Opere

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… dei congressi

Propriamente, Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici.

Fu l'istituzione in cui si raccolse il laicato cattolico intransigente, che rifiutava cioè il nuovo Stato unitario italiano ( 1874 ), dando vita per la prima volta a un movimento cattolico ( v. ) con un orizzonte compiutamente nazionale.

Era costituita da una sorta di confederazione di istituzioni, opere e circoli vari, guidata da comitati istituiti a livello diocesano e parrocchiale.

La sua denominazione derivava dal fatto che il momento forte della sua vita erano i Congressi Cattolici, che si tennero anche annualmente nel periodo di massimo fervore.

Ne furono celebrati venti fino allo scioglimento dell'Opera nel 1904, voluto da Pio X per le insanabili divergenze interne tra vecchi intransigenti e giovani democratici cristiani e per le preoccupazioni pontificie sull'evoluzione del movimento verso forme da partito politico.

Il termine è stato introdotto da s. Paolo, nella sua polemica contro una concezione legalistica del giudaismo, contrapponendo decisamente la giustificazione per fede alla giustificazione per mezzo delle "opere della legge", cioè per mezzo dei precetti prescritti dalla Torà ( v. Legge/Torà ).

Secondo Paolo l'adesione esclusiva alle opere della Legge delinea un atteggiamento umano che fonda la salvezza sul proprio agire, ne mena vanto e ne pretende il merito: questa logica fa dipendere il destino soprannaturale dell'uomo dalle sue proprie forze.

Le opere, insomma, rinchiudono la persona nell'ambito delle proprie sicurezze.

Paolo rifiuta questo atteggiamento: vi vede un rifiuto della giustizia di Dio, un rifiuto dell'azione salvifica che, in Gesù, domina la vita dell'uomo e la conduce alla sua meta.

La salvezza, infatti, non si conquista, ma si accoglie come un dono.

Questa concezione paolina non rende ragione alle opere, che mantengono un significato positivo quando sono compiute nella grazia di Dio e per suo dono ( 1 Cor 12,13; Gal 3,28; Ef 2,10; Gc 1,25 ).

Già contro un'osservanza senza intima adesione, Gesù esigeva che le opere non fossero solo apparenza, ma scaturissero davvero da una vita buona, da una vita di grazia: un albero buono, infatti, da frutti buoni.

La differenza di pensiero tra questo modo di ragionare e quello paolino rimanda a due diverse concezioni delle opere: mentre Paolo le collega all'atto originario della libertà, altri - tra cui Giacomo - vedono le opere come l'oggettivazione di questa stessa libertà.

Viste nella loro fattualità, le opere comprendono tutte le loro motivazioni ulteriori e, soprattutto, la grazia stessa.

Di conseguenza, mentre Paolo le vede come l'espressione di una libertà autosufficiente, Giacomo le coglie come frutto della grazia.

La posizione di Paolo ha comunque un valore perenne: mette sotto accusa non solo una pretesa di autosalvezza, ma anche ogni forma di religiosità di scambio.

Una religiosità di scambio per cui l'uomo, con le opere buone vanta qualcosa davanti a Dio, così che questi è obbligato a concedere all'uomo la salvezza, fa dell'uomo il vero agente della salvezza: il messaggio evangelico che Dio ci salva è in questa concezione radicalmente disatteso.

Queste prospettive gettano una luce nuova sul tema dei meriti: vanno intesi nel contesto di una concezione dinamica della grazia vista come forza che accompagna e sostiene ogni momento della libertà: "Come il capo nelle membra e la vite nei tralci, così lo stesso Gesù Cristo trasfonde continuamente la sua virtù in quelli che sono giustificati, virtù che sempre precede, accompagna e segue le loro opere buone e senza la quale non potrebbero per nessuna ragione piacere a Dio ed essere meritorie" ( Trento, De iustificatione XVI ).

Il merito, cioè le nostre opere buone, è il risultato dell'influenza della grazia sulla nostra libertà.

… di carità

Le opere di carità, o di misericordia, sono indirizzate ad alleviare il prossimo dalle sofferenze materiali e spirituali.

