Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - Osservazione preliminare
2.2 - Differenza tra l'ira che rimprovera o castiga e l'odio
2.3 - L'odio nuoce più a chi l'ha che agli altri
3.4 - Con quale animo si deve rimproverare un fratello
3.5 - Rimedio per questo peccato
4.6 - Bisogna chiedere perdono all'offeso
4.7 - Che deve fare chi è stato offeso
5.8 - Accordo del Vangelo con Salomone e dei due Testamenti
6.9 - Accordo del Vangelo con Salomone e dei due Testamenti
7.10 - Quando il rimprovero dev'essere segreto, quando pubblico
8.11 - Maniera di rimproverare e perché si fa in segreto
9.12 - Necessità di una pronta conversione
10.13 - Non bisogna far poco conto dei peccati carnali
11.14 - Non differire la correzione
12.15 - Il pastore deve denunciare il male e portare il peso del suo ministero
Nostro Signore ci esorta a non rimanere indifferenti ai peccati che possiamo commettere gli uni contro gli altri, non cercando che cosa rimproverare ma badando a quel che si deve correggere.
Egli infatti afferma che uno ha lo sguardo acuto, per togliere la pagliuzza dell'occhio d'un suo fratello, se non ha una trave nel proprio occhio. ( Mt 7,3-5 )
Ma che cosa vuol dire questo? Cercherò di farlo capire brevemente alla Carità vostra.
La pagliuzza nell'occhio è la collera; la trave nell'occhio è l'odio.
Ebbene, quando uno che ha l'odio rimprovera un altro ch'è in collera, vuol togliere la pagliuzza dall'occhio d'un suo fratello ma n'è impedito dalla trave che porta nel proprio occhio.
La pagliuzza è l'inizio d'una trave, poiché quando la trave nasce è una pagliuzza.
Innaffiando la pagliuzza la si fa arrivare ad essere una trave; alimentando l'ira con i cattivi sospetti, la si fa diventare odio.
C'è però una gran differenza tra il peccato di chi s'adira e la crudeltà di chi ha l'odio.
Noi infatti ci adiriamo anche con i nostri figli, ma ove si trova uno che odia i figli?
Perfino tra le bestie la giovenca madre talora, quando è arrabbiata per qualche noia, allontana dalle poppe il vitello, ma lo ama mossa dall'istinto materno.
Le dà un certo fastidio quando la urta, ma viene cercato quando è lontano.
Anche noi facciamo ugualmente: non diamo un castigo ai figli se non adirandoci un poco e sdegnandoci, ma tuttavia non li castigheremmo se non li amassimo.
Tanto è vero che non tutti quelli che si adirano lo fanno per odio; ciò è tanto vero che alle volte è evidente che uno piuttosto odia se non va in collera.
Supponi che un ragazzo voglia divertirsi nell'acqua d'un fiume che nel suo corso impetuoso potrebbe condurlo alla morte.
Se tu lo vedessi in pericolo e lo lasciassi fare, lo odieresti: la tua condiscendenza potrebbe essere la sua morte.
Quanto sarebbe meglio se ti arrabbiassi e lo correggessi anziché permettergli d'andare incontro alla morte non arrabbiandoti!
Anzitutto quindi è da evitarsi l'odio, dev'essere tolta dall'occhio la trave.
Poiché è una cosa molto diversa quando uno, sotto l'impulso dell'ira, non sa moderare con uno le parole ma poi cancella questo suo eccesso col pentirsene, e un'altra cosa è serbare insidie racchiuse nel cuore.
C'è infine molta differenza tra queste parole della Scrittura: Il mio occhio è turbato per la collera. ( Sal 6,8 )
A proposito dell'altro invece che cosa è detto? Chi odia un suo fratello è omicida. ( 1 Gv 3,15 )
C'è molta differenza tra un occhio turbato e un occhio spento.
Una pagliuzza turba, una trave uccide.
Affinché dunque possiamo mettere bene in pratica e compiere ciò a cui oggi siamo stati esortati, dobbiamo deciderci anzitutto a non covare l'odio.
