Discorso del Signore sulla montagna

Indice

Libro I

Precetti che attengono a regolare la vita

Spiegazione delle beatitudini

1.1 - Il valore del Discorso sul monte

Se qualcuno esaminerà con fede e serietà il discorso che nostro Signore Gesù Cristo ha proferito sulla montagna, come lo leggiamo nel Vangelo di Matteo, penso che vi riscontrerà la norma definitiva della vita cristiana per quanto attiene a un'ottima moralità.

Non osiamo affermarlo alla leggera, ma lo deriviamo dalle parole stesse del Signore.

Difatti il discorso si conchiude ad evidenziare che in esso vi sono tutti i precetti che attengono a regolare la vita.

Dice infatti: Riterrò simile chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica a un uomo saggio che costruì la propria casa sulla roccia.

Scese la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa non cadde perché era fondata sulla roccia.

Riterrò poi chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica simile a un uomo stolto che costruì la propria casa sulla sabbia.

Scese la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa rovinò e fu grande la sua rovina. ( Mt 7,24-27 )

Non ha detto soltanto: chi ascolta le mie parole, ma ha aggiunto: chi ascolta queste mie parole.

Quindi, come ritengo, le parole che ha rivolto stando sul monte educano tanto efficacemente la vita di coloro che intendono viverle che essi sono paragonati a chi costruisce sulla roccia.

Ho espresso questo pensiero affinché appaia che il discorso è al completo di tutte le norme dalle quali è regolata la vita cristiana.

A suo luogo si tratterà di questo argomento più esaurientemente.

1.2 - Simbolismo del monte

Ora l'inizio di questo discorso è enunciato con le parole: Avendo visto una grande folla, salì sul monte ed essendosi seduto, gli si avvicinarono i suoi discepoli e prendendo la parola li ammaestrava dicendo. ( Mt 5,1-2 )

Se si chiede che cosa simboleggia il monte, è buona l'interpretazione che simboleggi i più grandi precetti dell'onestà perché gli inferiori erano quelli che erano stati trasmessi ai Giudei.

Tuttavia l'unico Dio, mediante i suoi santi profeti e ministri, secondo l'ordinatissima distribuzione dei tempi, ha dato precetti inferiori al popolo che era opportuno tenere ancora avvinto dal timore e, mediante il suo Figlio, i più alti al popolo che conveniva fosse reso libero nella carità.

Poiché sono dati ordinamenti più piccoli ai più piccoli e più grandi ai più grandi, sono dati da lui perché egli soltanto sa offrire al genere umano la cura propria ai relativi tempi.

E non c'è da meravigliarsi che sono dati ordinamenti più grandi per il regno del cielo e che sono stati dati più piccoli per il regno della terra dall'unico e medesimo Dio che ha creato il cielo e la terra.

Di questa giustizia che è più alta si ha un detto del Profeta: La tua giustizia come i monti di Dio; ( Sal 36,7 ) e questo pensiero simboleggia convenientemente che dall'unico Maestro, ( Mt 23,8 ) il solo idoneo a insegnare tante verità, s'insegna sul monte.

Inoltre insegna seduto perché attiene alla dignità del Maestro.

Si avvicinano a lui i suoi discepoli affinché ad ascoltare le sue parole fossero più vicini col corpo coloro che aderivano più da vicino con lo spirito nell'osservare i precetti.

Prese la parola e insegnava loro dicendo. ( Mt 5,2 )

La perifrasi con cui dice: e prendendo la parola con la riserva stessa fa pensare che il discorso sarebbe stato un po' più lungo, a meno che forse l'aver detto che ora egli ha preso la parola non includa che egli stesso nel Vecchio Testamento era solito disporre a parlare i profeti.

1.3 - I poveri in spirito contro la superbia

Ma ascoltiamo quel che dice: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

Troviamo scritto sul desiderio dei beni della terra: Sono tutti vanità e presunzione dello spirito. ( Qo 1,14 )

Ora la presunzione dello spirito significa arroganza e superbia.

