L'ideale cristiano e religioso |
2 Possiamo noi sperare i doni dello Spirito Santo?
Non si tratta qui del possesso dei doni stessi; ogni anima in stato di grazia ne è arricchita.
Si tratta di mettere in azione tali doni con la grazia attuale corrispondente.
Ora questa grazia è gratuita e ci viene dalla pura liberalità di Dio.
Certo ogni grazia ha questo carattere, ma non nello stesso grado.
Noi possiamo fare delle azioni virtuose con la grazia attuale, e questa ci è concessa almeno nella sua forma più semplice, quella di una preghiera.
Inoltre, quando si agisce per impulso delle virtù, il nostro intervento nell'azione ha la parte principale.
Noi ci decidiamo ad agire dopo aver deliberato, e la grazia attuale si adatta al nostro modo di agire.
Invece, nell'esercizio dei doni, Dio è l'agente principale.
È Lui che mette in moto la nostra volontà e le fa liberamente ma sicuramente fare ciò che ha deciso.
Ora chi oserebbe pretendere e affermare che un tale intervento non è opera puramente gratuita e unica di Dio?
Nessun merito precedente, nessuna fedeltà verso Dio, fosse anche durata tutta una vita, non ce la può meritare.
E se il fatto stesso di tale intervento e il modo con cui accade è gratuito, il momento in cui ne siamo gratificati non lo sarà meno?
Vi sono anime molto ferventi, molto esatte nell'osservanza del minimo punto del loro regolamento o della volontà dei loro superiori, che non ricevono mai, in modo continuo, questi preziosi favori; altre che aspettano, per lunghi anni, la venuta dell'azione speciale dello Spirito Santo.
Alcune ne sono favorite dopo qualche anno, talora persone al principio della loro vita spirituale o religiosa.
Se l'intervento dello Spirito Santo nella nostra vita spirituale reca questo carattere di assoluta gratuità, ci è permesso sperarlo?
Certo ci è consentito sperarlo.
Prima di tutto ciò è un fatto certo.
In un gran numero di anime lo Spirito Santo interviene in circostanze difficili, in modo transitorio, senza che esse abbiano pensato di invocarlo, senza che possano spiegarsi ciò che in esse è accaduto.
La maggior parte delle vocazioni religiose sono così decise sotto un potente impulso dello Spirito Santo che inonda l'anima di una viva luce riguardo alla vanità del mondo, alla dolcezza della vita spirituale, alla bellezza della carriera apostolica.
Nello stesso tempo l'anima si sente una forza irresistibile per spezzare tutti i legami che l'uniscono alla famiglia e alla patria.
Una volta consumato il sacrificio, l'intervento speciale di Dio è cessato, tanto che l'anima non si può spiegare come abbia potuto superare tanti ostacoli e fare a Dio tanti sacrifici.
L'intervento dello Spirito Santo era dunque evidente.
Noi pure quindi possiamo sperarlo, almeno nei momenti difficili della vita, e, in mancanza di esempi, la sola conoscenza che abbiamo della bontà di Dio giustificherebbe la nostra conclusione.
Con questi motivi soprannaturali si spiegano certe vocazioni ecclesiastiche e religiose abbastanza frequenti, di giovani cui sorride una bella carriera nel mondo e che abbandonano tutto per Iddio.
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