Maestro di vita oltre la scuola |
Considerando la generosa diligenza con cui Fr. Teodoreto si prodigava nelle varie incombenze scolastiche e spirituali, ci viene da pensare che egli godesse di una salute non comune, dal momento che soltanto raramente riusciva a prendere un poco di riposo durante le vacanze estive.
In realtà, quella sua gagliarda costituzione che ammirammo nei suoi anni giovanili, subì una forte scossa verso la fine della prima guerra mondiale, durante la quale, per sopperire all'assenza di parecchi Fratelli - richiamati sotto le armi - egli si strapazzò talmente da esserne minato anche per tutti gli anni successivi.
Il primo d'una lunga serie di malanni, fu un grave attacco di nefrite nell'anno 1918.
Il Catechista Giovanni Cesone che ne fu confidente e primo Presidente dell'Unione Catechisti, ci rivela che tali attacchi si ripeterono, in seguito per ben 12 volte.
Lo si dovette ricoverare nell'infermeria di Grugliasco, perché bisognoso di cure speciali.
«Il dottore dava poca speranza circa una sollecita e sicura guarigione» riferisce l'infermiere Fratel Anastasio Spalla che gli fu sempre fedele devoto amico e collaboratore.
«Il malato però aveva una rassegnazione da angelo.
La sua voce era solo di preghiera.
Un giorno ricevette dal suo grande amico e corrispondente, Fra Leopoldo Musso, questo biglietto: Car.mo Fratel Teodoreto, Gesù Crocifisso mi disse che appena riceverà questo scritto, torni alla sua S. Pelagia.
Infatti il male cessò d'un tratto e il malato, obbediente agli ordini divini, tornò a Torino a riprendere il suo usato lavoro».
Il Direttore della casa di Grugliasco, Fr. Ippolito Casassa, riferendo questo caso, che sa di miracolo, disse che un certo mattino, Fr. Teodoreto scomparve improvvisamente dall'infermeria, del tutto guarito, senza che egli stesso avesse potuto, lì per lì, rendersi conto di ciò che fosse avvenuto.
A Torino Fr. Teodoreto riprese subito il lavoro.
E quale lavoro! Dal suo "curriculum vitae", scorgiamo infatti che dal 1892 al 1946, sempre nelle scuole di S. Pelagia, esplicò la sua attività alternando l'ufficio di maestro insegnante, di direttore di Comunità, di ispettore delle classi, di direttore didattico, di professore di disegno, e persino di infermiere..., nonché di presidente dei Ritiri spirituali e di coadiutore delle case di formazione.
Al tutto c'è da aggiungere l'appassionata e premurosa cura dell'Unione Catechisti di cui si è già fatto cenno e di cui si parlerà più diffusamente in seguito.
Le relazioni personali e la corrispondenza con Fra Leopoldo, in quell'epoca, s'erano fatte più frequenti, quasi quotidiane, e l'azione di Fr. Teodoreto per i Catechisti divenne diuturna, tanto più dopo aver ricevuto l'assenso e l'incoraggiamento di Gesù Crocifisso medesimo.
Conoscendo la santità di vita del nostro Confratello, la dovizia dei suoi doni interiori, la generosità nelle prestazioni, la saggezza dei suoi consigli..., viene da domandarci: perché non anche a lui parlava direttamente Gesù Crocifisso?
Eppure, sappiamo che il Signore una eccezione l'ha fatta.
Nel Diario di Fra Leopoldo, sotto la data del 14 febbraio 1918 si legge: "Durante il santo Rosario Gesù mi fece scrivere così: «Ho permesso che il Fratello Teodoreto avesse questa visione affinché chi prenderà il suo posto, non stia inerte, ma lavori incessantemente.
Ho scelto voi due per mostrare la via del Signore».
Parole che sarebbero rimaste un enigma per noi se, fortunatamente, il Catechista Giovanni Cesone che aveva tanta familiarità con Fr. Teodoreto, non avesse osato nel settembre 1940 chiedergliene spiegazione.
Ed ecco la risposta che ne ottenne: «Il fatto non torna a mia lode; tuttavia devo confessare la verità a mia confusione e per l'onore di Dio.
Veramente non credevo li per li che si trattasse d'una vera visione; ma il Signore me ne diede una conferma con il predetto scritto.
La cosa si svolse cosi: quel giorno mi ero alzato come al solito, al suono della campana alle quattro e mezza, e avevo partecipato alla meditazione e alla S. Messa con la Comunità.
Dopo, avendo una mezzoretta libera e sentendomi stanco e un po' indisposto, mi adagiai sul letto e mi addormentai.
Fu allora che mi comparve Maria S.S. e mi invitò ad alzarmi, indicandomi il molto lavoro che dovevo fare per 1''Unione e raccomandandomi di vincere la pigrizia».
Nella quale candida confessione, non sappiamo se più ammirare la semplicità e umiltà del Servo di Dio, o le esigenze che avevano con lui il Signore e la sua Santissima Madre, tacciando di pigrizia un breve riposo, al quale è ben difficile egli si fosse abbandonato se non per stanchezza eccezionale".
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