Di solito si dice anche che i superbi hanno un grande spirito e giustamente perché talora anche il vento viene denominato spirito.

Si ha infatti nella Scrittura: Il fuoco, la grandine, la neve, il gelo, il vento di tempesta. ( Sal 148,8 )

Chi potrebbe ignorare che i superbi sono considerati gonfiati come se siano dilatati dal vento.

V'è infatti anche il detto dell'Apostolo: La scienza gonfia, la carità edifica. ( 1 Cor 8,2 )

Perciò giustamente nel passo sono indicati come poveri di spirito gli umili e quelli che temono Dio, che non hanno cioè uno spirito che gonfia.

E non doveva assolutamente avere inizio d'altra parte la beatitudine perché dovrà giungere alla somma sapienza.

Infatti inizio della sapienza è il timore del Signore, ( Sir 1,16; Sal 111,10 ) perché al contrario inizio di ogni peccato è la superbia. ( Sir 10,15 )

I superbi dunque desiderino e amino i regni della terra; ma beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

2.4 - I mansueti e la terra

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra, ( Mt 5,4 ) credo quella terra della quale si dice nei Salmi: Sei tu la mia speranza, il mio retaggio nella terra dei viventi. ( Sal 141,6 )

Simboleggia infatti una certa solidità e stabilità della eredità perenne, perché in essa l'anima mediante un buon sentimento riposa come in una propria dimensione allo stesso modo che il corpo sulla terra e da essa si nutre come d'un proprio cibo come il corpo dalla terra.

Ed essa è il riposo e la vita dei santi.

Sono miti quindi coloro che non acconsentono alla malvagità e non resistono al male ma vincono il male col bene. ( Rm 12,21 )

Litighino dunque i violenti e lottino per i beni della terra e del tempo, ma beati i miti, perché avranno in eredità la terra, ( Mt 5,4 ) quella da cui non possono esser espulsi.

2.5 - Il pianto e la consolazione

Beati coloro che piangono perché saranno consolati. ( Mt 5,5 )

Il pianto è la tristezza per la perdita dei cari.

Voltisi a Dio pèrdono quei beni, amati in questo mondo e che stringevano in un amplesso.

Infatti non godono più di quelle cose, di cui prima godevano e fino a che non si produce in loro l'amore dei beni eterni sono addolorati da una certa mestizia.

Saranno dunque consolati dallo Spirito Santo che soprattutto per questo è detto il Paraclito, cioè consolatore, affinché nel perdere la gioia nel tempo godano di quella eterna.

2.6 - Fame e sete della virtù

Beati quelli che hanno fame e sete della virtù, perché saranno saziati. ( Mt 5,6 )

Qui afferma che essi amano il bene vero e inamissibile.

Saranno dunque saziati di quel cibo, di cui il Signore stesso dice: Mio cibo è fare la volontà del Padre mio, ( Gv 4,34 ) e questo è virtù; e l'acqua è quella da cui, per chiunque la berrà, come egli stesso dice, scaturirà in lui una sorgente che zampilla alla vita eterna. ( Gv 4,14 )

2.7 - Soccorrere ed essere soccorsi

Beati i misericordiosi, perché di loro si avrà misericordia. ( Mt 5,7 )

Dice beati quelli che soccorrono gli infelici poiché a loro sarà dato in contraccambio di essere liberati dalla infelicità.

2.8 - Il cuore puro e la visione di Dio

Beati quelli dal cuore puro perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Sono dunque molto stolti quelli che cercano Dio con gli occhi del corpo, poiché si vede col cuore, come è scritto in un altro passo: Cercatelo nella semplicità del cuore. ( Sap 1,1 )

Difatti un cuore puro è lo stesso che un cuore semplice.

E come la luce del giorno si può vedere soltanto con gli occhi puri, così neanche Dio si vede se non è pura la facoltà con cui si vede.

