Contro Fausto manicheo |
Fausto. " Se Gesù non nacque, come morì? ".
Evidentemente si tratta di una congettura: e nessuno si serve di una congettura, se non chi manca di prove.
Risponderemo tuttavia anche a questo adducendo soltanto esempi tratti dalle cose in cui voi siete soliti credere: se sono veri, ci daranno ragione; se sono falsi, vi distruggeranno.
Tu dunque dici: " In che modo Gesù morì, se non fu un uomo? ".
E io ti ribatto: in che modo Elia, pur essendo un uomo, non morì?
Forse che a un mortale fu lecito, al di là della sua condizione, appropriarsi del diritto all'immortalità, e a Cristo immortale non fu lecito, se necessario, usurpare qualcosa spettante alla morte?
E se Elia vive in eterno contrariamente alla natura, perché non concedi che Gesù, ancor più contrariamente la natura, sia potuto morire per soli tre giorni, soprattutto quando credete che non solo Elia, ma anche Mosè e Enoch, siano immortali e siano stati rapiti in cielo con il loro corpo?
Pertanto, se con tale argomentazione si deduce a ragione che Gesù fu un uomo perché morì, col medesimo argomento si potrà dedurre anche che Elia non fu un uomo perché non morì.
Ma è falso che Elia non fu un uomo, sebbene sia creduto immortale: e ugualmente falso sarà che Gesù fu un uomo, sebbene si ritenga che sia morto.
E se vuoi credere a me che dico la verità, entrambi lasciarono presso gli Ebrei una falsa credenza, Gesù riguardo alla morte e Elia riguardo all'immortalità: infatti né l'uno morì, né l'altro non morì.
Ma voi credete quello che volete: e quello che non volete credere, lo riconducete alla natura.
Ordunque, se ricerchiamo cosa sia proprio della natura, essa non richiede né che l'immortale muoia, né che il mortale non muoia.
Se però ricerchiamo in Dio e nell'uomo il potere che hanno di compiere ciò che vogliono, penso piuttosto che Gesù poté morire, anziché Elia non morire: infatti il potere era maggiore in Gesù che in Elia.
E se tu, contro la legge della natura, elevi al cielo uno meno potente e, dimenticata la sua condizione e la sua natura, lo consacri all'immortalità, perché io non dovrò ammettere che Gesù poté morire se lo volle, dovessi anche accettare che quella fu una morte vera e non un'apparenza di morte?
Come infatti sin dall'inizio, prese le sembianze dell'uomo, egli simulò tutti gli affetti della condizione umana, così non era fuori luogo che anche alla fine, per confermare il suo piano, desse l'impressione di morire.
Inoltre occorre ricordare che, se ci si chiede cosa sia lecito a uno secondo la natura, la domanda va posta circa tutto quello che Gesù fece, non solamente circa la sua morte.
La natura, infatti, non permette a un cieco dalla nascita di vedere la luce: eppure Gesù sembra aver agito con potenza verso ciechi di tal genere, al punto che i Giudei stessi esclamarono che dall'inizio del mondo mai si era visto che uno aprisse gli occhi di un cieco nato. ( Gv 9 )
Il fatto che risanò una mano inaridita, che restituì la voce e la parola a chi ne era privo per natura, che ristabilì lo spirito vitale in corpi morti e già decomposti dopo averne ricostruito la struttura, in chi mai non produce stupore, costringendolo in qualche modo a non crederci, quando pensa a ciò che è lecito e a ciò che non è lecito per natura?
Tuttavia noi Cristiani crediamo comunemente che tutte queste cose furono da lui compiute: perché consideriamo non la natura, ma soltanto il potere e la forza di Dio.
Si legge anche che una volta, gettato giù dal ciglio di un monte dai Giudei, se ne andò illeso.
Uno che, precipitato giù da un monte, non morì perché non volle, perché dunque non poté anche morire quando lo volle?
E questa sia per ora la nostra risposta, dato che vi piace argomentare e vi peritate con un'arma a voi estranea, volendo disputare secondo dialettica.
Per il resto, secondo noi, né Gesù morì, né Elia è immortale.
Agostino. Tutto ciò che di Enoch, di Elia e di Mosè ci è attestato dalla sacra Scrittura, collocata al vertice sommo dell'autorità grazie a prove sicure e grandi della sua affidabilità, questo noi crediamo, e non ciò che Fausto sospetta che crediamo.
Uomini che sbagliano come voi non possono sapere cos'è secondo natura e cosa invece contro.
Non neghiamo che nell'uso umano si dice che è contro natura una cosa contraria alla consuetudine naturale nota ai mortali.