In effetti quando nel tuo occhio non c'è una trave, allora vedi bene quel che c'è nell'occhio di tuo fratello e sei in angustie finché non togli dall'occhio di tuo fratello ciò che può danneggiare il suo occhio.
La luce della vista che si trova in te non ti permette di trascurare la luce della vista di tuo fratello.
Se infatti hai l'odio e vuoi riprenderlo, come potrai correggerne la vista dal momento che l'hai perduta tu stesso?
Poiché dice chiaramente anche ciò la Scrittura dove sta scritto: Chi odia il proprio fratello è omicida. ( 1 Gv 3,15 )
Chi odia il proprio fratello - è detto - è ancora nelle tenebre. ( 1 Gv 2,9 )
Le tenebre sono l'odio. Ma è impossibile che, se uno odia un altro, non faccia del male prima a se stesso.
Poiché, mentre tenta di fargli del male esternamente, danneggia se stesso nell'intimo del proprio animo.
Ora, quanto più importante del corpo è l'anima, tanto più dobbiamo preoccuparci ch'essa non venga danneggiata.
Danneggia infatti la propria anima chi odia un altro.
Ma che cosa potrà fare di male a colui ch'egli odia? Che cosa potrà fargli?
Gli sottrarrà il denaro; potrà forse portargli via la fede?
Lede la fama ma può forse ledere la coscienza?
In qualsiasi modo gli faccia del male, lo danneggia all'esterno.
Considera invece il danno che arreca a se stesso.
È nemico di se stesso nel suo intimo chi odia un altro.
Ma siccome non si rende conto del male che fa a se stesso, si accanisce contro un altro, vivendo tanto più pericolosamente quanto meno capisce il male che fa a se stesso, poiché agendo crudelmente ha perduto anche la sensibilità morale.
Hai infierito contro un tuo nemico.
Dalla tua crudeltà egli è stato spogliato, ma tu sei malvagio.
C'è una gran differenza tra l'essere spogliato e l'essere malvagio.
Quello ha perduto il denaro, tu invece l'innocenza.
Devi domandarti: "Chi ha sofferto un danno più grave?".
Quello ha perduto un bene destinato a perire, tu invece sei diventato uno destinato a perire.
Dobbiamo quindi fare un rimprovero spinti dall'amore, non per la brama di fare del male, ma per il desiderio di correggere.
Se saremo animati da tali sentimenti, metteremo ottimamente in pratica l'esortazione udita oggi: Se un tuo fratello avrà commesso una colpa contro di te, rimproveralo a tu per tu da solo. ( Mt 18,15 )
Perché lo riprendi? Perché ti dispiace che ha mancato contro di te? Non sia mai!
Se lo farai per amor tuo, non farai nulla.
Se invece lo farai per amore di lui, farai una cosa ottima.
Considera quindi, a proposito delle stesse parole, per amore di chi tu debba farlo, se per amor tuo o di lui: Se ti ascolterà - dice la Scrittura - avrai fatto tornare tuo fratello a migliori sentimenti.
Fallo dunque per amore di lui, affinché tu ottenga la sua conversione.
Se, facendolo, tu lo recupererai, qualora tu non lo avessi fatto, si sarebbe perduto.
Perché allora i più degli uomini disprezzano quei peccati e dicono: "Che cosa di grave ho commesso? Ho peccato contro un uomo!".
Non dare poca importanza a ciò.
Hai peccato contro un uomo; vuoi sapere che peccando contro un uomo, ti sei perduto?
Se quello contro il quale hai peccato ti avrà rimproverato a quattr'occhi da solo, e tu lo avrai ascoltato, ti avrà fatto ravvedere.
Che vuol dire: "ti avrà fatto ravvedere", se non che ti saresti perduto, se non ti avesse fatto ravvedere?
Poiché, se non ti fossi perduto, in qual modo ti avrebbe riportato sulla buona strada?
Nessuno dunque faccia poco conto quando pecca contro un suo fratello.
L'Apostolo infatti dice in un passo: Orbene, peccando così contro uno dei vostri fratelli e urtando la loro coscienza malferma, peccate contro Cristo; ( 1 Cor 8,12 ) questo perché tutti siamo diventati membra di Cristo.
