per le ferite, come si crede, né li appuntì e rifinì, ma ne preparò tre soli, rudi e aspri e storti per aiutare il tuo supplizio.
E mentre morivi per l'arsura della sete, lei stessa, fedele sposa, intervenne perché non potessi avere neppure una goccia d'acqua, ma tramite empi satelliti confezionò una bevanda di tale amarezza che potesti soltanto assaggiarla ma non berla.
Perciò nello stretto abbraccio di questa sposa rendesti la tua anima.
E neppure essa, sposa fedele, fu assente alle esequie della sepoltura, né permise che avessi nel sepolcro, in unguenti e lenzuola qualcosa che non fosse preso a prestito da altri.
Non fu neppure, questa santissima sposa, assente alla tua resurrezione, perché, risorgendo gloriosamente nel suo amplesso, lasciasti nel sepolcro tutto quello che era a prestito e a caso.
E la portasti con te in cielo, lasciando ai mondani tutte le cose del mondo.
In quel momento, Signore hai lasciato nelle mani della povertà il sigillo del regno dei cieli per segnare gli eletti che vogliono procedere sulla via della perfezione.
[2067] Chi non amerà questa madonna Povertà più di tutte le cose?
Ti domando di essere segnato con questo privilegio; bramo di essere arricchito di questo tesoro ti chiedo con insistenza che questo sia proprietà mia e dei miei in eterno, o Gesù poverissimo, per il tuo nome: di non poter possedere nulla sotto il cielo, e che la mia carne, finché è in vita, possa essere sostenuta con cose d'altri, usandole soltanto con penuria ».
Il [ Signore ] piissimo acconsentì alla preghiera di lui, e immise nel suo affetto e rivelò alla sua intelligenza l'altezza della povertà e gli concedette di osservarla con pienezza d'amore, e volle per singolare privilegio, non concesso ai santi che lo avevano preceduto, che egli potesse trasfonderla nei suoi seguaci, perché questo fosse il segno distintivo della sua Religione: di non potere possedere in eterno come proprio nulla sotto il cielo, ma di vivere con uso stretto delle cose degli altri.
[2068] E poiché Francesco non volle disgiungere la santa compagnia di madonna Povertà e della persecuzione del mondo, che Cristo aveva avuto come sposa legittima, ma piuttosto amarle insieme con uguale, anzi unico amore, dal momento che quasi non sono due ma una cosa sola, perciò, per poter possedere pienamente il regno dei cieli, che è donato a loro due, volle rinunciare a tutto ciò che può allontanare i persecutori.
Per questa ragione, poiché il diritto dei privilegi e vanifica la povertà e annulla la persecuzione, attuando così il divorzio di questo santo matrimonio, non volle nessuna bolla, nessun privilegio, se non questo soltanto: che la sua povertà non venisse macchiata in nessuna maniera.
Ed ora geme per essere stato spogliato di esso subdolamente nel modo di vivere dei suoi posteri.
Infatti questa Religione discese da Gerusalemme a Gerico ed incappò nei ladri che la lasciarono non tanto semiviva ma del tutto morta e, già fetida per la corruzione di quattro giorni, la chiusero nel sepolcro e si gloriano furenti di pazzia per tale possesso.
[2069] Il Santo aveva previsto questa rovina, che aveva cercato di evitare durante tutta la sua vita.
Infatti, narra la sua leggenda che questo offendeva il suo sguardo più d'ogni altra cosa, se vedeva nei suoi frati qualcosa che non era perfettamente consono alla povertà.
Insegnava ai frati che, secondo il costume dei poveri, dovevano costruire case poverelle in cui abitassero non come fossero di loro proprietà ma d'altri, come pellegrini e forestieri; e significa che, se quelli volevano poi scacciarli, non dovevano fare loro resistenza con nessun diritto, proprio o d'altri, nessun motivo di proprietà, nessuna astuzia, nessun ritardo, ma come lasciassero cose che erano propriamente di altri, con piena fiducia in Dio, ritenendo d'essere chiamati dallo Spirito Santo in altri luoghi per suoi occulti disegni anche attraverso l'odio dei persecutori.
Questa è la ragione per la quale la povertà e la persecuzione temporale sono sorelle e ad esse sono consegnate le chiavi del regno dei cieli non soltanto come promessa ma come possesso; la persecuzione temporale infatti può portar via tutto il mondo, ma la povertà evangelica non può difendere nulla di ciò che è del mondo.
E poiché il Creatore prudentissimo dispose che nessuna creatura fosse senza il suo posto nel mondo ma la povertà e la persecuzione non hanno in proprio nessun luogo nel mondo, perciò assegnò ad esse le dimore celesti.
Certamente l'uomo animale non capisce queste cose, né può ascoltare queste cose colui che con la sua vita falsa causa macchia a madonna Povertà, o colui che porta forzatamente la sua compagnia oppure rigonfia con inganno l'uso povero; ma coloro che hanno lo spirito di Cristo, il quale insegnò ed osservò la povertà, le capiscono e gioiosamente le osservano.
[2070] Si narra nella leggenda del Padre che egli comandava di abbattere le case già costruite e che tutti i frati uscissero da esse, se vi scorgeva qualcosa che o per motivo di appropriazione o per motivo di spesa fosse contrario alla povertà evangelica.
Proclamava infatti che questa era il fondamento del suo Ordine e che in essa così si innesta la struttura della Religione, che rimane solida se essa è solida, rovina del tutto se essa è scalzata.
