Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se la legge nuova dia la giustificazione

Pare che la legge nuova non dia la giustificazione.

Infatti:

1. Nessuno può essere giustificato se non ubbidisce alla legge di Dio: infatti, secondo S. Paolo [ Eb 5,9 ], Cristo « divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono ».

Ma il Vangelo non sempre fa sì che tutti ubbidiscano: infatti « non tutti ubbidiscono al Vangelo » [ Rm 10,16 ].

Quindi la legge nuova non dà la giustificazione.

2. L'Apostolo [ Rm 4,15 ] dimostra che la legge antica non giustificava per il fatto che con la sua promulgazione crebbe la disobbedienza: « La legge provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione ».

Ma molto di più accrebbe la prevaricazione la legge nuova: infatti chi pecca ancora dopo la sua promulgazione è degno di un castigo più grave, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 10,28s ]: « Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà, sulla parola di due o tre testimoni.

Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio? ».

Quindi, al pari della legge antica, la legge nuova non giustifica.

3. Giustificare è opera esclusiva di Dio, essendo egli, come dice S. Paolo [ Rm 8,33 ], « Il Dio che giustifica ».

Ora, la legge antica deriva da Dio non meno della legge nuova.

Perciò la legge nuova non giustifica più dell'antica.

In contrario:

L'Apostolo [ Rm 1,16 ] scrive: « Io non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede ».

Ora, non vi è salvezza che per i giustificati.

Quindi la legge evangelica dà la giustificazione.

Dimostrazione:

Come si è detto [ a. prec. ], alla legge evangelica appartengono due cose.

La prima come elemento principale, ed è la grazia interiore dello Spirito Santo.

E sotto questo aspetto la legge nuova giustifica.

Infatti S. Agostino [ De spir. et litt. 17.29 ] scrive : « Là », cioè nell'antico Testamento, « fu imposta una legge dall'esterno, per intimorire i perversi; qui invece », ossia nel nuovo Testamento, « fu data dall'interno, per renderli giusti ».

- La seconda cosa appartiene alla legge evangelica in maniera secondaria, e si tratta degli insegnamenti della fede e dei precetti che predispongono la volontà dell'uomo agli atti umani.

E sotto questo aspetto la legge nuova non giustifica.

Dice infatti l'Apostolo [ 2 Cor 3,6 ]: « La lettera uccide, lo Spirito dà vita ».

E S. Agostino [ De spir. et litt., cc. 14,17 ] spiega che per lettera va intesa qualsiasi scrittura esistente fuori dell'uomo, anche se si tratta di precetti morali, quali sono quelli contenuti nel Vangelo.

Perciò anche la lettera del Vangelo potrebbe uccidere, se non ci fosse la grazia interiore della fede che salva.

Analisi delle obiezioni:

1. L'obiezione parte dalla legge nuova considerata non in ciò che ha di principale, ma in quanto ha di secondario: cioè rispetto alle dottrine e ai precetti presentati all'uomo dall'esterno, o con la parola o con lo scritto.

2. Sebbene la grazia del nuovo Testamento aiuti l'uomo a non peccare, tuttavia non lo rende impeccabile, essendo questa una prerogativa dello stato di gloria.

Se quindi uno pecca dopo aver ricevuto la grazia del nuovo Testamento, è degno di un castigo più grave, inquantoché abusa di benefici più grandi e non approfitta dell'aiuto che gli viene offerto.

Tuttavia non si dice per questo che la legge nuova « produce l'ira »: poiché di per sé offre un aiuto efficace per non peccare.

3. La legge antica e la legge nuova furono date da un unico Dio, però in maniera diversa.

Infatti la legge antica fu scritta su tavole di pietra, mentre la legge nuova fu scritta « sulle tavole di carne dei cuori », come dice l'Apostolo [ 2 Cor 3,3 ].

E S. Agostino [ De spir. et litt. 18.31 ] spiega che « l'Apostolo chiama ministero di morte e di dannazione questa scrittura esterna all'uomo, mentre chiama ministero di spirito e di giustizia questa legge del nuovo Testamento: poiché mediante il dono dello Spirito operiamo la giustizia, e siamo liberati dalla dannazione della disobbedienza ».

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