In qual modo non pecchi contro Cristo dal momento che pecchi contro un membro di Cristo?
Nessuno dunque dica: "Non ho peccato contro Dio, ma solo contro un fratello, contro un uomo: è un peccato leggero o non è affatto un peccato".
Forse tu dici: "È un peccato leggero" perché presto si guarisce.
Hai peccato contro un tuo fratello? Ripara il torto e sarai guarito.
Hai compiuto un'azione che procura la morte dell'anima: ma hai trovato presto il rimedio.
Chi di noi potrà sperare il regno dei cieli, fratelli miei, dal momento che il Vangelo dice: Chi dirà a un suo fratello: Sei un cretino, sarà condannato al fuoco dell'inferno? ( Mt 5,22 )
È un'affermazione tremenda; ma vedi il rimedio nello stesso passo del Vangelo: Se stai recando la tua offerta all'altare e ti ricordi che un tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare. ( Mt 5,23 )
Dio non va in collera perché tu differisci a porre sull'altare il tuo dono.
Dio cerca te piuttosto che il tuo dono.
Se infatti ti presentassi davanti al tuo Dio con un dono, ma covando il malanimo contro un tuo fratello, ti potrebbe rispondere: "Tu sei perduto, che cosa mi hai recato? Tu offri il tuo dono, ma non sei un dono di Dio".
Cristo va in cerca di chi è stato redento col suo sangue anziché di ciò che hai trovato nel tuo granaio.
Lascia dunque il tuo dono lì, davanti all'altare, e va' prima a far pace con tuo fratello e poi verrai a offrire il tuo dono. ( Mt 5,24 )
Ecco quanto facilmente hai cancellato la colpa degna del fuoco dell'inferno.
Quando non eri ancora rappacificato, eri condannato all'inferno, ma una volta rappacificato, offrirai sicuro il tuo dono all'altare.
Noi però siamo facili a offendere gli altri ma difficili a cercare la pacificazione.
Si dice a uno: "Chiedi perdono alla persona da te offesa, da te danneggiata".
Quello risponde: "Non mi umilierò".
"Ascolta almeno il tuo Dio, se non ti curi di un tuo fratello": Chi si umilia, sarà esaltato. ( Lc 14,11 )
Tu sei caduto e non vuoi umiliarti?
C'è una gran differenza tra uno che s'umilia e uno che giace a terra.
Sei già steso a terra e non vuoi umiliarti?
Potresti dire giustamente: "Non voglio scendere", se tu non avessi voluto cadere.
Così, dunque, deve agire chi ha arrecato un'offesa.
Che deve fare invece chi l'ha ricevuta?
Ciò che abbiamo ascoltato oggi: Se un tuo fratello commetterà una colpa contro di te, rimproveralo a quattr'occhi, da solo. ( Mt 18,15 )
Se trascurerai di farlo, sarai peggiore.
Quello ti ha offeso e, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita d'un tuo fratello?
Tu lo vedi perdersi o già perduto e non te ne curi?
Sei peggiore tu per il fatto di tacere che non l'altro per il fatto d'averti offeso.
Ebbene, se uno pecca contro di noi dobbiamo preoccuparci assai ma non di noi; poiché è cosa encomiabile dimenticare le offese; ma tu devi dimenticare l'offesa che hai ricevuta, non la ferita di tuo fratello.
Rimproveralo dunque a tu per tu, da solo, avendo unicamente di mira la sua correzione e risparmiandogli l'umiliazione.
Potrebbe darsi infatti che per la vergogna egli si mettesse a difendere il proprio peccato e, mentre tu lo vorresti rendere migliore, lo rendessi peggiore.
Rimproveralo dunque da solo a solo.
Se ti ascolterà farai ravvedere un tuo fratello, perché si sarebbe perduto, se tu non lo avessi fatto.