Quali dolorose conseguenze derivano dalle cose qui dette!
Se le parole del padre santissimo sono vere, anzi poiché dubitare di esse è per i figli come essere eretico nei riguardi della Regola, consegue che con dolore vediamo che la Religione è rovinata anziché ferma.
Infatti la povertà è come scomunicata con tutte le forze dai singoli luoghi.
Ed è questa una cosa evidente agli occhi del mondo, che in ogni città, in genere, i palazzi più sontuosi e i luoghi più curiosi e più vasti e più insigni per mondana vanità sono quelli che vengono costruiti da questi poveri!
[2071] Queste sono le parole e i pensieri che un certo santo dottore, professore di questa santa povertà e zelatore infaticabile di essa, inserì in un certo trattato che egli fece sull'argomento della alleanza della povertà ( commercium paupertatis ), gemendo anch'egli per i mali che vedeva; e tuttavia, se paragonato alla situazione odierna, si direbbe che era un niente quello ch'egli aveva potuto vedere.
Infatti, come una pesante pietra da mulino gettata in mare discende con rapidissima corsa verso il fondo, così dal tempo di quel dottore risalendo verso di noi, il peso dell'amore delle cose temporali ha trascinato verso il fondo tale moltitudine di questo Ordine, che ormai non ritengono più un male l'allontanare la povertà ma, all'opposto, giudicano empietà e apostasia avere zelo per la vera povertà.
Perciò, se qualcuno parla contro gli eccessi palesi riguardo alla povertà, soprattutto se si fa giudice dei trasgressori di essa, viene ritenuto nemico pubblico.
Questo dico se si parla di quella povertà che viene rivelata dalla perfezione della professione, e che quindi toglie tutto di mezzo.
[2072] Dice dunque quell'uomo santo, introducendo madonna Povertà a lamentarsi della rovina: « Sono sorti di mezzo a noi alcuni che non sono dei nostri, figli di Belial, che parlavano cose vane ed operavano iniquamente, dicendo di essere poveri, mentre non lo erano, e coprirono di insulti me, che quegli uomini gloriosi avevano amato con tutto il cuore, e mi resero immonda, seguendo la via di Balaam di Bosor, il quale amò la mercede dell'iniquità.
Uomini corrotti nella mente, e estranei alla verità, che stimavano fonte di guadagno la pietà, uomini che si vestirono sì con l'abito della Religione ma non indossarono il nuovo uomo, ma piuttosto avevano camuffato il vecchio.
Denigravano i loro padri, e nel segreto mordevano la vita e i costumi di coloro che erano stati gli istitutori di questa santa forma di vita religiosa, tacciandoli di indiscreti e senza misericordia, e proclamando me, che essi avevano scelto a compagna, oziosa, insipida, turpe, senza decoro, dissanguata e morta ».
E molte altre cose dice quel santo dottore per provocare al pianto sulla rovina della povertà che vedeva prossima.
[2073] Ma ora non abbiamo bisogno di mutuare parole di altri, perché non soltanto gli amatori della povertà sono provocati al pianto con le opere esteriori, ma generalmente gli uomini del mondo sono riempiti di scandalo a motivo del loro malesempio, e i ricchi e i potenti ne prendono motivo di riso osservando che vogliono farsi chiamare poveri mentre si abbandonano a tali eccessi.
Ma ritorniamo alla povertà del Santo.
Egli era solito chiamarla ora sposa, ora sorella, ora madre, ora signora, ora regina.
E poiché amava la povertà con così piena fiducia, Dio che è la provvidenza dei poveri, soccorse con tanta sufficienza alla penuria di Francesco, che, mediante molti miracoli, non gli mancò mai il cibo e la bevanda, quando era evidente che tutto era venuto a mancare al potere del denaro, del lavoro e della natura.
[2074] Quale sia stata l'intenzione di Francesco circa l'osservanza della povertà, lo dichiarò lui stesso quando a frate Rizzerio della Marca, uomo santo e nobile e molto caro al beato padre, che lo interrogava riguardo alla povertà, il padre santo, che allora giaceva nel palazzo del vescovo di Assisi, debole e infermo di quella malattia di cui morì, diede questa risposta.
Ed io qui riporto le sue parole, come le scrisse di sua mano col suo stile il santo padre Leone, compagno più abituale del beato padre.
Lo interrogò dunque così frate Rizzerio sull'osservanza della Regola, in merito all'articolo della povertà ...
[2075] Da quanto abbiamo riportato risulta chiaramente che Francesco fu perfettissimo zelatore dell'altissima povertà, di quella povertà cioè che si deve chiamare veramente evangelica.
Ma ancora risulta chiaramente che fino da allora cominciò a prolificare la radice di ogni male, che è ora cresciuta nel suo pessimo frutto.
Quale grande dolore sarebbe derivato al suo cuore paterno, se avesse visto con gli occhi del corpo i mali dei nostri tempi!
Ma li vide nello spirito e ne fu pieno di tristezza; e questa fu la causa, come si vede chiaramente dalle cose riferite, per cui rassegnò le dimissioni dal governo dei frati, perché sentiva di non potere impedire il corso della futura rovina.
In quale maniera tutto questo fosse conforme a un disegno della divina Provvidenza, lo diremo in seguito, per quanto Gesù ce ne darà la capacità.
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