Testimonianze successive alla morte |
3. Brevi biografie di San Francesco
[2278] 1. ( Anno 1207 ).
In questi giorni sono comparsi dei predicatori, che portano il nome di Minori, i quali, facendosi luce immediatamente col favore di papa Innocenzo hanno riempito la terra.
[2279] Essi abitano nelle città e nelle campagne in gruppetti di dieci o di sette, non posseggono nulla, vivendo del Vangelo, in una povertà eccessiva nel vitto e nel vestito.
Vanno per il mondo a piedi nudi e sono per tutti un grandissimo esempio di umiltà.
Nelle domeniche e nei giorni festivi, escono dalle loro piccole abitazioni e vanno a predicare la parola di vita nelle chiese parrocchiali, mangiando e bevendo quello che viene loro posto davanti da coloro presso i quali esercitano il ministero della predicazione.
Essi si rivelano tanto profondi nella contemplazione delle cose celesti, quanto staccati dalle cose terrene e dai piaceri mondani.
Non conservano presso di sé alimenti di sorta per il domani, perché la povertà di spirito, che coltivano nel cuore, si manifesti a tutti concretamente in ogni azione come nell'abito.
[2280] Di questi giorni ( siamo nel 1227 ), numerosi miracoli accendono luce sulla santità di un frate dell'Ordine dei minori, di nome Francesco, che ne è stato il fondatore.
[2281] Racconterò qui la sua vita, secondo quanto si dice di lui.
Illustre per nobiltà di natali, Francesco fu ben più illustre per la bontà dei costumi.
Appena uscito dalla fanciullezza, vissuta nella semplicità, incominciò a riflettere a lungo sulle lusinghe del mondo e la caducità delle cose umane, e sulla nullità di esse che così presto svaniscono.
Questo aveva appreso attraverso lo studio delle lettere e delle discipline teologiche, a cui si era applicato dalla tenera età, fino a raggiungere un possesso così perfetto da tenere in nessun conto le cose terrene, volubili e di breve durata, e da bramare ansiosamente con tutte le forze il regno dei cieli.
[2282] 3. Per potere più liberamente mandare ad effetto quanto aveva concepito nel cuore, rifiutò l'eredità paterna, che non era di piccola entità, e tutti gli allettamenti del mondo, si rivestì di una tonaca con cappuccio e di cilicio depose le calzature e si applicò a macerare il corpo con veglie e digiuni.
E, per vivere in povertà volontaria, fece un patto con se stesso di non possedere mai nulla come proprio; neppure il cibo indispensabile al corpo, se non gli era procurato in elemosina dai fedeli a titolo di carità.
E se, per caso, avanzava qualcosa a quella sua ben scarsa refezione, subito lo distribuiva ai poveri, nulla trattenendo per il domani.
Era solito dormire vestito, su di una stuoia di giunco, che gli serviva da materasso, aggiustandosi un pezzo di panno sotto il capo come guanciale, felice di essere coperto con le sole vesti che portava di giorno, tonaca e cilicio.
[2283] 4. Così vestito, andava per le strade a piedi nudi per propagare il Vangelo, e abbracciando la vita apostolica esercitava l'ufficio della predicazione, nei giorni domenicali e festivi, nelle chiese parrocchiali e negli altri luoghi di incontro dei fedeli.
La sua parola si imprimeva tanto più profondamente nel cuore degli ascoltatori, perché lo vedevano staccato da ogni desiderio carnale e dalle crapule della voracità.
[2284] 5. Per poter poi portare a completezza il suo salutare proposito, l'uomo di Dio Francesco raccolse insieme le norme ( evangeliche ) già accennate, con l'aggiunta di poche altre - all'osservanza di esse i frati di quella religione sono fedelissimi anche ogg i-, le trascrisse in un fascicoletto, si recò a Roma, si presentò a Innocenzo III, che sedeva in concistoro, chiedendo che la Sede apostolica approvasse la sua petizione.
[2285] Il Papa, dopo aver considerato attentamente da un lato quel frate in abito strano, dal volto disprezzabile, barba lunga, capelli incolti, sopracciglia nere e pendenti, e dall'altro quella petizione che egli presentava, così ardua e impossibile secondo il giudizio comune, lo disprezzò nel cuor suo e gli disse: « Vai, fratello, cercati dei porci, a cui saresti da paragonare più che agli uomini.
Allora, ravvoltolati con loro nel fango e, consacrato loro predicatore, consegna ad essi la Regola che hai preparato ».
Francesco non frappose indugio, ma subito, a capo chino se ne uscì.
Faticò non poco a trovare dei porci; ma, quando finalmente si imbattè in un branco di essi, si ravvoltolò con loro nel fango fino a tanto che ne fu tutto imbrattato, il corpo e il vestito, dai piedi alla testa.