Se invece non vorrà ascoltarti, se cioè difenderà il proprio peccato come se fosse un'opera buona, prendi con te due o tre persone, poiché sulla parola di due o tre testimoni si risolva ogni questione. ( Mt 18,16 )
Se non vorrà ascoltare nemmeno loro, riferiscilo alla Chiesa, se poi non ascolterà neppure la Chiesa consideralo un pagano o un pubblicano. ( Mt 18,17 )
Non considerarlo più nel numero dei tuoi fratelli.
Ma tuttavia neppure per questo si deve trascurare la sua salvezza.
In effetti gli stessi etnici, vale a dire i gentili e i pagani noi non li annoveriamo tra i fratelli, e tuttavia cerchiamo sempre la loro salvezza.
Questo dunque abbiamo ascoltato dal Signore che ci ammonisce, anzi ci comanda questo dovere con tanta cura, che subito soggiunge: Vi assicuro che tutto ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo e tutto ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo. ( Mt 18,18 )
Se consideri un tuo fratello come un pubblicano, lo leghi sulla terra; bada però di legarlo con giustizia.
Poiché la giustizia spezza i legami ingiusti.
Quando però lo avrai corretto e avrai fatto pace con tuo fratello, lo avrai sciolto sulla terra.
Quando lo avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo.
Farai così un gran favore non a te, ma a lui, poiché quello aveva fatto un gran male non a te ma a se stesso.
Stando così le cose, che significa ciò che dice Salomone e che oggi abbiamo udito all'inizio: Chi chiude un occhio con inganno, causa dolore alle persone; chi invece rimprovera a viso aperto, procura la pace? ( Pr 10,10 sec. LXX )
Se dunque chi rimprovera apertamente, procura la pace, in che modo rimproveralo a tu per tu da solo?
Bisogna guardarsi dal pensare che i precetti di Dio siano contrari tra loro.
Dobbiamo invece credere ch'essi vanno perfettamente d'accordo tra loro; non dobbiamo pensare, come fanno stupidamente certuni, i quali immaginano erroneamente che ci sia opposizione tra i libri dei due Testamenti, l'Antico e il Nuovo; non dobbiamo quindi credere che ci sia contraddizione tra queste due affermazioni per il fatto che l'una si trova nel libro di Salomone e l'altra nel Vangelo.
Orbene, supponiamo che un ignorante e calunniatore delle Sacre Scritture venga a dirci: "Ecco qui una contraddizione tra i due Testamenti; il Signore dice: Rimproveralo a tu per tu da solo, Salomone invece dice: Chi rimprovera apertamente, procura la pace".
Il Signore dunque non sapeva che cosa ha ordinato?
Salomone vuole abbattere la faccia tosta del peccatore, Cristo invece risparmia l'umiliazione di chi si vergogna.
Nei Proverbi infatti sta scritto: Chi rimprovera apertamente, procura la pace; nel Vangelo invece: Rimproverato a tu per tu da solo, non pubblicamente ma in disparte e di nascosto.
Vuoi sapere, tu che rifletti su queste cose, che i due Testamenti non sono in contraddizione tra loro, per il fatto che il primo testo si trova nel libro di Salomone e il secondo nel Vangelo?
Ascolta l'Apostolo. L'Apostolo è certamente un ministro del Nuovo Testamento; ( 2 Cor 3,6 ) ascolta dunque l'Apostolo che dà a Timoteo quest'ordine dicendo: Coloro che commettono qualche colpa rimproverati pubblicamente in modo che anche gli altri ne abbiano timore. ( 1 Tm 5,20 )
Sembra dunque che in contraddizione col Vangelo sia non già il libro di Salomone, ma il testo d'una lettera dell'apostolo Paolo.
Senza volergli far torto mettiamo un momento da parte Salomone e ascoltiamo Cristo Signore e il suo servo Paolo.
Che cosa dici, Signore? Se un tuo fratello avrà peccato contro di te, rimproveralo a tu per tu, da solo.
Che cosa invece dici tu, o Apostolo? Coloro che commettono qualche colpa rimproverali pubblicamente, di modo che anche gli altri abbiano timore.
Che faremo? Ascolteremo forse questo dibattito come giudici? Dio ne guardi!
