Summa Teologica - II-II |
Pare che la clemenza e la mansuetudine siano le virtù più eccellenti.
1. Il valore di una virtù viene desunta specialmente dal fatto che essa ordina l'uomo alla beatitudine, che consiste nella conoscenza di Dio.
Ora, è soprattutto la mansuetudine che ordina l'uomo a questa conoscenza; infatti S. Giacomo [ Gc 1,21 ] scrive: « Accogliete con mansuetudine la parola che è stata seminata in voi »; e leggiamo ancora [ Sir 5,13 Vg ]: « Sii mansueto nell'ascoltare la parola di Dio »; Dionigi [ Epist. 8 ] poi afferma che « Mosè fu degnato dell'apparizione di Dio per la sua grande mansuetudine ».
Perciò la mansuetudine è la più grande delle virtù.
2. Una virtù tanto più è grande quanto più è accetta a Dio e agli uomini.
Ma la mansuetudine è sommamente accetta a Dio, poiché nella Scrittura [ Sir 1,27 ] si legge: « Ciò che a Dio piace è la fedeltà e la mansuetudine ».
E così Cristo [ Mt 11,29 ] ci invita in modo speciale a imitare la sua mansuetudine, dicendo: « Imparate da me, che sono mite e umile di cuore »; e S. Ilario [ In Mt, su 4,3 ] spiega che « mediante la mansuetudine della nostra anima Cristo abita in noi ».
Inoltre questa virtù è accettissima agli uomini, secondo quelle parole [ Sir 3,19 Vg ]: « Figlio, compi le tue opere con mansuetudine, e oltre al plauso degli uomini ne avrai l'affetto ».
Per questo nei Proverbi [ Pr 20,28 ] si legge che « sulla clemenza è basato il trono del re ».
Quindi la mansuetudine e la clemenza sono le virtù più grandi.
3. S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,2 ] insegna che « i mansueti sono coloro che cedono alle angherie e non resistono al male con il male, ma vincono il male con il bene ».
Ora, ciò appartiene alla misericordia e alla pietà, che sono tra le virtù più importanti; infatti nel commentare quel detto di S. Paolo [ 1 Tm 4,8 ]: « La pietà è utile a tutto », S. Ambrogio [ Glossa P. Lomb. ] afferma che « nella pietà abbiamo il compendio di tutta la religione cristiana ».
Perciò la mansuetudine e la clemenza sono le virtù più grandi.
Esse non sono elencate tra le virtù principali, ma tra quelle annesse a una virtù principale.
Nulla impedisce che certe virtù, pur non essendo tra le più importanti in senso assoluto e in ogni caso, lo siano tuttavia in un determinato genere.
Ora, non è possibile che la clemenza e la mansuetudine siano le virtù più importanti in senso assoluto.
Poiché il loro valore sta nel ritrarre dal male, in quanto diminuiscono l'ira o il castigo.
Ora, è più perfetto conseguire il bene che evitare il male.
Quindi le virtù che ordinano direttamente al bene, come la fede, la speranza e la carità, nonché la prudenza e la giustizia, sono superiori in senso assoluto alla clemenza e alla mansuetudine.
Tuttavia in senso relativo nulla impedisce che la mansuetudine e la clemenza abbiano una certa superiorità tra le virtù che resistono ai sentimenti cattivi.
L'ira infatti per la sua virulenza, che viene moderata dalla mansuetudine, impedisce in sommo grado che la ragione umana giudichi liberamente della verità.
Di conseguenza è soprattutto la mansuetudine a rendere l'uomo padrone di sé; da cui le parole [ Sir 10,31 Vg ]: « Figlio, custodisci la tua anima nella mansuetudine ».
Sebbene le concupiscenze relative ai piaceri del tatto siano più vergognose e più insistenti, per cui la temperanza viene maggiormente posta fra le virtù principali, come sopra [ q. 141, a. 7, ad 2 ] si è spiegato.
- La clemenza poi, diminuendo i castighi, si avvicina soprattutto alla carità, che è la virtù più importante, con la quale facciamo del bene al prossimo e ne alleviamo il male.
1. La mansuetudine prepara l'uomo alla conoscenza di Dio togliendo gli ostacoli.
E ciò in due modi.
Primo, rendendo l'uomo padrone di sé attraverso l'attenuazione dell'ira, come si è già notato [ nel corpo ].
Secondo, perché è compito della mansuetudine portare l'uomo a non contraddire le parole di verità, cosa che molti fanno spinti dall'ira.
Per cui S. Agostino [ De doctr. christ. 2,7.9 ] afferma che « divenire mansueti significa non contraddire la Scrittura divina: sia perché flagella certi nostri vizi, quando la comprendiamo; sia perché pensiamo di essere noi più saggi e più avveduti, quando non la comprendiamo ».
2. La mansuetudine e la clemenza rendono accetti a Dio e agli uomini inquantoché, con l'evitare il male del prossimo, concorrono a un medesimo effetto con la carità, che è la più grande delle virtù.
3. La misericordia e la pietà si confondono con la mansuetudine e con la clemenza in quanto concorrono al medesimo effetto, che è quello di evitare il male del prossimo.
Si distinguono tuttavia fra loro per i motivi che le ispirano.
Infatti la pietà allevia il male del prossimo per il rispetto verso qualche superiore, p. es. Dio o i genitori, mentre la misericordia, come si è visto sopra [ q. 30, a. 2 ], cerca di alleviare il male del prossimo perché uno se ne addolora come di un male proprio: il che deriva dall'amicizia, che fa godere e soffrire delle medesime cose.
La mansuetudine invece produce l'effetto indicato smorzando l'ira, che spinge alla vendetta, mentre la clemenza lo produce mediante la dolcezza dell'animo, giudicando giusto che uno non venga ulteriormente punito.
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