Tradizionalmente sono state identificate nelle opere di misericordia corporale ( dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; ospitare i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti ) e spirituale ( consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare le persone moleste; pregare Dio per i vivi e i morti ).

Oggi si aggiunge un'attenzione più viva al contesto sociale di promozione umana.

Le opere di carità "non sono mera supplenza di provvisorie carenze dello Stato, ne tanto meno concorrenza nei suoi confronti, ma espressione originale e creativa della fecondità dell'amore cristiano" ( Giovanni Paolo II, Discorso al convegno di Loreto, 11.IV.1985 ).

Attraverso di esse prende forma una cultura della carità, mirata a trasformare in senso più umano i rapporti.

La determinazione concreta di tali opere dipende di volta in volta dai bisogni emergenti e dal loro mutare: si può per questo spaziare dall'ambito politico, professionale, partecipativo a quello assistenziale, tenendo presenti le priorità derivanti da situazioni concrete di bisogno, e l'importanza di interventi che rimuovano le cause del disagio.

Ciò esige una precisa conoscenza dei problemi emergenti e una capacità di riflessione critica per leggerne le cause e individuare le responsabilità; ma soprattutto una educazione alla partecipazione, per dare risposte adeguate e continuative sia a livello personale che comunitario.

v. Assistenza, opere di; Misericordia; Promozione umana; Volontariato

Fede e …

Gli sviluppi precedenti sono chiariti con una esposizione di principio.

L'uditore della parola deve esserne anche un esecutore ( Gc 1,22-25; Gc 4,11 ).

Il punto di vista di Gc. non è inconciliabile con quello difeso da Paolo ( Rm 3,20-31; Rm 9,31; Gal 2,16; Gal 3,2.5.11s; Fil 3,9 ).

Ciò che questi respinge è il valore delle opere umane per meritare la salvezza senza la fede in Cristo.

Una tale fiducia nello sforzo che l'uomo fa per rendersi giusto misconosce il fatto che egli è radicalmente peccatore ( Rm 1,18-3,20; Gal 3,22 ) e rende vana la fede in Cristo ( Gal 2,21; Rm 1,16+ ).

Ma anche Paolo ammette che, dopo aver ricevuto la giustificazione per pura grazia, la fede deve essere esercitata dalla carità ( 1 Cor 13,2; Gal 5,6; 1 Ts 1,3; 2 Ts 1,11; Fm 6 ) e occorre osservare veramente la legge ( Rm 8,4 ), che per lui è la legge del Cristo e dello Spirito ( Gal 6,2; Rm 8,2 ), la legge dell'amore ( Rm 13,8-10; Gal 5,14 ).

Ciascuno sarà giudicato secondo le sue opere ( Rm 2,6+ ).

Il pensiero di Giacomo, ivi compreso anche il suo riferimento alla storia di Abramo ( vv 22-23 ), è però più vicino al giudaismo che quello di Paolo.

Gc 2,14

Buone …

Mt 23,36
Azione buona: i giudei dividevano le « opere buone » in « elemosine » e « azioni caritatevoli »; queste ultime erano giudicate superiori e comprendevano, tra le altre, la sepoltura dei morti.

La donna ha dunque fatto un'« opera » più eccellente dell'elemosina provvedendo alla sepoltura del Cristo.

Gesù sembra ammettere ( v 12 ) che, con l'istinto del suo cuore, essa ha presentito la portata del suo gesto.

Mt 26,10

Schedario biblico

Fede ( N. T. ) E 47

Concilio Ecumenico Vaticano II

Delle vocazioni: norme del Concilio Optatam totius 2
raccomandate ai sacerdoti Presbyterorum ordinis 11
Per i catechisti: sua eventuale fondazione Ad gentes 17
pontificie missionarie: loro promozione; loro primo posto nella formazione dello spirito missionario e per una efficace raccolta dei sussidi Ad gentes 38
i loro Direttori e la direzione di « Propaganda » Ad gentes 29

Catechismo della Chiesa Cattolica

Comp. 208; 211

Codice Diritto Canonico

… missionarie pontificie 791 n. 2

Compendio della dottrina sociale

… di misericordia
Chiesa e opere di misericordia 184
Riposo festivo e opere di misericordia 284

Summa Teologica

… soddisfatorie Spl q. 15