Al contrario, sottomettiamoci piuttosto al Giudice, bussiamo alla porta, per ottenere che ci venga aperta; rifugiamoci sotto le ali del Signore nostro Dio.
Poiché egli non ha detto una massima contraria a quella del suo Apostolo, dal momento ch'era egli stesso a parlare per mezzo di lui, come dice egli stesso: Volete forse avere una prova che Cristo parla in me? ( 2 Cor 13,3 )
Cristo parla nel Vangelo, come parla nell'Apostolo.
È stato dunque Cristo a fare le due affermazioni: una con la propria bocca, l'altra per bocca del proprio banditore.
Poiché, quando il banditore dice qualcosa da parte del tribunale, negli Atti ufficiali non si scrive: "Il banditore ha detto", ma si scrive che lo ha detto quel magistrato che ha ordinato al banditore ciò che doveva dire.
Ascoltiamo dunque, fratelli, quei due precetti in modo da intenderli e disponiamoci serenamente nei confronti di ambedue.
Cerchiamo d'andare d'accordo con il nostro cuore, e la Sacra Scrittura non sarà discorde in alcuna parte.
È assolutamente vero l'uno e l'altro; ma dobbiamo distinguere: alle volte bisogna osservare il primo, alle volte il secondo precetto; alle volte si deve rimproverare un fratello a tu per tu soltanto, altre volte bisogna rimproverarlo alla presenza di tutti in modo che gli altri abbiano paura.
Se adempiremo ora questo precetto ora quello, ci atterremo alla concordia delle Scritture e nell'agire e nell'ubbidire non sbaglieremo.
Ma qualcuno mi dirà: "Quando osserverò l'uno, quando l'altro?
Non vorrei rischiare di rimproverarlo a tu per tu, quando dovrei rimproverarlo alla presenza di tutti, oppure potrei rimproverarlo davanti a tutti, quando dovrei rimproverarlo in disparte".
Facilmente la Carità vostra vedrà che cosa dobbiamo fare una volta e che cosa un'altra; cerchiamo di non essere pigri nel farlo.
Fate attenzione e osservate: Se - è detto - un tuo fratello avrà peccato contro di te, rimproveralo da solo a solo. ( Mt 18,15 )
Perché? Perché ha peccato contro di te.
Che significa: Ha peccato contro di te? Lo sai tu solo che ti ha fatto del male.
Poiché è stata un'azione segreta quando ti ha fatto del male, cerca un luogo appartato quando correggi il male che ti ha fatto.
Se infatti sei tu solo a sapere che ti ha fatto del male e vuoi rimproverarlo davanti a tutti, non sarai uno che vuole correggerlo ma rivelarlo agli altri.
Considera come Giuseppe, uomo virtuoso, perdonò con tanta bontà la colpa tanto infamante - che aveva sospettato nella moglie - prima di sapere in che modo essa aveva concepito, poiché s'era accorto della sua gravidanza e sapeva di non aver avuto rapporti intimi con lei.
Restava pertanto il fondato sospetto d'adulterio; e tuttavia, poiché era stato lui solo ad accorgersene e a saperlo, che cosa dice di lui il Vangelo?
Ma Giuseppe, poiché era giusto, non voleva denunciarla di fronte a tutti. ( Mt 18,19 )
Il dolore del marito non cercò il castigo; volle giovare a colei che sospettava colpevole, non punirla.
Non volendo denunciarla di fronte a tutti - dice il Vangelo - decise di rimandarla a casa sua senza farlo sapere a nessuno.
Stava ancora pensando a ciò, quand'ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno, ( Mt 18,20 ) e gl'indicò di che si trattava, che cioè la sposa non aveva violato il talamo del marito, poiché aveva concepito il Signore di ambedue per opera dello Spirito Santo.
Se dunque ha peccato contro di te un fratello e lo sai tu solo, allora ha peccato davvero solo contro di te.
Se invece uno ti offende mentre ci sono molti a sentire, pecca anche contro di loro, poiché li rende testimoni della propria iniquità.
Orbene, fratelli carissimi, io affermo una verità che potete riconoscere anche voi nei vostri stessi confronti.
