Contro Fausto manicheo |
Fausto. Perché adorate il sole, se non perché siete pagani e scisma dei Gentili, più che una setta?
Perciò non sarebbe fuori luogo indagare anche questo argomento, affinché possiamo più chiaramente vedere chi di noi debba essere chiamato con questo nome.
E certo se ora ti racconterò la mia fede, semplicemente, come fra amici, forse ti sembrerà che io inventi ciò per giustificarmi o che - lungi da me - abbia pudore del culto delle luci divine.
Ma tu prendila come vuoi: tuttavia, non mi pentirò di aver parlato, anche solo nell'interesse di alcuni, i quali avranno conoscenza fino a questo punto che la nostra religione non ha nulla in comune con quella dei Gentili.
Dunque noi adoriamo un'unica e medesima divinità sotto il triplice nome di Dio Padre onnipotente, Cristo suo Figlio e Spirito Santo; ma crediamo anche che il Padre dimori nella luce somma e principale, che Paolo in altro modo chiama " inaccessibile ". ( 1 Tm 6,16 )
Il Figlio, invece, crediamo che risieda in questa seconda e visibile luce.
Poiché egli è di per sé duplice, come lo riconosce l'Apostolo, dicendo che Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio; ( 1 Cor 1,24 ) crediamo che la sua potenza abiti nel sole e la sua sapienza nella luna; ed ammettiamo anche che la sede e l'alloggio dello Spirito Santo, che è la terza maestà, sia tutto questo perimetro dell'atmosfera; che dal suo potere e dalla sua effusione spirituale la terra, che pure lo concepisce, generi il Gesù che patisce, vita e salvezza degli uomini, che pende da ogni pianta.
Perciò è uguale la sacralità che noi attribuiamo a tutte le cose e voi, similmente, al pane ed al vino, sebbene odiate così violentemente gli autori di quelle dottrine.
Questa è la nostra fede, che sentirai esporre se riterrai di dover indagare altre volte; sebbene, per il momento, non sia meno convincente l'argomento che se tu o un altro qualsiasi fosse interrogato su dove creda che abiti il proprio Dio, non dubiterà di rispondere: " nella luce ".
Da tale risposta questo mio culto è confermato con una testimonianza pressoché universale.
Ma ora veniamo al motivo per cui ci hai definito non setta, ma scisma dei Gentili.
Scisma, se non sbaglio, vuol dire che chi ha le stesse opinioni e pratica lo stesso rito degli altri, si compiace di una separazione solitaria dall'assemblea.
Setta, invece, si ha quando chi ha opinioni molto diverse dagli altri ha istituito anche per sé un culto divino con un altro rito, molto differente.
Se è così, anzitutto la mia opinione ed il mio culto sono molto diverse da quelli dei pagani. In seguito vedremo i tuoi.
I pagani pongono come dogma che tutte le cose buone e cattive, squallide e splendide, perpetue e caduche, mutevoli e stabili, corporee e divine abbiano un unico principio.
Io mi oppongo con forza a questo, poiché ammetto che Dio sia il principio di tutte le cose buone, mentre Hyle di quelle contrarie ( così, infatti, il nostro teologo chiama il principio o natura del male ).
Parimenti i pagani ritengono che si debba venerare Dio con altari, templi, simulacri, vittime ed incenso.
Anche in questo vado in una direzione molto diversa dalla loro, perché ritengo me stesso, se solo ne sia degno, ragionevole tempio di Dio; considero Cristo suo Figlio vivo simulacro della viva maestà; pongo come altare una mente imbevuta di buona formazione culturale; gli onori divini e i sacrifici solo nelle preghiere e in quelle pure e semplici.
Come posso essere, pertanto, scisma dei pagani?
Solo in questo potresti chiamarmi scisma dei Giudei, poiché venero Dio onnipotente, cosa che ogni Giudeo si attribuisce audacemente, senza considerare la diversità dei riti con la quale io ed i Giudei veneriamo l'Onnipotente ( se però i Giudei venerano l'Onnipotente ).
Ma nel frattempo consideriamo l'opinione che ha indotto in errore i pagani circa il culto del sole ed i Giudei circa l'Onnipotente.
Non potresti chiamarmi, però, neppure scisma vostro, è vero, sebbene io veneri ed onori Cristo, poiché lo faccio con un altro rito ed un'altra fede rispetto a voi.
In uno scisma, poi, o non deve mutare niente rispetto a ciò da cui si origina o non molto; come, per esempio, voi che separandovi dai Gentili dapprima avete divelto con voi l'opinione dell'unico principio, cioè credete che tutto sia da Dio.
Avete mutato, poi, i loro sacrifici in agapi, gli idoli in martiri, che venerate con preghiere simili.
Placate le ombre dei defunti con vino e con cibi, celebrate le stesse solennità dei Gentili, come le calende ed i solstizi.
Del modo di vivere certo non avete mutato nulla.
Di certo siete uno scisma, poiché non avete niente di diverso dalla matrice originaria se non quanto concerne il riunirsi.
Ed anche i vostri predecessori Giudei, separatisi pure loro dai Gentili, rinunciarono solo alle raffigurazioni scolpite; invece i templi, i sacrifici, gli altari, i sacerdozi e tutti gli uffici sacri li usarono allo stesso modo e con molta più superstizione dei Gentili.
Riguardo all'opinione dell'unico principio, poi, neppure loro si differenziano dai pagani: perciò risulta che voi ed i Giudei siete scisma dei Gentili.
Pur mantenendo la loro fede ed i loro riti, sebbene quasi immutati, ritenete di essere setta solo perché vi riunite separatamente.
Invece se cerchi le sette non saranno che due, cioè quella dei Gentili e la nostra, che ci accorgiamo essere molto diversa dalla loro.
A loro volta sono così opposti a noi come lo sono verità e menzogna, giorno e notte, povertà ed abbondanza, salute e malattia.
Voi, invece, non siete né la setta dell'errore né della verità, ma soltanto scisma; e neppure della verità ma dell'errore.
Agostino. O flagello ignorante ed astuta vanità!
Come ti difendi dal fatto che se qualcuno ti fa un'obiezione non sa con chi ha a che fare?
Infatti non diciamo che voi siete pagani o scisma dei pagani, ma che avete con loro uno certa somiglianza, per il fatto che venerate molti dèi.
In verità voi siete molto peggio di loro, perché quelli venerano realtà esistenti, anche se non devono essere venerate come dèi perché sono idoli, ma non servono per la salvezza.
E chi venera una pianta, non certo col coltivarla ma con l'adorarla, non venera qualcosa che non esiste, ma qualcosa che non deve essere venerato così.
Anche gli stessi demoni, per cui l'Apostolo dice: I sacrifici dei pagani sono fatti a demoni, non a Dio, ( 1 Cor 10,20 ) certamente esistono; dice che immolano a quelli con cui non vuole che abbiamo a che fare.
Inoltre senza dubbio il cielo e la terra, il mare e l'aria, il sole e la luna e gli altri corpi celesti, tutti questi si manifestano davanti agli occhi e sono a disposizione dei sensi.
Quando i pagani li venerano come dèi o come parti di un unico grande dio ( infatti alcuni di loro identificano l'universo con la suprema divinità ) venerano realtà che esistono.
Quando discutiamo con loro perché non le venerino non gli diciamo che non esistono, ma che non dovrebbero essere venerate; e li invitiamo a venerare il Creatore di tutte queste cose, il Dio invisibile: solo partecipando di lui l'uomo può diventare felice ( nessuno mette in dubbio che tutti lo vogliano ).
Ma poiché alcuni di loro venerano una creatura invisibile ed incorporea, cioè l'anima e la mente umana; e poiché la partecipazione di una siffatta creatura non rende l'uomo beato, si deve venerare quel Dio non solo invisibile ma anche immutabile, cioè Dio vero: perché egli solo deve essere venerato, godendo del quale soltanto diventa beato il suo adoratore e senza il quale ogni mente è misera, di qualunque altra cosa goda.