Come il caso di cui parla l'Apostolo: Se tu sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono; ( Rm 11,24 ) egli ha definito contro natura ciò che è contrario alla consuetudine della natura così come gli uomini la conoscono, cioè che un oleastro innestato su un olivo buono produca non bacche di oleastro, ma olive buone.
Dio, creatore e autore di tutte le nature, non fa nulla contro natura: per ciascuna cosa sarà naturale quel che ad essa avrà fatto colui dal quale proviene ogni misura, numero e ordine della natura.
Neppure l'uomo fa qualcosa contro natura, se non quando pecca, e nondimeno è ricondotto alla natura mediante il castigo.
È pertinente al naturale ordine della giustizia che i peccati o non avvengano, o non possano restare impuniti.
In ambedue i casi, l'ordine naturale viene rispettato, se non dall'anima, senz'altro da Dio.
I peccati infatti vessano la coscienza e nuocciono all'animo, quando peccando viene privato della luce della giustizia, sebbene ad essi non seguano le sofferenze, le quali o sono applicate a chi deve correggersi o sono riservate per la fine a chi non si è corretto.
Ma non è incongruente affermare che Dio fa qualcosa contro natura, quando lo fa contro ciò che noi conosciamo della natura.
Noi infatti chiamiamo natura il corso a noi noto e abituale della natura, e ciò che Dio compie di contrario ad esso prende il nome di prodigio e miracolo.
Ma contro la somma legge di natura sconosciuta sia agli empi che ai deboli, Dio non fa nulla, così come non fa nulla contro se stesso.
La creatura spirituale e razionale, genere in cui è compresa anche l'anima umana, quanto più si fa partecipe di quella legge e luce immutabile, tanto più distingue ciò che si può fare e ciò che non si può; quanto più invece se ne allontana, si meraviglia tanto più degli eventi insoliti quanto meno vede quelli che dovranno accadere.
Per questo non sappiamo cosa sia avvenuto ad Elia: tuttavia crediamo di lui ciò che attesta la veritiera Scrittura.
Sappiamo senza dubbio che accadde di lui ciò che è nella volontà di Dio: ciò che invece non è nella volontà di Dio, non può in alcun modo accadere di nessuno.
Pertanto, se mi si dice che può avvenire, ad esempio, che la carne di questo o quell'uomo si trasformi in corpo celeste, ammetto che possa avvenire, però ignoro se avverrà e lo ignoro perché la volontà di Dio in proposito mi è nascosta; tuttavia non mi è nascosto che quella cosa certamente avverrà, se è nella volontà di Dio.
Quindi, se sentirò che qualcosa doveva succedere, ma che Dio fece in modo che non succedesse, con totale sicurezza risponderò: la cosa che doveva avvenire è quella che Dio ha fatto, e non quella che egli avrebbe fatto, se fosse dovuta avvenire.
Infatti Dio sapeva certamente ciò che avrebbe fatto e dunque sapeva simultaneamente che non sarebbe accaduto ciò che avrebbe fatto in modo che non accadesse; e senza dubbio è più vero ciò che Dio sa di ciò che l'uomo pensa.
Ne deriva che ciò che deve avvenire non può non avvenire, così come ciò che è passato non può non essere avvenuto, poiché non è nella volontà di Dio che una cosa sia falsa in virtù di ciò che la rende vera.
Pertanto, tutte le cose che veramente devono avvenire, senza dubbio avverranno; se invece non avverranno, non dovevano avvenire; ugualmente, tutto ciò che veramente è passato, è senza dubbio passato.
Chiunque dice: " Se Dio è onnipotente, faccia che le cose che sono state fatte non siano state fatte ", non si accorge che sta dicendo questo: " Se è onnipotente, faccia che le cose che sono vere siano false, in virtù di ciò stesso per cui sono vere ".
In effetti, Dio può fare che una cosa che era non sia più: fa che non sia più quando ha trovato che esiste una cosa per cui questo possa accadere, ad esempio quando con la morte fa in modo che non esista più uno che con la nascita ha cominciato ad esistere.
In tal caso, infatti, ha trovato una cosa per la quale ciò può accadere.
Ma chi potrebbe dire che egli fa in modo che non esista una cosa che già non esiste più?
Tutto ciò che è passato, infatti, non c'è più: giacché, se per esso può accadere qualcosa, vuol dire che c'è ancora qualcosa per cui ciò può avvenire, e se è così, in che modo si tratta di passato?
Dunque, non esiste più ciò che veramente diciamo essere esistito, ma è vero che esso esistette, poiché è vero nella nostra affermazione, non in quella cosa che non esiste più.
Dunque l'affermazione con cui diciamo che qualche cosa è esistita, è vera, perché la cosa di cui diciamo questo non esiste più.
Dio non può rendere falsa questa affermazione, perché egli non è contrario alla verità.