Quando uno offende un mio fratello mentre io ascolto, non penserò mai che quell'offesa non riguardi anche me stesso.
L'offesa la fa proprio a me, anzi anche maggiormente, credendo che mi piaccia ciò ch'egli fa.
Si devono dunque rimproverare davanti a tutti i falli che si commettono alla presenza di tutti, mentre si devono rimproverare in segreto i falli commessi in segreto.
Distinguete le circostanze e nella Scrittura non vi saranno contraddizioni.
Cerchiamo di agire, anzi si deve agire così, non solo quando si pecca contro di noi ma anche quando uno pecca senza che altri lo sappia.
Dobbiamo rimproverare in segreto e in segreto biasimare, per evitare che volendo rimproverare in pubblico, sveliamo la persona.
Noi desideriamo solo rimproverare e correggere: che fare, se un nemico cerca di sentire il peccato per punire la persona?
Un vescovo per esempio conosce un non so quale omicida ma non lo conosce nessun altro.
Io voglio rimproverarlo dinnanzi a tutti, ma tu cerchi di formulare un'accusa al tribunale contro di lui.
Io non svelo il suo peccato, ma neppure rimango indifferente; io lo rimprovero in segreto: pongo davanti ai suoi occhi il giudizio di Dio, metto paura a una coscienza ferita, la spingo al pentimento.
Dobbiamo essere dotati di questa carità.
Ecco perché talvolta ci si rimprovera che diamo l'impressione di non rimproverare o si pensa che noi sappiamo ciò che invece non sappiamo o che ci rifiutiamo di dire ciò che sappiamo.
Ma forse so anch'io ciò che sai tu, eppure non rimprovero alla tua presenza perché desidero curare, non accusare.
Ci sono degli adulteri nelle loro case che peccano di nascosto; alle volte ci vengono denunciati dalle loro mogli per lo più gelose, talora invece desiderose della salvezza dei mariti, ma noi non li palesiamo, ma li rimproveriamo in segreto.
Cerchiamo d'eliminare il male dove si è compiuto.
Noi tuttavia non ci disinteressiamo di curare una tale ferita, mostrando anzitutto a chi si trova in un tale peccato ed ha la coscienza ferita, che quel peccato è mortale.
Talora coloro che lo commettono, lo disprezzano mossi da non so quale perversità e cercano di procurarsi, non so come, testimonianze prive d'autorità e vane affermando che Dio non si cura dei peccati della carne.
Non si trova forse nella Scrittura il passo che abbiamo sentito oggi: Dio condannerà i fornicatori e gli adulteri? ( Eb 13,4 )
Ecco, rifletti bene, tu che hai una malattia di tal genere.
Ascolta ciò che dice Dio, non ciò che ti dice il tuo animo favorevole ai tuoi peccati oppure il tuo amico, o meglio il nemico tuo e di se stesso, legato con te alla medesima catena di peccato.
Ascolta dunque ciò che dice l'Apostolo: Il matrimonio sia rispettato da tutti e gli sposi mantengano il talamo incontaminato; Dio infatti punirà i fornicatori e gli adulteri 24. ( Eb 13,4 )
Orsù, fratello, correggi la tua condotta.
Hai paura d'essere accusato in giudizio dal tuo nemico e non hai paura d'essere giudicato da Dio?
Dov'è la fede? Devi aver paura adesso quando è possibile averla.
Il giorno del giudizio è lontano, è vero, ma l'ultimo giorno di ciascun uomo non può essere lontano, poiché la vita è breve.
E poiché la stessa brevità è sempre incerta, non sai quando sarà il tuo ultimo giorno.
Correggiti oggi a causa dell'incertezza del domani.
Ti giovi il rimprovero che ti faccio anche adesso in segreto.
Io infatti parlo in pubblico, ma rimprovero in segreto.
Faccio arrivare il suono delle mie parole alle orecchie di tutti, ma voglio incontrarmi solo con la coscienza di alcuni.
Se io dicessi: "Tu, adultero, correggiti", anzitutto direi forse ciò che non saprei, forse sospetterei ciò che avevo udito a caso.