Voi, invece, poiché venerate cose che non esistono affatto, ma sono plasmate dalla vanità delle vostre favole fallaci, sareste stati più vicini alla vera pietà e religione se almeno foste stati pagani o del tipo di quelli che venerano dei corpi, anche se non dovrebbero, ma tuttavia veri.
Di conseguenza direi più esattamente che non venerate codesto sole, attorno alla cui rotazione gira la vostra preghiera.
Infatti così false e così assurde sono le affermazioni che tirate in ballo intorno al sole che se potesse vendicarsi delle ingiurie, già ardereste vivi per le sue fiamme.
Anzitutto dite che in un certo senso è una nave: così non solo, come si dice, errate completamente; ma rimanete anche malamente a galla.
In secondo luogo, anche se agli occhi di tutti splende rotondo e quella sua forma è perfetta in rapporto alla posizione all'interno dello schieramento dei corpi celesti, voi lo considerate un triangolo, cioè attraverso una finestra del cielo triangolare irradierebbe sul mondo e la terra questa luce.
Così accade che vi piegate e chinate il capo verso questo sole, ma non adorate quello visibile nella tanto luminosa rotondità, ma una non so qual nave sfavillante e splendente attraverso un'apertura triangolare, e che voi immaginate conficcata in cielo.
Il costruttore non l'avrebbe certamente fatta, se come si compra il legname con cui si connettono le tavole delle navi, così si comprassero anche le parole con le quali si inventano le favole degli eretici.
Ma pure, con una certa tolleranza si ride o si piange di queste cose nei vostri confronti.
È intollerabilmente empio, invece, il vostro affermare che proprio da quella nave si mettono in vista belle giovinette e giovinetti, per i cui bellissimi corpi ardano di passione i prìncipi e le principesse delle tenebre, rispettivamente per le femmine e per i maschi.
Così le membra del vostro dio, nell'ardente libidine e nella bramosa concupiscenza, si sciolgono dalle membra di quelli come da ceppi orribili e spregevoli.
Ed a questi vostri panni oltremodo osceni tentate di cucire l'ineffabile Trinità, perché dite che il Padre abita in una certa luce segreta; la potenza del Figlio, invece, nel sole; la Sapienza nella luna; lo Spirito Santo, invece, nell'atmosfera!
In questa vostra invenzione costituita da tre, o meglio da quattro parti, che cosa dovrei dirvi sulla segreta luce del Padre se non che non siete capaci di pensare la luce diversa da come siete abituati a vederla?
Infatti guardando questa luce visibile e notissima ad ogni essere fatto di carne ( uomini, bestie, vermi ), siete soliti ingrandire enormemente l'immagine mentale concepita partendo da quella e dite che sia la luce in cui il Padre dimora con gli abitanti del suo regno.
In che modo, infatti, avete distinto la luce con la quale vediamo da quella con cui comprendiamo, dal momento che credete che comprendere la verità equivale soltanto a pensare forme corporee, sia finite che infinite in alcune parti, senza sapere che quelli sono vuoti fantasmi?
Pertanto, pur essendoci molta differenza tra l'atto di pensiero con il quale concepisco la vostra regione di luce che non esiste affatto e l'atto di pensiero con cui immagino Alessandria che non ho mai visto ma che esiste; ed ancora: pur essendoci molta differenza tra questo atto di pensiero con cui immagino Alessandria a me sconosciuta e quello con cui immagino Cartagine, che conosco, c'è una distanza incomparabile tra questo atto di pensiero con cui mi rappresento cose materiali reali e note e l'atto di pensiero con cui immagino la giustizia, la castità, la fede, la verità, la carità, la bontà e qualsiasi altra cosa di tal natura.
Dite, se siete in grado, che luce sia questo atto di pensiero con cui tutte le cose che non vi si identificano si distinguono tra di loro e si concepisce con indubbia chiarezza quanta distanza le separi da esso.
E tuttavia anche questa luce non è quella che si identifica con Dio: questa, infatti, è creata, egli è il Creatore; questa è fatta, egli è colui che la fece; questa è mutevole, perché vuole ciò che non voleva e sa ciò che non sapeva, e ricorda ciò che era dimenticato; Dio, invece, persiste nell'immutabile volontà, verità, eternità.
Da lui deriva l'inizio della nostra esistenza, il principio della conoscenza, la legge dell'amore.
Da lui, per tutti gli esseri animati, razionali ed irrazionali, deriva la natura con cui vivono, la vitalità per cui percepiscono, l'impulso che li muove alla ricerca; da lui deriva anche a tutti i corpi l'estensione che li fa sussistere, l'ordine che li rende belli, il peso che conferisce ordine.
Pertanto quella luce, l'inseparabile Trinità, è l'unico Dio, la sostanza del quale, di per sé incorporea, spirituale, immutabile, voi, senza attribuire alcuna corporeità, dividete e ponete in luoghi separati.
Neppure assegnate tre luoghi alla Trinità, ma quattro: uno al Padre, la luce inaccessibile, che non comprendete affatto; due al Figlio, cioè il sole e la luna; ancora uno allo Spirito Santo, cioè tutto questo cerchio dell'atmosfera.
Dell'inaccessibile luce del Padre, dunque, poiché per chi ha la vera fede non sono separati da lui il Figlio e lo Spirito Santo, posso parlare, entro questi limiti, solo al momento.
Perché, poi, piacque alla vostra vanità di porre nel sole la potenza del Figlio e nella luna la sapienza?
Dal momento che, infatti, il Figlio rimane immutabilmente nel Padre, come può la sua sapienza essere separata dalla sua potenza, tanto da essere questa nel sole, quella nella luna?
Non possono se non le cose materiali essere divise e distribuite in luoghi di tal genere.
Se lo sapessi non tesseresti tante favole con una fantasia stolta e malata.
Ma in quella stessa falsità e fallacia quanto a sproposito ed erroneamente dite che la sede della sapienza splende meno della sede della potenza!
Alla potenza appartiene l'operare e il produrre, alla sapienza, invece, insegnare e mostrare; perciò se il calore fosse superiore nel sole e la luce, invece, nella luna, in un modo o nell'altro queste invenzioni avrebbero potuto trovare una nebulosa verosimiglianza, dovendosi ingannare gli uomini e gli animali, i quali credono che non esista nulla che non abbiano concepito come materiale.
La violenta attività del calore, infatti, serve a muovere, per cui si potrebbe attribuire alla potenza; il chiaro fulgore della luce, invece, serve per mostrare, quindi si potrebbe attribuirlo alla sapienza.
Ma se la luce, nel sole, è di gran lunga maggiore, in che modo in esso sarebbe la potenza, mentre nella luna, che risplende tanto di meno, sarebbe la sapienza? O sacrilega assurdità!
Perché unico è Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, ( 1 Cor 1,24 ) mentre lo Spirito Santo non è Cristo.
Come separare Cristo da se stesso, non essendo separato da lui lo Spirito Santo?
L'atmosfera, che la vostra invenzione ha assegnato allo Spirito Santo come sede, dite che pervade tutta la creazione.
Quindi il sole e la luna, percorrendo i loro giri, sono sempre con essa.
Ma la luna si allontana dal sole ed al sole di nuovo si avvicina; così, secondo la vostra testimonianza, o piuttosto i vostri inganni, per metà dell'orbita la sapienza si allontana dalla potenza, e per l'altra metà di nuovo ritorna ad essa; e quando è piena, allora la sapienza è lontana dalla potenza.
Allora queste due luci sono staccate l'una dall'altra per uno spazio così ampio che quando il sole cala ad occidente la luna sorge dall'oriente.
Per cui, dato che sono deboli tutte quelle cose che sono abbandonate dalla potenza, la sapienza tanto è più debole quanto più è piena la luna.
Se poi, come è vero, la sapienza di Dio ha sempre la stessa potenza e la potenza di Dio ha sempre la stessa sapienza, perché le distinguete così da farle risiedere in luoghi separati e a distanza, dichiarandole proprio sedi di una medesima sostanza, dato che gli uomini, dalla mente assurda e cieca, non si staccano da una fantasia materiale e sono talmente privi di potenza e di sapienza che non potete né essere molto sapienti né sapientemente potenti?
