Altre testimonianza Francescane

IV - Frate Pellegrino da Bologna

[2664] 1. E degno d'essere tramandato quanto frate Pellegrino da Bologna, un frate molto anziano, ha scritto al ministro generale, frate Gonsalvo, sulla successione dei ministri generali:

[2665] 2. Primo ministro generale fu il beato Francesco della città di Assisi, come è narrato nella sua leggenda.

Stette nell'Ordine 17 anni; prima, per tre anni aveva vissuto da religioso, ma senza né frati né convento, intento a compiere opere buone, a fare elemosine e a riparare le chiese, come il Signore lo illuminava nel fare tali cose.

[2666] Il secondo fu frate Elia, anch'egli d'Assisi, che stette nell'ufficio parecchi anni.

Ma poiché i frati d'allora non volevano avere ministri a vita, furono concordi, i frati e il ministro, che rinunciasse e lasciasse l'ufficio, come avvenne.

[2667] Terzo fu frate Giovanni Parenti, nativo di Roma o di quella regione; questi aveva un figlio nell'Ordine, che si diportò malamente, ed egli lo punì con severità non volendo risparmiare nulla a se stesso.

[2668] Quarto fu il già nominato frate Elia, che i frati elessero per la seconda volta non senza uso di forza, e durò a lungo nell'ufficio, e sarebbe durato per tutto il tempo della sua vita se l'Ordine non fosse insorto virilmente contro di lui destituendolo dall'incarico, con l'aiuto di papa Gregorio IX.

[2669] Quinto fu frate Alberto da Pisa, buono e santo uomo, che visse nell'ufficio soltanto sei mesi e poi tornò al Signore.

[2670] Sesto fu frate Aimone, inglese, dottore di sacra teologia, che fu il primo a visitare le province, sebbene già vecchio.

Questi ebbe grande cura per la recita del divino ufficio.

Questi ancora cominciò a limitare l'autorità e il potere dei frati laici, che fino a quel tempo esercitavano anche l'ufficio di superiore.

[2671] 3. Settimo fu frate Crescenzio da Iesi, città della Marca d'Ancona, entrato nell'Ordine già vecchio, esperto in diritto canonico e in medicina.

Non molto tempo dopo fu fatto provinciale della Marca anconitana.

Vi trovò una setta di uomini superstiziosi, che non camminavano secondo la verità del Vangelo e secondo le istituzioni del nostro Ordine, ritenendosi più spirituali degli altri e volendo vivere secondo il proprio arbitrio, attribuendo tutto questo alla mozione dello Spirito.

Frate Crescenzio, mentre era ministro provinciale li sterminò con mano forte.

Frattanto, morto frate Aimone, durante la celebrazione del Capitolo generale, fu eletto ministro generale.

Ma in questo ufficio si rivelò presso che inutile.

Perciò stette nell'ufficio solo tre anni, cioè fino al prossimo Capitolo generale, al quale non volle partecipare, come neanche osò recarsi al concilio, al quale era stato invitato dal Papa, e in ambedue i casi mandò come suo vicario e sostituto frate Bonaventura da Iseo, uomo dotato di grande discrezione.

Al Capitolo fu senz'altro assolto dall'incarico, a motivo delle sue insufficienze sia nell'eloquenza che in altre cose.

[2672] 4. Nello stesso capitolo fu eletto l'ottavo ministro, v. frate Giovanni da Parma, che tenne l'ufficio per 9 o 10 anni.

Uomo colto e molto spirituale, fu inviato dal sommo Pontefice all'imperatore dei Greci, con lettere molto elogiative, nelle quali il Papa lo chiamava " Angelo della pace ".

Trovandosi colà fu di grande edificazione, sia per la vita che per la scienza e l'eloquenza, non solo per l'imperatore ma anche per il patriarca, i principi, i prelati, tutto il clero e tutto il popolo.

Non volle in nessuna maniera accettare nessuno dei doni che gli venivano offerti; anche questo accrebbe la stima che già avevano di lui.

Aveva ormai portato avanti così sapientemente l'incarico per cui era stato mandato, che l'avrebbe certamente condotto a termine se, proprio in quell'anno, non fossero morti nel Signore e l'imperatore e il Papa.

Molto tempo dopo dovette subire contraddizioni da parte di molti, che l'accusarono davanti al Papa, e tanto insistettero che il Papa gli comandò segretamente di rinunciare all'ufficio e di non accettare assolutamente se i ministri avessero voluto rieleggerlo.

Questo particolare frate Pellegrino da Bologna lo raccolse dalla bocca di lui, quando, durante quel Capitolo, proprio lui dovette fare da intermediario tra i ministri e frate Giovanni da Parma.

[2673] 5. Assolto frate Giovanni, fu eletto nello stesso capitolo frate Bonaventura da Bagnoregio, grande dottore in teologia e a tutti noto.

Stette nell'ufficio per circa 15 anni, e, creato cardinale, fu avvelenato da un certo religioso e in conseguenza di questo veleno passò al Signore.

[2674] Dopo di lui fu eletto come decimo ministro generale frate Gerolamo d'Ascoli.

Dopo aver compiuto una missione diplomatica in Grecia, mentre era ministro generale in carica, fu prima promosso al cardinalato e poco dopo eletto Papa.

[2675] Undecimo fu frate Bonagrazia di San Giovanni in Persiceto, borgo della diocesi di Bologna, e visse per due anni all'incirca nell'ufficio.

Duodecimo fu frate Arlotto da Prato in Toscana, che visse nell'ufficio per poco tempo.

Tredicesimo fu frate Matteo d'Acquasparta, egli pure ministro per poco tempo, perché eletto cardinale della Curia romana.

Quattordicesimo fu frate Raimondo della provincia di Provenza; dopo alcuni anni, in seguito a intrighi di alcuni fu rimosso da papa Bonifacio VIII.

Quindicesimo fu frate Giovanni da Morrovalle, poi creato cardinale.

Sedicesimo fu frate Gonsalvo, dottore in teologia, spagnolo della provincia di San Giacomo.

[2676] In base a questo computo, i nomi dei ministri generali sono 15, mentre gli uffici o ministeri furono 16, poiché frate Elia fu prosciolto dall'incarico, e ci fu un solo generale di mezzo e poi fu restituito nell'ufficio.

Dopo frate Gonsalvo, diciassettesimo ministro fu frate Alessandro, italiano, dottore solenne di teologia.

Dopo di lui, diciottesimo ministro fu frate Michele da Cesena, italiano, dottore in teologia.

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