E così ridotto, tornò nel concistoro e rivolto al Papa, disse: « Signore, ho fatto come mi hai comandato; ora, ti prego, esaudisci la mia richiesta ».
[2286] Il Papa, davanti a questo fatto, fu ripieno di ammirazione.
Si dolse di aver disprezzato quell'uomo; ritornato in sé, gli comandò che andasse a lavarsi e poi ritornasse da lui.
Francesco corse a lavarsi dal fango e prestamente ritornò alla sua presenza.
Allora il Papa, preso da commozione verso di lui, approvò la sua petizione, concesse a lui e ai suoi seguaci l'ufficio della predicazione, mediante privilegio della Chiesa romana e, dopo averlo benedetto, lo licenziò.
[2287] Il servo di Dio, Francesco, costruito un oratorio nell'Urbe per potersi applicare alla contemplazione, incominciò, da forte lottatore, la sua battaglia contro gli spiriti maligni e i vizi carnali.
[2288] Da quel giorno Francesco si applicò ad annunciare la parola di Dio con grande devozione per tutte le contrade d'Italia e nelle altre nazioni, e particolarmente a Roma.
Ma il popolo romano, che è nemico di tutto ciò che è bene, lo coprì di disprezzo, a tal punto che non solo non voleva ascoltarlo, ma disertava anche le sue prediche.
E per molti giorni continuò a schernire la predicazione di lui.
Allora Francesco li rimproverò per la durezza dei loro cuori, dicendo: « Mi compiango assai per la vostra miseria, perché non soltanto coprite di disprezzo me, servo del Signore, ma in me fate vergogna a quel Redentore di cui vi annuncio la buona novella.
Ed ora, allontanandomi da Roma, chiamo a testimone lui, che è testimone fedele in cielo, sulla desolazione delle vostre anime e, a vostra confusione, me ne andrò ad annunciare Cristo agli animali bruti e agli uccelli dell'aria; essi ascolteranno queste parole di salvezza e obbediranno a Dio con tutto il cuore ».
[2289] 8. Pronunciate queste parole, si avviò alla periferia della città.
Vide uno stormo di corvi intenti a raspolare tra i rifiuti, e attorno e nell'aria, una moltitudine di avvoltoi, gazze e altri uccelli d'ogni genere.
Si rivolse a loro e così li invitò: « Vi comando, nel nome di Gesù Cristo, il quale fu crocifisso dai Giudei e del quale i miserabili cittadini di Roma hanno ora disprezzato la predicazione: venite vicini a me e ascoltate la parola di Dio, nel nome di Colui che vi ha creati e che vi ha salvati dal diluvio nell'arca di Noè ».
Immediatamente, al suono della voce di lui, tutta quell'immensa frotta di uccelli gli si accostò e si dispose in cerchio tutto attorno.
E stettero ad ascoltare le parole dell'uomo di Dio, nel più grande silenzio e sospendendo ogni cinguettio, per lo spazio di mezza giornata, senza mai muoversi, gli occhi intenti verso il predicatore.
Non tardò molto che i cittadini romani, e tutti coloro che andavano o venivano dalla città, notarono e si incuriosirono di un fatto così meraviglioso.
Intanto, per tre giorni si ripetè quel convegno dell'uomo di Dio con gli uccelli.
Finalmente il clero e il popolo romano accorsero in gran folla e introdussero in città l'uomo di Dio con grande venerazione.
E Francesco, con l'olio della sua predicazione e implorazione, sciolse e piegò al meglio il cuore di quegli uomini, fino ad ora ostinati e induriti e senza frutto di bene.
[2290] 9. Da allora la fama del nome di Francesco incominciò a diffondersi per tutte le regioni d'Italia, e molti nobili, sedotti dall'esempio di lui, abbandonando il mondo con i suoi vizi e piaceri, vennero a porsi alla sua scuola.
[2291] 10. E per questo che in poco tempo, questo Ordine di frati predicatori, che sono chiamati Minori, è cresciuto assai di numero nel mondo intero.
Essi dimorano nelle città e nei borghi, in gruppi di dieci o di sette; ma nei giorni festivi si recano a predicare la parola di Dio nelle chiese parrocchiali, e seminano piantagioni di virtù tra le folle della campagna, riportando a Dio abbondanti frutti.
E non soltanto tra i cristiani hanno sparso il seme della parola di Dio e la rugiada della dottrina celeste; essi si sono recati anche nelle nazioni dei pagani e dei Saraceni, ed hanno reso testimonianza alla verità, molti tra loro raccogliendo anche la gloria del martirio.
[2292] L'amico di Dio, Francesco, per molti anni si prodigò, assieme ai suoi frati, nell'annuncio del Vangelo della pace nella città di Roma e nelle regioni vicine, riportando a Dio, da commerciante molto avveduto qual era, il talento ricevuto ridondante di cospicui interessi.