Così, però, o stoltezza detestabile ed esecrabile, Cristo è diviso tra il sole e la luna; abita qui con la potenza, lì con la sapienza; in entrambi imperfetto e incompleto; non sapiente nel sole né molto potente nella luna, non prepara in entrambi i luoghi bei giovinetti che devono essere desiderati dalle principesse delle tenebre e le giovinette dai prìncipi?
Queste cose leggete, credete, insegnate! Vivete di questa fede e di questa dottrina! E vi meravigliate se siete guardati con orrore?
Ma se nei confronti di questi corpi luminosi tanto evidenti e notissimi sbagliate a tal punto da adorare non quel che sono ma quel che v'immaginate in modo del tutto irragionevole, che dire delle altre vostre invenzioni?
Infatti chi è quell'essere risplendente che sorregge il mondo e chi è Atlante che lo aiuta a sostenerlo?
Queste ed innumerevoli altre creature che sono frutto del vostro delirare non esistono affatto, eppure le venerate.
Per questo diciamo che siete peggiori dei pagani, simili a loro soltanto per il fatto che venerate molti dèi; in realtà diversi in un aspetto peggiore, perché loro venerano come dèi realtà esistenti ( ma dèi non sono ); voi, invece, venerate quelli che non sono né dèi né qualcos'altro, perché non sono nulla.
Hanno certamente anche i pagani alcune invenzioni favolose, ma sanno che sono invenzioni; ed asseriscono che sono state inventate dai poeti per dilettare o cercano di spiegarle come rappresentazioni della natura delle cose o degli usi degli uomini.
Come Vulcano zoppo, perché il movimento del fuoco terreno è così; e la Fortuna cieca perché non si sa da dove sopraggiungano gli avvenimenti che sono detti fortuiti; e i tre Fati che filano la lana sulla conocchia, sul fuso e con le dita, perché ci sono tre tempi: il passato, che è già stato filato ed è avvolto sul fuso; il presente, che sta passando tra le dita del filatore; il futuro, nella lana che è ancora avvolta sulla conocchia, che ancora deve passare attraverso le dita del filatore sul fuso, come attraverso il presente verso il passato; e Venere moglie di Vulcano - perché il calore naturalmente associa a sé il piacere - e adultera di Marte, perché il piacere non è proprio dei guerrieri; e Cupido, un giovinetto alato e che scaglia frecce, perché l'amore irrazionale ed instabile ferisce i cuori degli infelici; e molte altre invenzioni di questo tipo.
Questo di loro deridiamo: il fatto che adorino queste invenzioni anche dopo averle spiegate così, mentre più scusabile sarebbe ( sebbene condannabile ) che adorassero ciò di cui non si comprende il significato.
Proprio mediante quelle spiegazioni si dimostra che non venerano quel Dio partecipando del quale soltanto la mente diventa felice, ma una creatura costituita da lui.
Né venerano le sole virtù della creatura - come Minerva, il cui mito che sia nata dalla testa di Giove viene interpretato ai fini della saggezza, che è propria della ragione, cui anche Platone assegnò come sede la testa -, ma anche i vizi, come abbiamo detto di Cupido.
Perciò uno dei loro poeti tragici dice: A fare di amore un dio, assecondando il vizio, fu la turpe passione.1
Infatti i Romani consacrarono dei simulacri ai vizi corporali, come al Pallore e alla Febbre.
Per tralasciare il fatto che gli adoratori di questi simulacri hanno una devozione tale, nei confronti delle immagini corporee, che temono come divinità quelle stesse forme erette in luoghi onorevoli, alle quali vedono essere espresso tanto ossequio.
Le spiegazioni con cui vengono difesi questi oggetti muti, sordi, ciechi e privi di vita si criticano più degnamente; tuttavia anche questi, in qualche modo, esistono, sebbene, come già dissi, non servano per la salvezza né per qualche altro scopo, e ciò che essi rappresentano si trova nella realtà.
Voi, invece, non mostrate con pitture o sculture o spiegazioni il vostro primo uomo che lotta coi cinque elementi; e lo spirito potente che costruisce il mondo dai corpi prigionieri della stirpe delle tenebre o piuttosto dalle membra vinte e sottomesse del vostro dio; e quello risplendente, che tiene in mano i resti delle stesse membra del vostro dio e che piange la cattura, la schiavitù e la contaminazione di tutte le altre; ed Atlante il gigante, che con lui porta il carico sulle sue spalle, affinché quello, stanco, non lo lanci lontano tutto, e così la vostra invenzione non possa giungere alla copertura del globo finale come in un sipario teatrale.
Non rappresentate altre innumerevoli e simili sciocchezze e assurdità, né in pittura, né in scultura, né con spiegazioni; eppure vi credete e le venerate sebbene non esistano affatto ed in più insultate i cristiani, che purificano le menti pie con una fede non finta, come se fossero degli avventati creduloni.
Per non prendere in considerazione molte prove con le quali si può mostrare che non esistono affatto - perché trattare della creazione del mondo più precisamente e in maniera più elevata non mi sarebbe difficile, ma di certo sarebbe troppo lungo - dico questo: se queste cose sono reali la sostanza di Dio dovrebbe essere soggetta al cambiamento, alla corruzione, alla contaminazione.
Credere questo, però, è del tutto sacrilego e folle.
Perciò tutte quelle cose sono vane, false, irreali.
Pertanto voi siete proprio peggiori dei pagani conosciuti dalla gente ora e nei tempi antichi e che ancora si vergognano di quanto rimane: loro venerano cose che non sono dèi, voi, invece, cose che non esistono.
Pertanto, se ritenete di essere in possesso della verità perché vi differenziate molto dall'errore dei pagani, e noi, invece, secondo voi siamo in errore perché forse più distanti da voi che dai pagani, si dica allora che un morto è sano per il fatto che non è più malato; e si biasimi chi è sano perché è più vicino ad un malato che ad un morto.
Oppure, se in gran parte i pagani devono essere considerati non come dei malati ma come dei morti, si apprezzi nel sepolcro la cenere informe, perché non possiede più la forma di un cadavere; e si biasimino le membra vive, perché sono più simili ad un cadavere che alla cenere.
Così costoro ritengono che anche noi siamo da biasimare, perché dicono che siamo più simili al cadavere dei pagani che alla cenere dei Manichei.
Tuttavia si è soliti classificare ogni cosa, per distinguerla, ora in un modo ora in un altro in base a molteplici differenze, di modo che ciò che era da questa parte, a causa di altre differenze si trova da un'altra dove non era prima.
Come accade, per esempio, se qualcuno distingue ogni animale in volatile e non: in virtù di questa diversità i quadrupedi sono più simili agli uomini che agli uccelli; entrambi, infatti, non sono capaci di volare.
Ed ancora: se qualcuno li classifica secondo un'altra differenza - l'essere alcuni razionali o irrazionali - allora i quadrupedi sono più simili agli uccelli che agli uomini; entrambi, infatti, sono privi di ragione.
Fausto non pensò a questo quando disse: " Allora se cerchi le sette ne troverai non più di due, cioè quella dei Gentili e la nostra, che, ci rendiamo conto, è molto diversa dalla loro ".
Naturalmente perché aveva detto che i Gentili erano distanti al massimo dai Manichei per il fatto che affermano che tutto deriva da un unico principio - cosa che i Manichei negano introducendo il principio della stirpe delle tenebre -.
Considerando questa differenza, certo, in gran parte i pagani sono d'accordo con noi.
Ma Fausto non considera che, parimenti, se qualcuno distingue tra quanti, legati ad una religione, preferiscono venerare un unico Dio o molti dèi, sulla base di questa differenza anche i pagani sono molto lontani da noi; costoro sono classificati con i pagani e noi, invece, con i Giudei.
Quindi, secondo questa differenza, anche in questo modo si possono ritenere due sole le sètte.