Non dico: "Tu, adultero, devi correggerti", ma: "Chiunque tu sia che ti trovi adultero tra questi fedeli, devi correggerti".
Pubblica è la riprensione, ma segreta è la correzione.
So che colui che avrà temuto si correggerà.
Nessuno dica in cuor suo: "Dio non si cura dei peccati carnali".
Non sapete - dice l'Apostolo - che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi?
Se qualcuno violerà il tempio di Dio, Dio lo farà perire. ( 1 Cor 3,16-17 )
Nessuno s'inganni. Ma forse qualcuno dirà: "Tempio di Dio è l'anima mia, non il mio corpo", e citerà anche il passo della Scrittura: Ogni carne è come erba e ogni sua gloria come fiore d'erba. ( 1 Pt 1,24; Is 40,6s )
Interpretazione infelice, pensiero degno di punizione!
La carne è chiamata erba perché muore; ma ciò che muore per un certo tempo, non risorga col peccato.
Vuoi conoscere una massima evidente anche a tale proposito?
Non sapete - dice lo stesso Apostolo - che i vostri corpi sono tempio dello Spirito Santo ch'è in voi e che vi è stato dato da Dio? ( 1 Cor 6,19 )
( Cercate dunque di non disprezzare i peccati del corpo; poiché anche i vostri corpi sono tempio detto Spirito Santo ch'è in voi e che vi è stato dato da Dio ).
Tu non facevi alcun conto del peccato commesso contro il tuo corpo, e non fai alcun conto che commetti un peccato contro il tempio di Dio?
Il tuo stesso corpo è il tempio dello Spirito Santo ch'è in te.
Bada quindi come devi comportarti riguardo al tempio di Dio.
Se tu decidessi di commettere un adulterio in chiesa tra queste pareti, chi sarebbe più scellerato di te?
Ma ora sei tu stesso il tempio di Dio. Tu entri come tempio ed esci come tempio, rimani sempre il tempio di Dio sia quando rimani in casa tua, sia quando ne esci.
Sta' attento alle azioni che compi, bada a non offendere l'abitatore del tempio, affinché non ti abbandoni e tu non precipiti nella rovina.
Non sapete - dice l'Apostolo - che i vostri corpi ( così parlava l'Apostolo a proposito della fornicazione, perché i fedeli non facessero poco conto dei peccati commessi col corpo ) sono tempio detto Spirito Santo, che vi è stato dato da Dio, e voi non appartenete più a voi?
Poiché siete stati riscattati a caro prezzo. ( 1 Cor 6,19-20 )
Se tu non hai rispetto del tuo corpo, considera almeno il prezzo che costi.
Io so, e lo sa chiunque vi rifletterà un po' più attentamente, che non c'è alcuno, timorato di Dio, il quale non si corregga per effetto delle sue parole, almeno che non pensi di vivere più a lungo.
Questo è il motivo che porta in rovina molti, i quali, mentre dicono: "domani, domani", trovano all'improvviso la porta chiusa.
Si rimane fuori con il gracchio del corvo poiché non si è avuto il gemito della colomba.
Infatti cras, cras ( "domani, domani" ) è il gracchio del corvo.
Manda gemiti come un colombo e battiti il petto; ma col darti percosse contro il petto, dopo esserti battuto devi trovarti corretto, per non dare l'impressione di non battere la coscienza ma di battere con i pugni la cattiva coscienza per ridurla allo stesso livello, per renderla più solida, non già più diritta.
Non emettere gemiti di vuota apparenza.
Forse tu dirai a te stesso: "Dio mi ha promesso il perdono, quando mi sarò corretto; sono sicuro; leggo nella Sacra Scrittura: Il giorno che il malvagio si ritrarrà da tutte le sue iniquità e praticherà la giustizia, io dimenticherò tutte le sue iniquità. ( Ez 18,21-22 )
Sono sicuro: quando mi sarò corretto, Dio mi perdonerà tutti i miei peccati".
E io che dovrò dire? Dovrò forse protestare contro Dio?
Dovrò dire a Dio: "Non dargli il perdono"? Potrò dire che ciò non si trova nella Scrittura, che Dio non l'ha promesso?