Ma venne l'ora per lui di tornare da questo mondo a Cristo, per ricevere, come mercede delle sue fatiche, la corona della gloria che Dio ha promesso a coloro che lo amano.
[2293] 12. Ora, quindici giorni prima della sua morte, apparvero nel corpo di lui delle ferite nelle mani e nei piedi, sgorganti sangue in continuità, quali si erano osservate nel Salvatore del mondo appeso al legno quando i Giudei lo ebbero crocifisso.
Ed anche si vedeva il suo fianco destro aperto e grondante sangue, per una ferita che lasciava scorgere distintamente le parti più intime e nascoste del petto.
Non meraviglia, perciò, che ci fosse grande concorso di popolo per ammirare un prodigio così insolito.
Anche molti cardinali venivano da lui e insistevano per conoscere qual fosse il significato di questa visione.
Rispose Francesco: « Questa visione che è apparsa in me, è stata manifestata a voi, ai quali ho predicato il mistero della Croce, perché crediate in Lui, che per salvare il mondo portò sulla croce queste medesime ferite che ora vedete, ed anche perché conosciate che io sono il servo di colui che vi ho annunciato crocifisso, morto e risorto.
Ma perché sia tenuta lontana ogni ambiguità e possiate perseverare nella costanza della fede fino alla fine, queste ferite che ora vedete aperte e sanguinanti nella mia carne, appena sarò morto, appariranno così sane e richiuse, che sembreranno simili perfettamente al resto della mia carne ».
13. E di lì a poco tempo, senza alcuna sofferenza del corpo e senza strazio della carne, sciolto dal corpo, il suo spirito ritornò al Creatore.
In lui morto non rimase nessun segno delle predette stimmate nel costato, nelle mani o nei piedi.
[2294] Deposto infine nel suo « oratorio », il romano Pontefice lo iscrisse nel catalogo dei santi, e stabilì il giorno della celebrazione solenne della sua morte ( deposizione ).
[2295] 14. ( Anno 1234 ).
Predicatori e Minori, che avevano scelto la povertà volontaria e l'umiltà, si sono alzati a tanta nobiltà, per non dire arroganza, che adoperano ogni industria per essere accettati nei monasteri, nelle città, nelle processioni solenni, con stendardi, ceri accesi e paramenti festivi ...
[2296] 15. ... I Predicatori e i Minori poi, all'inizio conducendo una vita povera e santissima, si applicavano con impegno alla predicazione, alle confessioni, ai divini uffici nelle chiese, agli studi, abbracciando la povertà volontaria per Dio, dopo aver abbandonato molti beni, non riservandosi nulla quanto agli alimenti per il domani.
[2297] Ma pochi anni dopo si rinfrancavano con sollecitudine, costruendo edifici troppo fastosi.
Inoltre il Papa fece di loro, sebbene contro la loro volontà, i suoi gabellieri ed esattori di denaro in forme diverse.
[2298] In questi tempi quei frati che si chiamano Minori, o dell'Ordine dei minori, col favore di papa Innocenzo, son venuti improvvisamente alla ribalta.
Abitano nelle città e nelle borgate, non posseggono nulla, vivono del Vangelo, dimostrano nel vitto e nel vestito profondissima umiltà.
Camminano a piedi nudi, con cintura di corda, tonache di color grigio lunghe fino alle caviglie e rappezzate, con un cappuccio rustico e ispido.
[2299] Nelle domeniche e nei giorni festivi, escono dalle loro piccole abitazioni e vanno a predicare nelle chiese parrocchiali e in altri luoghi ove possono raccogliere il popolo, e mangiano e bevono quello che trovano presso di loro, non riservandosi nulla per il giorno seguente, per ossequio al Signore che disse: « Non vogliate essere solleciti, ecc. », portando sempre con sé a tracolla delle sporte contenenti i loro libri, cioè la piccola biblioteca.
[2300] Poi si costruirono delle scuole, quindi le case e i chiostri.
Ultimamente hanno fabbricato chiese e laboratori spaziosi e alti, con fondi non trascurabili amministrati da potenti del mondo.
[2301] Hanno anche sollecitato dal Sommo Pontefice privilegi e indulgenze per edificare piccole chiese nelle città ed in esse celebrare la Messa e ascoltare le confessioni, perché molta gente, rifiutando di confessarsi ai propri sacerdoti, in molti casi, si trovava in grave pericolo.
[2302] Da ultimo hanno eretto delle scuole proprie dentro i confini dei loro conventi, ivi, insegnando, disputando e predicando al popolo, hanno riportato non poco frutto nei granai di Cristo, perché molta era la messe ma gli operai erano pochi ...
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