Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 66

XIII domenica dopo Pentecoste
( Lc 17,11-19 )

Tentazioni contro la purezza e mezzi per vincerle

1 Secondo il vangelo di oggi, i dieci lebbrosi che si presentarono a Gesù, raffigurano le tentazioni di impurità perché la lebbra è una malattia che rende il corpo sporco e infetto, il modo con cui Gesù li guarì indica i rimedi più sicuri di cui dobbiamo servirci per liberarcene.

Il Vangelo riferisce che questi lebbrosi, scorgendo Gesù da molto lontano, si fermarono e si misero a gridare: Gesù, nostro Maestro, abbi pietà di noi! ( Lc 17,12-13 ).

La distanza in cui questi lebbrosi si tenevano fa capire quanto gli impudichi siano lontani da Nostro Signore che, essendo la purezza personificata, non vuole avere rapporti con chi cede anche minimamente a questo vizio, come del resto non era permesso ai lebbrosi di averne con gli altri ebrei.

Essi alzarono la voce per pregare Gesù di avere compassione di loro.

Questo fatto ricorda quanto dice Gesù in un altro passo del Vangelo e cioè che il primo rimedio contro l'impurità e le tentazioni impure è ricorrere alla preghiera ( Mc 9,29 ).

Questa voce elevata e insistente, raffigura il fervore e l'insistenza con cui si deve pregare per ottenere la guarigione di questa infermità perché - come dice il Saggio - l'uomo non riuscirà a essere puro se Dio non gliene fa la grazia ( Sap 8,21 ).

Ecco perché non dobbiamo mai stancarci di domandargliela e non dobbiamo temere di insistere, perché questa malattia è pericolosissima e ha conseguenze molto fastidiose.

Se vi capita di essere tormentati da pensieri impuri, non smettete di pregare Dio fino a che ve ne siete completamente liberati.

2 Gesù ordinò ai lebbrosi di andare a presentarsi ai sacerdoti ( Lc 17,14 ).

Questo è il secondo rimedio che propone il Vangelo.

L'antica legge prescriveva ai lebbrosi, appena guariti, di farsi vedere dai sacerdoti, perché fossero in grado di dire se erano veramente guariti dalla lebbra.

Se ciò era veramente avvenuto, i sacerdoti avrebbero permesso loro di frequentare nuovamente gli altri ebrei ( Lv 14,1-32 ).

Nella nuova legge però, gli ordini di Gesù hanno tutt'altro valore di quello di Mosè: se egli comanda ai dieci lebbrosi di farsi vedere dai sacerdoti è perché essi siano guariti dalla loro vergognosa malattia e difatti, quando vi andarono, furono perfettamente guariti.

Chi in una comunità riconosce di avere una malattia deve esporla al proprio Superiore perché conosca bene la situazione: è un mezzo molto efficace per guarire prontamente.

È quanto san Doroteo, abile maestro di coscienza, dice di aver sperimentato personalmente.

Infatti non c'è nulla che lo spirito immondo tema di più, quanto di essere scoperto perché, una volta scoperto, non può più nuocere.

Dice ancora questo santo che un'anima si sentirà veramente sicura, solo se manifesta le sue disposizioni interiori.

Quando poi il Superiore le dice: fa questo o non farlo, ovvero: questo è bene, questo è male, il demonio non ha più modo di penetrare nel suo cuore, che trova la salvezza nella premura che ha avuto di manifestare il suo animo al Superiore e di agire sempre secondo i consigli che riceverà.

siate fedeli a questa pratica, dato che essa è tanto efficace.

MD 7-15
3 L'antica legge comandava ai lebbrosi di offrire - una volta guariti - un sacrificio a Dio prima di rientrare in società, per purificarsi esteriormente dall'impurità legale che avevano contratto con la lebbra ( Lv 14,10-20 ).

Questo sacrificio designa la mortificazione che Gesù consigliò come rimedio ai lebbrosi di cui si parla, a quelli cioè che sono coperti dalla lebbra dell'impurità o che sono attaccati dal demonio impuro.

Gesù Cristo dice anche che potremo essere completamente guariti da questa specie di infermità e svincolati completamente da questo spirito tentatore, solo con il digiuno ( Mc 9,29 ), cioè con la mortificazione.

È con questo sacrificio che offriamo il nostro corpo a Dio - per riferire le parole di san Paolo - come un'ostia viva, santa e gradita a Dio ( Rm 12,1 ).

Infatti la mortificazione procura il vantaggio di far partecipare il corpo alla vita dello spirito.

Ed è sempre san Paolo che aggiunge: Se con l'aiuto dello Spirito mortificate la carne e le sue operazioni, vivrete; invece se vivete secondo la carne, se le lasciate accontentare i sensi, morirete ( Rm 8,13 ).

Questo significa che l'impurità, facendovi morire alla grazia, abbrutirà il vostro spirito, lo trasformerà, in qualche modo, in materia e la vostra anima diverrà simile a quella delle bestie.

Fate dunque in modo che la mortificazione sia per voi il sacrificio perpetuo prescritto dalla legge antica ( Lv 6,1ss ), portando sempre - come dice ancora san Paolo - nel vostro corpo la mortificazione di Gesù, perché anche la sua vita si manifesti nel vostro corpo ( 2 Cor 4,10 ).

Questo è l'effetto mirabile che produrrà in voi questo eccellente sacrificio.

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