2.9 - La pace in Dio

Beati gli operatori di pace, perché saranno considerati figli di Dio. ( Mt 5,9 )

Nella pace v'è la perfezione, perché in essa nulla è in contrasto; e quindi gli operatori di pace sono figli di Dio, perché nulla si oppone a Dio ed ovviamente i figli devono mantenere la somiglianza del Padre.

Sono operatori di pace nel proprio essere coloro che, sottomettendo tutte le attività dell'animo alla ragione, cioè all'intelligenza e alla coscienza, e avendo dominato tutti gli impulsi sensuali, divengono regno di Dio.

In esso le attività sono talmente ordinate al punto che nell'uomo domina quella la quale primeggia ed eccelle, senza che si oppongano le altre che sono comuni a noi e alle bestie.

Così ciò che nell'uomo eccelle, cioè l'intelligenza e la ragione, sia sottomesso all'essere più alto che è la stessa Verità, l'Unigenito Figlio di Dio.

Infatti l'uomo non riesce a dominare le cose inferiori se egli stesso non si sottomette all'Essere superiore.

Ed è la pace che è data in terra agli uomini di buona volontà, ( Lc 2,14 ) è la vita del saggio al culmine della perfezione.

Da questo regno, posto nel pieno della pace e dell'ordine, è stato cacciato fuori il principe di questo mondo ( Gv 12,21 ) che domina su gli esseri privi di pace e di ordine.

Organizzata e resa stabile questa pace, qualunque tipo di persecuzione susciti dall'esterno colui che è stato messo fuori, accresce la gloria che è secondo Dio, perché non demolisce nulla in quell'edificio, anzi con l'inefficienza delle proprie macchine da guerra fa capire la grande saldezza che è strutturata all'interno.

Perciò continua: Beati coloro che soffrono persecuzione per l'onestà, perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,10 )

3.10 - Riepilogo

Sono dunque in tutto otto aforismi.

Richiamandone altri si rivolge ai presenti con le parole: Sarete beati quando diranno male di voi e vi perseguiteranno. ( Mt 5,11 )

Esprimeva genericamente gli aforismi precedenti.

Difatti non ha detto: Beati i poveri di spirito, perché vostro è il regno dei cieli, ma: perché è di essi; ( Mt 5,3 ) e non: Beati i miti, perché voi possederete la terra, ma: perché essi possederanno la terra ( Mt 5,4 ) e così gli altri aforismi fino all'ottavo con cui ha detto: Beati quelli che soffrono persecuzione per l'onestà, perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,10 )

Dopo comincia a parlare rivolgendosi ai presenti, sebbene anche gli aforismi, che erano stati enunciati in precedenza, riguardavano anche coloro che, essendo presenti, ascoltavano; e questi, che sembrano enunciati in modo speciale per i presenti, riguardino anche coloro che erano assenti o che fossero vissuti in seguito.

Perciò si deve considerare attentamente il numero degli aforismi.

La beatitudine inizia dall'umiltà: Beati i poveri di spirito, cioè non gonfiati, quando l'anima si sottomette alla divina autorità, perché teme di andare alle pene dopo questa vita, sebbene le sembri eventualmente di essere beata in questa vita.

Di conseguenza giunge alla conoscenza della Sacra Scrittura, però bisogna che in essa si mostri mite mediante la pietà, affinché non osi condannare ciò che ai profani sembra assurdo e si renda indocile con ostinate discussioni.

Da ciò inizia a capire da quali limiti della vita presente essa è impedita mediante l'abitudine sensuale e i peccati.

Quindi nel terzo grado, in cui v'è la scienza, si piange la perdita del sommo bene, perché ci si avvince ai beni infimi.

Nel quarto grado v'è l'affanno perché in esso ci si applica con energia affinché la coscienza si svincoli da quegli oggetti, dai quali è avvinta con attrattiva esiziale.

Quindi in esso si ha fame e sete dell'onestà ed è molto necessaria la fortezza, giacché non si lascia senza dolore ciò che si possiede con diletto.

