Vita di Mosé |
Ma proseguiamo la nostra esposizione.
Il popolo che ha percorso la strada in fondo al mare e ha visto morire gli Egiziani nel modo descritto, costata che Mosè ha sempre in mano la verga prodigiosa e che soprattutto confida in Dio.
È per questo che la Scrittura ci informa come il popolo obbediva a Mosè, servo di Dio.
È ciò che costatiamo anche ora.
Le persone passate per le acque del battesimo e consacrate a Dio, si sottomettono e obbediscono a coloro che, secondo la parola dell'Apostolo, hanno ricevuto con l'ordinazione sacerdotale la cura delle cose divine ( Eb 13,17 ).
Gli Ebrei, dopo aver attraversato il mare, camminano per tre giorni fin quando si accampano dove trovano acqua, che tuttavia si rivela terribilmente amara.
Ma gli assetati ebbero per loro fortuna acqua dolce, quando fu gettato il legno.
Il miracolo attestato dal racconto si ripete esattamente anche adesso.
In principio risulta dura e disgustosa la vita di chi ha abbandonato i piaceri d'Egitto, di cui era schiavo prima di attraversare il mare.
Ma se egli getta il legno nelle acque amare, se cioè si dà a considerare il mistero della Risurrezione che prende inizio dal legno ( mi riferisco evidentemente al legno della croce ), allora la vita virtuosa gli diventa più dolce e più saporosa di qualsiasi dolcezza grata al gusto, poiché essa si fonda sulla speranza dei beni futuri.46
Nella, successiva tappa, gli Ebrei poterono finalmente, dopo lungo cammino, riposarsi presso un luogo allietato da palme e da sorgenti.
Si trattava di dodici fonti d'acqua pura e dolcissima e di settanta palme molto alte.
Che cosa trovare in tutti questi particolari?
Direi questo: che il mistero del legno dà agli assetati di poter bere l'acqua della virtù e poi li conduce alle dodici sorgenti e alle settanta palme, cioè agli insegnamenti del Vangelo.
Le dodici sorgenti indicano gli Apostoli che Cristo scelse perché vi attingessimo la parola della verità, conforme all'annuncio del Profeta, quando predisse che dagli Apostoli sarebbe zampillata come da una sorgente un'acqua abbondante.
Ecco le sue parole: « Nelle vostre riunioni lodate il Signore Iddio dalle fonti di Israele » ( Sal 68,27 ).
Le settanta palme rappresentano gli Apostoli mandati in tutto il mondo, in numero appunto di settanta, se escludiamo i dodici Discepoli.47
Credo opportuno accelerare l'esposizione iniziata, onde rendere facile, attraverso brevi commenti, la comprensione del significato spirituale delle altre tappe.
Sono in esse simboleggiate le virtù, che rappresentano come una sosta un riposo per chi, seguendo la colonna di nube, s'affatica nel continuo camminare.
Trascurando i fatti avvenuti nelle altre tappe, mi limiterò a ricordare il miracolo della roccia, per mezzo del quale la materia dura e resistente della rupe si trasformò in dolce acqua corrente, a soddisfare il bisogno degli assetati.
Non abbiamo particolare difficoltà a collocare questi fatti; al pari dei precedenti, nel quadro di una interpretazione spirituale uniforme.
Colui che ha lasciato alle sue spalle gli Egiziani morti e ha provato le acque addolcite dal legno, chi ha avuto la grazia di attingere alle fonti degli Apostoli e s'è disteso a riposare all'ombra delle palme, è ormai in grado di accogliere Dio.
Osserviamo che i Dodici sono chiamati qui con il nome di Discepoli e i settanta con il nome di Apostoli.
Dice infatti l'Apostolo: Cristo è la roccia ( 1 Cor 10,4 ): pietra dura e resistente per gli increduli, ma che diviene acqua buona per l'assetato che le si avvicini con la verga della fede.
Cristo penetra nell'intimo di chi lo accoglie, poiché è lui stesso che afferma: « Io e il Padre verremo e faremo dimora in lui » ( Gv 14,23 ).
Indice |
46 | Nelle acque di Mara la tradizione catechetica vede simboleggiate le acque del battesimo, come attesta Gregorio un'altra volta nell'omelia Contra usurarios ( PG 46, 420 D ). |
47 | È uno dei simbolismi cari alla catechesi primitiva, mentre in Filone ( Vita Moysis I, 34 ) le settanta palme alluderebbero ai settanta popoli del libro del Genesi. |