E se domandi dove questa affermazione sia vera, innanzitutto si scopre che lo è nell'animo nostro, quando sappiamo e affermiamo che ciò è vero.
Ma se anche si cancellerà dall'animo nostro, quando avremo dimenticato ciò che sappiamo, rimarrà per la verità stessa.
Sempre infatti sarà vero che è esistito ciò che esisteva e non esiste più; e lì sarà vero che ciò che era è stato, dove era vero che, prima di avvenire, ciò che non era sarebbe avvenuto.
Dio non si può opporre a questa verità, egli nel quale dimora la verità stessa somma e immutabile, e dal quale è illuminato, affinché esista, tutto ciò che è vero nell'anima e nella mente di chiunque.
Quando affermiamo che Dio è onnipotente, non lo affermiamo nel senso che crediamo che egli possa anche morire e che, poiché non può morire, non lo si debba allora dire onnipotente.
Egli è l'unico che veramente può essere detto onnipotente, perché esiste veramente e perché da lui solo proviene tutto ciò che in qualche modo esiste, sia di spirituale sia di corporale, e perché si serve di tutta la sua creazione come a lui piace; e a lui piace, secondo la giustizia vera e immutabile che egli stesso è, tutto il mutabile: e pur essendo egli immutabile, lo muta in conformità ai meriti delle nature o delle azioni.
Dovremo forse dunque dire che Elia, che era una creatura, non poteva mutare sia in peggio che in meglio, o che non poteva mutare in un modo insolito per il genere umano, secondo la volontà di Dio onnipotente?
Chi sarà così stolto da dire una cosa simile? Perché allora non crediamo a ciò che di lui si narra nella Scrittura veracissima?
A meno che pensiamo che Dio possa compiere soltanto ciò che siamo abituati a vedere.
" Ma se Elia fu uomo e poté non morire " - dice - " perché Cristo, pur non essendo uomo, non avrebbe potuto morire?
È come se uno dicesse: Se la natura dell'uomo ha potuto essere cambiata in meglio, perché la natura di Dio non avrebbe potuto cambiare in peggio? ". Stolto!
Perché la natura dell'uomo è mutabile, mentre quella di Dio è immutabile.
Infatti qualcuno parimenti del tutto folle potrebbe dire: Se Dio può concedere a un uomo di regnare in eterno, perché non può anche far sì di dannare se stesso in eterno?
" Io non dico questo " - continua - " ma tu almeno paragona i tre giorni della morte di Dio alla vita eterna dell'uomo ".
Certo, se tu intendessi la morte di Dio per tre giorni come morte in lui della carne che assunse dalla stirpe dei mortali, saresti nel vero: infatti la verità evangelica predica che questa morte di Cristo per tre giorni si compì in favore della vita eterna degli uomini.
Se invece vuoi che non sia assurdo credere a una morte di tre giorni nella stessa natura divina, senza che sia stata assunta alcuna creatura mortale, per il fatto che alla natura umana può essere donata l'immortalità, vaneggi completamente, come uno che non conosce né Dio né i doni di Dio.
E come mai non dici quello che ho affermato sopra, e ritieni che dio non si procurò una condanna in eterno, quando quella porzione del vostro dio rimarrà conficcata per sempre nel globo?
Forse dirai che una parte di luce è luce, mentre una parte di dio non è dio?
Che udiate infine da noi, senza alcun ragionamento e nella piana verità della fede, per quale motivo crediamo che Elia, nato uomo, fu rapito dalla terra per intervento di Dio e che Cristo veramente nacque da una vergine e veramente morì in croce: crediamo queste cose perché sia ciò che si riferisce a Elia sia ciò che si riferisce a Cristo è attestato dalla sacra Scrittura: ( 2 Re 2,11; Mt 1,25; Mt 17,5 ) nessuno è pio, se non chi crede ad essa, e solo chi è empio non le crede.
Voi negate che ciò si riferisca a Elia, perché falsificate tutto.
Di Cristo, invece, neppure affermate che non poté nascere e che poté morire, bensì sostenete che la sua nascita da una vergine non avvenne, e che la sua morte in croce fu falsa, cioè anch'essa inesistente, e simulata per ingannare gli occhi umani: con l'unico scopo checoloro che crederanno a cose simili perdonino a voi che mentite in tutto.
Chi mai vi domanderà quel che Fausto, come fosse un cattolico, domanda a se stesso, e cioè: " Se Gesù non nacque, come morì? ".
Soltanto chi poco considera che Adamo stesso non nacque e tuttavia morì.
Se dunque il Figlio di Dio avesse voluto formare per sé una carne umana e vera da dove la formò anche per quel primo uomo, poiché tutte le cose sono state fatte attraverso di lui, ( Gv 1,3 ) chi oserebbe affermare che non avrebbe potuto?