A questo punto potreste dire, per esempio, che presentate molti vostri dèi fatti di una sola sostanza, come se i pagani non lo affermassero per molti loro dèi, anche se attribuiscono loro differenti funzioni ed occupazioni e poteri; così anche presso di voi uno espugna la stirpe delle tenebre, un altro costruisce il mondo con quella prigioniera, un altro dall'alto lo tiene sospeso, un altro lo tiene da sotto, un altro fa girare le ruote dei fuochi, dei venti e delle acque nella parte più bassa, un altro nel suo giro in cielo coi suoi raggi raccoglie le membra dei vostro dio anche dalle cloache.
E chi potrebbe contare tutte le occupazioni incredibili dei vostri dèi, non rese evidenti da alcuna realtà né rappresentate con qualche enigma?
Inoltre se uno classificasse tutti gli uomini, dicendo che alcuni credono che Dio si occupi delle faccende umane ed altri non lo credono affatto, nel primo gruppo i pagani ed i Giudei sono d'accordo con noi, e anche voi e tutti gli eretici che in qualche modo vengono chiamati cristiani; nell'altro gruppo, invece, si trovano gli epicurei e gli altri che eventualmente hanno avuto la stessa opinione.
Questa è forse una piccola differenza? Perché, dunque, non si proclama che due sole sono le sètte anche secondo questa differenza, e che siete in una di esse insieme a noi?
O in questa distinzione oserete dissentire da noi, che predichiamo che Dio si occupa delle faccende umane, e stare dalla parte degli Epicurei che negano ciò?
Qui, senza dubbio, ripudiandoli, correte dalla nostra parte.
Così, in base ad una o ad un'altra differenza, ci si trova ora qui ora là, da una parte uniti, in un'altra separati, alternativamente tutti con noi e noi con tutti, ed ancora nessuno di loro con noi né noi con alcuni di loro.
Se Fausto lo concepisse non direbbe così chiaramente delle assurdità.
Che dire, poi, di queste parole di Fausto: " Dalla potenza dello Spirito e dalla effusione spirituale la terra, che pure concepiva, generò il mortale Gesù, che è la vita e la salvezza degli uomini, pendente da ogni albero "? Pazzo!
Per non discutere per il momento di questo vostro parlare a vanvera: può forse la terra concepire il mortale Gesù dallo Spirito Santo e non averlo potuto fare la vergine Maria?
Confronta, se hai il coraggio, il grembo verginale santificato da una castità tanto grande con ogni luogo della terra, dove crescono alberi ed erbe.
Davvero inorridisci davanti a quella donna, o fingi di rabbrividire davanti ad un utero dedicato alla castità e non inorridisci davanti al fatto che Gesù sia generato da acque di fogna nei giardini attorno ad ogni città?
Infatti quale umore, a volontà, non produce e nutre innumerevoli germogli?
Predicate che così è nato il Gesù mortale e proclamate che è indegno crederlo nato da una vergine!
Se ritenete la carne immonda, perché non vi sembra più immondo ciò che la stessa natura della carne elimina dalla mistura di sostanze della sua buona condizione fisica?
Forse la carne è immonda e lo sterco che è espulso dalla carne è mondo?
Non badate dunque, non vedete che i campi diventano rigogliosi grazie allo sterco, usato per renderli più fertili e produttivi?
Evidentemente la vostra follia arriva fino a questo punto: dallo Spirito Santo, che secondo voi rifiutò la carne di Maria, la terra concepirebbe con maggiore abbondanza e rigoglio quanto più accuratamente sarebbe ingrassata con le lordure e le sporcizie della carne!
Forse per difendere questo dite che lo Spirito Santo ha potere ovunque con la sua presenza incontaminabile?
Vi si risponda: perché, allora, non anche nel grembo di una vergine?
Ma per non parlare più del concepimento rivolgete ora l'attenzione proprio alla nascita.
Affermate che la terra, concependo dallo Spirito Santo, genera Gesù che patisce, che tuttavia così contaminato pende da ogni albero nei frutti, cosicché è ulteriormente contaminato dalle carni degli innumerevoli animali che se ne nutrono, tranne quella sola parte cui la vostra fame abbia provveduto.
Pertanto noi crediamo col cuore e professiamo con le labbra Cristo Figlio di Dio, Verbo di Dio, vestito di carne senza possibilità di contaminazione; perché quella sostanza che non può essere contaminata da nessuna cosa non può esserlo dalla carne.
Voi, invece, secondo la vostra invenzione, dite che mentre ancora pende sull'albero Gesù è già contaminato, prima di entrare nella carne di ciascun animale che se ne nutre.
Se non è contaminato, perché lo purificate mangiandolo?
Inoltre, affermando che tutti gli alberi sono la sua croce ( per cui Fausto proclama " pendente da ogni albero " ), perché non cogliete anche voi i frutti - come quel Giuseppe d'Arimatea, compiendo un'opera buona, depose dalla croce il vero Gesù, per seppellirlo ( Gv 19,38 ) - per seppellire nel vostro ventre Gesù, deposto e non più appeso ad una pianta?
In altri termini, da cosa deriva la pietà di deporre Cristo nel sepolcro e viceversa l'empietà di deporlo dall'albero?
Forse, perché risuoni anche riferito a voi ciò che l'Apostolo cita dal profeta: La loro gola è un sepolcro aperto, ( Sal 5,11; Rm 3,13 ) aspettate con la bocca aperta chi seppellisca Cristo nelle vostre fauci come ottima sepoltura?
Infine, diteci quanti cristi proclamate che ci siano.
Uno non è forse quello che la terra concepisce dallo Spirito Santo e genera mentre patisce, non solo sospeso da ogni albero, ma che giace anche sull'erba; e un altro quello che i Giudei crocifissero sotto Ponzio Pilato; ed il terzo diviso tra il sole e la luna?
O è unico e sempre lo stesso quello legato in una parte di sé negli alberi, in un'altra libero e che aiuta se medesimo legato e prigioniero?
Che se è così, quello che ammettete patì sotto Ponzio Pilato, raccontando che fu senza carne, non dico come, in tale condizione, abbia potuto subire la morte, ma chiedo a chi abbia lasciato quelle navi per patire, scendendo da lì, sofferenze tali che non potrebbero verificarsi senza un corpo.
Una presenza spirituale senza dubbio non potrebbe in nessun modo sopportare quelle sofferenze; una presenza corporea, poi, non potrebbe essere contemporaneamente nel sole, nella luna e in croce.
Analogamente, se non ebbe un corpo, non fu crocifisso; se invece lo ebbe, chiedo da dove lo ebbe, dal momento che affermate che tutti i corpi provengono dalla stirpe delle tenebre, sebbene non abbiate potuto mai pensare una sostanza divina se non materiale.
Di conseguenza siete costretti o a dire che fu crocifisso senza il corpo ( non si potrebbe dire nulla di più assurdo ); o che sembrò crocifisso in apparenza piuttosto che nella realtà ( ed ancora, che cosa sarebbe peggiore di questa empietà? ); o che non tutti i corpi vengono dalla stirpe delle tenebre, ma che la sostanza divina ha anche un corpo, che però non è immortale, ma può essere crocifisso ed ucciso ( cosa che non è meno insensata ); o che Cristo ebbe un corpo mortale dalla stirpe delle tenebre, e così voi che temete di credere la vergine Maria madre del suo corpo non temete che lo sia la stirpe delle tenebre.
Infine, stando all'affermazione di Fausto ( staccata da quella vostra lunghissima invenzione e sintetizzata con la massima brevità possibile: " La terra, concependo dallo Spirito Santo, genera Gesù che patisce, che è la vita e la salvezza degli uomini, pendente da ogni albero " ), perché quel Salvatore, pendendo, corrisponde a ciò che pende e nascendo non corrisponde a ciò che nasce?
Se poi affermate che Gesù è sugli alberi, e che Gesù fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, e che Gesù è diviso tra il sole e la luna, giacché tutto questo deriva da un'unica e medesima sostanza, perché non includete sotto questo nome le altre migliaia vostre divinità?
Perché, infatti, non potrebbe essere Gesù anche quel " Risplendente ", e quell'Atlante e quel Re d'onore e quello spirito potente e quel primo uomo e qualunque altro proclamate con nomi diversi e diverse funzioni?