Al quinto si dà il consiglio di evadere a coloro che persistono nell'affanno perché se non si è aiutati da un essere superiore, non si è assolutamente capaci di districarsi dai tanti viluppi delle sofferenze.

Ed è un giusto consiglio che chi vuol essere aiutato da un essere superiore, aiuti uno più debole nell'occorrenza in cui egli è più forte.

Quindi: Beati i misericordiosi, perché di loro si avrà misericordia.

Al sesto grado si ha la purezza del cuore che dalla consapevolezza delle buone opere anela a contemplare il sommo bene che si può intuire soltanto con la mente pura e serena.

Infine la settima è la stessa sapienza, cioè la contemplazione della verità che pacifica tutto l'uomo a ricevere l'immagine di Dio; ed essa si enuncia così: Beati gli operatori di pace, perché saranno considerati figli di Dio.

L'ottavo aforisma ritorna, per così dire, al primo perché mostra e giudica che è stato eseguito e compiuto.

Difatti nel primo e nell'ottavo è stato nominato il regno dei cieli: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli; e: Beati coloro che soffrono persecuzioni per la virtù, perché di essi è il regno dei cieli.

Difatti si ha nella Scrittura: Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la penuria, il pericolo, la spada? ( Rm 8,35 )

Sono sette dunque le beatitudini che portano a compimento, poiché l'ottava, quasi tornando ancora al principio, chiarisce e indica ciò che è stato compiuto, affinché attraverso questi gradi siano compiuti anche gli altri.

4.11 - Confronto con i doni dello Spirito Santo …

A me sembra dunque che anche la settiforme operazione dello Spirito Santo, di cui parla Isaia, ( Is 11,2-3 ) corrisponda a questi gradi e aforismi, ma v'è la differenza della disposizione; difatti nel Profeta l'elenco comincia dai gradi più alti, qui dai più bassi, lì infatti comincia dalla sapienza e termina con il timore di Dio, ma inizio della sapienza è il timore di Dio. ( Sir 1,16; Sal 111,10 )

Perciò se rassegniamo, per così dire, salendo di grado in grado, primo è il timore di Dio, seconda la pietà, terza la scienza, quarta la fortezza, quinto il consiglio, sesto l'intelletto, settima la sapienza.

Il timore di Dio si addice agli umili, dei quali nel Vangelo si dice: Beati i poveri di spirito, cioè non gonfiati, non superbi, ai quali l'Apostolo dice: Non montare in superbia, ma temi, ( Rm 11,20 ) cioè non ti esaltare.

La pietà si addice ai miti. Chi infatti ricerca con pietà onora le Sacre Scritture e quindi non critica quel che ancora non capisce e perciò non vi si oppone; e questo è esser mite; perciò qui si dice: Beati i miti.

La scienza si addice a coloro che piangono, in quanto hanno appreso dalla Scrittura da quali mali sono tenuti avvinti, perché per ignoranza li hanno bramati come buoni e giovevoli; di essi qui si dice: Beati quelli che piangono.

La fortezza si addice a coloro che hanno fame e sete.

Sono infatti nel dolore, perché desiderano la gioia dei veri beni e aspirano a distogliere l'amore dai beni della terra e del corpo; di essi si dice: Beati quelli che hanno fame e sete della virtù.

Il consiglio si addice ai misericordiosi. V'è infatti un solo rimedio per evadere dai grandi mali: che rimettiamo, cioè, come vogliamo che sia rimesso a noi e aiutiamo gli altri in quel che possiamo, come noi desideriamo essere aiutati in quel che non possiamo; di essi si dice nel passo: Beati i misericordiosi.

L'intelletto si addice ai puri di cuore, inteso come occhio purificato, affinché con esso si possa scorgere quel che l'occhio fisico non ha visto né l'orecchio ha udito né è penetrato nel cuore dell'uomo; ( Is 64,4; 1 Cor 2,9 ) di essi qui si dice: Beati i puri di cuore.

