Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 33, q. 3, a. 3, ad 6
Pare che l'umiltà sia la più grande delle virtù.
1. Il Crisostomo [ Eclog. hom. 7 ], spiegando la parabola del fariseo e del pubblicano [ Lc 18,14 ], si domanda: « Se l'umiltà accompagnata dai peccati corre così veloce da superare la giustizia accoppiata alla superbia, dove non arriverà se si unisce alla giustizia?
Arriverà fino al trono di Dio, in mezzo agli angeli ».
Dal che è evidente che l'umiltà è superiore alla giustizia.
Ma la giustizia o è la più nobile delle virtù, o include in sé tutte le altre, come dimostra il Filosofo [ Ethic. 5,1 ].
Quindi l'umiltà è la più grande delle virtù.
2. S. Agostino [ Serm. 69,1 ] scrive: « Pensi di costruire un alto edificio? Pensa prima a mettervi come fondamento l'umiltà ».
Dal che si deduce che l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù.
Quindi è più importante delle altre.
3. Il premio più grande è dovuto alla virtù principale.
Ora, all'umiltà è dovuto il massimo premio: poiché, come dice il Vangelo [ Lc 14,11 ], « chi si umilia sarà esaltato ».
Quindi l'umiltà è la più grande delle virtù.
4. Come nota S. Agostino [ De vera relig. 16.30 ], « tutta la vita terrena di Cristo,nell'umanità che si degnò di assumere, fu un insegnamento morale ».
Ma egli ci ha esortati soprattutto a imitare la sua umiltà, dicendo [ Mt 11,29 ]: « Imparate da me, che sono mite e umile di cuore ».
E S. Gregorio [ Past. 3,1,18 ] afferma che « come causa della nostra salvezza è stata trovata l'umiltà di Dio ».
Perciò l'umiltà è la più grande delle virtù.
La carità va preferita a tutte le virtù, secondo l'esortazione di S. Paolo [ Col 3,14 ]: « Al di sopra di tutto vi sia la carità ».
Quindi l'umiltà non è la virtù più grande.
La virtù umana consiste nell'ordine della ragione.
E questo in primo luogo va desunto dal fine.
Perciò le virtù teologali, che hanno per oggetto il fine ultimo, sono le più importanti.
In secondo luogo l'ordine va desunto dai mezzi in quanto sono ordinati al fine.
E questo ordinamento si attua in maniera essenziale nella ragione stessa che lo concepisce, ma per partecipazione si attua anche nelle facoltà appetitive guidate dalla ragione.
Ora, questo ordine in tutta la sua universalità viene attuato dalla giustizia, specialmente da quella legale, ma chi rende l'uomo sottomesso a questo ordine nella sua universalità in tutte le cose è l'umiltà; mentre le altre virtù lo fanno in materie particolari.
Quindi dopo le virtù teologali e le virtù intellettuali che riguardano la ragione stessa, e dopo la giustizia, specialmente legale, la virtù più importante è l'umiltà.
1. L'umiltà non è preferita alla giustizia, ma « alla giustizia accoppiata alla superbia », che così cessa di essere una virtù.
Come al contrario con l'umiltà il peccato viene rimesso: infatti del pubblicano si legge [ Lc 18,14 ] che per merito dell'umiltà « tornò a casa sua giustificato ».
Da cui le parole del Crisostomo [ De incompr. nat. Dei hom. 5 ]: « Preparami due pariglie: una per la giustizia e la superbia, l'altra per il peccato e l'umiltà.
E vedrai il peccato sorpassare la giustizia: non per le proprie forze, ma per quelle dell'umiltà a cui è abbinato; e vedrai che l'altra è sorpassata non per la fiacchezza della giustizia, ma per il peso e la gonfiezza della superbia ».
2. Come l'ordinata aggregazione delle virtù viene paragonata a un edificio, così la prima virtù richiesta nel loro acquisto viene paragonata alle fondamenta.
Ora, le vere virtù vengono infuse da Dio.
Perciò in due modi si può intendere che una virtù è la prima nell'acquisizione delle altre.
- Primo, quale removens prohibens.
E così l'umiltà è al primo posto, in quanto scaccia la superbia, a cui Dio resiste, e rende l'uomo sottomesso e aperto a ricevere l'infusione della grazia divina togliendo l'ostacolo della superbia, secondo le parole di S. Giacomo [ Gc 4,6 ]: « Dio resiste ai superbi, ma dà la sua grazia agli umili ».
E in questo senso si dice che l'umiltà è il fondamento dell'edificio spirituale.
Secondo, una virtù può essere la prima direttamente: nel senso cioè che è un mezzo effettivo per avvicinarsi a Dio.
Ora, il primo passo verso Dio si fa con la fede, come dice S. Paolo [ Eb 11,6 ]: « Chi si accosta a Dio deve credere ».
E in questo senso si dice che il fondamento è la fede, in un modo più perfetto dell'umiltà.
3. A chi disprezza le cose terrene sono promesse quelle celesti: come a chi disprezza le ricchezze terrene sono promessi i tesori del cielo, secondo le parole evangeliche [ Mt 6,19s ]: « Non accumulate tesori sulla terra, accumulate invece tesori nel cielo »; e similmente a chi disprezza le gioie del mondo sono promesse le consolazioni celesti [ Mt 5,5 ]: « Beati coloro che piangono, perché saranno consolati ».
Così pure all'umiltà viene promessa l'esaltazione non perché essa sola la meriti, ma perché è proprio di essa disprezzare le grandezze terrene.
Da cui le parole di S. Agostino [ Serm. 351 ]: « Non credere che chi si umilia debba stare sempre per terra; poiché sta scritto: "sarà esaltato".
E non credere che la sua esaltazione debba avvenire davanti agli uomini con trionfi materiali ».
4. Cristo ci ha raccomandato più di ogni altra cosa l'umiltà perché è soprattutto con essa che si tolgono gli ostacoli all'umana salvezza, la quale consiste nel tendere alle cose celesti e spirituali, da cui l'uomo viene distolto con l'attendere alle grandezze terrene.
Perciò il Signore, per togliere gli impedimenti alla salvezza, con i suoi esempi di umiltà ci ha insegnato a disprezzare la grandezza mondana.
E così l'umiltà è come una certa predisposizione dell'uomo per ottenere il libero accesso ai beni spirituali e divini.
Come dunque la perfezione è superiore alla predisposizione correlativa, così anche la carità e le altre virtù, che mettono l'uomo a contatto diretto con Dio, sono superiori all'umiltà.
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