Infine, perché lo Spirito Santo è considerato la terza persona, trovandosi tra innumerevoli?
O in altri termini perché non potrebbe essere anche Gesù stesso?
E a che cosa mira la fallace tessitura delle parole negli scritti di Fausto, dove tentando, per così dire, di essere in accordo coi veri cristiani, rispetto ai quali si trova ad una distanza troppo ampia, dice: " Noi adoriamo la medesima ed unica divinità sotto il triplice nome di Dio Padre onnipotente e di Cristo suo Figlio e dello Spirito Santo "?
Perché, infatti, sotto un triplice e non, piuttosto, sotto molteplici non soltanto nomi ma anche realtà, se quanti sono i nomi tante sono le persone?
Perché non è come nelle armi che una sola cosa ha tre nomi ( ensis, mucro, gladius ); come chiamate un'unica cosa luna, nave minore, illuminatrice notturna e con qualunque altro vocabolo.
Non potete chiamare il primo uomo egualmente spirito potente, il " Risplendente " e grandissimo Atlante; ma uno è lui; un altro e un altro ancora sono questo e quello e nessuno di costoro siete soliti chiamare Cristo.
In altri termini, come può esistere un'unica divinità se diverse sono le opere?
O perché non potrebbe essere tutta un solo Cristo, se a causa di un'unica sostanza Cristo è sugli alberi, Cristo è nella persecuzione dei Giudei, Cristo è nel sole e nella luna?
Senza dubbio le vostre fantasie hanno perduto ogni via; senza dubbio nient'altro sono se non visioni di pazzi.
Perché poi Fausto ritenga che le nostre religioni siano uguali per quanto riguarda il pane ed il calice non lo so, dal momento che per i Manichei gustare il vino non è religione, ma sacrilegio.
Nell'uva, infatti, riconoscono il loro dio, non vogliono riconoscerne la presenza nella botte, come se l'essere pigiato e rinchiuso li offendesse in qualcosa.
Il nostro pane e il nostro vino, poi, non sono qualsiasi ( perché Cristo è legato nelle spighe e nei tralci, come vaneggiano quelli ), ma con una specifica consacrazione diventano - non nascono - mistici per noi.
Quindi, ciò che non diviene così, benché sia pane e vino, è alimento per ristorarsi, non sacramento di religione: eccetto il fatto che benediciamo e rendiamo grazie al Signore in ogni suo dono, non solo spirituale, ma anche corporeo.
Secondo la vostra invenzione, invece, Cristo vi viene imbandito legato in tutti i cibi; inoltre dev'essere legato alle vostre viscere e sciolto dai rutti.
Infatti quando mangiate vi ristorate per l'indebolimento del vostro dio e quando digerite vi indebolite per il suo ristabilimento.
Quando infatti vi rende sazi, il vostro rinvigorimento lo soffoca.
Ciò potrebbe senza dubbio essere attribuito alla misericordia, dal momento che soffre per voi in voi, se non vi lasciasse di nuovo vuoti per fuggire una volta liberato da voi.
Come paragonare, dunque, il nostro pane ed il nostro vino e chiamare uguale religione un errore tanto lontano dalla verità, dimostrandoti più stolto di alcuni che credono che noi veneriamo Cerere e Libero a causa del pane e del vino?
Perciò ho ritenuto di dover ricordare questo: perché vi accorgiate da quale falsità venga anche quella vostra idea secondo cui a causa del sabato ritenete che i nostri padri si siano consacrati a Saturno.
Come infatti siamo molto lontani dagli dèi pagani Cerere e Libero, sebbene nel nostro rito comprendiamo il sacramento del pane e del vino - che avete lodato così da volere essere uguali a noi in esso - così i nostri padri furono lontani dalle catene di Saturno, sebbene abbiano osservato il riposo del sabato secondo il tempo della profezia.
Ma perché non avete detto anche riguardo all'Hyle, che ricorre in parecchi libri dei pagani, di avere una religione uguale a quella dei Pagani?
Avete voluto persino che la vostra religione venisse riconosciuta ineguale e molto differente proprio per il fatto che con questo nome il vostro teologo chiami il principio e la natura del male.
Ma in ciò si scopre la vostra grande ignoranza: poiché non sapete cosa sia l'Hyle, e con questo vocabolo che si riferisce ad una realtà che ignorate completamente, aspirate anche ad essere esaltati come dottori.
Infatti i Greci, quando discutono della natura, definiscono Hyle una certa materia della realtà che non ha forma proprio in alcun modo, ma è capace di assumere tutte le forme corporee; essa, comunque, si riconosce nella mutevolezza dei corpi, poiché non può per se stessa essere percepita né coi sensi né con l'intelletto.
Ma alcuni Gentili sbagliano in questo: la congiungono a Dio come coeterna, come se questa non derivi da lui, sebbene da lui sia formata.
Che questa cosa sia estranea alla verità, lo insegna la verità stessa.
Ecco, tuttavia, a quali pagani si trova che siete consimili riguardo a questa stessa Hyle: dite anche voi che essa ha un suo principio, e che non viene da Dio.
E in questo dicevate di essere dissimili, senza sapere che dite.
Nel fatto, poi, che questa Hyle non abbia alcuna forma propria e che non possa essere formata se non da Dio, convengono con quella nostra verità; dissentono, invece, dalla vostra falsità: voi, non sapendo cosa sia l'Hyle, cioè cosa sia la materia delle cose, dite che essa è la stirpe delle tenebre, in cui collocate non solo innumerevoli forme corporee distinte in specie, ma anche una mente formatrice di questi corpi.
E - cosa che sa più di ignoranza o piuttosto di insensatezza - chiamate Hyle piuttosto la stessa mente, la quale dite che non è formata, ma forma.
E certo, se lì ci fosse una certa mente che forma ed elementi corporei che fossero formati, quegli elementi dovrebbero essere chiamati Hyle, cioè materia formata dalla medesima mente; la quale mente volete che sia principio del male.
Se diceste questo non sbagliereste molto in ciò che è Hyle, se non che anche gli stessi elementi, pur dovendo assumere altre forme, poiché già sono elementi e si distinguono in proprie specie, non sarebbero tuttavia Hyle, perché essa è del tutto informe.
Tuttavia sarebbe tollerabile la vostra ignoranza poiché direste Hyle quella che sarebbe formata, non quella che formerebbe; tuttavia anche così sareste ritenuti falsi e sacrileghi, poiché, non sapendo che ogni genere di elementi, il numero delle forme e l'ordine dei pesi non possono venire se non dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo, attribuite un così grande bene al principio del male.
Ora, ignorando cosa sia l'Hyle e cosa sia il male, davvero potessi persuadervi affinché vi tratteniate dal sedurre quelli che sono più ignoranti!
Inoltre chi non riderebbe del fatto che volete essere migliori dei pagani perché loro credono di dover venerare dio con gli altari, coi templi, con le statue, con le vittime e con l'incenso, mentre voi non fate niente di tutto ciò?
Come se, in verità, non sarebbe meglio costruire un altare ed offrire una vittima ad una pietra, che in qualche modo esiste, piuttosto che adorare ciò che non esiste affatto, con delle fantasie durante un delirio!
Ma tu, che hai detto di essere tempio razionale di Dio, come lo spiegherai?
Ti piacerebbe che Dio avesse un tempio di cui una parte fosse fabbricata dal diavolo?
Forse non siete voi che dite che tutte le vostre membra e tutto il corpo sono state fabbricate da una mente maligna, che chiamate Hyle, e che una parte di quella mente fabbricatrice abita lì insieme ad una parte del dio vostro?
Se essa è tenuta lì, come dite, incatenata e chiusa, avresti dovuto chiamarti tempio di dio o carcere di dio?
Salvo che, per caso, tu non chiami tempio di dio la tua anima, che ti proviene dalla terra della luce.
Ma quella siete soliti chiamarla parte di dio, o membro di dio, non tempio di dio.