La sapienza si addice agli operatori di pace, perché in essi tutti gli atti sono nell'ordine e non v'è impulso ribelle alla ragione, ma tutto è sottomesso alla coscienza dell'uomo, perché anche egli è sottomesso a Dio; di essi qui si dice: Beati gli operatori di pace.

4.12 - … e giustificazione simbolica

Ma un solo premio, cioè il regno dei cieli, è stato ripetuto in diverso modo per i gradi suddetti.

Nel primo, come era conveniente, è stato indicato il regno dei cieli che è la totale e somma sapienza dell'anima ragionevole.

È stato così espresso: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli, che equivale a: Inizio della sapienza è il timore del Signore.

Ai miti è stata data l'eredità come a coloro che assieme alla pietà chiedono il testamento del Padre:

Beati i miti, perché essi avranno in eredità la terra; a coloro che piangono il conforto come a coloro i quali sanno che cosa hanno perduto e in quali mali erano immersi:

Beati quelli che piangono, perché saranno consolati; agli affamati e assetati la sazietà come ristoro per coloro che si affaticano e lottano per la salvezza:

Beati quelli che hanno fame e sete della virtù perché saranno saziati; ai misericordiosi la misericordia, come a coloro che seguono il vero e ottimo consiglio che a loro si offra da chi è più forte ciò che essi offrono ai più deboli:

Beati i misericordiosi, perché di loro si avrà misericordia; ai puri di cuore la capacità di vedere Dio, come a coloro che hanno l'occhio puro per comprendere le cose eterne:

Beati i puri di cuore perché vedranno Dio; agli operatori di pace la somiglianza con Dio, come a coloro che hanno la perfetta saggezza e sono formati a somiglianza di Dio mediante la rigenerazione dell'uomo nuovo:

Beati gli operatori di pace, perché saranno considerati figli di Dio.

Questi valori possono essere interamente realizzati in questa vita, come crediamo che si siano realizzati negli apostoli; infatti non si può indicare con parole il totale cambiamento nella forma angelica che è promesso dopo questa vita.

Beati dunque coloro che soffrono persecuzioni per l'onestà, perché di essi è il regno dei cieli.

Il contenuto di questo ottavo aforisma, che ritorna da capo e dichiara l'uomo perfetto, è allegorizzato presumibilmente dalla circoncisione all'ottavo giorno nel Vecchio Testamento, e dalla risurrezione del Signore dopo il sabato, che è l'ottavo e anche il primo giorno, e dall'osservanza degli otto giorni di riposo che pratichiamo nella rigenerazione dell'uomo nuovo, e dal numero stesso della pentecoste.

Difatti al sette per sette, che fanno quarantanove, si aggiunge un ottavo giorno, in modo che si abbiano i cinquanta e, per così dire, si torni al principio.

In questo giorno fu mandato lo Spirito Santo, dal quale siamo condotti nel regno dei cieli, riceviamo l'eredità, siamo consolati, siamo saziati, otteniamo misericordia, siamo purificati e restituiti alla pace.

Così, resi alla pienezza, sopportiamo per la verità e l'onestà tutte le sofferenze inferte dall'esterno.

5.13 - Beatitudine per chi soffre

Sarete beati, continua, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli. ( Mt 5,11-12 )

Chiunque nella qualifica di cristiano cerca le gioie di questo mondo e l'abbondanza dei beni della terra rifletta che la nostra felicità è all'interno, come si dice dell'anima della Chiesa con le parole del Profeta: Ogni bellezza della figlia del re è all'interno. ( Sal 45,14 )

All'esterno invece sono promesse ingiurie, persecuzioni, diffamazioni, per le quali nei cieli grande sarà la ricompensa, che si avverte nel cuore dei sofferenti, di coloro che possono dire: Ci gloriamo nelle sofferenze, perché sappiamo che la sofferenza produce pazienza, la pazienza una virtù provata, la virtù provata la speranza; e la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,3-5 )

Infatti non giova soffrire questi mali, ma sopportarli per il nome di Gesù non solo con animo sereno, ma anche con gioia. Difatti molti eretici, i quali col nome cristiano traggono in errore le anime, subiscono molte di tali sofferenze, ma sono esclusi dalla suddetta ricompensa, perché non è stato detto soltanto: Beati coloro che soffrono persecuzione, ma è stato aggiunto: per la virtù.