Se dirò così, dirò solo delle bugie.
Tu dici bene, dici la verità; Dio ti ha promesso il perdono se ti correggerai, non lo posso negare; ma dimmi, per favore: ecco, io sono d'accordo, lo ammetto, so che Dio ti ha promesso il perdono, ma chi ti ha promesso il giorno di domani?
Là dove tu mi leggi che riceverai il perdono, se ti sarai corretto, leggimi pure quanto tempo vivrai.
"Non ce lo leggo", mi rispondi.
Non sai quanto sei destinato a vivere.
Sii corretto e sempre pronto.
Non aver paura dell'ultimo giorno; esso arriverà come un ladro che ti sfonda la parete mentre dormi; ma sii vigilante e correggiti oggi.
Perché rimandi a domani? La vita sarà lunga? Se sarà lunga, sia buona!
Nessuno rimanda un pranzo squisito e lungo, e tu vorrai avere cattiva una vita lunga?
Naturalmente se dovrà essere lunga, sarà meglio che sia buona; se invece dovrà essere breve, è bene per te prolungarla col renderla buona.
Ma l'indifferenza degli uomini per la propria vita arriva al punto di non voler cattiva se non la vita stessa.
Se compri una casa di campagna, la cerchi buona; se vuoi prender moglie, la scegli buona; se vuoi che ti nascano dei figli, li desideri buoni; se prendi in appalto scarpe per i soldati, non le vuoi scadenti; ma poi ami una vita cattiva!
In che cosa ti ha offeso la tua vita che solamente vuoi cattiva, perché tu solo sia cattivo tra tutti i tuoi beni?
Se dunque, fratelli, io volessi riprendere a parte qualcuno di voi, forse mi ascolterebbe; ma quando io rimprovero in pubblico un gran numero di voi, tutti mi applaudono; ci fosse almeno qualcuno che mi ascoltasse!
A me non piace chi mi loda a parole ma nel cuore non mi stima.
Ebbene, quando mi lodi e non ti correggi, rendi una testimonianza contro di te.
Se sei cattivo e ciò che ti dico ti piace, devi provare dispiacere di te, poiché se ti dispiacerà d'esser cattivo, una volta che ti sarai corretto ti compiacerai di te, come ho detto l'altro ieri, se non sbaglio.
Con le mie parole ti metto davanti una specie di specchio.
Queste parole però non sono neppure mie, ma parlo per ordine del Signore e non taccio, poiché egli m'incute paura.
Chi infatti non preferirebbe tacere e non render conto di voi?
Ma ormai ci siamo addossati questo onere e non possiamo né dobbiamo scrollarlo dalle nostre spalle.
Avete sentito, fratelli miei, mentre veniva letta la Lettera agli Ebrei: Ubbidite ai vostri capi e siate loro sottomessi, perché essi vegliano per le vostre anime come persone che dovranno renderne conto a Dio.
Fate in modo che compiano questo loro dovere con gioia e non malvolentieri, perché sarebbe per voi svantaggioso. ( Eb 13,17 )
Quando è che compiamo questo dovere con gioia?
Quando vediamo gli uomini progredire secondo le parole di Dio.
Quando è che lavora con gioia nel campo l'operaio?
Quando vede un albero carico di frutti, quando considera la messe e prevede sull'aia abbondanti granaglie; non senza un motivo s'è affaticato, ha curvato il dorso, s'è consumato le mani, ha patito freddo e calura.
Ecco che cosa significa: Adempiano il loro dovere con gioia e non malvolentieri, poiché sarebbe per voi svantaggioso.
Dice forse: "Non gioverebbe loro"? No; ma dice: Sarebbe per voi svantaggioso.
Poiché quando i capi si rattristano per i mali vostri, è di giovamento ad essi; il malcontento stesso giova ad essi ma non giova a voi.
Noi invece non desideriamo che a noi giovi nulla che non sia di vostro vantaggio.
Cerchiamo dunque, fratelli, di compiere insieme il bene nel campo del Signore, affinché godiamo insieme anche del premio
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