Resta dunque che non ti saresti chiamato tempio di dio se non per via del corpo, che secondo te ha fabbricato il diavolo.
Ecco come bestemmiate il tempio di Dio: non solo dite che non è santo, ma dite anche che è un congegno del diavolo e l'ergastolo di Dio.
Ma d'altra parte l'Apostolo dice: santo è il tempio di Dio che siete voi.( 1 Cor 3,17 )
E perché tu non creda che si riferisca soltanto all'anima ciò che è stato detto, ascolta più distintamente: o non sapete, dice, che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e avete da Dio? ( 1 Cor 6,19 )
Voi invece chiamate la fabbrica dei demoni tempio di dio e lì collocate, come dice Fausto, " Cristo Figlio di Dio, immagine vivente della vivente maestà ".
Il vostro Cristo fantastico potrebbe perfettamente abitare in tale tempio di sacrilega falsità. Senza dubbio quello può essere chiamato " immagine " non perché ha una somiglianza, ma perché è frutto della vostra immaginazione.
E così hai fatto della tua mente un altare, ma guarda di chi!
Si vede, infatti, dalle tue stesse arti e discipline delle quali hai detto che è imbevuta.
Quelle arti e discipline vietano di porgere il pane al mendicante, cosicché ardete sul vostro altare con il sacrificio della crudeltà; distruggendo il Signore un altare simile, cita dalla Legge di quale profumo si compiaccia Dio, dicendo: voglio l'amore e non il sacrificio. ( Os 6,6 )
Osservate, poi, quando il Signore abbia usato queste parole: quando, cioè, passava attraverso un campo ed i suoi discepoli, avendo fame, colsero le spighe.
Dite che questo è omicidio, secondo la dottrina della quale è imbevuta la vostra mente, altare, certo, non di Dio, ma di demoni bugiardi.
La vostra maligna coscienza, ( 1 Tm 4,2 ) bollata a fuoco dalle loro dottrine, è cauterizzata, poiché chiama omicidio quanto la verità chiama innocenza.
Così, infatti, disse ai Giudei, quando colpì e distrusse anche voi, nati successivamente: Se aveste compreso cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. ( Mt 12,7 )
Che preghiere semplici e pure potreste fare come onori divini e sacrifici, se avete nozioni tanto indegne e turpi riguardo alla stessa natura e sostanza divina, che non solo non vi propiziate Dio vero coi vostri sacrifici, ma immolate il dio vostro nei sacrifici dei pagani?
Infatti ritenete che sia legato con vincoli non solo negli alberi e nelle erbe o nelle membra umane, ma anche nelle carni degli animali, che lo contaminano e lo profanano.
Inoltre la vostra stessa anima quale dio dovrebbe lodare, gridando che essa stessa, particella sua, è tenuta prigioniera nella stirpe delle tenebre?
Cos'altro fa se non biasimare dio, attestando che non ha potuto prendersi cura di se stesso contro i suoi nemici in altro modo se non con una tale corruzione delle sue parti e con una prigionia tanto turpe?
Di conseguenza anche le vostre preghiere rivolte al vostro dio non avrebbero potuto essere piene di devozione, ma piene di odio.
Per quale peccato fate appello alla sua pietà, così da gemere in questa pena ora per lui, che non avete abbandonato peccando per vostra volontà, ma siete stati dati da lui ai suoi nemici affinché si procurasse pace per il suo regno?
Non come si è soliti consegnare gli ostaggi che devono essere custoditi con riguardo; né come un pastore tende una trappola per catturare una bestia e suole mettere un suo animale in quella trappola per la cattura, non un suo membro; e per lo più in modo che la bestia sia catturata prima che l'animale venga ferito.
Voi, invece, membra di dio, siete stati dati ai nemici, capaci non di tener lontana dal vostro dio la loro ferocia ma solo di essere contaminati dalla loro impurità, senza avere un peccato vostro, ma corrotti dal veleno dei nemici.
Per cui non potete dire nelle vostre preghiere: per la gloria del tuo nome, salvaci, Signore; e perdona i nostri peccati per amore del tuo nome; ( Sal 79,9 ) ma dite: " Liberaci con la tua arte, poiché come ora tu piangi tranquillo nel tuo regno, noi qui siamo oppressi, dilaniati, contaminati ".
Questa voce suona accusa, non preghiera.
Né potete dire quel che ha insegnato il maestro di verità: Rimetti i nostri debiti, come li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Perché chi sono i debitori vostri, che hanno peccato contro di voi?
Se si tratta della stirpe delle tenebre, rimettete forse i debiti a quella che, completamente estirpata, rinchiudete nel carcere eterno?
E quali debiti, poi, può egli rimettervi, dal momento che ha peccato contro di voi quando vi ha mandato in questa condizione, piuttosto che voi contro di lui, avendo obbedito a chi vi mandava?
Altrimenti, se egli non peccò ( poiché fece ciò per necessità ), la vostra necessità, dal momento che giacete a terra, stesi in battaglia, è maggiore rispetto alla sua, prima che combatteste.
Infatti voi, ormai, soffrite un misto di male; egli non soffriva niente di simile, sopportando tuttavia la necessità di mandare voi.
Perciò o egli deve piuttosto a voi che gli rimettiate il debito, o se non lui a voi, a maggior ragione nemmeno voi a lui.
Dunque dove sono i vostri sacrifici, le semplici e pure preghiere vostre, essendo fallaci ed impure bestemmie?
E tuttavia voglio che mi diciate com'è che chiamate tutte queste cose, lodate presso di voi, con i nomi di tempio, altare, sacrificio.
Se, infatti, queste cose vere non sono destinate al vero Dio, perché sono dichiarate lodevoli nell'ambito della vera religione?
Se invece al vero Dio si deve a buon diritto un vero sacrificio, per cui si parla giustamente anche di divini onori, gli altri che sono detti sacrifici si compiono a somiglianza di un certo vero sacrificio.
Questi, però, in parte sono imitazioni di dèi falsi e ingannatori, cioè dei demòni, che esigono con superbia onori divini per sé da coloro che hanno ingannato, come sono o erano tutti quelli nei templi e negli idoli dei Gentili; in parte sono predizioni dell'unico verissimo sacrificio venturo, che era necessario si offrisse per i peccati di tutti i credenti, come era stato prescritto dal volere di Dio agli antichi padri nostri; vi era anche quella mistica unzione in cui si prefigurava Cristo, per cui anche lo stesso nome deriva da crisma.
Pertanto il vero sacrificio, che si deve all'unico vero Dio e con il quale solo Cristo ha soddisfatto il suo altare, i demoni lo chiedono con arroganza per se stessi, imitando quelli delle vittime di animali.
Per cui dice l'Apostolo: i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni, non a Dio, ( 1 Cor 10,20 ) accusando non ciò che si offriva, ma il fatto che era offerto a quelli.
Gli Ebrei, poi, nelle vittime di animali che offrivano a Dio in molti e vari modi, come era degno di una celebrazione tanto importante, profetizzavano la vittima futura, che Cristo offrì.
Per cui, ormai, i cristiani celebrano la memoria del medesimo sacrificio consumato con la sacrosanta oblazione e partecipazione del corpo e del sangue di Cristo.
I Manichei, invece, non sapendo cosa sia da condannare nei sacrifici dei Gentili e da riconoscere nei sacrifici degli Ebrei e da mantenere ed osservare nel sacrificio dei Cristiani, offrono la loro sacra falsità al diavolo, che li ha ingannati, allontanandosi dalla fede, dirigendosi verso gli spiriti seduttori e le dottrine dei demoni bugiardi ed ipocriti.
Impari, dunque, Fausto, o piuttosto quelli che si dilettano con i suoi scritti, che la dottrina di un unico principio non ci viene dai Gentili, ma che i Gentili sono scivolati fino ai falsi dèi non al punto da abbandonare la dottrina dell'unico vero dio, da cui deriva qualunque natura!
Infatti i loro sapienti - poiché, come dice l'Apostolo, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità - sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.
Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi, di rettili. ( Rm 1,20-23 )
Queste sono, infatti, le immagini dei Gentili, nell'interpretare le quali non hanno via d'uscita se non in direzione di una creatura che Dio ha costituito; cosicché anche nella stessa interpretazione delle immagini, riguardo a cui erano soliti vantarsi ed inorgoglirsi come i più esperti di esse, accade in loro questo che poco dopo dice l'Apostolo: hanno venerato ed adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli. ( Rm 1,25 )
Voi, invece, anche in quello che vi differenzia da loro siete menzogneri, e in ciò che vi rende simili siete peggiori.
Non credete, infatti, insieme a loro, nell'unico principio, che loro credono vero; cosicché credete che la sostanza dell'unico Dio sia espugnabile e corruttibile: è un'empia menzogna!
Nell'adorare moltissimi dèi, poi, la dottrina dei demoni bugiardi ha persuaso loro a venerare molti idoli, voi a venerare molti fantasmi.
Noi non cambiamo i loro sacrifici in banchetti, ma abbiamo compreso il sacrificio che poco prima ho ricordato, quando il Signore dice: Misericordia io voglio, non sacrificio.
Infatti i nostri banchetti nutrono i poveri con i frutti e con la carne.
La creatura di Dio, infatti, si nutre della creatura di Dio che è appropriata per il nutrimento dell'uomo.
Voi, invece, siete stati convinti dai demoni bugiardi ( non per governare la carne, ma per esercitare la bestemmia ) ad astenervi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità.
Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie. ( Rm 1,20-23 )
Ingrati verso il Creatore e ricambiando i suoi larghi benefici con sacrileghe offese, poiché per lo più nei banchetti anche la carne è data ai poveri, paragonate la misericordia dei Cristiani ai sacrifici dei pagani.
Anche su questo punto siete simili a parecchi di loro.
Voi, infatti, considerate un sacrilegio uccidere gli animali perché pensate che l'anima degli uomini rifluisca in loro.
Questa idea si trova nei libri di alcuni filosofi Gentili, sebbene si affermi che quelli successivi abbiano pensato altrimenti.
Ma in questo sbagliate ancor più gravemente: perché quelli ebbero paura di uccidere un loro prossimo in un animale; voi, invece, il dio vostro, le cui membra ritenete essere anche le anime degli animali.
Il fatto che anche in seguito Fausto ci offenda - poiché onoriamo la memoria dei martiri - dicendo che così noi abbiamo mutato idoli, non mi spinge tanto a rispondere a questa calunnia quanto a mostrare come lo stesso Fausto, con la preoccupazione di calunniarci, abbia voluto allontanarsi dalle invenzioni dello stesso Manicheo, e sia caduto non so come incautamente nella popolare e poetica opinione dei pagani, dalla quale desiderava apparire del tutto estraneo.
Infatti, avendo detto che noi abbiamo mutato gli idoli in martiri, dice: " Li venerate con simili voti; placate le ombre dei defunti con vino e banchetti ".
Sono dunque " ombre " dei defunti? Non abbiamo mai ascoltato questo nei vostri sermoni, né mai letto nei libri; anzi, siete soliti contraddire tali opinioni, asserendo che le anime dei morti, malvagie o non perfettamente purificate, passano attraverso dei cambiamenti o soffrono alcune pene piuttosto gravi; quelle buone, invece, sono fatte salire su delle navi e, navigando in cielo, passano da qui a quella regione della luce per la quale, combattendo, erano morte. Così nessuna anima sarebbe trattenuta vicino al sepolcro del suo corpo.
Allora da che derivano le " ombre " dei defunti? Quale sarebbe la loro sostanza? Dove sarebbero?
Ma Fausto, per la smania di parlar male ha dimenticato cosa dovrebbe professare; o forse, sonnecchiando, ha dettato sognando le ombre e non si è svegliato neppure quando ha letto le sue parole.
Il popolo cristiano, invece, onora con religiosa solennità le reliquie dei martiri, sia per stimolarne l'imitazione, sia per essere associato ai loro meriti ed ottenere aiuto dalle loro preghiere.
Di conseguenza, però, costruiamo altari non a ciascun martire, ma al Dio dei martiri, sebbene sulle reliquie dei martiri.
Infatti quale sacerdote, accostandosi all'altare nei luoghi dei corpi dei santi ha mai detto: " offriamo a te, Pietro! " o: " a te, Paolo! " o: " a te, Cipriano! ".
Ciò che si offre si offre a Dio, che ha coronato i martiri, presso le reliquie di coloro che ha coronato.
Così dal richiamo di quegli stessi luoghi può scaturire un amore maggiore, per accrescere la carità sia nei confronti di quelli che possiamo imitare, sia nei confronti di colui con il cui aiuto possiamo farlo.
Veneriamo dunque i martiri coltivando quell'amore e quel senso di unione con il quale anche in questa vita sono venerati i santi uomini di Dio, il cui cuore avvertiamo che è pronto a patire ugualmente in difesa della verità evangelica.
Ma la devozione è tanto maggiore per quelli quanto più siamo sicuri, dopo la vittoria delle loro battaglie; con una lode più fiduciosa li celebriamo, oramai vittoriosi in una vita più felice di quando combattevano ancora in questa.
Ma non veneriamo né insegniamo a venerare se non l'unico Dio con quel culto che in greco si dice e in latino non si può dire con una sola parola, perché si tratta di una certa sottomissione dovuta propriamente alla divinità.
Riguardando poi questo culto l'offerta del sacrificio ( per cui si definisce " idolatria " quella di chi offre questo anche agli idoli ), non offriamo affatto qualcosa di simile, né comandiamo di offrirla ad alcun martire o ad alcuna anima santa o ad alcun angelo; e chiunque scivola in questo errore è ripreso con la sana dottrina, perché o sia corretto o se ne guardi.
Anche gli stessi santi o uomini o angeli non vogliono che sia offerto loro ciò che sanno essere dovuto al solo Dio.
Questo si vide in Paolo e Barnaba, quando i Licaoni, scossi dai miracoli che erano stati compiuti per mezzo di loro, vollero sacrificare a loro come a dèi: stracciati i loro vestiti, rivelando e persuadendo che non erano dèi, vietarono che si compissero per loro quei sacrifici. ( At 14,7-17 )
Si vide anche negli angeli, come leggiamo nell'Apocalisse: un angelo proibì che venisse adorato e disse al suo adoratore: Io sono servo come te e i tuoi fratelli. ( Ap 19,10; Ap 22,8-9 )
Sicuramente gli spiriti superbi esigono queste cose, il diavolo e i suoi angeli, come vediamo in tutti i templi e i riti dei Gentili.
La somiglianza con loro si è manifestata anche in alcuni uomini superbi, come è stato tramandato riguardo ad alcuni re di Babilonia.
Per cui il santo Daniele sopportò gli accusatori e i persecutori poiché, promulgato l'editto del re secondo cui niente si doveva chiedere ad alcun dio, se non al re soltanto, fu sorpreso a pregare e ad adorare il suo Dio, cioè l'unico e vero Dio. ( Dn 6 )
Quelli che poi si ubriacano nelle memorie dei martiri, come potremmo approvarli quando, anche se lo facessero nelle loro case, li condanna la sana dottrina?
Ma una cosa è ciò che insegniamo, altro quel che sopportiamo, altro ciò che ci si ordina di insegnare, altro ciò che ci si raccomanda di correggere e finché non emendiamo siamo costretti a tollerare.
Una cosa è la disciplina dei cristiani, un'altra è la lussuria degli ubriaconi o l'errore dei deboli.
Nondimeno anche in questo caso c'è una grandissima differenza tra la colpa degli ubriaconi e quella dei sacrileghi.
Senza dubbio è un peccato di gran lunga minore ritornare ebbro dai banchetti in onore dei martiri che sacrificare, anche digiuno, ai martiri.
Ho detto sacrificare ai martiri, non sacrificare a Dio sulle reliquie dei martiri, cosa che facciamo spessissimo, soltanto con quel rito con il quale, nella rivelazione del Nuovo Testamento, egli ha prescritto che a lui si sacrificasse; questo appartiene a quel culto che viene detto latrìa e si deve all'unico Dio.
