Regola di s. Chiara |
[2783] Le sorelle osservino il silenzio dall'ora di compieta fino a terza, eccettuate le sorelle che prestano servizio fuori del monastero.
Osservino ancora silenzio continuo in chiesa, in dormitorio e in refettorio soltanto quando mangiano.
Si eccettua l'infermeria, dove, per sollievo e servizio delle ammalate, sarà sempre permesso alle sorelle di parlare con moderazione.
Possano tuttavia, sempre e ovunque, comunicare quanto è necessario, ma con brevità e sottovoce.
[2784] Non sia lecito alle sorelle accedere al parlatorio o alla grata, senza licenza dell'abbadessa o della sua vicaria; e quelle che ne hanno licenza, non ardiscano parlare nel parlatorio, se non alla presenza e ascoltate da due sorelle.
[2785] Non presumano poi di recarsi alla grata, se non siano presenti, assegnate dall'abbadessa o dalla vicaria, almeno tre di quelle otto discrete che furono elette da tutte le sorelle come Consiglio dell'abbadessa.
Questa forma nel parlare siano tenute ad osservarla per conto proprio anche l'abbadessa e la sua vicaria.
E quanto si è detto per la grata avvenga molto di rado; alla porta poi non si faccia in nessun modo.
A detta grata sia applicata dalla parte interna un panno, che non sia tolto se non quando si predica la divina parola o alcuna parli a qualcuno.
Abbia inoltre una porta di legno, ben difesa da due differenti serrature in ferro, da imposte e chiavistelli, affinché, specialmente di notte, sia chiusa con due chiavi, una delle quali la tenga l'abbadessa e l'altra la sacrestana; e rimanga sempre chiusa, fuorché quando si ascolta il divino ufficio e per i motivi sopra esposti.
Non è lecito assolutamente a nessuna parlare ad alcuno alla grata prima della levata del sole o dopo il tramonto.
[2786] Al parlatorio poi, vi sia sempre, dalla parte interna, un panno che non deve essere rimosso per nessun motivo.
Durante la quaresima di san Martino e la quaresima maggiore nessuna parli al parlatorio, se non al sacerdote per motivo di confessione o di altra manifesta necessità
Ciò è riservato alla prudenza dell'abbadessa o della sua vicaria.
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