E non è possibile che nell'individuo, in cui non v'è una retta fede, vi sia la virtù, perché l'uomo virtuoso vive di fede. ( Ab 2,4; Rm 1,17 )

Anche gli scismatici non si lusinghino di avere una tale ricompensa, poiché egualmente non è possibile che vi sia l'onestà in chi non v'è la carità.

Difatti l'amore al prossimo non fa del male ( Rm 13,10 ) e, se lo avessero, non lacererebbero il corpo di Cristo che è la Chiesa. ( Col 1,24 )

5.14 - L'insulto e la diffamazione

Si può proporre il quesito: in che differiscono le sue parole: quando vi malediranno e: diranno ogni sorta di male contro di voi, dato che maledire è il medesimo che dire del male.

Ma in forma diversa si rivolge la mala parola, mediante l'insulto alla presenza di colui al quale fu detto, nel caso a nostro Signore: Non diciamo forse il vero che sei un samaritano e hai un demonio. ( Gv 8,48 )

Diversamente si ha quando si offende la riputazione, come di lui si ha nella Sacra Scrittura: Alcuni dicevano: è un profeta; altri invece: No, ma inganna il popolo. ( Gv 7,12 )

Perseguitare poi è usar violenza o aggredire con una macchinazione.

La eseguirono colui che lo tradì e coloro che lo crocifissero.

Certamente si ha un pensiero che non è stato enunciato con immediatezza col dire: E diranno ogni sorta di male contro di voi, ma vi è stato aggiunto: mentendo e anche: a causa mia.

Io ritengo che l'aggiunta sia per coloro che vogliono vantarsi delle persecuzioni e del disonore della propria riputazione e quindi pensano che Cristo appartiene a loro, dato che si dicono molte cattive parole di loro, giacché si dice la verità, quando si dicono del loro errore.

Ed anche se talora si buttano là alcune cose false, il che spesso avviene per la sventatezza degli uomini, tuttavia non le subiscono per amore di Cristo. Infatti non segue Cristo chi non sulla base della vera fede e dell'insegnamento cattolico è considerato cristiano.

5.15 - Ricompensa nei cieli

Godete ed esultate, continua, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. ( Mt 5,12 )

Penso che nel passo non sono denominati cieli le sfere più alte del mondo visibile.

La nostra ricompensa infatti, che deve essere stabile ed eterna, non si deve riporre nelle cose poste nel divenire e nel tempo.

Penso quindi che nei cieli significa nella dimora dello spirito, dove ha sede l'eterna bontà. ( 2 Pt 3,13 )

Nel confronto l'anima malvagia è considerata terra e ad essa, perché pecca, è stato detto: Sei terra e alla terra ritornerai. ( Gen 3,19 )

Di questi cieli dice l'Apostolo: Poiché la nostra patria è nei cieli. ( Fil 3,20 )

Sperimentano dunque nel tempo questa ricompensa coloro che godono dei beni dello spirito, ma di là sarà resa alla pienezza in ogni senso, quando anche ciò che è soggetto alla morte conseguirà l'immunità dalla morte. ( 1 Cor 15,53-54 )

Così, soggiunge, hanno perseguitato anche i profeti che sono vissuti prima di voi. ( Mt 5,12 )

In questo passo ha inteso in senso generico la persecuzione tanto quella delle maledizioni come della violazione del buon nome.

Ed ha giustamente esortato mediante un esempio, giacché di solito soffrono la persecuzione quelli che dicono il vero.

Tuttavia non per questo gli antichi profeti hanno defezionato dalla proclamazione della verità.

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