Se poi avesse voluto trasformare il corpo, assunto da una creatura del cielo o dell'aria o dell'acqua, nella verissima realtà della carne umana, nella quale poter vivere e morire da uomo mortale, chi negherebbe che avrebbe potuto farlo, egli che è Figlio onnipotente dell'Onnipotente? Non si oserebbe.
E infine, se non avesse voluto assumere il corpo da nessuno degli elementi corporei che furono creati per mezzo di lui, ma piuttosto creare per sé dal nulla una vera carne, così come per mezzo di lui furono create tutte le cose che non esistevano, chi di noi sosterrebbe di no, che ciò non sarebbe potuto avvenire?
Noi dunque non crediamo che nacque dalla vergine Maria perché non poteva esistere in una vera carne e mostrarsi agli uomini in altro modo, ma perché così sta scritto nella Scrittura, se non crederemo alla quale non potremo né essere Cristiani né salvarci.
Crediamo dunque che Cristo nacque dalla vergine Maria, perché così è scritto nel Vangelo; crediamo che fu crocifisso e che morì, perché così è scritto nel Vangelo; e che veramente nacque e veramente morì, perché il Vangelo è verità.
Perché mai abbia voluto patire tutte quelle cose nella carne assunta dal grembo di una donna, egli solo ne conosce il motivo: se perché ritenne che si dovessero lodare e onorare ambedue i sessi che aveva creato anche in tal modo, assumendo cioè la forma di un uomo e nascendo da una donna, o per qualche altra causa, qualunque essa sia, non potrei affermarlo temerariamente.
Dirò tuttavia con sicurezza che non accadde diversamente da come ce lo ha mostrato la verità evangelica, né conveniva che accadesse diversamente da come giudicò la Sapienza di Dio.
Noi anteponiamo l'affidabilità del Vangelo a tutte le dispute degli eretici, e lodiamo la decisione della Sapienza di Dio al di sopra di qualunque decisione di qualsiasi creatura.
Fausto tuttavia ci esorta a credergli, dicendo: " E se vuoi credere a me che dico la verità, entrambi lasciarono presso gli Ebrei una falsa credenza, Gesù riguardo alla morte e Elia riguardo all'immortalità ", nonostante dica poco dopo: " Come infatti sin dall'inizio, prese le sembianze dell'uomo, egli simulò tutti i moti della condizione umana, così non era fuori luogo che anche alla fine, per confermare il suo piano, desse l'impressione anche di morire ".
Uomo pessimo e sommamente fallace, come potrei credere che dici la verità, se affermi che Cristo poté simulare la morte?
Dunque egli mentiva quando diceva: Bisogna che il Figlio dell'uomo venga ucciso e risorga il terzo giorno, ( Lc 24,7 ) e tu invece non mentisci e dici che dobbiamo crederti perché affermi il vero?
Più veritiero fu Pietro, quando gli disse: Dio ne scampi, Signore, questo non ti accadrà mai, onde meritò di udire: Lungi da me, Satana! ( Mt 16,22-23 )
E certamente non lo udì senza frutto, egli che in seguito, emendatosi e divenuto perfetto, predicò la verità della morte di Cristo fino alla morte propria.
Se egli, che pensò soltanto che Cristo non sarebbe morto, meritò di udire Satana, cosa meriterai di udire tu, che non solo neghi che Cristo morì, ma dici anche che simulò la morte?
" Ma si deve credere " - dice - " che simulò anche la morte, poiché simulò tutti i moti della condizione umana ".
Chi ti concederà, contro il Vangelo, che egli abbia simulato tutti i moti della condizione umana?
Se l'evangelista disse che Gesù dormì, ( Mt 8,24 ) se disse che ebbe fame, ( Mt 4,2 ) ebbe sete, ( Gv 19 ) si rattristò, ( Mt 26,37 ) si rallegrò e altro del genere, tutte queste cose sono vere, e sono state narrate in modo da scrivere non che egli le simulò, ma che le fece o le manifestò davvero, non per la necessità della sua condizione, ma per la volontà di insegnare e anche per divino potere.
L'uomo, infatti, nella maggior parte dei casi si adira sebbene non voglia; sebbene non voglia, si rattrista; sebbene non voglia, si addormenta; sebbene non voglia, ha fame e sete: egli invece fece tutte queste cose perché volle.
Gli uomini nascono e soffrono, sia che lo vogliano o no: a lui invece anche queste cose accaddero perché le volle.
Nondimeno esse sono vere e sono state scritte di lui con fedeltà e veridicità, affinché chiunque creda al suo Vangelo sia istruito con la verità e non beffato con le menzogne.
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