L'ideale cristiano e religioso |
3 Possiamo sperare d'esser condotti dai doni di Dio in modo abituale nelle azioni ordinarie come nelle opere difficili?
Si può certo desiderare una così grande grazia e se tali sono le viste della Provvidenza a nostro riguardo, essa ci sarà di certo accordata.
Non dice forse S. Tommaso che il campo d'azione dello Spirito Santo è grande come quello delle semplici virtù e che gli stessi atti possono (successivamente) essere materia e delle virtù e dei doni?
Ora se Dio ci ha dotati di queste pieghevolezze della cui azione può servirsi, in modo abituale, durante tutta la nostra vita, perché non potremmo noi sperare che le faccia fruttificare?
Del resto Dio, col chiamarci a raggiungere la nostra perfezione, non mette alcun limite alle nostre aspirazioni;
Egli ci dice: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste; amate il Signore vostro Dio con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra anima; amate il prossimo, come io stesso vi ho amati ».
Ma questo sublime ideale di perfezione a cui noi possiamo aspirare, a cui il Signore ci stimola, non potremo raggiungerlo in modo sempre più completo se lo Spirito Santo non interviene Lui stesso direttamente nella nostra vita spirituale.
Per quanto grande infatti sia l'infusione delle virtù nell'anima del giusto, egli non può raggiungere quel possesso pieno e intero della sua propria natura e delle sue naturali facoltà che gli proviene dai doni dello Spirito Santo.
Le virtù infuse, appunto perché sono aggiunte alla sua natura, non sono a disposizione della volontà libera fino a questo segno, né sono così profondamente radicate nell'anima che il giusto possa, col loro aiuto, sapere e potere tutto ciò che gli è necessario di conoscere e di attuare.
E sebbene le virtù siano infuse e di origine divina, esse sono tuttavia ricevute nelle facoltà dell'uomo in modo umano, e quindi sono meno adatte alla perfezione cristiana che è un ideale soprannaturale.
Esse dipendono principalmente dalla determinazione della volontà ragionevole che è facoltà umana soggetta a errori e a debolezze.
E non è forse lecito desiderare che la nostra vita sia esente da queste imperfezioni inevitabili nella semplice pratica delle virtù, e non possiamo perciò sperare, sempre sottomessi alla volontà divina, che lo Spirito Santo si degnerà di condurci Lui stesso in modo abituale nelle più piccole circostanze della nostra vita?
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