Presbyterorum ordinis |
Il Pastore e vescovo delle nostre anime ( 1 Pt 2,25 ) costituì la sua Chiesa in tal modo che il popolo da lui scelto e acquistato a prezzo del suo sangue ( At 20,28 ) dovesse avere sempre, fino alla fine del mondo, i propri sacerdoti, e quindi i cristiani non venissero mai a trovarsi come pecore senza pastore. ( Mt 9,36 )
Conoscendo questa sua volontà, gli apostoli, per suggerimento dello Spirito Santo, considerarono proprio dovere scegliere dei ministri « i quali fossero capaci di insegnare anche ad altri » ( 2 Tm 2,2 ).
Questa è appunto una funzione che fa parte della stessa missione sacerdotale, in virtù della quale il presbiterio partecipa della sollecitudine per la Chiesa intera, affinché nel popolo di Dio qui sulla terra non manchino mai gli operai.
Ma siccome « vi è comunità di interessi fra il capitano della nave e i passeggeri »64 a tutto il popolo cristiano va insegnato che è suo dovere collaborare in vari modi - con la preghiera insistente e anche con gli altri mezzi a sua disposizione65 a far sì che la Chiesa disponga sempre dei sacerdoti di cui ha bisogno per compiere la propria missione divina.
In primo luogo, quindi, abbiano i presbiteri la massima preoccupazione per far comprendere ai fedeli - con il ministero della parola e con la propria testimonianza di una vita, in cui si rifletta chiaramente lo spirito di servizio e la vera gioia pasquale - l'eccellenza e la necessità del sacerdozio.
Senza badare a fatiche o difficoltà, aiutino quanti considerano veramente idonei a un così elevato ministero siano essi giovani o adulti, affinché abbiano modo di prepararsi convenientemente e possano quindi essere eventualmente chiamati dai vescovi, sempre naturalmente nel pieno rispetto della loro libertà sia esterna che interna.
A questo scopo è oltremodo utile una attenta e prudente direzione spirituale.
Quanto poi ai genitori e ai maestri, e in genere a tutti coloro cui spetta in un modo o nell'altro l'educazione dei bambini e dei giovani, essi devono istruirli in modo tale che, conoscendo la sollecitudine del Signore per il suo gregge e avendo presenti i bisogni della Chiesa, siano pronti a rispondere con generosità alla chiamata del Signore dicendogli con il profeta: « Eccomi qui, manda me » ( Is 6,8 ).
Ma si badi che questa voce del Signore che chiama non va affatto attesa come se dovesse giungere all'orecchio del futuro presbitero in qualche modo straordinario.
Essa va piuttosto riconosciuta ed esaminata attraverso quei segni di cui si serve ogni giorno il Signore per far capire la sua volontà ai cristiani che sanno ascoltare; e ai presbiteri spetta di studiare attentamente questi segni. ( Rm 10,14.17 )66
Ad essi pertanto si raccomandano caldamente le opere per le vocazioni, sia quelle diocesane che quelle nazionali.67
Nella predicazione, nella catechesi, nella stampa, si offra un'informazione precisa sulle necessità della Chiesa locale e della Chiesa universale e siano messi in luce il significato e l'importanza del ministero sacerdotale, facendo vedere che esso comporta pesanti responsabilità, ma allo stesso tempo anche gioie ineffabili; soprattutto si dica che attraverso esso, come insegnano i Padri della Chiesa, si può dare a Cristo la più eccelsa testimonianza d'amore. ( Gv 21,17 )68
Indice |
64 | Pontificale romanum, De Ordinatione Presbyterorum |
65 | Optatam totius 2 |
66 | « La voce di Dio che chiama si esprime in due modi diversi, meravigliosi e convergenti: uno interiore, quello della grazia, quello dello Spirito Santo, quello ineffabile del fascino interiore che la "voce silenziosa" e potente del Signore esercita nelle insondabili profondità dell'anima umana; e uno esteriore, umano, sensibile, sociale, giuridico, concreto, quello del ministro qualificato della Parola di Dio, quello dell'Apostolo, quello della Gerarchia, strumento indispensabile, istituito e voluto da Cristo, come veicolo incaricato di tradurre in linguaggio sperimentabile il messaggio del Verbo e del precetto divino. Così insegna con San Paolo la dottrina cattolica: Quomodo audient sine praedicante... Fides ex auditu »: Paolo VI, Alloc. del 5 maggio 1965: L'Osservatore Romano, 6 maggio 1965, pag. 1 |
67 | Optatam totius 2 |
68 | Questo insegnano i Padri commentando le parole di Gesù a San Pietro: « Mi ami tu? ... Sii pastore delle mie pecore »; Così S. Giovanni Crisostomo, De sacerdotio, II, 2: PG 48, 633; S. Gregorio Magno, Reg. Past. Liber, P. I., c. 5: PL 77, 19 A |