Ma cosa dovrei fare, e quando dimostrerò alla cecità tanto grande di questi eretici quanta forza abbia ciò che si canta nei Salmi: Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a chi cammina per la via retta, mostrerò la salvezza di Dio? ( Sal 50,23 )
La carne e il sangue di questo sacrificio, prima della venuta di Cristo, erano preannunziati per mezzo della somiglianza delle vittime; nella passione di Cristo erano dati per mezzo della verità stessa; dopo l'ascensione di Cristo erano celebrati per mezzo del sacramento della memoria; e per questo tra i sacrifici dei Pagani e degli Ebrei c'è tanta differenza quanta ce n'è tra un'imitazione falsa e la prefigurazione che preannuncia.
Come poi non si deve disprezzare o denunciare la verginità delle donne consacrate a Dio perché anche le Vestali furono vergini; così non si devono criticare i sacrifici dei Padri, perché ci sono anche i sacrifici dei Gentili.
Come c'è molta differenza tra quelle verginità, sebbene non consista in nient'altro se non a chi si offre il voto ed è reso, così tra i sacrifici dei pagani e degli Ebrei c'è molta differenza per il fatto stesso che riguarda soltanto colui al quale sono immolati ed offerti: quelli alla superba empietà dei demoni, che rivendicano proprio ciò per sé, per essere considerati dèi, perché il sacrificio è un onore divino; gli altri, invece, all'unico vero Dio, perché a lui si offrisse qualcosa di simile che prometteva la verità del sacrificio, a lui cui doveva essere offerta la verità stessa, resa nella passione del corpo e del sangue di Cristo.
E non è vero, come disse Fausto, che i nostri antenati Giudei, separati dai Gentili, mantenendo il tempio e i sacrifici e gli altari e i sacerdozi, rinunciarono soltanto alle sculture, cioè agli idoli: infatti anche senza le sculture degli idoli avrebbero potuto sacrificare, come alcuni fecero, agli alberi e ai monti, infine anche al sole e alla luna e alle altre stelle.
Se l'avessero fatto con quella devozione chiamata latrìa, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, e per questo peccando non poco di empia superstizione, nondimeno si sarebbero presentati i demoni per approfittarne e ricevere da loro i sacrifici che avessero offerto così.
Perché quei superbi ed empi spiriti non si nutrono di odore né di fumo, come alcuni falsamente suppongono, ma degli errori degli uomini; si dilettano non ristorando il corpo ma godendo malevolmente quando ingannano in ogni modo o quando, con arrogante presunzione che deriva da una falsa maestà, si vantano di ricevere onori divini.
Pertanto i nostri padri non rinunciarono solo alle statue dei Gentili; ma non sacrificando alla terra, né ad alcuna cosa terrena, né al mare, né al cielo, né alla schiera del cielo, offrirono le vittime all'unico Dio, creatore di tutto, che volle queste offerte promettendo, per mezzo della loro somiglianza, la vittima vera, con la quale ci ha riconciliati a sé in Cristo Gesù Signore nostro con la remissione dei peccati.
Paolo si rivolge ai fedeli, resi corpo di quel capo, dicendo: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. ( Rm 1,17 )
Ma i Manichei dicono che i corpi umani sono opera della stirpe delle tenebre, e carceri nelle quali è rinchiuso dio, prigioniero; allora Fausto predica una dottrina molto diversa da quella di Paolo. Ma poiché se qualcuno vi predica un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto sia anàtema, ( 1 Tm 1,5 ) Cristo dice la verità in Paolo; Manicheo sia anàtema in Fausto.
Fausto, senza sapere cosa dice, afferma anche che non abbiamo mutato nessuna delle usanze dei Gentili.
Poiché, infatti, il giusto vivrà mediante la fede ( 1 Cor 13,13 ) e il fine di questo richiamo è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera; ( Mt 20,16 ) e poiché rimangono per formare la vita dei fedeli queste tre cose: fede, speranza e carità, ( 1 Cor 13,13 ) come può essere che abbia usanze uguali ad un altro chi non ha uguali con lui queste tre cose?
Infatti chi crede diversamente, spera diversamente, ama diversamente, deve per forza vivere diversamente.
E se l'uso di alcune cose sembra simile fra noi e i pagani, come quello del cibo, delle bevande, delle case, dei vestiti, dei bagni; e, per chi dei nostri conduce una vita da sposato, se sembra simile l'esperienza di prendere moglie e di tenerla, mettere al mondo i figli, nutrirli, nominarli eredi, molto diversamente, però, usa di queste cose chi ne rapporta l'impiego ad un altro fine; e diversamente chi per queste rende grazie a Dio, verso il quale non ha una fede distorta e falsa.
Perché come nel vostro errore, pur mangiando lo stesso pane degli altri uomini e vivendo degli stessi frutti e dell'acqua delle stesse fonti, e vestendovi di uguali tessuti di lana e di lino, tuttavia non conducete per questo una vita uguale, non perché mangiate o bevete o vi vestite diversamente, ma perché pensate e credete diversamente e rapportate tutte queste cose ad un altro fine, cioè al fine del vostro errore e della vostra menzogna; allo stesso modo noi, sia in queste che in altre cose, che ugualmente adottiamo, viviamo in maniera diversa dai Gentili, perché non le rapportiamo al medesimo fine, ma al fine del valido precetto divino, alla carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.
Deviando da questo, alcuni sono stati dirottati verso vane chiacchiere.
Su queste senza dubbio avete il primato, non badando, non considerando che, nel possedere e nel compiere le medesime cose, ciò vale a tal punto una vita diversa ( se è diversa la fede ), che i vostri uditori, pur avendo mogli e generando figli ( seppur malvolentieri ), e ammassando e custodendo patrimoni per loro, nutrendosi di carne, bevendo vino, lavandosi, mietendo, vendemmiando, negoziando, ricoprendo cariche pubbliche, li includete fra voi, non fra i Gentili, sebbene le loro azioni sembrino più vicine ai Gentili che a voi.
Infatti, sebbene le azioni di alcuni Gentili si avvicinino più a voi che ad alcuni vostri uditori - alcuni, in effetti, nei loro sacri sacrilegi si astengono dalle carni, dal vino e dal rapporto sessuale - computate i vostri uditori, che usano di tutte queste cose ( in ciò diversi da voi ) nel gregge di Manicheo, piuttosto che costoro, che fanno quel che fate voi.
E dite che è vostra la donna che ha creduto in Manicheo, anche se partorisce, piuttosto che una Sibilla, che neppure si sposa.
Ma anche molti cristiani sono chiamati cattolici, eppure sono adulteri, ladri, avari, ubriaconi e quant'altro è contrario alla sana dottrina!
Però tra voi, nel vostro numero così esiguo e quasi nullo, molti non sono forse così?
Ed alcuni tra i pagani non sono così? Per questa ragione dite che i pagani che non sono così sono migliori di voi?
Nonostante ciò, per la sacrilega falsità della vostra setta, anche quelli tra voi che non sono così sono peggiori di questi pagani.
Di conseguenza è evidente che non si sminuisce una sana dottrina, che è la sola cattolica, per il fatto che molti vogliono essere registrati col suo nome e non vogliono essere sanati per mezzo suo.
Si deve infatti riconoscere quel piccolo numero, che il Signore soprattutto raccomanda in mezzo all'enorme e innumerevole moltitudine diffusa in tutto il mondo: ( Mt 20,16 ) quel piccolo numero, però, dei santi e dei credenti, che spesso deve essere valorizzato, è detto piccolo numero come il grano nel paragone con il mucchio della pula.
Da sé, però, forma proprio una così grande massa di frumento che supera per l'incomparabile quantità tutti i buoni ed i cattivi vostri, che la verità respinge in egual modo.
Ecco, non siamo scisma dei Gentili, dai quali moltissimo differiamo, in meglio; ma neppure voi lo siete, perché differite moltissimo da loro, in peggio.
Indice |
1 | Seneca, in Hippol. At. 1, scen. 2, vers. 194 s |